Premio Racconti nella Rete 2020 “Biancargento e la sfera del cielo” di Jessy Doro (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020C’era una volta una piccola principessa dai capelli bianchi con ciocche d’argento, la pelle era chiara, gli occhi azzurri come il mare, poche lentiggini le coprivano le guance rosse e il naso piccolino all’insù, si chiamava Biancargento.
Biancargento viveva felice e spensierata, in un grande castello bellissimo insieme alla sua mamma e al suo papà, la regina Clarissa e il re Orlando.
Il regno era una grande isola sospesa nel cielo, per questo era chiamata “isola Cielo”, attorno ad essa collegate con dei ponti d’oro c’erano altre quattro isole, l’isola Luna, l’isola Acqua, l’isola Sole, l’isola Stelle; poco più lontano c’era l’isola del Drago dove era permesso solo ai reali entrarvi e si poteva raggiungere tramite un battello volante.
Il popolo del re era suddiviso nelle varie isole, in ognuna di esse vi erano delle sfere che prendevano il nome dell’isola in cui erano poste e altrettanto i popoli prendevano il nome delle isole che dovevano proteggere: popolo delle stelle, popolo del sole, popolo dell’acqua, popolo della luna e popolo del cielo, l’isola del Drago era invece protetta solo dal drago.
Le sfere erano magiche e facevano sì che di giorno il sole splendesse sempre alto nel cielo e la sera tramontasse per dare spazio alla luna e alle stelle, mentre la sfera dell’acqua faceva sì che non mancasse mai l’acqua dai fiumi e dai laghi dove il popolo dell’acqua raccoglieva questa per riempire i pozzi e avere l’acqua in tutto il regno per bere e potersi lavare.
Le sfere erano vitali anche per i popoli, davano loro un potere che li rendeva forti combattenti, come se fossero quasi immortali, lottavano con le loro spade e con la loro super forza per uccidere i mostri e le figure dagli occhi rossi, chiamate così perché erano dei demoni, delle figure incappucciate di nero dove si intravedevano solo due occhi rossi come il fuoco.
Un uomo cattivo, il principe Polo, fratello del re, voleva impossessarsi della sfera del cielo, era la più importante, il cuore del regno e dove il potere aveva origine, impossessandosi di essa tutte le altre sfere avrebbero perso il loro potere e le giornate sarebbero diventate totalmente buie e l’acqua avrebbe cominciato a scarseggiare fino a trovarsi in un brutto periodo di siccità; bevendo solo una piccola goccia di quel liquido di cui era composta la sfera del cielo, il principe Polo sarebbe diventato l’uomo più potente di tutto il regno e avrebbe acquisito il comando assoluto di tutte le isole, mentre i popoli sarebbero stati resi schiavi.
Polo aveva un carattere arrogante e egoistico e discuteva spesso con il re Orlando, suo fratello, con il quale mostrava una grande rivalità. Si era imposto che lui doveva governare e prendersi il regno in quanto figlio legittimo e primo genito del Re precedente, Re Munak, che invece capendo le intenzioni di Polo e non ritenendolo in grado di portare avanti con i giusti modi e responsabilità il regno e in quanto facesse uso della magia oscura, decise che il trono fosse dovuto spettare a Orlando nonostante fosse il secondo genito e per la legge del regno non doveva spettare a lui. A Polo venne affidato l’incarico di stare a fianco del fratello come principe, ma per lui accettare quel ruolo era umiliante, significava abbassarsi al volere del padre ed essere inferiore, quindi si impose discutendo per diversi anni con il fratello fino a quando egli decise di cacciarlo.
Polo sentendosi ancora più umiliato e mancato di rispetto, decise di crearsi un suo regno oscuro in un’altra isola, poco più lontana dall’ isola Cielo, creata anch’essa con la sua magia oscura e chiamata “l’isola del Demone”, un’isola dove ciò che prevaleva era l’oscurità, il buio assoluto e mai nessuno aveva avuto il coraggio di entrarvi.
Un giorno il principe Polo che non si era dimenticato del suo principale obbiettivo, quello di conquistare l’isola Cielo e tutto ciò che ne facesse parte, decise di attaccare tutte le isole del regno, insieme al suo esercito di demoni e mostri: i mostri erano dei giganti con orecchie a punta, artigli affilati e denti che sporgevano fuori dalla bocca, delle vere e proprie armi da guerra.
Il regno venne devastato e distrutto, le sfere rubate, il re e la regina uccisi insieme a molti del loro popolo, alcuni vennero invece catturati per poi renderli schiavi. I popoli non riuscirono a difendersi contro la magia oscura, una volta che le sfere erano state prelevate dal loro posto, loro non avevano più il potere, quindi non erano abbastanza forti per lottare contro quei mostri e purtroppo quel giorno tutto andò in rovina.
Solo la principessa Biancargento fu salvata, la madre, che si trovava nella camera da letto, invocò l’uccello sacro dalle ali d’argento e gli diede il compito di prendere la principessa e portarla lontana in un’isola segreta che nessuno conosceva, un giorno ella sarebbe stata la salvatrice del loro regno, era speciale ed era l’unica che avrebbe potuto sconfiggere Polo e il male di cui era in possesso.
Biancargento allora aveva solo cinque anni, non sapeva cosa stesse succedendo e perché fosse stata mandata via; piangeva e urlava il nome della madre mentre la guardava e la vedeva affacciata alla finestra della sua cameretta, sempre più piccola e lontana, allontanandosi nel vasto cielo in un mondo che non conosceva e le faceva paura perché senza i suoi amati genitori, ma con il tempo crebbe, così come la sua rabbia nei loro confronti e di quel gesto di abbandono che per lei fu una grande sofferenza.
Negli anni che seguirono il regno aveva perso la sua luce, i prati adesso erano cosparsi di rametti e foglie secche, l’acqua si era quasi prosciugata e le giornate sembravano interamente buie, come se il giorno ormai non esistesse più, solo un filo di luce si intravedeva debole all’orizzonte trasformando il giorno di un colore rossiccio.
