Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Chiusa in un cuore” di Sabrina Brioli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020


La vidi di nuovo attraverso la finestra, ferma alla solita parete verticale di un muro, e compresi solo dopo molto tempo, cio’ che le stava realmente accadendo. Era una ragazza sui 23 anni, una creatura incantevole, di una bellezza innocente ed esotica, i suoi occhi avevano quella purezza d’intenzione che raramente esiste. Quasi a dimostrare la sua lealta’ di ogni giorno, se ne stava spesso come una pila scarica, sul ciglio della strada alla stessa ora, in attesa di qualcuno che la passasse a prendere. Adattata alla circostanza, si intuiva che era preda dell’ imbarazzo e dell’impazienza, perche’ colui che aspettava era un ritardatario cronico e circolavano voci che fosse pure sposato e incostante.

Posto fosse vero, quantomeno non ci si poteva fidare di questa sua poco discreta puntualita’, e a volte delusa dall’attesa, se ne tornava a casa sconsolata, dinnanzi a quella realta’ diversa, sperata. Valutando i ritardi, l’ingeniuta’ di quella relazione, mi appariva specificatamente come una scortesia diretta nei suoi confronti, quasi lei per lui, fosse solo un gioco. Era evidente che la ragazza cercasse amore, una qualsiasi forma d’amore. Viveva in una famiglia arcaica che su di lei aveva il controllo assoluto e lo dimostrava il suo sguardo sofferente, sembrava che i suoi occhi avessero due ali per potersene scappare via, per guardare quello che da casa sua non poteva ammirare. Scappare da quella situazione di statica infelicita’, dove il tempo sembrava fermo e muto, in una casa per meta’ adibita a stalla, isolata e un po’ aldisopra del paese. La sua casa non godeva di comodita’, e nonostante fosse inserita in una tavolozza cromatica nel verde dei boschi, pur essendo vicinissima al centro storico, era isolata da tutto. Si sentivano provenire solo strepiti da quella casa, gli strepiti di un contadino incazzato, che bestemmiava in modo pesante perche’ la motozappa perdeva benzina o perche’ doveva occuparsi delle culture e del bestiame.

Capace di arrabbiarsi fortemente per ogni cosa, figli numerosi compresi. Sei figli, adoperati perlopiu’ a svolgere i loro lavori senza lamentarsi. Soggiogati dai loro genitori dai modi rozzi goffi e villani, in grado di esercitare forza sul loro destino, con nessun’ altra motivazione se non quella di lavorare. Vivendo in queste condizioni, non c’e nulla di sbagliato nel desiderare amore, e’ perfettamente ragionevole quando una famiglia anziche’ spronarti ad esprimere la tua personalita’ ti tarpa le ali ingabbiandoti in una mentalita’ da medioevo, dove concepire la visione del mondo, si credeva il creato fosse voluto da Dio, immutato senza nessuna trasformazione. Quando hai soltanto questa opzione sopporti anche i ritardi di un uomo . Chiariti questi aspetti si puo’ comprendere come fosse la sua vita. Cio’ nonostante non smettevo di osservarla dalla finestra, malgrado tutto di lei esprimesse dolcezza, era triste. Triste per via dei maltrattamenti subiti in famiglia, per via di questo amore dai contorni poco corrisposti. Addolorata per via di un paese compatto e nemico verso questa relazione ritenuta illecita, fatta senza l’approvazione di una loro morale bigotta, dove di diritto, rivelavano il gusto nel reprimerla, attraverso l’abuso esteso dell’offesa. E cosi’ quell’innocente creatura, trattata come una passeggera della vita senza biglietto, fu condannata all’infamia da tutta la popolazione senza nessuna clemenza, per via di quell’ amore che appariva ai loro occhi sospetto. Fini’ per vivere come una monachella, la sua identita’ era diventata un pallido riflesso, senza nessun vuoto per nessuno da colmare, e la si vedeva in giro sempre meno, con lo sguardo assente di chi ha troppo subito, torti, malintesi e circostanze inventate, dalla rete di controllo delle comari, che per loro natura avevano coltivato le qualita’ piu ‘psicopatiche, e dovevano dare nuova linfa ai suoi patimenti, gettando fango sulla sua sorte.

