Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Le bare mentali” di Alessandro Lupi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

L’uomo morto si raddrizzò e guardò Elena con l’intensità delle sue orbite vuote.

La ragazza deglutì pesantemente: «Ecco che ci risiamo…»

«Ben trovata, mia diletta! Dove eravamo rimasti? Ah, sì! Ti stavo spiegando perché anche il test d’ammissione non potrà che andar male. Vedi, la realtà è che lo studio non basta mai: credimi, io abito nel tuo cervello e ti posso garantire che ci sono un sacco di fori, fenditure e spifferi. Le informazioni scivolano via e tu hai sempre troppo poco tempo.»

«Stavolta è diverso: mi sono già preparata e non solo per l’esame.»

L’uomo morto si mise il cilindro e si diede una spolverata alla spalla, quindi girò la testa di almeno centottanta gradi prima di riassumere una posa naturale.

«Questa mi giunge veramente nuova: sembra che tu abbia qualcosa di diverso…» commentò scrutandola e grattandosi una verruca dalla pelle verdastra, «non avrai mica acquisito quella cosa frivola e illusoria che chiamate autostima? Mi deludi parecchio, piccola mia.»

«Non è proprio questo» replicò Elena col cuore in gola, mentre si avvicinava passo dopo passo verso la bara. «Sto solo adottando un approccio diverso, ma per spiegartelo mi ci vuole ancora qualche minuto.»

«Sono tutto orecchi!» esclamò l’uomo morto mettendosi comodo nel feretro, «a proposito, ti dispiace se chiamo anche gli altri per l’occasione?»

Repentinamente il cadavere fece guizzare il bastone da passaggio sulle altre due bare poste ai lati della sua che, come d’incanto, si aprirono con un sinistro cigolio.

Altri due morti si destarono: erano il cadavere di una donna obesa vestita di tulle giallo e i resti di un vecchio decrepito.

La donna morta parlò con un tono da soprano: «buon pomeriggio, carina! La tua mente oggi è parecchio affollata! Per poco non ho mandato al tappeto il vecchio Geremia urtandolo, ma non stare in pena: noi qui troviamo sempre il nostro posto! Sei tu che probabilmente non farai lo stesso nel mondo: pensa a come il tuo bel Riccardo ha lanciato un’occhiata ad Alice stamattina! E’ mia opinione che la vostra storia non reggerà ancora a lungo, povera piccina!» commentò sardonica.

Poi prese la parola il cadavere del vecchio, il quale al pronunciare di ogni parola emetteva diversi cigolii, come quelli di una porta di rovere antico: «come va con la salute, cara? E quella dei tuoi genitori? Tua madre mi è sembrata un po’ sciupata: è possibile che siamo ormai giunti alla fase di declino della sua malattia? Che farai adesso?»

Con le lacrime agli occhi, Elena fece un altro passo verso le bare.

«Continuerò a vivere e a godere di ogni attimo con lei. Tutto parte da qui, dal vivere il presente e dall’osservazione della realtà. E’ quella il vostro nemico: voi esistete finché le persone credono a quel che voi sussurrate tutto il tempo all’interno delle loro menti, ma se si esce da qui e si abbraccia la vita, allora ogni singola bugia che raccontate viene smentita.»

Esibì un martello nella mano sinistra e quattro grossi chiodi nella destra, quindi si diresse verso la donna morta: «non ho paura di perdere Riccardo perché so che in questo momento della nostra vita entrambi ci amiamo. Questo non mi fa illudere che sarà per forza l’uomo della mia vita, ma di certo non mi rovinerò il tempo che ho con lui!»

Prima che il cadavere potesse replicare, la ragazza chiuse con forza la bara spingendolo all’interno e sigillò il coperchio con i chiodi.

Subito dopo andò dal vecchio: «ti ho già in parte risposto, ma voglio essere più precisa: so che la malattia può essere ereditaria, eppure scelgo di essere grata della mia salute attuale e di avere una madre che ancora sta bene. Non so quanto durerà, prima o poi finirò anch’io in una bara. Quindi tanto vale non rinchiudercisi prima del tempo. Questo però non vale per te!»

Il secondo feretro fu sigillato senza troppe proteste.

Il primo uomo morto era senz’altro quello più subdolo e agguerrito, con tono mellifluo si rivolse a Elena: «siamo in tanti e abitiamo in tutte le teste. Investiamo sulla scarsità delle risorse e sulla paura, sull’istinto di sopravvivenza e sull’incapacità di aprirsi ai grandi sogni. Anche se ora ti liberi di noi, che farai quando altri pensieri morti ci sostituiranno, venendo ad affollare il tuo cervello, occupando altre bare mentali?»

Elena estrasse gli ultimi chiodi e rispose serena: «tornerò a fare un viaggio quaggiù, a controllare che nessuna paranoia mi impedisca di vedere la realtà. Voi e l’esperienza tangibile non andate di pari passo e l’unica cosa da fare quando diventate troppi è quella di impedire che la mente diventi un cimitero. Quando avrò finito con voi me ne andrò in giro leggera, ricordando a me stessa che la vita finisce ancor prima di iniziare se la percezione che abbiamo di essa è condizionata da spettri come voi.»

Anche l’ultima bara mentale fu sigillata e nella mente di Elena regnava il silenzio.

Aprì gli occhi e ammirò la luce del sole, mentre i tre feretri affondavano sempre più nell’oblio.

«Ecco! Adesso posso studiare!»

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6 commenti »

  1. Mi è piaciuto. Lettura sfiziosa e che fa riflettere.

  2. Grazie, Giuseppe. Un cordiale saluto!

  3. Bel racconto. Raffigura perfettamente il torciglio dei pensieri e del loro condizionamento. Mi verrebbe di chiedere ad Elena, il suo martello.
    Complimenti e auguri per il concorso.

  4. Il titolo mi ha convinto subito alla lettura, che si è rivelata piacevole, immediata nel significato e nella visione dei personaggi. L’immagine delle bare (che si collega subito alle “pare” giovanili) mi è piaciuta tanto! Complimenti!

  5. Grazie di cuore a Barbara e Marina!
    Lo spunto l’ho preso proprio dai più giovani: pare abbiano coniato l’espressione “bare mentali” trasfigurando in modo lugubre le già ben note “pare”.
    Da amante di Tim Burton non potevo non scherzarci sopra!

  6. Bello, mi è piaciuto molto. Solo un puntiglio: i personaggi dovrebbero iniziare a parlare sempre con la maiuscola, o sbaglio?

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