Premio Racconti nella Rete 2020 “Bastardi si nasce” di Alberto Silva
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Isa
Per tre giorni l’ho aspettato, sempre qui al solito posto, accanto alla solita panchina in piazza Fratelli Pontecorvo da dove si vede l’isola d’Elba, la Capraia e anche la Corsica quando il cielo è limpido.
Non ha mai tardato ai nostri appuntamenti quotidiani e questo mi inquieta ma non ho nessun modo di rintracciarlo, contattarlo. Tris, il mio amore, è sempre stato così sfuggente, misterioso e io non ho mai chiesto nulla della sua vita. Il suo sguardo è così dolce e magnetico, ammaliatore, che non posso fare a meno di amarlo incondizionatamente.
Sarà di nuovo fuori per lavoro, impegnato in una delle sue missioni delle quali non è mai stato possibile sapere nulla. Forse è vero quel che mi ha detto quel ciccione di Fred, il mio ex: l’hanno rapito! Lui asserisce di averlo visto tre giorni fa mentre tentava di divincolarsi, trattenuto da due brutti ceffi che lo hanno infilato di forza nel bagagliaio di un grosso furgone che è partito a tutta velocità sgommando. Non so se fidarmi: il vecchio Fred riprova ostinatamente a riallacciare la relazione con me e mi racconta senz’altro un sacco di balle per allontanarmi dal mio amore. Mi ha detto “Isa, lascia perdere: Tris conduce una vita depravata, sniffa senza ritegno ed è uno sciupa femmine di prima categoria. Non farti illusioni: è felicemente sposato ed ha quattro figli”, ma io non ci posso credere, non ci voglio credere!
Forse l’hanno davvero rapito. Ma chi è stato! I dubbi affollano la mia mente! Se quel che dice Fred è vero è possibile che lo facciano fuori per un regolamento di conti di qualche cartello della droga locale o per questioni di cuore: forse ha fatto innamorare la femmina di qualche pericoloso boss del quartiere del Porto o di Bocca d’Arno. Per questo mi sono rivolta a Danny de Beer, un detective professionista, un vero segugio, per indagare sul probabile rapimento e scavare sulla vita del mio amore alla ricerca di qualche verità.
Fred ha riferito che l’aggressione è avvenuta all’angolo tra via Morioni e piazza Gorgona, vicino alla stazione dei Carabinieri, verso le tre di notte. Il detective Danny ha trovato in quella zona tracce di pneumatici lasciate da un mezzo di rilevante peso, senz’altro un furgone di grossa stazza che è partito all’improvviso lasciando segni inequivocabili sull’asfalto e questo collima con quanto riferito da Fred.
Dove sei Tris, amore mio! Danny de Beer scavando nella tua vita mi ha detto che hai avuto un’infanzia difficile, senza una famiglia stabile, una vita passata in strada, un po’ violenta e forse hai avuto rapporti con “sniffatori” al punto da trovarti coinvolto nei mercati illegali. Poi non ha trovato niente altro di utile, come se ad un certo punto fossi svanito nel nulla. Dove ti trovi adesso, dammi un segno brutto bastardo che mi hai fatto innamorare perdutamente!
Tris
Il rumore è assordante in quest’abitacolo buio nel quale sono segregato da tre giorni: questo furgone ha gli ammortizzatori scarichi e le buche della strada fanno sbalzare il mio corpo da un punto all’altro del limitato spazio vitale in cui mi trovo. Grazie al mio carattere ed agli anni di addestramento tengo la situazione sotto controllo: il mio capo mi ha insegnato bene a controllare le emozioni, a non lasciarmi scoraggiare dalle difficoltà, a fidarmi ciecamente del mio istinto e affrontare con successo qualsiasi difficoltà o imprevisto.
Ho forgiato il mio carattere con le esperienze più dure e devastanti ed ho saputo rinunciare alle comodità ed alle tentazioni di una vita tranquilla, un lavoro sicuro, una compagna, un focolare domestico, amici cari, figli, lunghe passeggiate in campagna: ma in realtà non sono fatto per quel genere di vita “normale”, me ne sono reso conto molto presto. Da adolescente fuggivo, di nascosto ai miei genitori, per avventurarmi lungo sentieri sconosciuti e pericolosi, alla ricerca di luoghi oscuri ai margini della città, quartieri malfamati ma che percepivo “vitali” e degni di essere visitati e vissuti, respirati a pieni polmoni. Era qui che passavo la maggior parte del mio tempo: volevo conoscere, confrontarmi, formarmi sulla strada perché c’è solo la strada su cui puoi contare. La strada è l’unica salvezza!