Cosicche’ cominciarono a circolare voci sempre piu’ seriali su di lei, e nell’imbarazzo, senza conferme certe che il ritardatario fosse sposato, anche la sua famiglia gli remo’ contro. Mise al primo posto i dettami della comunita’ senza farsi nessun scrupolo nel proteggere la figlia. La vita stessa della figlia non era da considerarsi del tutto sua, ma falsata dal fanatismo martellante della comunita’ , che al pari di un simulacro di verginita’ esibiva le vite integgerime degli altri, quasi fossero medaglie affisse ai loro corpetti. Premiazioni di vite coniate nell’infelicita’. Pronte per l’appuntamento galante con l’aldila’ e impacchettate in forzature per nulla naturali al pari di nastri adesivi da imballaggio, usate per legarti e non farti urlare. Sempre piu’ depressa e sulla bocca di tutti, la sua vita comicio’ presto a diventare una via crucis, eretta, con l’intuizione degli spiriti grandi delle pettegole. E’ evidente che essa stessa fini’ per straniarsi, e ritenere orribile la vita servita cosi’ come se non fosse sua. Eppure lei desiderava solo amore, e voleva riuscire a trovare un canale per cui sollevarsi. Riscattarsi non dietro ad una discussione, un malinteso, una sofferenza, ma in una configurazione d’amore che era li per dire, che e’ sempre un legame d’affetto ed unione a far crescere la persona, non un editto, una configurazione sociale. Dentro noi tutti , continuiamo ad essere persone che apprezzano un abbraccio, uno sguardo, un gesto, ed e’ l’unione che riusciamo a stabilire con la parte piu’ intima di noi, ma e’ come se la comunita’ ponesse l’amore in modo frammentato in piu’ dimensioni aldifuori della nostra soggettiva persona. In fondo lei desiderava solo capire come ogni persona, poteva affrontare a proprio modo questo amore.

Privata da questo suo diritto, la considerazione dell’amore per lei non fu piu’ la stessa, quella di sempre, quella che entusiasmava una vita da prendere a morsi. Per cui a poco a poco fini’ col mettere da parte quello che fino a poco tempo fa per lei rappresentava un sogno. Che fine aveva fatto la sua voglia d’amore? Pareva nascosta in un angolo e smarrita, aveva perso ogni sentore di prepotenza, perche’ questo spirito ribelle che e’ l’amore era stato privato di intimita’, la sua primordiale formula di passione. Di colpo l’amore per lei non fu piu’ lo stesso, e nessuno e’ preparato ad una tale perdita di legge di vita. Tutti, compreso lei, dobbiamo darci tempo per affrontare questa nuova situazione e senza rancori. Regredita ad una forma adolescente che sembrava voler sfuggire alle regole, si chiuse nel guscio di casa sua. Si sentiva profuga e priva di vigore senza un amore, una perdita che le aveva allentato ogni vincolo alla vita. La sua formulazione originaria nei confronti della vita stessa non era piu’ la medesima, senza affetto, considerato dalla comunita’ atto meritorio, che si da in pasto solo ai giusti. Lei che aveva sempre condotto una vita semplice, metodica, piu’ sfortunata di altri, da non permettersi nessun lusso tranne che vivere quell’amore non era stata perdonata per questa sua scelta. Viveva in una condizione di mobbizzata, e le terroriste del chiacchericcio, sembravano fingere di non capire che lei stesse soffrendo. L’ignoranza di questa gente e la tradizione muoveva i loro intenti e istinti nel tentativo di distruggerla. Pure la madre creo’ menzogne a suo sfavore infinite finacche’ lei tento’ il suicidio e fu salvata in extremis e messa sotto psicofarmaci. Povera creatura, cosi’ bella e cosi’ maliziosamente dolce, non potevo tollerare le avessero fatto un torto simile. Un intero paese era colpevole di averle sfilato la vita da sotto gli occhi. E lei se l’era lasciata sfilare da chi si era inventato tutto, di gusto e di sana pianta. A distanza di anni rividi di nuovo quella dolcissima creatura, diventata ormai donna matura, appesentita dagli anni, col passo lento e stanco, nel paludame dei suoi giorni, non viveva piu’ nella stalla a ridosso dei boschi, i suoi genitori erano morti e quello che era rimasto di lei erano solo rimpianti, ed il danno permanente alla sua dignita’ che si poteva osservare anche senza l’uso di un occhiale.

