Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Rosa dei Venti” di Gianna Valente

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020


Il vecchio lupo di mare, spiaggiato su una sediolina pieghevole di Decathlon, scrutava intensamente verso l’orizzonte. Ma l’orizzonte non c’era. L’azzurro tenerissimo del mare continuava ininterrotto fin oltre la sua testa. Oppure il cielo liquido si allungava mollemente fino ai suoi piedi. Questione di punti di vista, ma comunque l’orizzonte non c’era e lui doveva ancora capire cosa c’era al di là, se esisteva un’altra spiaggia e un’altra vita o se era ormai irrimediabilmente a testa in giù. Era il tempo di pensare, sospeso in una bolla azzurra di quiete, dopo il recente lutto e prima delle imminenti procelle. La sua sposa lo aveva lasciato 6 anni fa, invece la vecchia suocera se n’era andata 6 giorni fa.

Avrebbe voluto che vivesse in eterno.

Sapeva che con la sua morte anche Rosa sarebbe tornata in patria.

Aveva deciso ormai di seguirla al di là del mare, ma sapeva che la traversata sarebbe stata tempestosa. Il suo fragile vascello, sospinto dal Ponente, dolce vento del tramonto, lo spingeva verso Est, ma i suoi figli avrebbero scatenato turbini furiosi, raffiche irresistibili e contrarie per farlo naufragare.  Forse se avesse saputo sfruttare con maestria i loro diversi orientamenti, superarli sulle loro stesse inclinazioni, poteva raggiungere il suo porto? Una bolina rischiosa, ma irrinunciabile: Rosa era ormai il punto d’origine di ogni alito di vita, il centro di tutte le forze della natura. 

Levante.    

La più giovane, ancora con il fazzoletto umido infilato in una manica, completava gli scatoloni. Di qua biancheria: federe, asciugamani lenzuola. Di là casalinghi: piatti e bicchieri spaiati, pentole e stoviglie. Tutta roba da rigattiere. Aveva salvato solo le carte in un cofanetto di velluto: le vecchie foto, qualche lettera d’amore con parole ingenue e deliziosamente antiquate.  Chissà chi era questo sconosciuto spasimante, nessuno in famiglia ne aveva mai sentito parlare. 

Emotiva e romantica, incline ad improvvisi scrosci di pianto, era anche incredibilmente forte. Contro un ex fidanzato donnaiolo e bugiardo aveva scatenato tuoni e fulmini di una forza inaudita, quello lì era quasi annegato nel fortunale. Per fortuna c’era già un ragazzo carino che al funerale l’aveva abbracciata teneramente ed era rimasto sempre due passi dietro di lei. 

Poggiò la sediolina nell’angolo vicino all’ingresso

  • Sei stato al mare? Bravo, sembra una bella giornata … dobbiamo ricominciare a vivere – tira su con il naso – Io ho quasi finito, menomale che il grosso lo aveva già fatto Rosa.
  •  Rosa… Rosa … Rosa mi manca. E’ diventata importante per me. Presto andrò a raggiungerla.

Levante si inalbera, si gonfia gigantesca e solleva in un attimo una fitta coltre di nebbia. Lui lo dovrebbe sapere che intorno c’è solo acqua, ma il sipario lattiginoso sbiadisce i contorni razionali e confonde i pensieri. La perizia, l’esperienza, gli strumenti perdono consistenza nella nebbia, e nell’offuscamento si innalzano ostacoli improvvisi, immagini spaventose che sovrastano la sua piccola chiglia, balene bianche e fantasmi di velieri.  

I sentimenti, ricorda a sé stesso, la sua forza viene dal cuore, solo sfruttando i miei sentimenti posso incontrare i suoi. Devo percorrere la sua scia e farle sentire i moti del mio cuore più potenti e irresistibili della sua giovane forza.

” Ero uno di quei tronchi trascinati in secca dalla mareggiata. Quando ho perso la mia sposa ero nudo, sbiancato dal sale, semisommerso da rifiuti e da alghe putrescenti. L’affetto e i legami viscerali con voi mi impedivano di colpirvi con un altro lutto ma il senso di malattia e di morte mi soffocava. Detriti ruvidi e taglienti mi riempivano le narici, la gola e gli occhi, oscurando irrimediabilmente anche i perduti momenti di vita e di gioia. Così aspettavo solo che una pala meccanica o uno schiacciasassi polverizzasse la mia carcassa vuota per perdere finalmente la consapevolezza di me.

Impercettibile prima, poi sempre più distinto, un soffio leggero, tiepido e profumato, ha rimosso le macerie che ostruivano il respiro. Una carezza impalpabile puliva il guscio piagato e una donna sconosciuta mi aiutava a ritrovare quella perduta. Ricostruivo nel cuore la sua immagine dolce, viva e ritrovavo il suo sorriso sereno, senza più sofferenza, senza più guerra, in pace con sé, in pace con me. Dalle piaghe rotte del vecchio tronco è spuntato un nuovo verde, incredibile e prezioso, e un nuovo amore, innestato dal primo, ha ridato vita ad un tronco sradicato. 

Ho una nuova vita e sarà sua”

Ostro   

Ha deciso di aspettarlo fuori dal cantiere, di anticipare i tempi prima che si organizzino insieme con il fratello. Sempre che fossero in grado di coalizzarsi. Non ostante la poca differenza di età sono molto diversi e fin da bambini giocavano poco insieme. Lui, più piccolo, focoso e passionale; il primogenito, razionale e freddo. 

Lo scorge uscire dal cancello che parla animatamente al cellulare. Appena lo vede si ferma sorpreso. Ora sta dicendo (alla sorella? al fratello? alla moglie?) che lui è qui. Ha capito che dovrà affrontarlo da solo e ha fretta di chiudere. Rimette il telefono in tasca e lo investe con parole infuocate.

