Premio Racconti nella Rete 2020 “Il viaggio di Isadora” di Margherita Altea
Categoria: Premio Racconti nella Rete 202011/01/2020
“Cara mamma, l’aereo è appena decollato e insieme al suo corpo di ferro decollano anche i miei pensieri, le mie aspettative, le mie emozioni. Ormai da diverse notti non riesco a dormire: con gli occhi fisso il soffitto e con i pensieri attraverso le mura della mia stanza, che divengono come impalpabili, si sgretolano e nulla possono contro la mia sete di verità. Mamma, il cielo è così azzurro oggi…”
La voce pacata e quasi meccanica di una hostess riportò Isadora al suo presente. Intorno a lei persone che si tenevano stretta la propria storia, gelose delle loro vite e dei loro segreti più o meno inconfessabili. Anche lei non amava parlare di sé e quando lo faceva era per tastare con mano le sofferenze altrui e capire quanto somigliassero alle proprie.
Guardò fuori dal finestrino: la distanza con la terra le provocò fastidiose vertigini. Si portò le mani al volto oscurando per un attimo la sua visuale, ma i suoi occhi grandi, con i quali avrebbe potuto mangiare il mondo, presero il sopravvento insinuandosi in ogni angolo visibile dal velivolo. Aveva già compiuto quel viaggio, ma in un’epoca lontana di cui non aveva memoria, se non immagini costruite a proprio piacimento ed estrapolate dai racconti che più aveva gradito o che più l’avevano amareggiata, in un continuo crogiolarsi fra gioia e dolore.
Quanta distanza a separarla dal ventre che l’aveva custodita e nascosta agli occhi del mondo. Quante lunghe ore, ogni giorno, riservate a immaginare volti nascosti nella foschia della mente. Isadora non ricordava il momento in cui Caterina e Francesco le avevano detto di non essere i suoi genitori, ma era come se l’avesse sempre saputo. Lo sentiva in ogni carezza e in ogni abbraccio nati da quelle mani, che, per quanto si aprissero verso di lei, Isadora non sentiva mai abbastanza calde. La sua infanzia era corsa veloce spinta dall’urgenza di conoscere il suo principio, fotogrammi privi di anima, che lei riviveva ogni giorno sempre nella stessa successione.
Rilesse le righe che poco prima aveva scritto, non soddisfatta ne cancellò qualcuna.
Strinse con forza la matita e premette il polpastrello contro la punta in modo tanto forte che il dolore la frenò. Osservò poi il solco annerito dalla grafite. “Forse sono io la causa dei miei mali e dei miei cattivi pensieri…”. Lo ripeté più volte nella sua mente fino a che le parole non persero il loro significato.
“Mamma, il cielo è così azzurro oggi e le nuvole così dense che se ci camminassi sopra reggerebbero il mio peso. Così concrete alla vista, eppure, quando le attraverso, si dissolvono come polvere di gesso… Non tutto quindi è come appare, mamma. Ho avuto un figlio, sai? Ora dorme nella sua camera tutto avvolto in un piumone che porta impresse intere galassie. Presto si sveglierà e la prima cosa che vedranno i suoi occhi sarà la miriade di stelle che io e il suo papà abbiamo attaccato al soffitto. Prima di dormire mi chiede di contarle tutte, alla trentesima stella la sua anima viaggia già fra universi di trenini elettrici e costruzioni. La prima volta che l’ho visto ho pensato che non mi somigliasse… Mi piace pensare che somigli a te, mamma.”
Isadora piegò con cura il foglio e lo depose all’interno di una busta da lettera che infilò in una piccola tracolla. L’aereo si posò dolcemente sulla pista che pareva di burro. Isadora fu fra gli ultimi passeggeri a lasciare il mezzo. Era come se il sedile la volesse trattenere ai ricordi di quella che fino a quel giorno era stata la sua vita. Diede un’occhiata a quell’aeroporto sconosciuto. Non vide nessuno e per un attimo si sentì persa, fino a che, in lontananza, scorse un uomo con un panama bianco dal quale sfuggivano ciuffi di capelli grigiastri. Fra le mani stringeva un cartello con impresso il suo nome “ISADORA”. Lei sollevò appena la sua mano sinistra. Quando l’uomo esordì, lei riconobbe subito la voce di colui che l’aveva affiancata durante il lungo cammino.
«Isadora, finalmente! Com’è andato il viaggio?»
«Salve, avvocato. Il viaggio è stato gradevole, ma non vedevo l’ora di arrivare.»
«Immagino» disse l’uomo mentre le apriva la portiera della macchina. Sembrava che la confidenza acquisita in lunghi mesi di telefonate fosse svanita nel nulla. I due durante il tragitto si rivolsero appena la parola. Isadora l’aveva immaginato più giovane e più alto e si chiese allora come l’uomo avesse immaginato lei.
