Premio Racconti per Corti 2020 “La garmugia” di Marina Berta
Categoria: Premio Racconti per Corti 2020Gemma ha il fiatone dopo aver percorso a piedi il tragitto da casa sua fino al civico n. 5 di Via Santa Zita. La porta d’ingresso la accoglie con un cigolìo mentre all’interno trova un ragazzo seduto, intento a giocare con il suo smartphone.
GEMMA: Chi è l’ultimo?
RAGAZZO: (guardandola perplesso) Io, ci sono solo io.
GEMMA: Meno male, così mi sbrigo presto e poi vado al mercato per comprare le cipolline novelle, gli asparagi e le fave fresche per la mia garmugia.
GEMMA: (rivolta al ragazzo) A te piace la garmugia?
RAGAZZO: E che è?
GEMMA: E’ una zuppa speciale con tante verdure che fanno bene.
RAGAZZO: Naaa, a me le verdure non piacciono.
GEMMA: Se tu provassi la mia garmugia, cambieresti idea, quella che cucino io fa resuscitare i morti. Mio marito ne è ghiotto.
RAGAZZO: Io invece sono ghiotto di pizza.
GEMMA: Quando cucino la mia zuppa, comincio con un soffritto di cipolle tagliate sottili che fanno venire l’acquolina, ne mangio sempre qualcuna prima di metterle in pentola e il brodo lo preparo con le bucce dei piselli e i gambi degli asparagi. È una ricetta di mia madre, la cucinava quando era al servizio della Marchesa.
All’improvviso si sente la suoneria di un cellulare provenire dalla borsa della signora.
RAGAZZO: Signora, le suona il cellulare.
GEMMA: Eh?
RAGAZZO: Il cellulare, il telefono! Nella borsa.
GEMMA: Ah, quello! E’ una fissa di mia figlia che vuole che io lo porti sempre con me.
GEMMA (al telefono): Pronto? Ciao cara…no, non ti agitare…sì, sono dal dottore come mi hai raccomandato…se non mi credi, ti passo il ragazzo che c’è in sala d’attesa con me.
GEMMA: (rivolta al ragazzo) Dillo tu a mia figlia che sono qui (e passa il telefono al ragazzo).
RAGAZZO (al telefono) Pronto. Buongiorno…sua madre si trova qui con me…siamo nella lavanderia a gettone in via Santa Zita al numero 5…sì, proprio quella con la grata di ferro battuto …sì, le dico di aspettarla.
RAGAZZO (rivolto a Gemma): Sua figlia arriva subito, ha detto di non muoversi.
GEMMA: La solita ansiosa! Ha un diavolo per capello in questi giorni perché deve discutere la tesi di laurea.
(cala il silenzio mentre Gemma si guarda intorno e il ragazzo riprende a giocare con lo smarthphone)
GEMMA: Speriamo non ci sia troppo da aspettare, devo andare al mercato a comprare le cipolline novelle, gli asparagi e le fave fresche per la mia garmugia. A te piace la garmugia?
RAGAZZO: No, gliel’ho già detto che io adoro la pizza.
GEMMA: Ma non sai che le verdure fanno bene?
Finalmente arriva la figlia
FIGLIA: Mamma, eccoti qui! Quando sono arrivata dal cardiologo della casa di cura Santa Zita e non ti ho trovato, mi sono preoccupata. Quando uscivi da casa, dovevi girare l’angolo e arrivare in fondo alla via come ti avevo fatto vedere ieri. Ora vieni, ti accompagno io.
Con uno sguardo confuso, Gemma si alza per seguire la figlia.
FIGLIA (rivolta al ragazzo): La ringrazio per le indicazioni che mi ha fornito.
RAGAZZO: Prego, si figuri.
RAGAZZO: Ah, in bocca al lupo per la tesi, sua madre mi ha detto che la discuterà a breve.
FIGLIA: Io mi sono laureata quindici anni fa. Mia madre purtroppo fatica a ricordare, da quando è rimasta vedova, il tempo si è fermato per lei.
Madre e figlia escono.
Rimasto solo il ragazzo pensa fra sé: “Ma allora, la garmugia?”
