Premio Racconti nella Rete 2010 “I colori di Milla” (sezione racconti per bambini) di Patrizia Mattei
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010C’era una volta, ma forse c’è ancora, un paese chiamato Acquerello. Ogni casa aveva piccoli vetri colorati sul tetto e quando il sole li illuminava, un fascio di luce rimbalzava su un altro tetto, poi un altro e un altro ancora, finché in tutto il mondo brillavano infiniti colori. Un giorno arrivò in paese una signora che sembrava una fata, tanto era bella, ma si capì subito che era una strega cattiva perché, con uno strano sortilegio, fece sparire tutti i colori dal mondo. Così su Acquerello e sul resto della terra calò un buio profondo e una grande tristezza.
La scuola era finita da poco e i giorni che seguirono, in fila come tanti scolaretti indisciplinati, sembravano divorati da un dragologio, uno stranissimo coso mangiatempo. In questo turbinio di giorni già passati, Milla popolava di fantastici pensieri la sua giovane mente. Era poi convinta che se avesse desiderato intensamente qualcosa, stringendo fortissimo gli occhi e le mani chiuse a pugnetto, non c’erano dubbi, tutto si sarebbe avverato. Un pomeriggio che giocava a casa della nonna, trovò un vecchio pacchetto di carta ingiallita che avvolgeva un frammento di pietra inciso con strani disegni. A dire il vero questa scoperta non fu poi così insolita. Qualche giorno prima Milla e il suo amico Edo, erano andati in bicicletta a casa del signor Astolfo. Le ruote polverose delle biciclette erano già ferme quando lo sguardo di Milla cadde su una pietra poco più in là. – “Per dindirindina ! “. Esclamò tutto di un fiato, dando una pacca secca sulla schiena di Edo che vide rotolare per terra i suoi già provati occhiali aggiustati almeno sei volte con il nastro adesivo.
-“Cosa ti succede ?!”. Replicò Edo, pulendosi il naso con la mano.
-“Corri, vieni a vedere quel sasso là in fondo !”.
– “Accidenti Astolfo, ma cosa sono quegli strani segni sul sasso ?”. Urlò trepidante Milla.
-“Un tempo ad Acquerello viveva un mago con strani poteri – rispose Astolfo – e la gente qui intorno era terrorizzata perché aveva un aspetto orribile e goffo. I suoi capelli, lunghi ed unti, gli scendevano fin sulle spalle per coprire un bitorzolo nero e peloso che cresceva a dismisura sul collo. Dalla sua bocca usciva spesso una saliva giallastra imputridita da tutte le schifezze che beveva di notte e gli occhi, grandi e rossastri, sembravano schizzare fuori dalle orbite da un momento all’altro. Il corpo poi era tutto una gobba, tanto che non si capiva dove fosse la pancia o il sedere. Poi non camminava, ma strisciava proprio come un serpente e infine la voce era veramente la cosa più ripugnante, una specie di sordo rantolo. – “Ma Astolfo, cosa centra tutto questo con il sasso?”. Chiese Milla.
– “Ora capirai. La casa del mago era proprio qui vicino e si narra che in punto di morte avesse deciso di scrivere le formule dei suoi poteri magici sopra un grosso sasso del giardino, perché rimanessero nel tempo dei tempi. Quella stessa notte scoppiò un violento temporale ed un fulmine colpì la pietra frantumandola in tre pezzi. Una pioggia forte e impetuosa come un torrente in piena, cominciò a scendere dal cielo trascinando via i tre frammenti di pietra. Intanto il mago tirò l’ultimo respiro e per moltissimi anni la memoria degli uomini dimenticò il mago ed il suo sasso, ma oggi si narra che, oltre a questo, sia stato ritrovato un altro frammento e che se fosse trovato anche il terzo, ricongiunto agli altri, il sasso potrebbe svelare le formule ed i poteri, forse, malvagi del mago. Ma si narra anche che la ricongiunzione di questi tre frammenti potrebbe esaudire i desideri di qualcuno. Speriamo soltanto che non siano sogni malvagi”. Milla, pietrificata ad ascoltare quel racconto, pensò che se avesse avuto il potere di esaudire un desiderio, sarebbe stato quello di restituire al mondo tutti suoi colori, perché nessuno amava vivere in bianco e nero. Edo si accorse di aver fatto tardi e urlò nei timpani di Milla di ritornare a casa. I loro pensieri erano pieni di cose strepitose, di maghi, di sortilegi, di pietre misteriose, ma nessuno di loro osava farne parola con l’altro, forse per paura di rompere l’incantesimo di quello strano pomeriggio. Ma eccoci tornati al pomeriggio in cui Milla trovò il frammento di pietra nella cucina della nonna. Uscì per andare da Edo quando se lo trovò davanti all’improvviso. – “Dobbiamo assolutamente trovare il terzo pezzo”. Disse Milla in modo deciso, senza pensare neanche per un attimo alle probabili terribili conseguenze. Edo si diede una grattatina in testa – cosa che faceva sempre quando era perplesso – tirò su col naso – cosa che faceva sempre – e cercò di sintonizzarsi con l’euforia dell’amica. Intanto al vecchio porto era arrivato il peschereccio del capitano Gambacorta che non vedeva l’ora di raccontare ai ragazzi la sua disavventura. Quella stessa mattina, partito per la pesca, dopo sole poche miglia, si accorse di uno strano pesce affiancato alla sua barca. Incuriosito da questo fatto, decise di fermarsi per osservarlo meglio. “Che diavolo di pesce sarà”. Si chiese perplesso il vecchio pescatore. -“Io non sono un pesce”.
