Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “La stupidità non ha confini” di Simone Guidi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Idioti, sono tutti degli idioti

Stavo dando il meglio di me anche quella sera, una fra le tante che mi vedeva imbambolato davanti al televisore incazzato come una bestia, come al solito, unico e stoico alfiere della causa mediatica, implacabile giustiziere dell’auditel pronto a ripulire i mali del mondo a colpi di zapping.

Mi chiamo Giuseppe, Beppe per gli amici, sono un pensionato e per l’appunto guardo la televisione nella mia bella casetta isolata da tutto dispersa tra i colli della Mediavalle lucchese.

Qui nel mio salotto me la godo con i piedi al caldo e mega-televisore digitale che tuona il boato dei sessantamila del Santiago Bernabeu in stereofonia. Si, lo so, tra cinque minuti dormirò ma intanto però, se fossi sveglio, potrei seguire tutta la partita.

Questa consapevolezza è la mia forza.

Un novello tele-colombo alla scoperta di Eurosport, continente sconfinato da visitare e colonizzare esplorando le discipline più disparate.

Ah che meraviglia!

L’importante è che mia moglie non rompa, di solito è la cosa che le riesce meglio, rompe con metodo, sembra quasi che abbia la frequenza di lavoro dei neuroni sincronizzata con la frequenza televisiva che sto guardando. Al momento del gol ecco che lei compare quel tanto che basta per farmelo perdere. Dio me ne liberi.

Eh già Dio…pure quello ci mancava. Da quando mia moglie è diventata testimone non mi parla d’altro.

Geova di qui, Geova di là, “GENOVA!” le urlo io quando mi tormenta con quei discorsi, “A GENOVA ti devi trasferire!”.

Se ne sta tutto il giorno in cucina a leggere la Bibbia, è convinta che la fine del mondo sia vicina.

Com’è che dicono loro? Aspetta, aspetta, me l’avrà raccontato un centinaio di volte.

Ah si! Loro sono convinti che la fine del mondo sopraggiungerà non appena l’ultimo nato della generazione del 1914 sarà morto.

Ma vi rendete conto?

Mi domando perché tutta questa fretta? I parchi di mezza Italia sono pieni di vecchietti che potrebbero inconsapevolmente determinare la fine della razza umana. Potenziali bombe umane alla rovescia, loro, al contrario dei colleghi palestinesi, non vogliono assolutamente morire!

Mi viene da ridere, l’intero genere umano sarà spazzato via da una cacata post-mortem di un novantenne rincoglionito.

Ah quale poesia!

Wanda, questo è il nome di mia moglie, continua a dirmi che alla fine le pagherò tutte, che sono fuori dalla grazia di Dio, poveretta che dirle? Se crederci la fa sentire meglio allora che lo faccia pure, personalmente non ho mai creduto a queste stupidaggini da stregone.

Con questo magico Geova, Buddah o Allah che dir si voglia ho sempre avuto un rapporto di mutuo rispetto, io non importuno Lui e Lui non si cura di me, è l’ideale!

Ma basta con questi discorsi filosofici e i deliri apocalittici di mia moglie, vi stavo raccontando di me e della mai vita.

Giusto qualche tempo fa mi è successa una cosa insolita. Era una sera come tante, saranno state le undici o giù di lì. Io me ne stavo, come al solito, sonnecchiando davanti alla tv mentre mia moglie cantilenava le sue preghiere in cucina. Ad un certo punto nel dormiveglia mi sono reso conto che stavano per trasmettere un incontro di boxe di repertorio.

Un’altra delle solite patetiche operazioni nostalgia, ho pensato.

Stavo già impugnando il telecomando per cambiare canale con disprezzo.

“…Ed ora trasmetteremo l’incontro di boxe Alì-Foreman valido per la corona dei pesi massimi disputatosi in Zaire nel 1974.”

E poi silenzio.

Cazzo incredibile!

Erano anni che volevo vedere quell’incontro! Ho sempre rimpianto di non averlo visto a suo tempo per colpa di una brutta polmonite che mi ridusse ad una larva, e come voi ben sapete nel 1974 non c’erano i video registratori per poter assaporare certe emozioni successivamente, a quei tempi chi c’era c’era e se non c’era ci dispiace tanto.

Adesso stavo lì, davanti al MIO televisore nel MIO salotto nella MIA casa, pronto ad godermi l’emozione di quell’ incontro con la nitidezza dell’ alta definizione.

L’unico pericolo poteva essere solo Wanda, pregai il suo Dio che le facesse venire un ictus in modo da renderla inoffensiva almeno per la durata dell’incontro.