Biancargento aveva compiuto diciotto anni, erano passati tredici anni da quella brutale notte che le portò via tutto, la sua infanzia spensierata, i suoi genitori e il suo futuro regno.
Ella era stata cresciuta nell’isola delle Fate, un’isola magica, l’unica dove le giornate erano ancora normali, nascosta da un incantesimo fatato, solo le fate e gli animali dell’isola potevano entrare ed uscire tramite un varco che aveva i colori dell’arcobaleno, infatti ognuno di loro aveva al centro della fronte un piccolo diamante che si illuminava davanti ad esso e così potevano attraversarlo.
Nell’isola tutto brillava: piccoli puntini di luce abitavano gli alberi, le piante, il terreno e i fiori dando loro la vita, parlavano e cantavano nell’arco della giornata insieme a tutti gli animali.
Nell’aria c’era sempre un odore dolce che sapeva di fragole fresche appena raccolte, il vento era come un ombra di aria che ogni tanto passava tra gli alberi e salutava chi incontrava senza dare mai troppo fastidio, ogni tanto piccole goccioline scendevano sorridenti dal cielo e arrivavano al suolo bagnando l’erba che beveva felice.
Tutto era in armonia, era perfetto in quell’isola nascosta che solo i genitori di Biancargento avevano avuto l’onore di entrarvi e conoscerla.
La prima volta la conobbero quando erano ancora dei giovani principi che spensierati giocavano e correvano per le varie isole, ma un giorno mentre giocavano, a quel tempo la principessa Clarissa, cadde in un burrone e venne salvata da uno degli animali dell’isola delle Fate, l’uccello sacro dalle ali d’argento, che la tirò fuori e insieme al principe Orlando, lì portò all’interno di questa per medicare le ferite.
Così conobbero quel posto meraviglioso promettendo di non farne mai parola con nessuno, ma, a loro, se avessero voluto, gli sarebbe stato concesso di potere invocare l’uccello sacro grazie ad un flauto dolce che gli venne consegnato e di ritornare a visitare l’isola.
Loro per rispetto e per non disturbare vi ritornarono solo un ultima volta dopo il matrimonio, per festeggiare la luna di miele, poi tornati a casa dopo qualche settimana la regina Clarissa scoprì con molto sorpresa e gioia che aspettava una bambina, la principessa Biancargento.
Biancargento era cresciuta forte e più graziosa che mai, tutti i giorni si allenava in un campo dell’isola insieme ai suoi amici folletti, cinque simpaticoni, piccoli, ma molto agili e veloci nella lotta con le spade, i loro nomi erano: Saggino, Birichino, Timidino, Amorino e fantastichino.
Con loro trascorreva la maggior parte del tempo e con il suo inseparabile amico Mici, un gatto speciale, molto simpatico e carino con cui condivideva tutte le sue giornate come se fossero in simbiosi.
Era stato un dono del padre quando lei era ancora in fasce e mandato insieme a lei quando dovette abbandonare il regno.
Era arrivato il momento per i folletti di raccontare alla principessa tutto ciò che era successo nel regno in quanto a quel tempo era solo una bambina e non poteva capire, ma adesso, una volta maggiorenne, aveva delle responsabilità e l’età giusta per sapere la verità che riguardava il suo passato e su quello che sarebbe stato il suo compito.
Il giorno seguente, dopo i festeggiamenti del suo diciottesimo compleanno, i folletti si riunirono in cucina, all’interno della piccola e accogliente abitazione dove vivevano insieme alla principessa e attesero che si svegliasse per fare colazione.
Una volta sveglia, Biancargento vedendo i folletti seduti attorno al tavolo, capì che c’era qualcosa di strano, non era la solita colazione di pane, marmellata e risate, ma loro sicuramente dovevano dirle qualcosa, percepiva sempre il loro umore.
<<Ditemi pure, cosa succede?>> domandò infatti sospettosa.
<< Dobbiamo parlarti di questioni importanti>> disse l’elfo Saggino, l’elfo più saggio di tutti, raccontando innanzitutto come conobbero i suoi genitori, che a quel tempo erano solo dei principi e dell’incidente che ebbe la madre e loro curarono le sue ferite.
Poi continuò dicendo: <<Anni addietro, quando tu sei arrivata qua da noi, Polo, il fratello di tuo padre, si volle impossessare del regno e uccise i tuoi genitori, ma tua madre riuscì a salvarti portandoti qua grazie all’uccello sacro di quest’isola e noi ti abbiamo protetta e cresciuta, tu ricorderai ben poco di cosa ti è successo perché allora eri ancora una bambina>>
<<Allora non mi hanno abbandonata?>> interruppe Biancargento.
<<No, loro ti hanno mandata via per proteggerti e sapevano che in questo luogo eri al sicuro dato che erano gli unici ad averlo conosciuto>>
<<Perché me lo state dicendo solo adesso?>> domandò Biancargento rattristita e allo stesso tempo dispiaciuta per non averlo saputo prima, pensava l’avessero mandata via perché non la volevano più con loro, ma effettivamente non aveva ricordi brutti della sua famiglia che magari potevano farle pensare che non la volessero bene, ma ugualmente si sentì rifiutata e abbandonata e lei stessa non volle mai sapere il motivo per paura di soffrire ancora di più, magari per paura di scoprire che in lei c’era qualcosa che non andava, che la colpa era stata la sua.
L’elfo continuò: <<Comprendo la tua rabbia mia cara principessa, ma devi credermi, loro ti hanno sempre amata e protetta e se ti hanno mandata qua lo hanno fatto solo per tenerti al sicuro, non potevano permettere che tuo zio, il principe Polo, uccidesse anche te, lui voleva il regno a tutti i costi, anche se significava uccidere tutti i suoi familiari. I popoli non sono stati in grado di competere contro la magia oscura per la mancanza della sfera del cielo che è stata tolta dal suo posto, ma comunque per buone ragioni. Non sappiamo chi sia stato, qualcuno che sapeva che il regno sarebbe stato attaccato e voleva proteggerla per far sì che Polo non se ne appropriasse, ma lui fino a quando non si impossesserà di essa non potrà avere il potere assoluto e comandare le isole di tutto il regno>>.