Lungo la strada immense coltivazioni di canna da zucchero e caffè, a perdita d’occhio instancabili piante pronte a donare i propri frutti. Sparse qua e là abitazioni umili e perlopiù fatiscenti. La macchina si arrestò di fronte a una di esse.
«Ci siamo» disse l’uomo appoggiandole una mano sulla spalla.
«Un attimo» rispose lei mentre frugava nella piccola borsa da cui tirò fuori un rossetto e uno specchio che le restituì l’immagine di una bambina di quarant’anni. Ripose il tutto nella borsa rammaricandosi di non aver potuto fare quell’incontro anni prima, quando ancora il suo viso non portava i segni di una faticosa esistenza satura di domande.
Una donna bionda sulla sessantina fece capolino alla finestra e si precipitò all’uscio. Isadora restò immobile quando la donna l’abbracciò.
«Benvenuta, Isadora! Io sono Claire e sarò la sua traduttrice durante l’incontro.» Isadora rilassò i muscoli: «Per un attimo ho creduto che…»
La donna bionda rise rumorosamente «Ah, capisco. Venga! Sua madre è dentro che l’aspetta.» La casa, all’interno, era buia e fresca. Le pupille di Isadora ci misero un poco ad abituarsi a quella penombra vestita di verde. Lentamente tutto apparve più nitido. La tenue luce che filtrava dalle imposte semichiuse le regalò l’immagine di una donna anziana, che sedeva su di una vecchia poltrona reclinabile. Aveva i capelli di un bianco candido e con le sue rughe marcate dimostrava cento anni di amarezza e privazioni. Le due si scrutarono a lungo con stupore e curiosità. Poi l’anziana donna tese le braccia che Isadora non aveva mai conosciuto e si lasciò cullare dall’estranea madre, che le carezzò il volto e le diede i baci di tutta una vita. Parlarono per lunghe ore e, mentre lo facevano, Isadora si guardava attorno: i muri scrostati, il pavimento in terra battuta e il piccolo braciere posato a terra risposero alle mille domande che Isadora avrebbe voluto rivolgere a sua madre.
Presto il sole tramontò portandosi via quel giorno che le due donne non avrebbero mai scordato. Quando venne il momento di andare, Isadora non consegnò la lettera a sua madre, ma si avvicinò a lei dandole un bacio sulla fronte e pronunciando una sola parola lieve come una carezza: «Grazie.» Una lacrima, carica di amore e rimpianto, scivolò sul viso dell’anziana superando i profondi solchi ora spianati da un sorriso sdentato.
Quando l’aereo si sollevò, Isadora tirò fuori dalla borsa una busta da lettere sgualcita e l’aprì. Un incontenibile sorriso sfuggì dalle sue labbra. Riprese fra le mani la matita, questa volta con una diversa consapevolezza.
“Cara mamma, ho capito come usare le mie ali. Oggi finalmente so come ti chiami. Il tuo nome è Caterina.»
Una buona parte della vita spesa nella ricerca di risposte a domande che poi non sarà necessario porre. Parleranno i baci e le lacrime di una madre che si è privata con dolore di una figlia nella convinzione di offrirle un futuro migliore. Un viaggio che coinvolge emotivamente il lettore in un racconto che lascia libera l’immaginazione. Complimenti sia per il contenuto che per l’ottima scrittura. Piaciuto moltissimo.
Alla seconda lettura mi è piaciuto e ho preso appunti. Scritto proprio come si deve!
Racconto molto toccante, pieno di emozioni intime. Complimenti!
Monica, Leonardo e Iole, vi ringrazio per avermi dedicato tempo e bellissime parole.
Brava Margherita. Ti sono bastate poche righe per aprire un mondo. Detto questo mi prenderei tempo e pagine per far crescere la storia fossi in te. Magari lo stai già facendo.
Davide, grazie per il gradito commento.
Immagino una casa immersa in una foresta tropicale. L’aereo, il viaggio mi hanno fatto pensare ad un lungo tragitto, ad un aeroporto piccolo, al sole, ad una strada sterrata che arriva alla casa in legno. Bello il racconto che lascia spazio alla collocazione degli eventi dove ti dice la fantasia. Grande Margherita!
Grazie Monica, sono felice di averti trasmesso tante belle immagini.
Ciao Margherita, per prima cosa ti ringrazio del commento al mio racconto, che ho gradito tantissimo. Per quanto riguarda “il viaggio di Isadora”, lo trovo di una tenerezza infinita. La tua bella scrittura ha reso benissimo i sentimenti di questa quarantenne che, nel suo intimo, non è mai cresciuta veramente. Sentimenti di rimpianto e di incertezza prima, di consapevolezza, amore e gratitudine poi, che non hanno avuto bisogno di spiegazioni, è stato sufficiente dimostrarli. Bravissima.
