Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Donatella di Via Mondo” di Annamaria Cembalo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

E lo sapevo che non eri morta e che quella che dicevano morta eri tu e abiti qui, in questa città. Non ci siamo mai parlate tu ed io. Ma ogni volta che ci incrociamo, rallentiamo la nostra corsa opposta, nelle nostre vite diverse e ci guardiamo e ci sorridiamo, come se trovassimo un punto cruciale e comune per parlarci in silenzio, nell’attimo infinito di luce che increspa dolcemente lo sguardo e la bocca, il sorriso.

Ti darò un altro nome, anche perché non so quale sia il tuo e anche se lo sapessi me lo terrei per me, per pronunciarlo in un soffio, solo in tua presenza. Ti chiamerò Donata, anzi Donatella, per coccolarti un po’, perché anche se sei brutta, hai gli occhi più innocenti che abbia mai visto e sembri una bambina. Tu vivi qui, ma potresti vivere in ogni parte del mondo e ogni parte del mondo potrebbe usarti indifferenza, nella più ottimistica delle previsioni, per non dire scherno, non rispetto e violenza. Violenza di sicuro, costretta come sei da questa vita ingrata e dalla miseria a dare in pasto a mani luride quel tuo corpo magro e sfiorito, in cambio di pochi spiccioli, quel tanto che basta per mangiare un po’ qualcosa e pagare le utenze e l’affitto di quel basso a Via Mondo.

Lo sai, ieri ti ho vista al quadrivio che porta dove abito io.

E’ dicembre ed era un sacco di tempo che non ti vedevo, avevo quasi creduto fossi morta. Stavi in mezzo agli studenti della scuola lì vicino. Camminavi tra loro, ma loro non ti guardavano, quasi fossi un fantasma. Invisibile. Anche tu non li guardavi, guardavi la strada. Tirava un vento gelido, ma i tuoi capelli non volavano: sono troppo unti e pesanti per volare. Sul viso ho notato più rughe e l’innocenza era violata da una tristezza che, a momenti, non mi riusciva di riconoscerti. Non so, come se all’improvviso ti fossi accorta della malavita che fai.

Io stavo in macchina, tu a piedi.

Scusami… non mi sono potuta fermare, avrei voluto. Dio sa quanto avrei voluto. Correvo anche io dietro ai miei guai, ma il tuo pensiero mi ha accompagnato tutto il giorno. Su quello mi sono addormentata e su quello mi sono svegliata e solo ora ho un po’ di tempo per potermici mettere di fronte, guardarlo e farmi trafiggere, perché è giusto così. Spesso sento dire: – Ma come fanno ad andarci con quella, chi ha il coraggio?

Io non penso si tratti di coraggio, ma di lurida disperazione. Il coraggio è il tuo, disarmata come sei, che altro puoi fare se non donarti. Perché tu ti doni a quella disperazione, considerando quel poco che ricevi per riuscire a campare. Perciò ti ho chiamata Donata, anzi Donatella.

Vorrei ritrovare un po’ di quel buon cuore di una volta e farti salire in macchina, senza aver paura dello sporco che tieni addosso e portarti nel miglior bar di questa città per offrirti una cioccolata calda e tutti i dolci che vuoi, sarai ipoglicemica nell’anima e nel sangue per tutta l’amarezza che vivi. E poi starei a guardarti incantata per ore e poi verrei con te a casa tua, te la metterei a posto, la pulirei e colorerei le pareti e metterei anche un piccolo presepe con un alberello con mille luci colorate (tra poco è Natale) davanti alla finestra che casa tua non ha. Ma io la costruirei per te una piccola finestra con delle tendine candide e tanti fiorellini. Li disegnerei io, sono brava in questo, sai? Almeno questo lo so fare, ma non lo faccio. A dire il vero, io non faccio più niente, perché non mi chiamo Donata e nemmeno Donatella e non ho più il coraggio che hai tu.

A dire il vero, per me, il coraggio è un perfetto sconosciuto.

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8 commenti »

  1. bel gioco di specchi. interessante fisarmonica dei pensieri.

  2. Hai saputo descrivere in poche righe un popolo di solidali non praticanti quando vengono messi a confronto con le miserie umane. Ci limitiamo a prenderne atto senza poi, di fatto, far niente per cambiarle, Brava!

  3. Un senso di malinconica tristezza accompagna ogni rigo di questo racconto e accarezza l’anima. È palpabile, si respira, penetra sotto la pelle, tanto che lo sguardo che la voce narrante rivolge a Donatella diventa lo sguardo di chi legge, lo sguardo di tutti. Già, è proprio così. Donatella l’ho vista, ho visto il suo corpo esile e i suoi capelli unti. Mi sono chiesta se fosse giovane o vecchia, ho pensato che forse non ha età. Ho provato lo stesso pudore nel pronunciare il suo nome, ho temuto fosse morta, poi anch’io sono andata oltre, non mi sono fermata. In questo breve racconto c’è un pezzetto di me, un pezzetto di ognuno di noi, c’è un pezzetto di mondo, quello dei reietti, c’è la sua indolente indifferenza e la profonda solitudine che ne scaturisce. Ci sono le occasioni perse, quelle in cui potremmo provare a essere migliori e non lo facciamo.
    Grazie Annamaria per averci fermato per un breve attimo e obbligato a pensare. Grazie per la tua scrittura pulita, cristallina, sincera. È un dono speciale quello di riuscire a emozionare e tu, questo dono, ce l’hai.

  4. Una riflessione che può appartenere a ciascuno di noi, descritta in modo molto delicato. Mi è piaciuta molto.

  5. Racconto profondo e struggente. Donatella è ultima tra gli ultimi, la vedi sugli stradoni di periferia sotto la luce di un lampione, nei vicoli della “città vecchia” di De Andrè . Attraversa la vita con la consapevolezza della sconfitta, dell’invisibilità. E’ un personaggio cui ti affezioni immediatamente, tratteggiato in modo magistrale con una sensibilità fuori dal comune. Mi è piaciuto molto. Complimenti

  6. Di questa sofferenza, resta il vuoto lasciato dalle anime distratte e dagli occhi chiusi davanti alla nostra stessa sensibilità.
    Splendido racconto Annamaria.

  7. Bellissimo veramente, un racconto che tocca tutti noi che quando vediamo una persona non vestita bene, sporca… giriamo l’angolo e la critichiamo senza conoscere ció che ha portato quella persona a vivere in quel modo.
    Una storia che rappresenta la realtà…
    Sarebbe ora che noi cominciassimo a vedere le cose diversamente e aiutare chi é in difficoltà, senza provare vergogna di essere visti, ma anzi sentirsi orgogliosi di farlo, sentirsi migliori di altri…

  8. Grazie a tutti, siete molto cari. Vorrei che ogni Donatella del mondo fosse accarezzata dalla dalla pulizia bella delle vostre parole.

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