Dopo una breve carrellata introduttiva il match iniziò.

DING!”, Vai Alì, stendilo quel bestione! Gonfialo come una zampogna!

Ero eccitato come un bambino in pasticceria, me la stavo godendo! Erano anni che volevo vedere quell’incontro lo giuro, ANNI!

Il primo round fu ben combattuto da entrambi i pugili, il problema furono i round successivi, Alì cominciò a prenderle come se Foreman fosse suo padre.

Io sapevo l’esito finale del match, a distanza di oltre trent’anni quello è un match storico e chiunque segua minimamente la boxe sa come andò a finire. Alì vinse all’ ottavo round mettendo K.O Foreman, lo aveva fatto stancare a tal punto che quasi non riusciva più a tenere su i guantoni. Alì usò la testa, non la forza alla quale contrariamente si affidò Foreman.

Nonostante tutto stavo soffrendo, soffrivo come se fossi stato all’oscuro dell’esito dell’incontro. Soffrivo con Alì, soffrivo per Alì che si stava facendo picchiare duro da quello scimmione erectus.

Era circa il settimo round quando udii quel rumore, in principio sembrava un fischio, acutissimo e impercettibile e poi mano a mano sempre più chiaro e distinto fino ad assomigliare proprio a quello che fa il famoso coyote della Warner Brothers quando precipita nel canyon. La parte destra del mio cervello seguiva questo avvenimento sonoro mentre la parte sinistra era sempre concentrata sui pantaloncini bianchi di Alì, li voleva veder danzare, danzare sul ring come solamente lui sapeva fare. Ma ancora non era il momento, Alì ancora incassava.

Una vibrazione accompagnata da un boato sommesso scosse tutta la casa, i casi erano due, o Godzilla aveva mosso un passo nel mio giardino o qualcosa era esploso nelle vicinanze. Il televisore traballò un poco ma mantenne la sintonia, la foto del compianto nonno Piero durante una battuta di caccia cadde dalla mensola ma non si ruppe, il settimo round era finito, pochi minuti e sarebbe cominciato l’ultimo.

Mia moglie non la vedevo, ma sapevo benissimo dove fosse e soprattutto cosa stesse facendo. Ebbi un breve flash mentale e vidi Wanda che conseguentemente a tutto quel casino aveva fatto un salto sulla sedia di quel tanto che basta per restare attaccata al soffitto della cucina con le unghie. Si,si, Wanda in quel momento era sicuramente il più grosso gatto umano conosciuto sulla terra, appeso al soffitto della cucina, con tutti i peli del corpo drizzati a testimonianza del suo stato di panico totale.

Cazzo…non adesso, NON ADESSO! Pensavo.

Restava solo un round alla fine dell’incontro del secolo e ci mancava pure che qualche banale incidente accaduto nei dintorni me lo rovinasse. Come minimo doveva essere una cisterna esplosa per un qualche futile motivo. A me non importava nel modo più assoluto, io volevo vedere la fine dell’ incontro a qualsiasi costo, venisse giù il mondo, il Dio di Wanda e il suo ictus mancato tutti e tre messi insieme.

Ma non fu facile come pensavo.

Durante i tre minuti dell’intervallo che separano un round dal successivo Wanda corse fuori dalla cucina nel panico totale e girando intorno alla poltrona mi tempestava di domande.

Cosa, chi, come potesse essere accaduto quell’insolito fenomeno erano il sunto di tutto il suo delirio interrogativo. Mia moglie era caduta in uno stato di alterazione mistico/angosciata, come potei capire chiaramente dal modo in cui apriva e richiudeva freneticamente la sua Bibbia.

A me giravano semplicemente i maroni, aspettavo che riprendesse il mio incontro del cuore con una donna in preda ad una crisi di panico che rimbalzava sibilando nel salotto.

I tre minuti passarono, Wanda anche, si era un po’ rassegnata davanti alla mia passiva silente attesa dell’ottavo e ultimo round, se dovessi definire il mio stato d’animo in quei tre minuti facendo uso di una metafora potrei tranquillamente dire che ero una sala operatoria, ero asettico.

Ding!”, finalmente iniziò l’ottavo round ed io ricominciai a respirare, ma che dico respirare, affannare seguendo le sorti di Mohammed.

Completamente concentrato sull’incontro, cominciavo a distinguere chiaramente i primi cenni di ritorsione da parte di Alì.

Vai Moahmmed, hai subito fino ad ora, ti ha picchiato come un tamburo, FAGLIELA VEDERE! Dentro di me avevo uno stadio in delirio.