Pasqualina, grazie di cuore per l’attenta analisi che hai riservato al mio racconto.
Sei riuscita nel difficile compito di raccontare una storia come questa senza mai cadere nel banale e nella retorica. Complimenti!
Riesci a coinvolgere il lettore in tutte le emozioni della protagonista…sono stata in viaggio con lei, un viaggio di dolcezza e rinascita, bravissima.
Sandra, che magnifico complimento. Grazie!
Chi scrive non può ricevere complimento migliore. Grazie di cuore, Maira.
Attesa, dubbi, domande che potrebbero non trovare mai risposte. Ti ho seguita sopra le nuvole in quell’aereo e ho ascoltato i pensieri di Isadora…brava.
Maria, grazie per questo tuo commento.
Ed eccomi qui, in ritardo. Lo avevo letto, e non ero riuscito a commentarlo perché non avevo trovato la distanza giusta, e pensavo che con il tempo ci sarei riuscito con più facilità. Invece non è così, anzi peggio. Ci casco dentro, vengo catturato e coinvolto. Quando non si riescono a fare analisi, vuol dire che la scrittura suscita emozione. Brava Margherita.
Mi sono emozionato a leggere, conosco situazioni simili e altrettante ricerche ugualmente sorprendenti che hanno portato alla stessa conclusione. Mi rendo conto che conoscere la propria origine sia estremamente importante, eppure inevitabilmente alla fine si scopre che sia il genitore vero che quello adottivo hanno voluto entrambi il bene del figlio. Un bel racconto davvero.
Grazie, Marco. Artisticamente parlando, ho un vero e proprio debole nei tuoi confronti, quindi questo tuo apprezzamento vale per me doppio.
Andrea, ho gradito veramente tanto il tuo commento. Grazie!
Il racconto mi ha coinvolto immediatamente, colpisce subito la sofferenza di Isadora e tutte le aspettative che ripone in quell’incontro tanto atteso.
Incontro che sembra aver colmato il grande vuoto, sarà così?
Aspetto il seguito!!
Elena, grazie per aver letto e commentato il mio racconto. Non sei la prima a consigliarmi di ampliarlo, credo non sarebbe una cattiva idea…
Flusso di pensieri dalla fonte, la mente, giù fino al lago, il cuore, è subito profondo amore fra le alte sponde dell’inconnu, fiori che si specchiano sulla superficie increspata di quell’acqua. Isadora danza fra rimpianti e sogni, Margherita danzi con le parole.
Tommaso, che bei pensieri mi hai dedicato. Grazie di cuore
Margherita sei davvero brava, così delicata e poetica nelle descrizioni di oggetti che rinviano a sentimenti. E poi, devo dirti che la lacrima della mamma di Isadora, carica di amore e di rimpianto, è arrivata insieme alla mia. Insomma, mi hai fatto commuovere. Da romanticona quale sono, mi sarei augurata che mamma Caterina ripartisse con la figlia … chissà, in un racconto futuro magari. Per ora, comunque, ti auguro di vincere, e di continuare a scrivere.
Grazie, Lucia, per questo tuo commento che apprezzo davvero tanto e grazie anche per l’augurio che mi fai.
E’ stato bello lasciarsi ipnotizzare dall’atmosfera magica irradiata da Isidora, in una storia emozionante carica di immagini suggestive. Complimenti.
Roberto, grazie di cuore.
Margherita, una storia dolce di ritorni alle origini. Madre e figlia, un rapporto grande a volte doloroso oppure di assenza, ma inestinguibile e tu lo racconti molto bene qui. Bello, veramente. Molto lirico.
Grazie, Elvira, per le belle parole.
Un viaggio tra le emozioni e le sofferenze, l’incontro della vita che rapisce e commuove, una prosa raffinata e chiara. Complimenti
Ottavio, grazie, grazie e ancora grazie.
Il racconto scorre bene, con una delicatezza incredibile. Il tema, abbastanza complesso da affrontare senza cadere nel banale, è gestito benissimo. Complimenti.
Maria Luisa, grazie mille per il commento!
Mi sono commossa leggendolo. Oltre ad essere estremamente scorrevole e raffinato, trovo che il tuo racconto sia di una profondità incredibile. Ci sono poi alcune frasi e alcune riflessioni che mi hanno colpita moltissimo. Complimenti!
Lascia un retrogusto amaro un misto di tenerezza magone malinconia e alla fine sollievo. In poche righe hai trasmesso tutta una vita di emozioni pensieri immaginazione speranza paura domande e risposte che si rincorrono. Molto brava complimenti.
Alessandra e Giulia, vi ringrazio immensamente.