<<Quindi mi stai dicendo che i miei genitori sono veramente morti?>> domandò piangendo e strofinando gli occhi la principessa sentendosi sempre più in colpa per non aver chiesto chiarimenti prima sulla sua famiglia.
L’elfo continuò: << Si, mia cara principessa, mi dispiace tanto, ma adesso tu sei l’unica speranza che abbiamo per salvare il regno, l’unica dal cuore così buono e puro da potersi permettere di usare il potere della sfera del cielo, tu sei la prescelta>>, l’elfo si asciugò una lacrima con un tovagliolino di stoffa e disse ancora: <<È arrivato il momento di riprenderti ciò che è tuo, dovrai recuperare la sfera del cielo dove è racchiuso il potere che dà origine alla magia di tutto il regno, con esso tu scoprirai veramente chi sei e quello che è il tuo destino. La sfera è stata portata nell’isola del Drago, dovrai andare là e parlare con il drago che la protegge, lui ti riconoscerà grazie alla catenina che hai al collo, il cui ciondolo d’oro appeso ad essa raffigura il simbolo del tuo regno, l’arcobaleno, per tutti noi simbolo di pace>>.
<<Capisco adesso perché mi avete sempre allenata a combattere. Va bene, se questo è il mio compito lo porterò a termine, vendicherò i miei genitori e prenderò il mio posto da regina>> rispose Biancargento molto determinata e poi continuò dicendo: <<Ma voi non verrete con me?>>
<<No principessa, a noi non è permesso andare nell’isola del Drago, solo i reali e i puri di cuore possono entrarvi e un loro accompagnatore che in questo caso sarà Mici, che non credo vorrà staccarsi da te>> disse sarcasticamente l’elfo Birichino.
<<Si è vero, ma noi ci saremo quando avrai acquisito il tuo potere e combatteremo al tuo fianco per sconfiggere Polo e il suo esercito di mostri>> affermò poi Saggino.
<<D’accordo amici, mi mancherete in questi giorni, ma come faccio a trovare l’isola del Drago?>> chiese infine la principessa inarcando le sopracciglia e poggiandosi il mento sulla mano.
<<Questa è una mappa che ti guiderà, ci sono tre giorni di cammino, ce la farai, magari incontrerai tante cose belle, tipo animali astronauti, navicelle spaziali!>> esclamò l’elfo fantastichino prendendo la mappa da un cassetto e porgendola alla principessa mentre ella scoppiò a ridere.
<<Ti senti pronta principessa?>> chiese poi Amorino mentre i suoi occhi la guardavano incantato e prendevano forma di due cuoricini.
<<Ma certo Amorino>> rispose Biancargento sorridente, mentre gli accarezzava la testa con un gesto affettuoso.
<<Ci penserai?>> domandò Timidino con lo sguardo rivolto verso il basso e le guance arrossate come due ciliegie.
<<Ma certo, come potrei non farlo>> rispose Biancargento porgendogli una mano sul mento e alzandogli il viso verso i suoi occhi che si erano commossi.
L’indomani Biancargento salutò i suoi amici elfi e partì per la sua missione insieme al suo amico inseparabile Mici.
Intanto Polo scoprì che Biancargento era viva appena ella uscì dal varco dell’isola delle Fate, l’avevano vista i suoi corvi che stavano sempre in giro a osservare tutte le isole del regno, uno di loro infatti andò subito da Polo a dirgli che aveva avvistato una ragazza giovane con un ciondolo d’oro al collo e così lui capì che era la principessa Biancargento, per lui fu un ottima notizia sapere che era viva perché sapeva che solo grazie a lei avrebbe potuto impossessarsi della sfera del cielo.
Incaricò cosi suo figlio, il principe Barclay di fare in modo che lei si innamorasse di lui e in questo modo l’avrebbe convinta che poteva fidarsi e nel momento giusto le avrebbe rubato la sfera.
Barclay insieme al suo cavallo nero raggiunse il luogo dove era giunta la principessa, la vide da lontano mentre si era fermata e inginocchiata alla riva di un fiume quasi asciutto, per lavarsi il viso: era bellissima, un incanto, pensava Barclay, ma non poteva farsi ingannare da tale bellezza, il suo compito era quello di portare la sfera a suo padre e non doveva essere lui ad innamorarsi di lei.
Barclay si avvicinò piano vicino il fiume, scese dal suo cavallo e anche lui si inginocchiò per prendere dell’acqua fingendo che si era fermato per dare da bere al suo cavallo. La principessa guardò il suo volto riflesso nel lago pensando a quanto era orribile ciò che era successo al suo regno, a quel fiume che ormai si stava prosciugando e che era quasi impossibile trovare altra acqua, era consapevole che presto tutti gli animali e il popolo del regno sarebbero morti se lei non avesse fatto qualcosa al più presto, poi alzò gli occhi e quando vide quell’uomo dare l’acqua al suo cavallo pensò che era un gesto gentile, ma allo stesso tempo si chiedeva chi fosse, erano anni che non vedeva persone, solo gli elfi, le fate e gli animali dell’isola delle Fate, così per curiosità si avvicinò a lui e gli chiese:
<<Scusate il disturbo, chi siete voi?>>
<<Salve milady, io sono Barclay, ero un soldato del Re Orlando, ma da quando il regno è stato distrutto e invaso da Polo e il suo esercito, io sono fuggito e mi nascondo da allora insieme al mio cavallo. È orribile vedere come tutto sia stato distrutto e che le giornate siano così cupe>> rispose mentendo.
<<Allora voi conoscevate il Re?>> domandò curiosa Biancargento
<<Si certo, era un grande uomo! È stato un onore essere al suo servizio>> rispose Barclay e poi chiese: <<Qual’ è invece il vostro nome e cosa fate da queste parti tutta sola?>>
<<Non sono sola, sono con il mio amico Mici>> disse lei, mentre Mici lo guardava con il muso arricciato come se fosse infastidito da quella presenza, poi sbuffò e si buttò in acqua facendola schizzare addosso a Barclay.
