Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2010 “Air terminal” di Barbara Najarian e Sofia Carotenuto

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010

“Attentions all passengers: Il volo Londra Heathrow-Roma Fiumicino porta un ritardo di due ore”.

Ancora due ore! Nooo, non è possibile, non ce la faccio più a starmene da sola ad aspettare su questa seggiola di plastica!

 Ho già letto due volte Di più TV e il libello dei liquori che volendo potrei acquistare a bordo. Conosco molto bene i fatti intimi e personali della sosia di Manuela Arcuri, il dramma della pupa cui è esplosa una tetta, le tormentate vicende dell’ex fidanzato della tipa che ha rubato il marito alla Falchi e per chi sfilano le orrende figlie di Rod Stewart.  So anche come cucinare in quindici minuti un timballo di cardi e a chi rivolgermi per un destino migliore o un massaggio intimo. Conosco inoltre tutte le funzioni del taglia-peli-del-.naso-rotante e dello sciogli cerume a fiamma. Bastaaa!

Chiedere aiuto al mio cellulare è ugualmente inutile. Niente internet, giochini già fatti, Tom-tom non funziona… chiamare qualcuno alle quattro di mattina non mi sembra il modo migliore per conservare un’amicizia. E poi… anche volendo… chi dovrei chiamare?

A pensarci bene, sarebbe un passatempo niente male fare un bel censimento dei contatti che compaiono nella mia rubrica. Se qui accanto a me ci fosse qualcuno con cui parlare, penso che farei proprio così per presentare me a lui e lui a me. Chi sono i nostri amici! Un giochino divertente direi, un bel modo per uccidere queste due ore ed una vera miniera di informazioni su di noi.

Dopo una ventina di numeri verdi del mio operatore si dovrebbe entrare nel vivo. Che bella storia!

Cominciamo bene Alesca. Cosa diavolo vorrà dire? Una persona o un ufficio, un’azienda? Ale sta per Alessandra, Alessandro, Alessio? E Sca? Scuola? Scatola? Scamurchi? Scassa palle?

Proviamo con il prossimo. Bene, un altro Alesca. Vabbuo’, passiamo oltre. Alessandrolavoro. Saranno cinque anni che non lo sento eppure sta lì, inchiodato sul mio cellulare a rubarmi memoria, a farmi perdere tempo, a sbucare tra i primi. Alessandro era un mio collega del call center. Quando entrava in ufficio si muoveva tra noi come se fosse il figo della pubblicità del fattorino Coca Cola. Ancheggiava e gonfiava i bicipiti come se l’essere l’unico maschio non somigliante ad un orango né ad un roditore accresciuto a dimensioni umane, lo rendesse necessariamente il nostro unico oggetto non solo del desiderio ma di ogni nostro pensiero.

Quante volte mi è servito questo contatto? Risposta: una. Cercavo il numero del fornitore, vero, delle bevande dell’ufficio e lui lo aveva.

Andrea. E brava! Andrea chi? Potrebbe essere l’Andrea che devo contattare per fissare il ristorante per il ricevimento delle mie (ebbene sì) nozze o il fratello del mio futuro sposo o quello con cui ho litigato tre anni fa e sarebbe una tremenda iattura entrarci in contatto.

Andiamo avanti. Anna Laura. I suoi messaggi arrivano come il lunedì. Ti aspetti una buona notizia e invece arriva lei che chiede di uscire, di trovare il tempo per una pizza, di mollare gli impicci al futuro marito per andare alla beauty farm. E si offende da morire se non trovi il tempo di ammucchiare gli impegni urgenti di lavoro, salute e famiglia per una bella chiacchierata con lei su Ugo, l’eterno amante sposato. Brrr, speriamo non arrivi il suo bip.

