“Delusione” di Ugo Mauthe
Categoria: FORUM, Forum di Racconti nella ReteQuesto breve racconto è dedicato a chi non morendo di Corona Virus non rientra nelle statistiche quotidiane. E’ umorismo nero, ma voglio sperare che sia sempre meglio del solo nero.
Non c’è nessuna soddisfazione a morire oggi.
Perché se muori di Corona Virus rientri almeno nelle statistiche quotidiane ma se trapassi per altre cause non ti spetta nemmeno questo. Metti che te ne vai per un infarto. Intanto mentre stai rantolando sul marciapiede nessuno si avvicina temendo che tu sia infetto e quando poi hai finito di morire la delusione continua. Non è questione di grandi luci, musiche dell’altro mondo e diafane ombre che ti vengono incontro, no, non si tratta di questo, più terra terra è che la tua dipartita non raccoglie quel seguito che ti saresti aspettato – o che speravi – e anche se sai che è per cause di forza maggiore be’, ti ruga lo stesso. Prendi il dolore dei superstiti. Non si possono incontrare, non possono abbracciarsi e consolarsi, non possono piangere gli uni sulle spalle degli altri, perché è questo che vuole vedere, anzi, spera di vedere, chi ci lascia. Spera di vedere quant’era importante per chi resta e invece niente e non lo convinci dicendogli che il dolore è dentro, neanche per sogno: il defunto ti risponde che sarebbe stato meglio defungere un paio di mesi fa, quando amici e parenti potevano ancora ritrovarsi sul sagrato della chiesa o nella casa del commiato e piangere e disperdere liberamente nell’aria tutte le loro lacrime e le loro soffiate di naso. Che oggi tutto questo avvenga dentro i cellulari non dà alcuna soddisfazione perché finisce nel mare magnum di messaggi, selfie, mail e chi più ne ha più ne digita. La speranza che la tua dipartita ricomponga affetti litigiosi, reincolli cuori spezzati, ricementi amicizie e parentele incrinate grazie al catartico rito del funerale, ultima occasione terrena che uno ha di fare una buona azione, oggi non sembra avere futuro. Se muori in questi giorni il funerale è in stand by a tempo indeterminato: ti mettono solo soletto, o meglio, solo con altri soli, in qualche ambiente refrigerato come se fossi una Simmenthal, in attesa che passi. E nessuno passerà a trovarti.
Come un pugno nello stomaco… poche bellissime righe che fanno riflettere sulla difficile situazione di questi tristissimi giorni.
“E nessuno passerà a trovarti”… a salutarti per l’ultima volta.
Mai come in queste settimane ci accorgiamo di quanto sia bella e speciale la ‘normalità’… il semplice ‘stare bene’, le piccole cose di ogni giorno… e impagabile la libertà.
Grazie per le belle parole, gentile Gianpaolo, sì, perfino la “normalità” del lutto sembra più accettabile in questi giorni. Vediamo di farcela 🙂
Ugo,
strepitoso.
Inutile aggiungere altro.
Un bisturi appuntito che recide il cuore di chi legge.
Sperando che da lì non sgorghi sangue infetto.
Sei il solito fuoriclasse di sempre, Ugo!
Ciao Lorenzo, ho appena letto il tuo magnifico racconto! Grazie per le belle parole, sei troppo buono 🙂