Stasera provo a fare sta’ gramugia, visto che mi è piaciuto tanto questo ‘corto ‘, e considerata anche la mia età da rimbambimento totale : penso mi verrà, proprio bene, e me la voglio pappare tutta tutta, e guai a chi me la porta via!
Un piatto molto interessante e un corto altrettanto gustoso con dialoghi azzeccatissimi. Per me due belle scoperte in agrodolce da servire a Lucca!
Divertente e reale, per la mia esperienza. Garmugia per tutti.
Buon appetito Laura Florio!
Grazie a Marco Floridia e Giuseppe Fabrizio Ernesto Coco per aver apprezzato il mio corto
Oggi ho imparato una parola nuova, garmugia, ho scoperto che è una ricetta antica. Grazie. La storia è davvero bella e suscita tenerezza, mi è piaciuta molto.
Molto simpatico questo corto. “Ma allora, la garmugia?” Ci possiamo fidare di Gemma?
Grazie Pasqualina Moro e grazie Graziella Ravera.
.. io mi fido di Gemma…
Il passaggio dove il ragazzo dice di essere nella lavanderia a gettone è bellissimo, la chiave di volta (e di svolta)! Simpatico e tenero, molto equilibrato.
Grazie Cinzia Montagna. Volevo trovare un luogo particolare dove generazioni distanti possono incontrarsi e mi pare di averlo individuato .
Mannaggia, si fanno i complimenti in privato e poi ci si scorda di venire a commentare in rete! Eccomi qua a rimediare: piacevolissimo, interessante, per chi come me ignorava questa ricetta lucchese! E poi, soprattutto, facile da visualizzare come corto, per cui… Gli ingredienti ci sono tutti, direi proprio ricetta vincente. In bocca al lupo Marina!
Grazie Silvia Schiavo, il tuo commento positivo so che mi porterà bene. ????
Ciao Marina, non sono un’esperta di racconti per corti (non sono un’esperta in generale!). Volevo dirti che mi è piaciuto molto il tema che hai affrontato e come lo hai sviluppato, soprattutto in due passaggi (quello in cui scopriamo di essere in una lavanderia, e quello in cui la donna comincia a ripetere il già detto). Se posso permettermi credo che manchi soltanto di un pochino di “movimento di camera”, nel senso che potresti far vedere meglio secondo me cosa c’è intorno e come si muovono i personaggi rispetto all’ambiente. Ma è solo il parere di una che non ha mai scritto un corto! Brava comunque. In bocca al lupo!
Comunque volevo aggiungere che questo suo essere ancorata al passato, la ripetitività di quello che dice, e soprattutto il dettaglio con cui riesce a descrivere gli ingredienti raffrontato al vuoto con cui non riconosce il presente, centrano. Brava.
Grazie Valentina De Luca per l’attenta analisi del mio Corto. Convengo con te che manchi “movimento di camera”, in effetti pensavo di affidare al ragazzo delle battute in cui lui cercava di aiutare Gemma a rendersi conto del luogo in cui erano, ma ero vincolata dalla lunghezza massima consigliata di 3500 caratteri. ..
Ciao Marina, hai ragione, i caratteri sono pochi. Per una prossima volta potresti provare secondo me, senza necessariamente lasciare il compito al dialogo, ad inserire dei rumori, tra una battuta e l’altra, servendoti di poche parole. (es. “Il tintinnio di un gettone risuona nell’aria”; oppure “Il soffio prepotente di un’asciugatrice copre la voce della donna”.) O magari con elementi sensoriali che riportino al classico odore di panni bagnati… Sono solo idee buttate lì! Ti abbraccio e… a questo punto proverò a cucinarla anche io, questa garmugia! 🙂
Ti ringrazio Valentina per i suggerimenti. Ti confesso che è la prima volta che mi cimento in un Corto, la prossima volta mi applichero’ di più.
Mi piace Marina,
e mi piacciono anche le verdure. Forse come dice Valentina potevi aggiungere qualcosa in più: la prossima volta niente “corti”, meglio lo “slow food” che il “fast food” così puoi caricare meglio la storia e far fare dialoghi più lunghi ai personaggi. Complimenti comunque
Grazie Alberto Silva.