  • Cos’è questa storia? Ma sei impazzito? Ma che ti viene in mente alla tua età? Come hai fatto a farti fregare dalle smorfie di una vecchia bagascia!

La vampa lo tramortisce, brucia gli occhi e secca in un attimo la gola. Una fortissima carica elettrostatica sfrigola nell’aria e manda in tilt i circuiti razionali. La ferocia incendia il cervello, irrigidisce le mani, e nel fragore della mareggiata non riesce più a sentire le parole ragionate. Scogli acuti come immense fauci nere lo aspettano per stritolarlo e annegare la sua illusoria chimera.

Presto muovi la barra, inverti la rotta prima dello scontro, devi assecondare la sua direzione. Non puoi combattere la sua furiosa virilità, puoi solo navigare il suo stesso istinto, sollecitare l’empatia del sangue, la solidarietà di genere.

” Perdere i figli è un prezzo troppo grande per me.  Dovrò rinunciare. Voi soli avete sostenuto la mia deriva quando naufragavo nella torbida risacca di fine vita. Per voi ho provato a muovere le gambe e le braccia per preservare un simulacro imbalsamato e vuoto. Alzarsi senza riuscire ad aprire gli occhi, abitare un’eterna penombra fredda e grigia, un gennaio sconfinato, protetto solo dal letargo dei sensi. Giorni, dopo giorni, dopo giorni, dopo giorni, senza colore, senza sapore, senza calore, cercando un’anestesia definitiva che potesse spegnere ogni futile vitalità. Mi decomponevo lentamente, cercando di mantenere sembianze umane per non impressionare voi, frutti rigogliosi di un maggio lontano, testimonianza della bellezza e della potenza della vita. Poi è arrivata lei. Donna vitruviana con mille sfaccettature diverse eppure semplice e perfetta come un tondo di Giotto. Non il suo aspetto esteriore, riservato e discreto, non la evidente maturità delle forme, ma il sollevarsi del petto nel respiro e l’essenza profondamente femminile ridestavano con naturalezza le mie qualità complementari. E’ bastato un suo soffio a lacerare le bende pazientemente tessute, a ridare respiro e vigore di uomo ad un rudere in disfacimento. E’ questo che volete per me? Devo tornare nel sepolcro?”

Tramontana.    

Se lo trova alle spalle, gelido, pallido, mascelle serrate e bocca senza labbra. Da quanto era qui? Ha sentito tutto?

Si avviano verso l’auto e per un pezzo non riescono a parlare, entrambi turbati.

  • Ti rendi conto in che storia ti sei cacciato? Cerca di ragionare senza distorsioni: in fondo cosa sai di lei … solo quello che ti ha detto lei stessa. Come fai a sapere chi è, ad essere sicuro di quello che dice, potrebbero essere tutte bugie. Se ti ama perché è andata via?  E se l’ami solo tu perché vai a farti umiliare e truffare da un’imbrogliona. Quanti ne abbiamo visti: è un classico ormai l’anziano che si innamora della badante.

Terso e tagliente affonda la sua logica nella carne. La fronte il naso, la punta delle dita perdono man mano sensibilità. Raggomitolato su se stesso e accucciato dietro i gomiti non vuole più guardare avanti, la luce secca e impietosa ferisce gli occhi e la lama gelida trapassa le ultime difese. Il torpore si impadronisce della sua volontà, meglio rimanere così, meglio lasciarsi andare … chiudere gli occhi… perché resistere? perché combattere? 

Traslucido, come una ragnatela di ghiaccio, riaffiora il perché. Deve spiegare ancora la sua vela, la ragione si vince con la ragione, l’approssimazione con il calcolo, facendo balenare l’utilità di una rotta diversa. La mano tremante riprende la barra:

” Il suo ultimo impegno è verso la madre morente, per questo è tornata in patria, per onorare il comandamento del sangue, per rendere conforto e amore devoto a chi le ha dato la vita.  Restituirà la stessa cura a colei che si chinava sulla sua culla e porgerà latte caldo a chi morendo la chiamerà mamma. So che è così. Per le stesse ragioni, per il sacrificio di sé che ha fatto ancora una volta, so che non mi abbandonerà, che avrà cura di me fino alla fine dei miei giorni, come io avrò cura di lei fino a che le forze mi sosterranno. “

E’ sfinito, ma percepisce che il vento sta cambiando ancora. Forse davvero, dopo aver soffiato in tutte le direzioni, ormai converge verso il centro, verso il bersaglio ultimo dei suoi desideri. 

La navigazione è ancora lunga, ma negli ultimi cristalli di gelo volteggianti intorno al suo viso riconosce il disegno di Rosa, domatrice dei venti, la sua cara immagine incorniciata di raggi splendenti.

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6 commenti »

  1. E alla fine si spera che un vento gentile di bonaccia abbia rasserenato i suoi giorni. Particolare questa tua scelta di caratterizzare i personaggi attingendo dalla Rosa dei venti.
    Descrizioni che scorrono agili sul foglio, e ci trasportano in un turbinare di sentimenti. Molto bello, complimenti.

  2. Grazie Monica, i tuoi apprezzamenti mi sono molto cari e graditi.

  3. bei virtuosismi, Gianna! chapeau

  4. Un uso delle metafore davvero accattivante. Quale miglior modo per colorare le nostre emozioni se non con la furia degli elementi? Molto gradevole! 😉

  5. Grazie Davide, sono lusingata. Anche a me sono piaciuti molto i tuoi racconti. Buona fortuna.

  6. Brava Gianna, mi è piaciuto molto questo tuo racconto.
    Belle le descrizioni e l’intreccio di ricordo, realtà e immaginazione.

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