La principessa non riuscì a trattenersi dalle risate e disse: <<Scusatemi, di solito non fa così, ma magari il viaggio lo ha stressato un po’>>
<<Non preoccupatevi, non è successo nulla>> disse Barclay, mentre realmente pensava fra sé “stupido animale” e poi le chiese nuovamente: <<Ancora non mi avete detto come vi chiamate e come mai siete qua?>>
<<Io sono la principessa Biancargento, sono la figlia del Re Orlando e sono qua perché sto andando nell’isola del Drago per prendere la sfera del cielo e salvare il mio regno da quel mostro di mio zio>>.
Barclay a sentire quelle parole fu molto felice perché significava che il piano stava andando bene, lei si era aperta con lui, quindi gli aveva creduto.
<<Che ne pensate se io vengo con voi e vi aiuto a prendere la sfera?>> propose lui.
<<Non saprei…>> rispose lei non sapendo se era una buona idea, poi gli disse: <<Nell’isola del Drago può entrare solo un reale, quindi voi non potrete proseguire con me>>
<<Non importa, andremo insieme e io l’attenderò fuori dall’isola, posso darvi una mano mia cara principessa, io vi proteggerò se dovesse succedere qualcosa>> la rassicurò lui.
<<Va bene, mi avete convinta, comunque mi potete dare del tu signor Barclay>> disse Biancargento.
<<Anche voi, Biancargento>> si inchinò lui davanti a lei e le baciò la mano, fu in quel momento, in cui lui alzò lo sguardo che lei lo guardò poi fisso negli occhi, occhi verdi come un bellissimo prato di erba soffice e un volto dai lineamenti perfetti con dei boccoli che gli scendevano fino le spalle, un corpo così elegante che le sembrò più un principe che un soldato, poi arrossì e abbassò gli occhi, anche lui l’aveva guardata intensamente come se non avesse mai visto niente di più bello nella sua vita, poi tornò in sé e pensò al suo piano, cosi si alzò, la invitò a salire sul suo cavallo insieme a Mici e si avviarono.
Furono così due giorni intensi, ogni tanto si fermavano per mangiare qualche frutto, bacche, more e ciliegie che raccoglievano dagli alberi, ridevano, scherzavano, sembrava tutto perfetto e Biancargento si stava innamorando di quel soldato che a volte le sembrava anche un po’ misterioso, come se percepisse qualcosa di strano in quell’uomo, ma pensava fosse parte del suo carattere e un po’ le piaceva, pian piano lo avrebbe conosciuto sempre meglio.
Il piccolo Mici invece lo guardava sempre con sospetto e non si fidava tanto.
Finalmente erano giunti davanti l’isola del Drago, si intravedeva a mala pena, da lontano, una grande montagna, era lì che viveva il drago e proteggeva la sfera, ma Biancargento avrebbe proseguito il giorno seguente, era ormai troppo buio, quel poco rossastro che dava visibilità, stava scomparendo lasciando spazio al buio inquietante, quindi si accamparono nel prato e accesero un fuoco per riscaldarsi e fare un po’ di luce, c’era molto freddo in quella zona e il calore del fuoco li avrebbe coccolati e fatti stare bene.
Barclay quella sera era silenzioso, finalmente il giorno seguente sarebbe stato il giorno più importante del suo piano, ma non sembrava essere felice per niente, guardava la principessa e dentro di lui si sentiva morire, come se una voce interiore gli dicesse di non continuare il suo piano malvagio, ma di dirle la verità e proteggerla, non capiva perché si sentiva così, eppure suo padre lo aveva sempre educato ad essere forte e ad non avere alcun sentimento di affetto, d’altronde anche suo padre stesso non aveva mai manifestato un segno di affetto verso i suoi confronti, ma perché adesso lui si sentiva a pezzi, come se fosse un mostro? forse si stava innamorando, o peggio si era già innamorato di Biancargento, come se tutto ad un tratto non gli interessasse più del suo piano e di aiutare suo padre. Voleva che quella notte fosse la più lunga della sua vita e non finisse mai, quei momenti in cui la guardava, la sua bellezza e la sua dolcezza erano qualcosa di veramente speciale, di unico e lui ne fu colpito dal primo momento in cui la vide.
<<Stai bene?>> chiese Biancargento a Barclay vedendolo distratto.
<<Ma si certo, io…>> disse Barclay dubbioso
<<Io cosa?>> interruppe Biancargento con gli occhi fissi su di lui.
<<Io…>> Barclay la guardò e la guardò ancora come se volesse far uscire fuori la verità, ma poi disse soltanto: <<Sono stato bene in questi giorni con te, mi mancherai>>
<<Staremo insieme ancora per un po’ di giorni e poi magari chissà>> rispose lei sorridendo e non distogliendo lo sguardo da lui neanche un secondo e poi si lasciarono andare entrambi in un bacio di passione e amore, mentre Mici si copriva gli occhi e sbuffava con la lingua di fuori, disgustato.
Dopo, con le guance arrossate, si misero a ridere e si lasciarono cadere con i loro corpi vicini nel prato e si addormentarono, mentre Mici fece tre giri su se stesso e si sistemò arrotolato accanto alla principessa, sempre più infastidito da quella relazione.
Il giorno seguente la principessa insieme a Mici salirono nel traghetto volante che li portava nell’isola del Drago e una volta toccata terra si diressero verso la grande montagna.
L’isola del Drago era piccola, composta da tanti massi rocciosi di varie forme strane e uno stretto sentiero che portava alla montagna.
Biancargento e Mici percorsero l’intero sentiero e finalmente erano davanti la montagna dove un enorme figura copriva l’entrata, era un possente drago, tutto bianco con la punta delle ali e parte del collo grigi.
Gli occhi color ghiaccio e i denti affilati, faceva veramente paura, ma in realtà lui era buono ed era stato un grandissimo amico fedele del re e della regina.