A- Amore…uno dei sette, io faccio così, per ogni fidanzato du jour: vengono promossi alla voce amore se fanno i bravi, mmm, forse meglio cancellare prima delle nozze. Amoreluca… vabbe’ su questo, proprio in questo momento sorvolerei, anche perché se mi stessi presentando a qualcuno con questo giochino che proprio io avrei proposto, non lo ammorberei con due ore di storia che lo farebbero scappare a gambe levate prima di arrivare alla lettera B…

Mi accorgo di ridere da sola… nervosismo? Autoironia? Molto British, visto che siamo incollati a Heatrow?

Rido. E urto qualcosa o qualcuno seduto dietro di me… mi volto.  Mi sta guardando stranito, questo gigante dai capelli rossi, ricci, tanti, e le lentiggini VERE, come non le vedevo dai tempi di Pippi Calzelunghe! Ma che te ridi? Starà pensando, in qualsiasi lingua pensi, questo qui… però fa le fossette quando sorride… e sta sorridendo a me, o meglio a questa matta che ride da sola fissando lo schermo del cellulare.

“Scusa… ehm sorry… non volevo urtarti…(come si dice in inglese urtare…  urtare… ah ecco!) I didn’t want to hurt you!”

“Oh you didn’t hurt me… non mi sei fatto male!”

“Parli italiano?” più o meno.

“Sì, sì un poco… studio a Perugia… sono Jan e tu?”

“Sara. Piacere! Aspetti anche tu il volo per Roma?” (brava che domanda intelligente, seduto qua al gate 16, che starà facendo… ah sì, magari ci abita come Tom Hanks in Terminal, ha ha ha!)

“Sì… che lungo ritardo, eh? Io devo essere a lezione alle 4… che non credo che vado a farcela..”

“Eh no! Che studi? Il libro che hai…wow! Into the Wild”.

“No studio, questo novella…  romanzo… visto il film Into the Wild? Io amatooo!”

“Sei tedesco?di dove? Ma perché eri in Inghilterra? E quanto resti in Italia? Ma è vero che i tedeschi sono tutti precisi? E che in fondo si mangia bene?” ecco, ho rotto il ghiaccio, e non solo, piuttosto direi si è pure sciolto, l’acqua ha allagato tutto, il fiume è in piena. Ma tutte ’ ste domande??  mica è un’ intervista?! Boh, è solo bello avere qualcuno con le fossette con cui parlare.

Tuttavia lui non sembra un chiacchierone. Faccio male ad attaccargli bottone? Lo annoio? Il mio futuro marito potrebbe venirlo a sapere e gridare buttanaaa davanti a tutti. Che importa! Io sono qui e queste due ore sono ancora mie, un po’ di vita ancora è tutta mia e che Dio la benedica!

Oh no. Ora tace, ha risposto a tutte le mie domande e non sa più che dire, tossisce, tossisce e sorride. Si guarda intorno, guarda me. Un po’ mi ricorda davvero Tom Hanks confinato in aeroporto, interessato e imbarazzato. Certo non si metterà a cucinarmi i vola- u- vent né mi porterà nel suo incredibile appartamentino ma sembra davvero cercare argomenti!

Il telefonino! Perché non coinvolgerlo! In fondo mi stavo appassionando anche da sola e immaginavo davvero di giocarci in due.

“Tocca a me! Abigale!”

“Chi è chi è?”

“Mia madre”

“Cominciamo bene… no scusa… parlane pure… mi interessa, se vuoi…”

“No… no. Meglio no. Vai tu!”

“Anita. Sembrerebbe una simpaticona dal nome, invece non lo è affatto. È la pediatra dei due figli del mio futuro… ehm, cognato.(Speriamo che l’abbia bevuta. Non mi va di parlare del mio futuro marito. Ecco!). Mi sta antipatica perché prescrive sempre supposte, per ogni sintomo, dal raffreddore al mal di denti, non so perché poi a me tocca sempre infilarle nel didietro!”

“Sei arrabbiata?”