Tutto andava liscio fino a quando qualcosa fece rumore sul pianerottolo di casa e bussò, c’era qualcuno alla porta.

Wanda mi guardò con due occhi grandi come l’universo e rimase gelata in attesa di un mio cenno, io udii e tutto quello che fui capace di dirle fu un lapidario:

Vedi chi e’

Wanda si avvicinò allo spioncino e guardò.

“Amore, c’è una signora con in braccio un pechinese alla porta, che faccio? Apro?” disse.

Di riflesso grugnii, mia moglie che vive con me da più di quarant’anni sa cosa significhi, la risposta è affermativa.

Wanda aprì la porta e si ritrovò davanti uno spettacolo stupefacente, quella non era una signora e quello non era neanche un pechinese, erano due esseri alieni. La signora aveva la pelle grigiastra ed indossava una tuta argentea che avrebbe fatto invidia al miglior Paul McCartney dei tempi di Sgt.Pepper, i suoi occhi erano due pozzanghere nere e Wanda ci si rispecchiava dentro.

Il pechinese invece era una copia mignon del portatore, il suo colore forse era leggermente più scuro e la tutina era strappata in più punti.

Mia moglie alla vista di quei due non riuscì a fare di meglio che emettere un urlo e buttarsi ai loro piedi recitando preghiere random.

Io stavo roteando la testa che sembrava una trottola, ero in crisi tra il seguire Alì che faceva a pezzi Foreman e quegli strani esseri che muovevano passo dentro alla mia casa.

Quello che accadde dopo posso in parte immaginarlo e in parte testimoniarlo perché il mio campione aveva cominciato la rappresaglia e stava assestando dei seri montanti sul grugno di Foreman, ero ormai in balia della trance televisiva, fu quello il motivo per cui successe tutto così in fretta.

Nel momento stesso in cui quei due varcarono la soglia di casa la televisione smise di funzionare. Si Cristo santo! Si oscurò di colpo! Forse a causa di qualche strano aggeggio che portavano addosso, forse le loro stesse tute luccicanti, forse lo spostamento della terra dal suo asse, proprio non saprei dare una spiegazione precisa del fatto che io in quel momento mi stavo perdendo la fine del match della mia vita.

Reagii fulmineo, quasi inconsapevole, dentro la mia testa scattò una qualche specie di meccanismo che mi trasformò in un freddo Terminator pronto a colpire.

Mi alzai dalla poltrona scattando verso il caminetto, percorsi quei due metri con un solo balzo, afferrai dal muro il fucile da caccia di nonno Piero che se ne stava da anni in bella vista ad impolverarsi su un apposito supporto, lo imbracciai roteando sul torso di 180 gradi e mi ritrovai faccia alla porta pronto a fare fuoco su Wanda.

Mi ci vollero un paio di secondi per ricordarmi che in quel momento il problema numero uno non era più lei ma i due cosi che mi guardavano con aria sorpresa. La signora sembrava che stesse tentando di dire qualcosa, aveva una piccola fessura al posto della bocca che in quel momento aveva assunto la forma di una piccola lettera “O”, non importava, feci fuoco.

Nonno Piero usava quel fucile quando andava a caccia di cinghiali, la distanza era ravvicinata e la rosa si aprì davanti a me investendo in pieno le due strane creature, vidi chiaramente i pallettoni che aprivano un dedalo di forellini nelle loro tutine da rock-star e capii subito che quelle creature dovevano avere una consistenza molto più debole rispetto ad un normale essere umano, in pratica con un colpo solo li avevo crivellati da parte a parte. Contemporaneamente la forza d’urto dello sparo fece si che venissero sospinti all’indietro di un paio di metri atterrando con un tonfo sul pianerottolo di casa, anche il tonfo fu strano, sembrava come se qualcuno avesse lasciato cadere un sacco pieno di carne macinata.

Come le due creature furono fuori da casa mia la televisione ricominciò a funzionare, mi voltai di scatto e vidi Alì che veniva circondato dai suoi secondi prima, e da una folla intera dopo, lo stavano celebrando, aveva una faccia indimenticabile, un misto tra felicità,tristezza e delirio, la sua bocca era aperta e stava urlando.

Buttai a terra il fucile e mi rimisi seduto fissando in un mutismo rassegnato le celebrazioni del più grande pugile di tutti i tempi.

Wanda era sempre in ginocchio, nella stessa posizione dove era stata negli ultimi dieci secondi, era sporca di un viscoso liquido verde che quegli esseri avevano schizzato fuori quando erano stati investiti dalla nuvola di piombo, non riusciva a parlare, non ci riuscì per quasi un mese e forse è l’unico lato positivo di tutta questa vicenda, stette zitta per trenta giorni buoni buoni.