Il drago appena vide Biancargento prese una posizione di attacco e con voce acuta che quasi investì l’intera isola chiese: <<Chi siete voi e cosa ci fate nella mia isola?>>
<<Salve drago, io sono la principessa Biancargento, figlia del re Orlando e lui è il mio amico Mici che mi è stato affidato da mio padre>> rispose la principessa mentre si tolse dal collo la collana con il ciondolo d’oro e la mostrò al drago.
<<Principessa sono felice che voi siete viva, dovevo immaginarlo foste voi, assomigliate così tanto a vostra madre. Piacere, io sono Argo, scusate la mia aggressività, ma sono qui per proteggere la sfera del cielo. Mi è stata portata da vostro padre due giorni prima che Polo attaccasse il regno, per tenerla al sicuro, lui era un mio grande amico e lo conosco da quando ero solo un cucciolo, mi ha dato da mangiare e mi ha cresciuto>>
<<Mio padre sapeva che suo fratello lo avrebbe tradito?>> chiese Biancargento sconvolta.
<<Vostro padre, come già saprete, aveva avuto spesso delle discussioni con vostro zio, l’aveva fatto osservare da una sua fedele guardia che aveva scoperto che i demoni erano stati creati dalla sua magia oscura così come i mostri, aveva quindi capito che da tempo stava architettando qualcosa, così per sicurezza mi portò la sfera in modo che lui non se ne impossessasse altrimenti i suoi poteri sarebbero divenuti più forti>> disse ancora il drago.
<<Perché non ha mandato le sue guardie per catturarlo e farlo prigioniero, allora?>> chiese ancora Biancargento.
<<Perché in cuor suo gli voleva bene e sperava fino all’ultimo che avrebbe potuto cambiare e così rimandava sempre, ma purtroppo è stata una scelta sbagliata che gli è costata la vita>>.
Biancargento pianse dopo ciò che le aveva raccontato il drago e sentì forte la nostalgia per i suoi genitori, le mancavano e avrebbe voluto averli con lei, dirgli quanto gli voleva bene.
<<So che ti mancano, ma sappi che loro non ti hanno mai lasciato, loro ti sono vicini sempre, ti amano e sanno che tu li renderai orgogliosi. Adesso vai principessa, entra e prendi la sfera. Mici dovrà rimanere fuori, l’accesso è consentito solo ad una persona>> la invitò il drago spostandosi per farla entrare.
<<Farò presto Mici, aspettami qua>> si rivolse la principessa al suo amico prima di entrare mentre lui la guardava un po’ preoccupato e miagolava.
<<Stai tranquillo, non mi succederà nulla>> si rivolse ancora a Mici per incoraggiarlo.
Biancargento entrò all’interno della montagna dove, in fondo, posta sopra una grande pietra all’interno di una coppa di vetro c’era la sfera del cielo. Quando l’afferrò, come per miracolo venne avvolta da una forte luce e percepì il potere scorrerle dentro tutto il suo corpo; non aveva avuto bisogno di bere il liquido perché già dentro di sé aveva il potere che al tocco della sfera era come se si fosse risvegliato percorrendo tutto il suo corpo e facendole percepire un’ energia forte, una sensazione di freddo piacevole come se lei era sempre stata la vera fonte che conteneva in sé quel potere, la sfera era solo ciò di cui aveva bisogno per accenderlo e capire chi era veramente.
Poi un immagine apparve davanti i suoi occhi: era un uomo dai capelli bianchi e ciocche argentate, proprio come i suoi capelli, con una luce che usciva dalle sue mani creò una sfera e pronunciò delle parole: “che questo potere che io trasferisco in te quando io morirò protegga il regno e le altre sfere dando al popolo la forza per combattere contro l’oscurità fino a quando non arrivi colui o colei che prenderà il mio posto e tu mia magica sfera gli rivelerai chi è veramente”.
Allora fu tutto molto chiaro, la sfera era solo un mezzo per contenere parte di quel potere che proveniva da un suo predecessore e che in qualche modo era legato a lei, alla sua famiglia, sicuramente un suo antenato.
Lui stesso aveva creato quella sfera per contenere parte del suo potere in modo che si conservasse e non smettesse di mantenere le sfere del regno attive dando al popolo la forza di cui aveva bisogno per difendere il regno, fino a quando non fosse arrivato l’altro prescelto, ed era toccato a lei, i suoi genitori sicuramente lo avevano capito fin da subito.
<<Adesso hai scoperto che il potere era già dentro di te, che eri destinata a grandi cose, dovevi solo svegliare quel potere e presto saprai come usarlo, porta la sfera al suo posto originale e tutte le isole riassorbiranno il potere e anche i popoli così potranno aiutarti nella lotta contro tuo zio e tutto tornerà come prima>> disse il drago felice che per loro ci fosse ancora una speranza che il regno si salvi.
<<Certamente Argo, lo farò!>> esclamò con sicurezza la principessa, poi corse da lui ad abbracciarlo e lo ringraziò.
Tornarono insieme a Mici a raggiungere Barclay che li aspettava.
<<Bene, ce l’avete fatta>> disse Barclay contento di vederli.
<<Ma certo, adesso andiamo>> si affrettò Biancargento, dirigendosi verso il regno delle Fate.
<<Non volete riposare un po’ prima di andare?>> chiese Barclay pensando che durante la notte avrebbe preso la sfera e sarebbe fuggito per portarla al padre.
<<Non sono molto stanca e vorrei procedere con il viaggio, dobbiamo raggiungere l’isola delle Fate al più presto e programmare l’attacco insieme agli altri>>
<<Ma certamente. Allora proseguiamo>> rispose infine Barclay, che comunque a una minima distrazione della principessa avrebbe preso la sfera e sarebbe fuggito, anche se a malincuore, ma quello era il suo piano e doveva portarlo a termine per non deludere suo padre.
