Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Batuffola, pecorella coraggiosa” di Carola Pipitone (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

C’era una volta un piccolo gregge di pecore, tutte bianche e ricoperte di morbida lana. Sembravano perfettamente identiche tra loro, ma ce n’era una che spiccava tra tutte, una pecorella con un manto talmente soffice e vaporoso da ricordare un batuffolo, uno di quei candidi batuffoli che la gente utilizza, di solito, per tamponare delicatamente le ferite. Proprio per via di questa somiglianza, la pecorella veniva chiamata Batuffola ed era la più bella del gregge.

Batuffola, però, non si distingueva solo per la bellezza, ma anche per il suo grande coraggio. Sebbene, infatti, le pecore avessero fama di essere animali molto paurosi, lo stesso non si poteva dire di Batuffola, che era, invece, sempre pronta ad affrontare qualsiasi sfida pur di aiutare chi si trovava in difficoltà.  Quando vedeva un cacciatore aggirarsi nei boschi, ad esempio, la pecorella si precipitava ad avvertire i cerbiatti e i coniglietti della zona e cercava, perfino, di distrarre i cani da caccia, mettendosi a saltellare davanti a loro per poi correre via più in fretta che poteva. Una volta aveva perfino aiutato dei lupetti che si erano smarriti a ritrovare la strada di casa, nutrendoli con il suo latte durante il viaggio e riportandoli sani e salvi dalla loro mamma, una splendida lupa tutta grigia  che, colpita dal gesto della pecorella, l’aveva perfino invitata nella sua tana per chiacchierare un po’.

L’indole temeraria di Batuffola, però, non veniva apprezzata proprio da tutti gli animali. Le altre pecore, infatti, consideravano quel suo scorrazzare di  qua e di là senza sosta ad aiutare chiunque, un comportamento fin troppo spericolato e irresponsabile che avrebbe potuto ritorcersi anche contro il gregge stesso, se lei, nelle sue folli gesta, avesse, per esempio, attirato una creatura pericolosa o un cacciatore armato fino ai denti.

Quello che le pecore non sapevano era che, di lì a poco, il coraggio di Batuffola che tanto criticavano,  si sarebbe rivelato essenziale nel togliere proprio una di loro da una situazione molto pericolosa.

Era un pomeriggio caldo e soleggiato e le pecorelle stavano pascolando tranquille come sempre. Ad un certo punto, arrivarono sul ciglio di un sentiero che attraversavano spesso per raggiungere una vasta zona dove cresceva l’erbetta più saporita. Su quel sentiero vi passavano anche gli umani con le loro automobili, ma questo non era un problema perché, di solito, tutti si fermavano e  aspettavano pazientemente che le pecore attraversassero prima di ripartire.

Convinte, dunque, che non ci fosse alcun pericolo, le pecorelle cominciarono a camminare sulla strada asfaltata, ma, ad un certo punto, si sentì il rombo di un motore e una vecchia macchina scolorita comparve dal nulla, sorpassando a gran velocità tutte le altre auto ferme per il passaggio del gregge. Le pecore, sentendo  tutto quel baccano, si spaventarono e accelerarono il passo, ma la macchina era già arrivata vicino a loro e continuava ad avanzare, mentre l’uomo al volante suonava a più non posso il clacson per farle spostare più velocemente. Assordate da quel rumore insistente e ormai prese totalmente dal panico, le pecorelle cominciarono a disperdersi e a correre di qua e di là senza meta, con quell’uomo odioso alle costole, che gridava loro di levarsi dai piedi perché aveva fretta. Anche Batuffola si spostava da una parte all’altra, cercando di radunare le sue compagne, quando, tutto ad un tratto,  sentì un grido e, voltandosi, vide uno degli agnellini del gregge scappare disperatamente dall’automobile scolorita che lo rincorreva strombazzando. A quella vista, Batuffola non ci pensò due volte e si lanciò verso l’auto, decisa a porre fine a quel comportamento vergognoso. In un attimo, la pecorella affiancò la macchina così da trovarsi col muso accanto al finestrino aperto e, continuando a correre, iniziò a belare forte in direzione di quell’automobilista impazzito. L’uomo trasalì e si voltò, furente di rabbia, verso Batuffola che, per tutta risposta, continuò a belare a più non posso come a dirgli “FERMATI!!!”. Ma l’uomo non aveva nessuna intenzione di fermarsi e, per liberarsi di quella pecora fastidiosa, scattò di lato, colpendo Batuffola sul fianco. La pecorella cadde a terra, dolorante, ma, poiché sentiva ancora le urla dell’agnellino, si rimise faticosamente in piedi e, zoppicando, continuò ad inseguire l’automobile.