Io personalmente ero una lapide, fissavo la tv e mi chiedevo il perché di tutto questo, come fosse mai potuta accadere a me una cosa simile, per due/tre secondi fui anche vicino a versare qualche lacrima, mi ero perso il colpo finale del match della mia vita.

Il giorno dopo ho sotterrato i due corpi in giardino sotto il castagno, la volete sapere una cosa buffa? Mentre gettavo quei cadaveri dentro la buca mi sono accorto che all’esemplare più grande ( la signora ) nel cadere era uscito qualcosa fuori dal colletto della tuta, sembrava un ciondolo, sono sceso nella buca a controllare e l’ho preso in mano, era un crocifisso.

Vi rendete conto? Quella creatura portava appeso al collo un crocifisso e ha percorso distanze siderali per venire a rovinarmi la serata, è proprio vero che la stupidità non ha confini.

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16 commenti »

  1. Alì Mohamed in grande Cassius Clay, mi hai riportato alla memoria grandi immagini televisive in bianco e nero…. dinamico coinvolgente il racconto …complimenti…:-).

  2. Il racconto è molto divertente,lo stile mi ricorda quello di Sandrone Dazieri anche se sei un po’ più comico.Inoltre tratti due argomenti che mi appassionano da sempre cioè i malati di tv e la boxe.I primi sono un mio pallino,ne conosco a iosa.Alcuni addirittura hanno la moglie geova(altra categoria che mi diverte tantissimo).Per la boxe poi ho una predilezione particolare,oramai è finita,non ci sono più grandi pugili.
    Comunque il racconto è scritto bene,non so se scrivi meglio le storie brevi o i romanzi,il tempo ce lo dirà…
    Lo so che faccio paragoni assurdi ma ad esempio Durrenmatt e Lucarelli li preferisco nel breve…Simone Guidi non lo so ancora…vedremo.

  3. ciao,mi è piaciuto e mi sono divertita,ha ritmo e un pizzico di cattiveria così umana da essere trattata con ironia, racconti bene,solo la parte finale l’ho dovuta rileggere perchè qualcosa nei tempi mi ha confusa un pò,come se avessi usato un tempo diverso di scrittura,meno scorrevole. La figura della moglie è grande,toglierei le ultime righe di “spiegazione” secondo me superflue, chiudendo con l’immagine del crocifisso,il resto si capisce da sè.
    Se vuoi puoi leggermi.
    ciao :-))))
    francesca giulia

  4. ben scritto e ben pensato, avvincente e per niente logorroico, leverei le ultime tre righe per lasciare spazio alla fantasia….
    Complimenti Simone…un plauso silenzioso per non disturbare…..
    a presto
    Paolo

  5. Carissimo e stimatissimo Simone il racconto mi piace! Espressi il mio parere in proposito tempo fa se ti ricordi.La trama è geniale, sottile cinica ironia a tratti demenziale è la forza di questo racconto.Questa versione se non sbaglio l’hai “rivisitata”, rispetto a quella che leggetti tempo fa.Ad esempio leggendo “alta definizione” mi è apparso nella mente un televisore al plasma invece, del buon vecchio cassettone in B/N …piu in linea con lo lo stile del personaggio 🙂 …cmq enfatizza “l’idea di voglia” di vedere quel benedetto incontro! 🙂 …ora ti saluto, spero di leggerti presto …e di poter avere sottomano (…di nuovo) qualcosa di tuoi in formato cartaceo. 😉

  6. Che dire il racconto è bello, divertente, ironico ma mai banale. Beppe è un personaggio un po’ stereotipato ma affascinante, un cinico che fin dalle prime righe piace ed incuriosisce. Sembra veramente di rivivere il match di boxe più famoso della storia e viene voglia di rivederselo magari su youtube. Aspetto con ansia di leggere qualcos’altro di Simone, magari un nuovo romanzo. Complimenti.

  7. Bellooooooo… Mi è paiciuto molto il tuo racconto… esilarante e vivo nella descrizione… Complimenti ad uno dei miei “giovani” scrittori preferiti… 🙂

  8. Bello, complimenti!

  9. La storia è originale, anche le descrizioni curate rendono le immagini in testa molto nitide.
    Mi piace molto come scrivi….. vai alla grande!.

