Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Leopoldo l’asinello” di Carola Pipitone (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

C’era una volta un asinello di nome Leopoldo che viveva in una grande fattoria insieme a tanti altri animali tra cui mucche, maiali, cavalli, pecore e galline.

La vita in fattoria era molto dura, ma quello che se la passava peggio era proprio il povero Leopoldo che, pur essendo molto intelligente, veniva sempre deriso perché considerato un animale estremamente stupido. L’asinello, infatti, invece di obbedire agli ordini che gli davano gli umani, spesso restava immobile, puntando gli zoccoli e facendo resistenza se cercavano di spostarlo, tanto da far pensare loro che non capisse una sola parola di quello che gli stavano dicendo. Iniziavano allora a prenderlo in giro, a dirgli che era una bestia inutile e ignorante e, ai loro insulti, si aggiungevano i risolini divertiti degli altri animali della fattoria che si prendevano anch’essi gioco di lui. La verità, però, era che Leopoldo non era affatto stupido, ma semplicemente testardo. Egli capiva benissimo quello che gli umani volevano che facesse, il fatto era che, semplicemente, non voleva farlo e non per capriccio, ma perché riteneva che quello che gli facevano fare fosse ingiusto. Eh sì, perché i suoi padroni non perdevano mai occasione di assegnargli i lavori più faticosi, pretendendo, tra l’altro, che lui li svolgesse senza protestare come un bravo animale da soma, ma l’asinello non era d’accordo: non capiva perché toccasse sempre a lui trasportare tonnellate di fieno sotto il sole cocente o trainare carri pesantissimi,  carichi di merci o di persone che lo incitavano a proseguire mentre loro se ne stavano comodamente sedute a far nulla. Allora l’asino si ribellava, ma la sua ribellione veniva interpretata come stupidità e così, a fine giornata, il povero Leopoldo, si ritirava nel suo recinto tutto solo e triste, riflettendo sulla sorte degli asinelli, destinati a faticare per tutta la vita solo per dimostrare di valere qualcosa.

Fu sull’onda di questi pensieri che, una notte, Leopoldo decise che non ne poteva più di quella vita e, col favore delle tenebre, scappò dalla fattoria senza guardarsi indietro. “Se mi credono tanto scemo, tanto vale che mi levi di torno, non gli mancherò di certo”, pensò l’asinello mentre correva via veloce. “E a pensarci bene”, aggiunse con un sorrisetto, “devo dire che neanche loro mancheranno a me”.

Così Leopoldo cominciò la sua nuova vita da asinello libero e, per qualche settimana, non fece altro che girovagare in lungo e in largo, senza meta, semplicemente felice di non dover più portare pesi sulla schiena. Un giorno, però, durante una delle sue esplorazioni, Leopoldo arrivò nei pressi di una casupola dall’aspetto malandato, posta al centro di un grande terreno incolto. Il tutto era già di per sé abbastanza triste, ma ciò che rattristò di più l’asinello fu la vista di un suo simile legato ad un albero con una corda. L’asino sconosciuto teneva la testa bassa e aveva un aspetto molto dimesso, così Leopoldo gli si avvicinò circospetto e vide che aveva le zampe piene di ferite, alcune lievi, altre più profonde e, sicuramente, dolorose. Lo sconosciuto, accorgendosi della sua presenza, alzò lo sguardo di colpo: “Chi sei?”, chiese spaventato.

“Non aver paura”, rispose Leopoldo, “Non voglio farti del male,  sono venuto solo a vedere se avevi bisogno di aiuto”.

L’asino ferito lo squadrò da capo a piedi e, ignorando le parole di Leopoldo, gli chiese: “Come mai sei qui da solo? Dove sono i tuoi padroni?”.

“Non ho più padroni”, rispose Leopoldo, “Vivevo in una fattoria, ma sono scappato perché mi  trattavano male: mi facevano fare lavori durissimi e, se mi rifiutavo, mi prendevano per stupido e mi ridevano dietro”.

“E che cosa c’è di nuovo?”, rispose l’altro asino, “Proprio ieri i miei umani mi hanno costretto ad accompagnarli ad una scalata,  e mi hanno fatto camminare per ore e ore su sentieri ripidissimi senza mai permettermi di riposare, ecco perché le mie zampe sono ridotte così.  Se solo osavo fermarmi, mi colpivano o mi dicevano che ero un essere senza cervello, incapace di obbedire al comando più semplice”.