Direi che, vista la richiesta unanime, provvederò a scrivere un sequel di questo Corto per…allungarlo.
Molto tenero questo “corto” che ahimè ha poco di irreale. Purtroppo sono tante le persone che si trovano loro malgrado a convivere e gestire situazioni del genere. Figli che si trovano nella condizione di essere genitori dei loro genitori. E finché ci sono figlie premurose come quella che descrivi tu…va tutto bene.
Avrei continuato a leggere ancora, quella garmugia ha ancora qualche sapore da scoprire. Un abbraccio.
Grazie Monica Menzogni, mi fa piacere ti sia piaciuto il mio Corto che vuole appunto trattare con serenità un argomento delicato.
Un abbraccio anche da parte mia.
Complimenti Marina! Un modo molto delicato di affrontare un tema piuttosto difficile. Brava!
Grazie Elisa Mariotti, in effetti ho cercato di essere molto cauta per non “offendere” chi convive quotidianamente con queste situazioni
Tenero,sensibile e reale.
Leggendo il tuo Corto ho provato la sensazione di sentirmi un invisibile spettatrice, all’interno della lavanderia, desiderosa di correre in aiuto a Gemma, stringendomi a lei in un forte abbraccio, tanta è stata la tenerezza che mi ha trasmesso.
Aspetto la ricetta completa.
Bravissima.
Grazie Barbara, sono contenta di essere riuscita a trasmetterti questa sensazione e a coonvolgerti.
Ciao Marina, veramente un bel corto! Con leggerezza riesci a descrivere una realtà dura con la quale molti sono costretti a misurarsi e, seppure duro il tema che affronti, lo fai con assoluta delicatezza e con quel pizzico di ironia, tanto che la tua storia riesce a strappare anche un sorriso. Bravissima!
Grazie Maria Sordino.
La signora Gemma è talmente convincente che devo assolutamente imparare a cucinare questa zuppina! Brava!
Grazie Michela Mannoia. “Primavera”, “antico” e “nobiltà” sono i termini che meglio definiscono la Garmugia che è un antico piatto unico che compariva in primavera sulle tavole dei nobili lucchesi.
Cara Marina, Garmugia fa fare tante fantasie…come la cucinerei, e se fosse poi tutto un sogno? magari anche la signora e la figlia …magari era solo un cellulare che squillava…tutto è sospeso … e mi piace… non sapere cosa accade davvero, brava.
Grazie Diana Salvadori del commento. Sono contenta di aver dato la possibilità a chi legge di fantasticare un pò.
“… Ma allora, la garmugia?” si chiede il Ragazzo alla fine del corto di Marina. Attirata da un titolo così particolare, ho letto d’un fiato, e giunta alla conclusione mi do questa risposta: è il piatto il trait d’union della narrazione, non a caso dà il titolo al racconto. Nell’ansia di trovare al mercato gli ingredienti per la ricetta si rinnova una premura per il marito rimpianto, la cui perdita ha innescato il precipitare del senso critico di Gemma. Azzeccatissimo il passaggio della telefonata con la figlia, del telefono passato di mano, della conversazione che riparte con un loop da disco rotto, c’è molto show don’t tell… Ma il passaggio che a me è piaciuto di più, che mi ha segnato di questo racconto, è “… quella che cucino io fa resuscitare i morti. Mio marito ne è ghiotto”. Arrivati alla fine della narrazione, viene il serio dubbio che Gemma sia lì in bilico in quella zona grigia tra realtà e illusione, l’illusione che nel gesto “psicomagico” del preparare il piatto preferito dal marito lui possa anche tornare per gustarselo.
Grazie Patrizia Birtolo, mi sono venuti i brividi per l’emozione a leggere il tuo commento perché hai saputo interpretare tutto ciò che volevo trasmettere, anche dove le mie parole non sono arrivate!
Mi è piaciuto e aggiungo volentieri anche i miei complimenti.
Che il dio della garmugia ti accompagni lungo la grande prateria dei Racconti nella rete. Augh.
Augh grande Leonardo. Grazie
Complimenti Marina e in bocca al lupo, un colorato ritaglio di vita quotidiana!