Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

“Un raggio di speranza” di Monica Menzogni

Categoria: FORUM, Forum di Racconti nella Rete

(I racconti al tempo del virus)

Pianeta Terra 29 febbraio 2040 

Non saprei dirvi come accadde, so solo che all’improvviso la Terra fu scossa da un tremito furibondo e che il cielo si oscurò. L’aria divenne una orribile mistura di polvere e gas, densa, irrespirabile. Le persone con le facce contorte dalla paura, erano solo un pallido ricordo di umanità e si muovevano scomposte ondeggiando come steli di grano maturo sotto una tempesta. Un calore forte e improvviso, aveva prosciugato i sogni, le speranze e le vite di molti esseri qui sul nostro Pianeta.

Forse fu l’istinto che mi salvò oppure fu solo un colpo di fortuna, un bizzarro scherzo del destino, e vi assicuro che per parecchio tempo maledissi quella mia sorte.

Quando mi ripresi mi trovai completamente nudo, con il corpo dolorante, la bocca impastata e la gola riarsa. Tutto era buio e silenzioso, intorno a me solo odore di polvere, marciume e morte. Non vi nascondo che il mio desiderio più grande fu quello di togliermi la vita. Poi, ad un tratto, mi sentii afferrare per le caviglie e mi resi conto che forse qualcun altro era sopravvissuto come me. Non ero più solo.

Non vi posso descrivere l’euforia che provai. L’adrenalina cominciò a pulsarmi nelle vene, cominciai a scavare con vigore senza riposare, incurante del dolore; del resto, avevo nulla da perdere e molto da guadagnare. Quando finalmente la tirai fuori dall’inferno, mi accorsi che si trattava di una ragazza. Aveva il viso coperto di fango e respirava con fatica. Ci mettemmo a sedere esausti è infreddoliti, ma nel mio cuore era germogliato un sentimento di gratitudine e di speranza. La mia salvezza aveva permesso ad una altra vita di salvarsi e sicuramente aveva salvato anche me una seconda volta nel giro di poco tempo.

Ci toccammo i volti come fanno i non vedenti. Ci abbracciammo a lungo, senza parlare. Poi la fame e la sete ci ricordarono che eravamo vivi e che dovevamo darci da fare. 

La cosa che mi sconvolgeva maggiormente era la mancanza della luce del sole. La densa coltre di polvere che si era alzata al momento dell’impatto, aveva oscurato il cielo e così vivevamo sempre in un crepuscolo innaturale, un cielo plumbeo e malvagio si stagliava sopra le nostre teste. Le notti erano di un buio profondissimo senza stelle, senza pietà.

Ricordo che erano state diffuse delle informazioni sommarie e tranquillizzanti. I telegiornali avevano dedicato qualche spazio alle interviste degli esperti: «Apophis è un meteorite potenzialmente pericoloso, lo stiamo monitorando da anni e abbiamo calcolato che passerà vicino alla Terra, ma non c’è alcun pericolo di impatto.» Non fu così. I meteoriti se ne fregano dei calcoli degli esperti.

Nei giorni seguenti, la vita dimostrò tutta la sua forza e presto io e Sandra, era quello il nome della ragazza che avevo salvato, riuscimmo a trovare altri sopravvissuti. Non eravamo in molti, ma insieme formammo una piccola comunità. Tre ragazzi giovani dai tredici ai diciassette anni, due ragazze poco più che ventenni, tre signore di mezza età, incredibilmente un paio di anziani maschi oltre a me, un immaturo quarantenne.

Ognuno dette il suo contributo e insieme riscoprimmo il valore dell’esperienza, del confronto e della condivisione. Non sapevamo se e quanti  altri sopravvissuti ci fossero: tecnicamente eravamo soli perché non disponevamo di alcun mezzo di comunicazione per cui ci sostenevamo facendoci coraggio l’ un l’altro, lavorando senza sosta per sopravvivere.

Una notte alzai gli occhi al cielo e vidi brillare una stella e, per l’emozione, mi trovai a piangere come un bambino. Era un buon segno: le polveri finalmente si stavano diradando. 

Chiamai tutto il gruppo intorno a me e rimanemmo svegli fino a quando un timido raggio di speranza filtrò dalla coltre che oscurava il cielo. Era mattino. Il sole era lì, al suo posto, dove lo ricordavamo. 

La vita pulsava nelle nostre vene e l’amore avrebbe presto fatto la sua comparsa. 

L’umanità rischiò di estinguersi, quel 29 febbraio del duemilaventi, ma le fu concessa un’altra possibilità.