Raccogliendo tutte le sue energie, Batuffola riuscì di nuovo ad affiancare l’uomo al volante, ma, questa volta, fu lei ad iniziare a colpirlo, picchiando ripetutamente la testa sulla portiera dell’auto. A quel punto, l’automobilista, esterrefatto, frenò bruscamente, dando così il tempo all’agnellino di correre via e raggiungere le altre pecore, che, nel frattempo, erano riuscite a radunarsi lontano dalla strada e osservavano la scena con il fiato sospeso.  Batuffola, ormai allo stremo delle forze, si accasciò a terra, troppo sfinita per scappare dall’automobilista che si avvicinava a lei a grandi passi, pronto a darle una lezione. Tuttavia, prima che l’uomo potesse anche solo toccarla, una lupa tutta grigia saltò fuori da un cespuglio lì vicino, frapponendosi tra lui e Batuffola. La lupa ringhiò e digrignò i denti e l’automobilista scappò via terrorizzato, ripartendo a razzo sulla sua macchina scolorita. Soddisfatta, la lupa si voltò verso Batuffola che riconobbe in quel musetto grigio la mamma dei lupacchiotti che lei stessa aveva aiutato a tornare a casa.

“Grazie per avermi salvata, Grigetta”, le disse la pecorella.

“Non devi ringraziarmi Batuffola”, rispose la lupa, “Dopo quello che hai fatto per i miei cuccioli, era il minimo che potessi fare per ripagarti”.

Batuffola sorrise, commossa da quelle parole, ma quel sorriso si trasformò  presto in una smorfia di dolore, quando la ferita al fianco ricominciò a farsi sentire. La lupa, preoccupata, si offrì di riportare la pecorella a casa sulla sua groppa, ma mentre stava cercando di sollevarla, accadde qualcosa di sorprendente:  sotto gli occhi increduli di Batuffola, le altre pecore del gregge, che avevano sempre temuto i lupi, si avvicinarono timidamente a Grigetta, chiedendo di poter essere loro ad aiutare la loro compagna in difficoltà.

“Tu ti sei già sdebitata con Batuffola”, disse la mamma dell’agnellino in pericolo “Ora tocca a noi”.

A quelle parole, la lupa fece un cenno di assenso e si fece da parte, lasciando che le pecorelle si radunassero intorno alla loro compagna, la sollevassero tutte insieme con il muso e la portassero via sulle loro schiene, come in trionfo.

Nei giorni seguenti, Batuffola dovette restare a riposo, ma, fortunatamente, la convalescenza non durò a lungo : il suo folto e batuffoloso strato di lana, infatti, tamponò ben bene la ferita e le cure amorevoli delle pecorelle e della loro nuova amica, Grigetta, fecero il resto. Quando fu, ormai, completamente guarita, le pecorelle organizzarono una grande festa e invitarono tutti gli animali che Batuffola aveva aiutato: c’erano ricci, uccellini, scoiattoli, cerbiatti, conigli, ma anche volpi, orsi e, ovviamente, lupi, tutti riuniti per celebrare le gesta di Batuffola, che, con il suo coraggio, era diventata fonte di ispirazione anche per le creature più paurose, facendo capire a tutti gli animali lì presenti, predatori e non, che l’amore e l’altruismo non conoscono ostacoli di razza e specie.

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1 commento »

  1. Bello e interessante… una storia che che ci fa comprendere quanto sia bello essere diversi e dimostrare che questa diversitá ci rende speciali e che l’amore, il rispetto e l’altruismo vincono sempre.
    Complimenti!

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