Era l evidente immagine di una donna distrutta con una cicatrice sempre fresca pronta a rilasciare solo rancore e diffidenza. Una donna che non sente, e non sa piu’ di niente, piegata dall’imbecillita’ della gente, che riesce a vedere il peccato dove non esiste. Cosa ci sara’ di imperdonabile in un peccato, se solo quello rappresentava un’ ancora di salvezza nella sua triste vita? Incurante dei suoi bisogni, mentre cercava di ripristinare il suo equilibrio interno da quella sconfitta, da quel compromesso suo d’amore, appariva come una zona colpita dal terremoto, marchiata a vita. E se e’ vero che Dio vive nel profondo di ogni cuore, il peccato e’ solo un problema formale, ma non e’ affatto complice dell’odio della gente, che nel suo caso aveva reso la vita una detenzione . Una gabbia che ti fa guardare il futuro con disprezzo, perche’ ligio alla severita’ eccessiva e alla durezza. Un disprezzo feroce che non vogliamo piu’ riconoscere, perche’ non coerente con la contemporaneita’ dell’amore e della tolleranza dei nostri tempi. E’ difficile da credere, ma i bassi istinti che muovono l’animo umano, si agitavano in loro, solo all’apparenza umani, in realta’ era una comunita’ di automi, che mettevano in atto una pulsione automatica che mira a soddisfare il proprio bisogno di odio, su schemi appresi. Per cui per propensione, seminavano imposture su chiunque, per il desiderio di uccidere non importa chi, senza un chiaro scopo, quadro molto simile al comportamento innato di una belva feroce.

Erano come posseduti dalla grande forza del male che doveva incanalarsi da qualche parte, una fonte di energia distruttiva, in cui riconoscevano solo se stessi, il loro linguaggio, il loro modo di comunicare, i loro bisogni come forma e pulsioni, questo era l’unico meccanismo di vita sociale che avevano appreso.
Nemmeno si accorgevano d’ essere demoni attraversati dal dominio e dall’odio. E di questa loro ignorante messa in scena, cioe’ quella di voler condizionare il cammino di una persona, con la loro assurda legge, avevano estorto la vita e la possibilia’ di maritarsi, ad una bella e giovane dolcissima donna prima di tutto persona. Le emozioni sono il sale della vita, sono i colori con cui dipingiamo la nostra vita. Non si puo’ dubitare di seppellire le proprie, ma sperare di poter godere attimo per attimo tutte le sfumature di ogni emozione positiva, e riconoscerle con certezza senza temerle, consapevole di dove possano portarci.

Emozioni da vivere e gestite positivamente al meglio per noi, senza prolungare questo tasto doloroso, che molti altri prima di noi hanno gia’ vissuto, da accomunare alla stessa matrice dei lager, per accorgerci ancora attraverso le frasi famose di Primo Levi, che la nostra lingua manca di parole, per esprimere questa offesa: la demolizione di una persona. La demolizione di un uomo tuttora evidente attraverso l’ odio e il fanatism

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2 commenti »

  1. Il concetto arriva forte e chiaro “ Dentro noi tutti , continuiamo ad essere persone che apprezzano un abbraccio, uno sguardo, un gesto…” In questa tua frase c’è la chiave di lettura di questa intensa storia. Tutti abbiamo bisogno d’amore. Brava.

  2. Mi scuso per non aver risposto subito ma l’evento corona virus mi ha fiaccato la memoria. Per cui grazie Monica, e scusami se ti rispondo solo ora.
    S, nei bisogni biologici dell’uomo, tutti abbiamo bisogno d’amore, indistintamente aldila’ di ogni preconcetto.
    E nel nesso di questo racconto, un reale pericolo e’ l’entropia spirituale che rischia di rendere sterile la religione e di renderci schiavi di una disumanizzazione. In due parole, la messa diventa, un rito alienante che ci impedisce di vivere la gioia del volerci bene aldila’ di preconcetto.

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