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25 commenti »

  1. Bellissimo racconto, Monica… crudo, attuale, ma pieno di speranza.

    Speriamo di coglierla quest’altra possibilità…
    “Pensavamo di essere sani in un mondo malato” ha detto il Papa l’altro giorno.
    Frase che porta, anche chi non crede, a riflettere su questa società frivola, materialista, decadente… che non si cura degli ultimi, dell’ambiente… che pensa solo al profitto, chiusa nell’egoismo e nell’indifferenza.
    Chissà se ci ricorderemo la lezione, quando usciremo da questo periodo orribile…

  2. Bello e interessante il tuo racconto: benaugurante !

  3. Monica,

    bellissima atmosfera post moderna, alla Cronache Marziane di Bradbury, che si scioglie via via sotto l’olio della tua penna, scorrevole ma densa di significati, fino a confluire in un quanto mai sperato barlume di grazia, gioia, serenità conquistate con le unghie e con i denti.

    Un barlume di vita.

    Quello di cui oggi come mai abbiamo bisogno.

    Bravissima.

  4. Mi piace molto il tuo modo di scrivere Monica, è così scorrevole che sembra scritto di getto. Ci vuole talento e lavoro per raggiungere questo effetto. Sappiamo che ne verremo fuori, ma anche il tuo “raggio di speranza” ci regala illuminati pezzettino di strada.

  5. Se avessi letto un racconto così poco più di due mesi fa, forse lo avrei ritenuto un po’ futuristico. E ora invece…molto attuale e pieno di speranza, proprio quello che ci serve ln questo momento! Complimenti!

  6. Bellissimo, Monica! Vita pulsante, sangue che scorre… Quello di cui abbiamo bisogno di questi tempi : sentirci vivi! Non scadere nella condizione di dead men walking, in cui si rischia di farsi risucchiare, privati delle nostre routine.

  7. Ringrazio tutti per i bellissimi commenti, sperando che questo piccolo raggio di speranza si trasformi presto in un fascio di luce piena che illumini i nostri abbracci.

  8. Bello, anche io sono in una fase post apocalittica, per fortuna il tuo finale è ottimista!

  9. Un racconto denso di immagini vive ed emozioni, con un finale che non lascia affatto deluso il lettore. Brava Monica, bella scrittura

  10. Molto bello, scrittura fluida e potente, piena di emozione,stupore,speranza e sopravvivenza.
    Mi è piaciuto molto. I miei complimenti.

  11. E quindi… bisogna stringere i denti ancora una ventina d’anni e dopo il 29 Febbraio 2040 non ci sarà più il problema del parcheggio? Monica, sei stata brava, ma non farci balenare fallaci illusioni…

  12. Bello questo tuo racconto che coinvolge il lettore per l’atmosfera apocalittica come un film di fantascienza d’autore.

  13. Monica, ho camminato fra le macerie e gioito, insieme ai tuoi personaggi, al sorgere del sole. Quello che scrivi diventa tangibile.

  14. e questo però è solo un inizio, Monica! O meglio un inizio con una fine ma in mezzo bisogna infilarci tutta una storia. Spero tu lo faccia.

  15. “Ci toccammo i volti come fanno i non vedenti. Ci abbracciammo a lungo, senza parlare. Poi la fame e la sete ci ricordarono che eravamo vivi e che dovevamo darci da fare.”
    Questo è, a mio avviso, l’apice del racconto. L’umanità messa a nudo, spogliata delle sovrastrutture. Semplicemente perfetto.

  16. Bellissimo, fa capire come quando in momenti di difficoltà, sia importante farci coraggio e lottare per la nostra vita che é ció che abbiamo di piú prezioso.
    Solo lottando scopriremo che dietro l’oscuritá c’é la luce, la speranza che tutto possa migliorare… complimenti, veramente un bellissimo racconto.

  17. Ringrazio tutti per la lettura e i bellissimi commenti. Un abbraccio e un in bocca al lupo!

  18. Un’ottima descrizione di un’istantanea post-apocalittica… potrebbe essere un incipit di un bel romanzo. Complimenti!

  19. Sono un cultore della fantascienza della prima ora, ormai passata, e rimango affascinato dalle vicende che smascherano le nostre inquietudini sul futuro, le respingiamo ma a volte ricompaiono e forse è un bene perchè immaginare i pericoli serve a evitarli. Il tuo intenso racconto mi ricorda “La strada” di Cormac Mc Carthy: una lettura imprescindibile.

  20. Distruzione, morte, disperazione, sollievo e speranza, sono le linee guida di questo bel racconto. Mi auguro di non dover aspettare anche noi il 2040 per veder splendere il sole.

  21. Rende bene l’atmosfera da sopravvissuti in una terra che, si spera, potrà avere altri e più lungimiranti custodi.
    Il raggio di sole nutre in tutti una speranza positiva. Speriamo che questa esperienza possa far rinsavire tutti.

  22. Ho letto, coinvolto e sconvolto, il tuo corto, ritrovando la bella penna che avevo già apprezzato lo scorso anno. Bravissima.

  23. Ho letto tutto d’un fiato il racconto. Apprezzo tantissimo la speranza che trasmette nonostante la drammaticità della situazione. Davvero bello.

  24. Un bel racconto di rinascita e di speranza!

  25. Grazie a tutti per il passaggio e i bei commenti!

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