  10. Complimenti Simone !!! … mi piace molto il tuo racconto …

  11. Caro Simone,
    ho trovato il racconto molto divertente, con un buon ritmo. Mi piace come scrivi, le immagini che usi e mi è piaciuta anche l’idea dell’incontro di boxe…il personaggio della moglie poi è spassoso…l’unica cosa che non mi ha convinto tanto è la surreale situazione finale, che mi pare si risolva troppo in fretta rispetto a tutto il resto lasciando il racconto un po’ squilibrato…
    Comunque bravo, sono contento di aver regalato il tuo romanzo…

  12. Speriamo che gli abitanti dello spazio abbiano raggiunto un grado di consapevolezza più elevato di quello che riusciamo a esprimere con i nostri miti religiosi!…
    Comunque, scorre davvero bene questo soliloquio, mantenendo sempre alta l’attenzione; anche se il modo in cui avviene la comparsa finale degli alieni (in seguito allo schianto della loro astronave) può apparire un po’ forzato, ricordando pure l’abitudine dei testimoni di Geova di presentarsi porta a porta, in realtà si rivela l’associazione d’idee migliore per concludere la storia con quel tipo di finale ad effetto, e risulta tanto imprevedibile da aumentare ulteriormente la suspense.
    In questa fase del racconto, poi, il coinvolgimento è tale da indurre quasi a provare la stessa comica ansia ed esigenza del protagonista di rivedere per intero la conclusione del match.
    Un ottimo, originale e ben costruito racconto.

  13. Molto molto carino e divertente. Mette allegria. Complimenti!
    Non so se DottorGonzo sia una citazione da Paura e Delirio (o Disgusto) a Las Vegas, ma se così fosse, è ancora più divertente e molto azzeccata.
    Se vuoi puoi leggere il mio racconto.
    Azzurra

  14. Ciao Simone, veramente un bel racconto. Le manie della vita di oggi : tv, fanatismi, incomprensioni coniugali raccontate con un’ironia acuta e divertente che li rende “terrificanti” più degli alieni. Complimenti .
    Il mio racconto “Strike” narra di un altro terrificante aspetto della vita, se ti va di leggerlo, aspetto un tuo commento. Annamaria

  15. Mi sono immedesimata nel pensionato: anch’io a volte sono catatonica di fronte allo schermo (il mio però è un vetusto 16:9 da 70 kg); anch’io sbraito frasi tipo idioti, cretini di fronte ai vari chef aggressivi, cafoni di periferie anglosassoni e baggianate del genere (e in questo caso sono la Wanda della situazione per i miei figli); anch’io mi addormento dopo cinque minuti.
    Se non si fosse ancora capito dai miei commenti non mi basta una bella storia, se l’incipit non è accattivante non continuo la lettura e poi il ritmo travolgente, il rispetto di grammatica e sintassi, e bla, bla, bla. Non mi aspettavo la svolta fantascientifica e mi sembra proprio una genialata.
    Mi piacciono le tue metafore: “Alì cominciò a prenderle come se Foreman fosse suo padre” e “… dedalo di forellini nelle loro tutine da rock-star…”
    L’incontro Alì – Foreman me lo ricordo o credo di ricordarmelo, non so se l’ho visto o solo sognato, La mia nonna, che riposi in pace (è morta l’anno scorso a centoquattro anni e mezzo!) li guardava tutti gli incontri di boxe, anche a notte fonda, facendo lunghe trine all’uncinetto. E io stavo con lei.
    Quindi capisco che il match andato perduto e poi inaspettatamente ritrovato possa aver scatenato una reazione contro gli omini verdi vestiti da rock star che interferiscono con l’antenna (forse era il crocifisso di metallo spaziale?)
    Passo alle pecche, e anche qui lo faccio solo perché il racconto è meritevole e potrebbe diventare meritevolissimo, perdonami.
    Concordo con ilpauli nell’eliminare l’ultima frase e finire con crocifisso…
    E poi al pensionato Beppe della media valle lucchese non gli girano i maroni (quelli girano a Maroni, appunto…) lui è un incazzato nero e di conseguenza gli girano i coglioni (o altro epiteto locale che non conosco perché sono di Firenze).
    Complimenti e in culo alla balena.

  16. Grazie Maria Cristina, apprezzo molto il tuo commento e trovarmi la segnalazione nella posta è stata una sorpresa, visto che questo racconto era in lizza nel lontano 2009.
    Se ti sentissi particolarmente ispirata da continuare con il gonzo-style (a proposito, mi chiamo Simone) puoi dare un’occhiata qui e lasciarmi un altro commento:
    http://www.simoneguidi.info/cento-di-questi-giorni-ma-anche-nessuno-va-bene-lo-stesso/

    In ogni caso grazie ancora.
    ciao-ciao

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