“No, no. È quello che si fa con le supposte, ai bambini! Mica avrai capito male!? Quando è il momento di insilurarli la madre non c’è mai e che lo faccia il padre, non sta bene. Dai! È il tuo turno”

“Franz” (già sta alla F. poveraccio, non va a ruba direi, quanto amici) “lui mio fratello. Ha mog-lie scossese, molto ciofane e bella. Mi piacere molto…”

“Tu niente moglie né fidanzata invece? Ah…mi dispiace! Facciamo che sto alla B. Beatrice Santarelli. Buona! E chi la vede più! Lei e il marito hanno mollato la casa sull’Aventino con domestica fissa e parcheggio su misura per la Porche Cayenne per un posto “migliore” a New York. Migliore. Io sono disoccupata e la casa devo dividerla con una famiglia peruviana e loro mi parlano di andare a star meglio! Capito? No, mi sa che non hai capito un acca. Poco male. Passo”.

“Mark”

“Cugino?”

“No. Lui amico cuore. Però triste. Sua mog-lie trovato lui che chatta con donna nuda. Brutta fine di matrimonio”

“E bella figura di… vediamo un po’, salta, salta. Ah, ecco Cecilia, una bella amica finta e pure rompipalle, qualunque cosa dici ti interrompe per parlarti di vestiti o di problemi ginecologici. No, finta non vuol dire che è inventata. Ecco, falsa, fake… come si dice?”

“Anche qui amico fake. Gino, lui invitato ragazze di Milano, molto bone, si dice così?”

“Beh, più o meno”.

“Casa che io e lui dividere a Perugia. Invitato quando io partito!”

“Beh, sono cose brutte. Ma insomma, ti piacciono le scozzesi, le milanesi ma delle napoletane trapiantate a Roma cosa pensi? Ridi? Cosa ridi!” che vergogna, sto per sposarmi, sposarmi con nervosissimo cinquantaquattrenne divorziato e panzuto padre di due creature e mi metto a fare la scema.

A proposito. Tra poco arrivo a lui, la R di Riccardo! Devo evitarlo. Sta piuttosto in fondo alla lista ma sempre sopra a tanta gente: Silvia, new entry, gentile concessione di face book; Sonia, mamma di un’amichetta della figlia piccola di Riccardo, esperta nel rimorchio dell’istruttore di spinning; Stefano, detto stalking, c’è bisogno di spiegare perché? Tamarapalestra, ha smesso di parlarmi quando sono arrivata a 35 chilogrammi sulla macchina per i glutei; Tiziano, figo ma no speranze; Vincenzo, forte! Per rimorchiarmi ha parlato con me per due ore di Larsson senza averlo letto.

Ce ne sarebbero di cose da raccontare! Sono tutti più divertenti di Riccardo che d’accordo mi sposa ma in cambio otterrà una babysitter gratis che dà ripetizioni di inglese gratis e che si può pure portare a letto… sempre gratis. Chiamalo scemo!

Che figura però che ho fatto con questo qui! Si è fatto talmente rosso che le lentiggini non si vedono più e la faccia si confonde coi capelli. Chissà che pensa ora e neanche a dire che posso svignarmela con una scusa. Tra poco l’aereo parte davvero.

“Io idea bella, Sara”.

“Dimmi pure Jan!”

“Io mettere tuo numero su rubrica e tu il mio. Così io chiamare te e magari…”

“La bella storia ce la facciamo tra di noi!” marooo è ancora più rosso. Credevo fosse impossibile!

Lo sai che c’è? Mi sa che Andrea del ricevimento non lo chiamo proprio!

 Ma che fa? Diventa bianco adesso! Gli sta squillando il cellulare! A quest’oraaa? ROGER? Perché non ne ha parlato? Non c’eravamo arrivati forse? Si apparta, ride, si emoziona? Acc… non gli ho chiesto cosa ci faceva a Londra. Non credo per il vestito da sposa come me! O forse sì! Altro che scozzesi e milanesi. Questo ama gli inglesi e maschi! Guarda come è innamorato! Vabuo’ va’. Mi sa che Andrea lo chiamo davvero, sperando di non sbagliare contatto però.

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