Mici chiuse gli occhi e provò a invocare l’uccello sacro in modo che li avrebbe portati con sé più velocemente nell’isola delle Fate, non sapeva di saperlo fare, ma era come se da quando la principessa avesse risvegliato il suo potere, parte di esso era anche in lui come se fossero un’unica cosa, così capì che poteva attraverso dei miagolii, che sembravano dei suoni dolci, invocare l’uccello sacro.
Infatti dopo qualche istante alto nel cielo intravidero l’uccello sacro dirigersi verso di loro, atterrò delicatamente e li invitò a salire sul suo dorso.
<<Fantastico! anche tu hai il potere e puoi comunicare con gli altri animali anche a distanza>> disse Biancargento rivolgendosi a Mici molto contenta e avendo ancora più chiaro il motivo del loro legame così forte.
Nel viaggio Barclay chiese a Biancargento di raccontargli cosa era successo e lei le raccontò tutto su chi era veramente e sulla sfera, lui ne rimase meravigliato e pensava che la principessa doveva essere veramente forte per poterla battere, magari anche se l’avesse tradita e portato la sfera a suo padre, suo padre non sarebbe riuscito ugualmente ad ucciderla e lui ne sarebbe stato felice perché non voleva che le succedesse qualcosa di brutto, anche se sapeva che tradendola l’avrebbe persa comunque, ma ciò che contava per lui era che lei vivesse, era stato un grosso errore innamorarsi, ma era successo e non poteva reprimere ciò che realmente provava per Biancargento, l’amava, di quello ne era ormai certo.
In un batter d’occhio grazie all’uccello sacro furono nell’isola della Fate.
Gli elfi appena videro la principessa corsero da lei ad abbracciarla, erano molto felici che lei stesse bene.
La sera festeggiarono, parlarono e discussero del piano di azione per sconfiggere Polo. Era tutto molto chiaro, la prima cosa da fare era portare la sfera al suo posto, in modo che i popoli acquisissero la loro forza e combattessero i mostri e i demoni insieme a loro, poi la principessa si sarebbe occupata di Polo, non sapeva ancora come avrebbe usato il suo potere, ma era certa che al momento lo avrebbe capito.
Fu una lunga serata e poi tutti andarono a dormire, tranne Barclay che finse di addormentarsi, invece era sveglio ad aspettare il momento giusto per prendere la sfera e fuggire sul suo cavallo e andare dal padre, questo avrebbe rovinato il piano di azione che avevano studiato gli elfi e la principessa per sconfiggere Polo.
Barclay prese la sfera che si trovava appoggiata in un comodino vicino il letto di Biancargento, guardò ancora una volta quel volto che lo aveva fatto innamorare, poi gli accarezzò il viso delicatamente come se non potesse farne a meno e una lacrima cadde giù nel pavimento e scappò via rapendo anche un topolino dell’isola che gli sarebbe servito per uscire dato che aveva il diamantino che serviva ad aprire il portale, mentre il suo cuore era distrutto dal dolore, aveva sempre quella voce interiore che gli parlava e gli chiedeva cosa stesse facendo, di tornare indietro e dire la verità alla principessa, ma invece continuò a correre e correre insieme al suo cavallo senza fermarsi un istante e riuscì ad arrivare al castello prima dell’alba e consegnò la sfera al padre.
<<Sei stato bravo figliolo, adesso tutto il potere sarà mio e io sarò il re di tutte le isole del regno>> disse Polo mentre afferrava la sfera, poi continuò dicendo: <<Adesso berrò tutto il liquido che c’è all’interno e distruggerò la sfera, così nessuno mai avrà più il suo potere>> e concluse con una risata cattiva.
Barclay lo guardava rabbrividito, come se adesso vedeva anche lui suo padre come un mostro.
Polo si accorse che suo figlio lo guardava diversamente e gli chiese: <<Cosa succede? Hai altro da dirmi? Cosa è successo quando la principessa ha preso la sfera?>>
<<Nulla padre>> rispose Barclay con lo sguardo basso.
<<Caro io ti conosco, dimmi la verità, c’è qualcosa che mi nascondi>> rispose Polo
<<No padre, come sai io non potevo entrare nell’isola del Drago, quindi non so cosa sia successo, ho solo aspettato l’occasione per prendere la sfera e portartela>> rispose Barclay, sempre con lo sguardo basso.
<<Tu mi stai mentendo>> urlò Polo e continuò dicendo: <<Perché non mi dici la verità, cosa è successo? non mi dire che ti sei innamorato di lei!?>>
<<No, no padre, perdonami adesso ricordo, il potere era già dentro di lei, la sfera gli ha permesso di capirlo e risvegliarlo>> rispose tremante Barclay, pentendosene subito dopo di aver riferito la verità, solo in quel momento realizzò che avrebbe potuto veramente perdere Biancargento per sempre e fu colto da un malore interiore come se una spada gli avesse conficcato il cuore.
<<Allora la sfera non ha il potere di cui ho bisogno, se la vera fonte è lei e la sfera è solo un mezzo, vuol dire che il liquido non mi darà sufficiente potere per essere forte, devo ucciderla e assorbirlo per essere veramente potente. Bravo figliolo, hai fatto un ottimo lavoro!>> affermò alla fine Polo bevendo quel poco liquido di cui era composta la sfera e percependo che effettivamente quel potere non era abbastanza, mentre Barclay si inchinò a suo padre e andò in camera. Aveva bisogno di stare un po’ solo.
Intanto il topolino una volta libero, dato che Barclay dopo aver passato il portale lo lasciò andare, tornò immediatamente nella casetta della principessa e degli elfi e attese che si svegliassero per avvisarli che Barclay se ne era andato con la sfera.