Fui notato e segnalato all’organizzazione e reclutato precocemente, ancora prima di raggiungere l’età adatta al distacco dalla famiglia di origine: per mia madre fu un vero dramma ma le sue lacrime non ostacolarono la mia determinazione. Quel bastardo del mio vecchio invece mi fece l’occhiolino e sembrò felice della mia nuova carriera, che avrebbe portato lustro anche alla famiglia.
Ho imparato a mie spese a portare a termine le mie innumerevoli missioni senza interferenze esterne. So resistere alle torture, alla fame, alla sete, al fascino delle tante “bellezze”, ammalianti sirene che ho incontrato e che avrebbero potuto ostacolare il mio lavoro, distrarmi rovinosamente dall’obiettivo. Si, sono sempre stato un gran bastardo come diceva sempre il mio istruttore, ma ho sempre dato la priorità alle missioni speciali che mi sono state affidate; sono fatto così.
Qualche vizio si, diciamo che amo il sesso femminile ma mi piace molto sniffare e non ne faccio mistero, ma questo fa parte del mio personaggio, della mia essenza più profonda.
Il mezzo ha rallentato la corsa e sento dagli odori che ci troviamo in un ambiente naturale, umido e fresco, forse un bosco di farnie. Il rumore inconfondibile delle ghiande che sgusciano sotto alle ruote del furgone e lo squittire degli scoiattoli mi dicono che siamo fuori città, lontani da sguardi indiscreti e da testimoni: lo stridio dei freni si mescola al rumore della carrozzeria del mezzo nel cui vano bagagli sono prigioniero. Adesso che siamo fermi sento solo il rumore del cuore che pulsa dentro alle mie orecchie sensibili, con battiti sempre più veloci! I muscoli ben allenati del mio corpo si stanno preparando ad esplodere, a dare il meglio di sé stessi al momento in cui qualcuno aprirà il bagagliaio: al momento giusto balzerò fuori dalla mia prigione in poche frazioni di secondo, all’improvviso, come una furia, come un ciclone devastante, come un’arma letale!
In questo preciso momento sto pensando a lei, a quella gran femmina di Isa che da almeno tre giorni mi sta aspettando vicino alla panchina della piazza sul mare, ma quando sono in missione non ho tempo di adagiarmi sui ricordi, non me lo posso permettere, mi confonde la mente. Percepisco il movimento della mano che dall’esterno sta per aprire il portello mentre sento il fulmineo dilatarsi delle mie pupille per l’eccesso di adrenalina, il sangue che pompa ossigeno nei miei muscoli possenti.
All’improvviso vedo la luce ed è allora che schizzo fuori come un animale selvaggio ed inizio a correre come un pazzo. Ho già nelle papille olfattive, forte e chiaro, il profumo penetrante del Tuber magnatum, l’oggetto della mia missione, che si trova ad una distanza probabile che stimo attorno ai settecentocinquanta metri, alla fine del sentiero, accanto al cespuglio di rosmarino ad una profondità di circa ventiquattro centimetri.
Non ho niente a che vedere con quel Labrador grasso e invidioso di Fred né con quello spilungone supponente di Danny de Beer, segugio Italiano. Io sono piccolo, magro, scattante, figlio di genitori altamente meticci. Sono un bastardo di gran razza, con certezza il miglior cane da tartufi della città!
Prima il dovere e poi il piacere! Chi lo avrebbe detto, sembrava in effetti uno sporco bastardo egoista e senza scrupoli. Complimenti Alberto, quando si scrive non solo con ironia e attenzione, ma anche divertendosi, si vede.
Grazie Marco, la vita è un’esperienza complicata anche per i bastardi
Bravo, molto divertente. Devo dire che mi hai spiazzato, non avevo minimamente intuito la verità. Complimenti.
Dai! fantastico racconto! Mi piace, affascina e cattura fino alla fine. BRAVO
Molte grazie Pasqualina e Marina. Sotto al cespuglio di rosmarino ci possono essere sorprese.
Sì, agile e divertente, veramente di razza!
Molto carino, incalzante. bello.
Ciao, racconto divertente. Ci sono gli indizi ben camuffati. Complimenti.
Wow! Un bel tuffo con avvitamento… Molto interessante questa storia umano-canina o meglio canino-umana. Mi è piaciuta l’impostazione che fa vivere i personaggi attraverso i loro pensieri, mi ha stupito il finale così inatteso. Complimenti.
Grazie Gianna, Eva, Giuseppe e Monica. I tartufi sono una tentazione, uno stile di vita , una filosofia ma penalizzano altri aspetti dell’esistenza, come fossimo in una situazione epidemica dove non sono ammessi contatti di prossimità. Grazie