Leopoldo ascoltò il suo simile, addolorato per quello che gli era successo, e, in quel momento, capì che scappare non era stato sufficiente, che le sofferenze che aveva provato alla fattoria, le stava provando tutt’ora ascoltando quel racconto e che avrebbe continuato a provarle ascoltando qualsiasi altra storia di qualunque altro asino maltrattato del pianeta. Solo se tutti si fossero salvati sarebbe potuto essere davvero felice anche lui.

Forte di questa nuova consapevolezza, Leopoldo non ci pensò due volte e, con un morso, spezzò la corda che legava l’asino suo simile all’albero.

“Che cosa fai?”, gli chiese quello, sbalordito.

“Vieni amico mio”, disse Leopoldo, “Abbiamo molto lavoro da fare”.

Fu così che Leopoldo decise di fondare l’Associazione ASINELLI FOREVER, in prima linea in difesa dei diritti degli asinelli e, insieme al suo amico e segretario dell’associazione, Nello, l’asino che aveva aiutato a fuggire, cominciò a girare il mondo, incontrando asinelli di tutte le nazionalità e raccogliendo le loro testimonianze. Ogni volta che sentiva una storia simile alla sua o a quella di Nello, incitava l’asino in questione a non cedere alle pressioni degli umani, a resistere con tutte le forze per far capire loro che, se continuavano a fare i prepotenti, non avrebbero ottenuto più nulla dagli asinelli, che, anzi, come forma di protesta,  si sarebbero rifiutati di lavorare per sempre.

La campagna di sensibilizzazione ebbe un grande successo e, ben presto, molti asinelli cominciarono a insorgere contro i padroni, che vedendo che i loro animali si rifiutavano di muovere anche solo un muscolo per giorni e giorni, cominciarono ad essere più gentili con loro, smettendo, addirittura, di dar loro degli sciocchi.

“Noi asinelli”, disse una volta Leopoldo durante un discorso pubblico, “Non siamo stupidi, ma testardi. Sì testardi, perché ci battiamo con coraggio per quello in cui crediamo e non ci facciamo fermare da nessuno. Non rifiutiamo un lavoro perché siamo pigri, ma perché riteniamo che il compito che ci è stato assegnato sia ingiusto e noi le ingiustizie proprio non le tolleriamo, anzi lottiamo contro di esse e continueremo a lottare fino a quando tutti gli asinelli del pianeta non vedranno riconosciuti i propri diritti, diritti fondamentali, come quello di essere rispettati e apprezzati per il lavoro svolto e il diritto di non essere sfruttati per soddisfare i capricci  di persone meschine. Noi lotteremo per questi diritti e, testardi come siamo, andremo avanti senza sosta e, alla fine, io so che, se combatteremo tutti insieme, uniti, amici miei,  noi ce la faremo”.

Da quel momento in poi, l’Associazione ASINELLI FOREVER continuò a lottare in difesa dei diritti degli asinelli, con la determinazione e la testardaggine che contraddistingue questi splendidi animali, spesso sottovalutati e sfruttati, ma da sempre capaci di grandi cose.

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8 commenti »

  1. viva gli asinelli!

  2. Un sindacato per la tutela dei diritti degli asini! Un racconto proprio divertente!

  3. Bel racconto. Ho provato a immaginare il sorriso dell’asino, ma non ci sono riuscito. Scherzi a parte è un’ idea simpatica e la narrazione è deliziosa.

  4. Carola, un bel messaggio in questa storia che, sono certa, ameranno anche i bambini 🙂

  5. Una storia divertente e che fa riflettere su come a volte noi esseri umani non rispettiamo gli animali.

  6. Bel racconto che piacerà sicuramente ai bambini. E bravi gli asinelli che hanno capito di avere anche loro dei diritti. Alla fine sono sempre gli esseri più umili a doversi ribellare. Brava.

  7. Una storia per bambini con una morale intrisa di valori che molti adulti hanno perso. BRAVA!

  8. Brava! E adesso, proseguiamo pure con la lobby degli scarafaggi da compagnia. Ne ho uno in casa che non vedo da giorni, ma… forse, forse… sto vedendo prorio adesso una ciabatta che si sta muovendo da sola…

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