Non era neanche l’alba quando Biancargento aprì gli occhi e vide che nel comodino non c’era più la sfera, così, allarmata, chiamò tutti e si mise a cercare Barclay chiedendo di lui agli elfi, ma nessuno lo trovava, così il topolino si avvicinò e disse: <<Io so dove è la sfera, Barclay l’ha rubata ed è scappato via, vi ha mentito principessa>>
<<Come è possibile?>> rispose Biancargento e continuò dicendo: <<Mi fidavo di lui, come ho fatto a non percepire che c’era del cattivo in lui? era così dolce e gentile, perché lo ha fatto?>>, nessuno riusciva a spiegarsi il folle gesto di Barclay, sicuramente c’era qualcosa sotto e non era realmente chi diceva di essere. Biancargento era distrutta e pianse disperatamente perché quel gesto l’aveva avvelenata dentro, non avrebbe mai immaginato che quell’uomo così buono e di cui si era perdutamente innamorata l’avesse tradita, era stato bravo ad ingannarla e a esprimere i suoi sentimenti che le sembravano così veri, ma invece era tutto una bugia e non riusciva a spiegarselo, poi si rivolse agli elfi: <<Chi era allora e perché ha preso la sfera?>>
L’elfo saggino si chiedeva chi potesse essere e prese un libro dalla sua biblioteca che parlava della storia del loro regno, così velocemente e con attenzione si mise a sfogliare le pagine del libro.
Mentre tutti lo guardavano curiosi, lo colpì una pagina in particolare, dove parlava del principe Polo:
Polo condivideva le sue giornate insieme a una donna di cui era innamorato, Mara, figlia di Ostap, un guerriero del popolo delle stelle, ma ella morì un giorno mentre erano a cavallo, la solita passeggiata che veniva organizzata dai reali e potevano parteciparvi chiunque voleva, purtroppo quel giorno ci fu una tempesta e il suo cavallo si agitò facendola cadere ed essa sbatté la testa in un sasso e morì sul colpo lasciando tanta tristezza e rabbia nel cuore di Polo e insieme a quella lasciò suo figlio, che Polo portò con sé nel suo regno oscuro e da allora nessuno lo vide più e non seppe se era ancora vivo o morto dato che Polo non ne fece mai più parola una volta che fu cacciato via.
Finito di leggere quelle poche righe l’elfo Saggino disse: <<Credo che Barclay sia il figlio di Polo, non ci può essere altra spiegazione che questa, visto il suo gesto di tradimento>>.
Biancargento non sapeva cosa dire, era distrutta, si sentiva attraversare il suo corpo dal calore, sudava e le girava la testa, gli elfi vedendo che Biancargento stava quasi per svenire la afferrarono e la poggiarono sul divano, le diedero un po’ d’acqua e poi Amorino le chiese: <<Come stai principessa? Va tutto bene?>>
<<Si tranquillo Amorino, adesso sto meglio, ma dobbiamo andare, anche se il piano è fallito non mi importa, io ho dentro di me il potere, posso ancora sconfiggerlo, il bene prevale sempre sul male e io non mi arrenderò, libererò il mio popolo e il mio regno>>.
<<D’accordo, noi siamo tutti con te e lotteremo al tuo fianco>> affermò fantastichino gesticolando con le braccia.
<<Andiamo allora>> concluse la principessa.
Così armati di spade, coraggio e tanta determinazione intrapresero il viaggio che li avrebbe portati al castello pronti ad affrontare la battaglia.
Prima di partire riunirono i lupi e gli orsi dell’isola delle Fate, li avrebbero potuti aiutare nel combattimento con i mostri e avrebbero fatto anche da traino per arrivare prima al castello.
Erano davanti la porta quando videro affacciato alla finestra del primo piano del castello proprio lui, Barclay a fianco a suo padre Polo.
<<Bene, vi aspettavo>> disse Polo con aria sarcastica mentre Barclay non riusciva a guardare il viso di Biancargento e teneva lo sguardo rivolto nel vuoto.
Biancargento in quel momento guardava quel castello, che un tempo era la sua casa, non sapeva ancora nulla di cosa voleva significare essere una regina, governare un popolo, prendere le decisione giuste.
Fu travolta ancora da una grande nostalgia dentro il suo cuore e ancora una volta sentiva il desiderio di avere i suoi genitori accanto a lei che la guidassero nelle scelte giuste da fare per il suo regno; poi tornò in sé e con molta rabbia gridò: <<Tu mi hai tolto tutto, mi hai tolto la mia famiglia, la mia infanzia e la mia adolescenza, adesso sarò io che leverò a te tutto… ma puoi ancora salvarti, vai via lontano con tuo figlio e sarete risparmiati, ma non dovete tornare mai più>>.
Improvvisamente mentre urlava quelle parole accanto a lei apparvero delle ombre, erano i suoi genitori che le dicevano che erano vicino a lei e che non aveva bisogno di loro per prendere le giuste decisioni, ma lei era in grado di farlo da sola, anzi avrebbe fatto anche di meglio, le dissero ancora che la amavano e che l’avrebbero sempre protetta e poi scomparvero nel nulla, mentre Biancargento li guardava felice, orgogliosa e più forte di prima.
Intanto Polo molto convinto di sé fece una gran risata e affermò: <<Il regno ormai è mio e io sono Re Polo>>; poi ordinò ai suoi mostri di attaccare e anche Biancargento mandò i lupi e gli orsi a combattergli contro.
Gli elfi armati di spade cominciarono anche loro a lottare e a uccidere quei mostri, mentre Biancargento insieme a Mici entrò dentro il castello per raggiungere Polo e Barclay e combattere con loro, salì le scale che portavano nell’ampio salone, anche se erano passati anni, ricordava le stanze di quel castello come se fosse passato un solo giorno.
Una volta davanti a loro, vide lo sguardo di Barclay incrociarsi con il suo e ancora una volta senti quel calore nel suo corpo, come se tante spade la stessero infilzando all’interno, ma distolse subito lo sguardo e si fece coraggio, prese la spada che teneva legata alla vita e si mise in posizione di attacco.
<<Povera principessa, così ingenua da credere a uno qualsiasi e fidarsi, anche tuo padre era così ingenuo da pensare che io potessi cambiare, ma si sbagliava e io l’ho ucciso, la bontà nei vostri cuori è così ridicola>> affermò Polo mentre gesticolava con la spada in mano.
<<Tu sei un assassino, hai ucciso tuo fratello, sei un mostro>> gridava Biancargento con molta rabbia.
<<Si è vero lo sono, per questo ucciderò anche te e mi prenderò il potere che c’è in te e nessuno mai mi potrà distruggere>> rispose Polo mentre saliva su una sedia alzando la spada.
<<La sfera dov’è Barclay>> gridò Biancargento e poi continuò dicendo: <<Mi hai delusa e ingannata, io sono stata una stupida a crederti e a permetterti di manipolarmi>>
<<La sfera non c’è più mia cara, ho bevuto il suo liquido e l’ho distrutta>> rispose Polo, mentre Barclay si voltò dandole le spalle, realmente lo fece per non mostrare il suo volto sofferente per ciò che le aveva fatto.
<<Bene allora hai acquisito il potere che volevi, perché non vai via adesso!?>>
<<Non ho quello che volevo perché il vero potere che mi renderà potente come veramente voglio è dentro di te, quindi ti ucciderò>> rispose Polo emettendo una acuta risata.
<<Non puoi battermi Polo, il bene vincerà>> affermò con certezza Biancargendo e afferrò la sua spada cominciando ad attaccarlo, era molto abile, ma Polo riusciva a parare tutti i colpi fino a farle volare la spada dalle mani, fu così che Polo gettò la sua spada e cominciò a usare la sua magia oscura, la colpì più volte con dei fasci luminosi facendola rimbalzare da una parte all’altra della stanza, ma lei non si arrese, si alzò tutte le volte che cadde e anche lei cominciò ad usare i suoi poteri, li sentì dentro di lei e con le mani in avanti creò una grossa luce che scagliò con un gesto della mano destra contro Polo e fu spinto contro il muro.
<<Allora ce l’hai la forza>> disse Polo con un sorriso malizioso e poi avvolto da tanta rabbia creò una grossa sfera oscura usando tutta la forza del suo potere per poi scagliarla contro Biancargento sperando di ucciderla, fu in quel momento che per paura che la principessa venisse colpita si intromise Barclay che lanciò la sua spada verso Polo distogliendo la sua concentrazione, ma essa lo sfiorò appena lasciandogli una piccola cicatrice nel braccio, allora Polo prese quella stessa spada e la scagliò contrò Barclay, questa gli oltrepassò il fianco e lui cadde a terra mentre dalla sua bocca uscivano le sue ultime parole: <<Perdonami Biancargento, io ti amo>>
Biancargento rimase colpita da quel gesto, lui l’aveva protetta e le aveva salvato la vita, fu così che il potere dentro di lei emerse e gridando disse: <<Io con il potere del cielo, del sole, delle stelle, della luna e dell’acqua ti distruggo per sempre>>, in quel momento attorno a lei apparve una grande luce bianca e lei era sospesa in aria e si muoveva attorno ad essa come se stesse danzando, poi, unì i palmi delle mani e pian piano le aprì, da queste un’ altra luce era apparsa, era colore argento, cominciò a roteare le mani creando un grosso tornado che sfondò il tetto del castello e si diresse in alto verso il cielo, fasci sottili e dorati giravano attorno al tornado e si muovevano come serpenti , Mici capì subito cosa doveva fare e creò, aprendo la bocca, una grande mano d’acqua che si diresse verso Polo afferrandolo e portandolo all’interno del tornado.
Fu così che Polo scomparve risucchiato dal tornato che si dissolse nel cielo e così anche tutto il suo esercitò frutto della magia oscura scomparve come nebbia.
Biancargento priva di forze cadde a terra e si trascinò piano piano verso Barclay che era steso sul pavimento, lo abbracciò e pianse gridando: <<Torna da me, io ti perdono e ti amo>> poi lo baciò e gli mise una mano nel cuore, percepì che era ancora vivo, il battito era debole, ma forse poteva ancora salvarlo, così chiudendo gli occhi e tenendo la mano nel parte ferita cercò di usare il suo potere per guarirlo. Sembrava che non funzionasse, ma non si arrese, continuò a rimanere lì, ferma e determinata nel salvarlo. Finalmente Barclay aprì gli occhi e disse: << Biancargento… perdonami per ciò che ti ho fatto, io ti amo>>.
Lei felice di vedere che era vivo, lo strinse forte al suo petto, poi lui le chiese: <<Mi vuoi sposare principessa Biancargento?>>
<<Si lo voglio. Principe Barclay>> confermò lei.
Il castello venne riparato, un’altra sfera del Cielo venne creata dalla magia di Biancargento e messa al suo posto, così come tutte le altre sfere che vennero recuperate, ognuna messa nella propria isola. I popoli furono liberi e acquisirono di nuovo la loro forza e tutto tornò come prima: le giornate di sole e le notti stellate, dove anche la luna aveva il suo posto, i fiumi e i laghi prosciugati tornarono ad avere l’acqua e tutto riprese vigore. Biancargento e Barclay si sposarono ed ebbero una figlia che chiamarono Jaclyn, mentre gli elfi che l’avevano aiutata tornarono nel regno delle Fate, ma quando avessero voluto sarebbero stati liberi di entrare al castello per andare a trovarla. Infine il piccolo Mici adesso era affidato alla piccola Jaclyn per starle vicino e proteggerla.
Tutti finalmente vissero in pace, felici e contenti!
Un tripudio di fantasia per questa storia in cui trovano posto proprio tutti. Re, regine, principesse, fate, gnomi, elfi , principi cavalli e castelli. Con tutti questi ingredienti non poteva che uscire fuori una fiaba ricca di colpi di scena con l’immancabile lieto fine.
La ringrazio per le belle parole
Dolcissima Jessy Doro, il tuo nome si addice perfettamente a questa saga complicata e bellissima che hai saputo imbastire con il tuo filo sapiente: un mondo colorato e pieno di colpi di scena che ha al centro il valore della famiglia e dell’amore che si rinnova e sa vincere sul male.
Grazie di cuore per avere apprezzato il mio racconto…
Ció che per me é importante é trasmettere il significato di ció che scrivo e lei lo ha colto.
Grazie ancora!