-“Per mille balene bianche, chi mai ha parlato ?”
-“Io, e non sono un pesce”. Il capitano Gambacorta che conosceva molte cose della vita e del mondo, si sentì preso un po’ in giro e continuò a chiedere. – “Per capitan Fracassa chi diavolo ha parlato ?”. Ed ecco che un grosso pesce saltò fuori dal mare per ricadere sulla sua barca. Il vecchio pescatore fece un salto all’indietro e afferrò un bastone di legno per difendersi da quella strana creatura. -“Allora, sentiamo un pò chi saresti ?”.
-“Mi chiamo Senzanome e vengo da molto lontano, ma se guardi bene vedrai ciò che conosci”. Replicò il pesce. Il capitano Gambacorta si avvicinò con cautela allo strano pesce e guardò attentamente. “Per mille squali imbalsamati !”. Le squame del pesce sembravano tanti piccoli televisori e per ogni squama-schermo si potevano vedere scene di vita che il capitano ben conosceva. Così apparve sua figlia che andava a scuola, sua moglie al mercato, i ragazzi che giocavano felici e poi…..poi vide una cosa terribile. Tutto il mondo, ormai senza colori, era immerso in una grande tristezza e le lacrime di tutti avevano finito per formare un grosso fiume che avanzava sempre di più. Il capitano balbettò qualcosa e lo strano pesce gli disse – “Per evitare questo dovrà essere ricongiunto il frammento di pietra che tengo sotto la mia pinna con gli altri due mancanti, ma ora non chiedermi di più”. E sparì sotto le onde così come era apparso, dopo aver buttato sulla barca un pezzo di pietra incisa da uno strano scritto. Il capitano raccolse da terra la pietra, la girò più volte sopra e sotto per decifrare quegli strani segni, ma alla fine non ci capì proprio niente. Quella era stata davvero una strana giornata e anche se le sue reti erano ancora vuote, decise di rientrare al porticciolo. “Certo che i ragazzi non mi crederanno mai. Chi diavolo potrà mai credere ad una storia del genere ?”. Il peschereccio arrivò al porticciolo molto prima del tramonto e il capitano cominciò le operazioni di attracco. Quando Edo e Milla vennero a sapere che il peschereccio era rientrato, si precipitarono al vecchio molo per saper cosa fosse successo di tanto grave per farlo rientrare così presto. Il capitano Gambacorta scese dalla barca e senza neanche togliersi gli enormi stivaloni di gomma gialli, corse verso la banchina dove c’erano ad aspettarlo i ragazzi. Non riuscì ad aprir bocca per qualche secondo e gesticolando animatamente tirò fuori dalla tasca del giaccone lo strano pezzo di pietra. Appena Edo e Milla lo videro glielo strapparono dalle mani e si guardarono sempre più stupiti senza dire una parola. Quando riuscirono a parlare chiesero al capitano dove lo avesse trovato e lui raccontò tutto di un fiato quello che era successo. “……..…e non potrò certo offendermi se non crederete più alle mie storie”. Ma appena Milla lasciò la presa vide nei suoi occhi una strana luce e chiese cautamente – “Milla, per trenta balene avvelenate, a cosa stai pensando ?”. Allora Milla cominciò a raccontare al capitano della loro scoperta e mentre lei raccontava, Edo accompagnava il tutto con cenni rapidi della testa, ora per dire si, ora per dire no, tirandosi su gli occhiali e pulendosi il naso con le mani. Il capitano che era stato fino a quel momento ad ascoltare, si tolse il suo inseparabile berretto da marinaio, si diede una grattatina alla pancia e brontolò qualcosa in direzione del mare.
-“Capitano cosa possiamo fare ?”. Chiese preoccupata Milla.
-“Sentite ragazzi, forse ha avuto soltanto delle allucinazioni e non credo molto a queste cose fantastiche. Però…., forse….., ma sì, potremo fare un tentativo, così, giusto per gioco. Ricongiungeremo quei tre frammenti di pietra !”. Milla, eccitata al solo pensiero di essere protagonista di una magia che avrebbe riportato i colori e la felicità a tutto il mondo, tirò fuori da una sacca il suo frammento di pietra ed altrettanto fece Edo con quello preso di nascosto dal loro amico Astolfo. Il capitano allungò la mano in una sacca e anche lui tirò fuori il suo. Decisero che di certo non avrebbero potuto giocare ai maghi con tutte quelle persone lì intorno e pensarono di ritrovarsi all’alba in fondo a Via Perdes, vicino alla vecchia miniera, lì sarebbero stati al sicuro. Si salutarono un po’ rassegnati per non aver concluso niente di interessante, almeno per il momento, e tornarono ognuno nelle proprie casette sopra la collina. Milla pedalava senza molta convinzione mentre i gatti del porto seguivano miagolando il capitano Gambacorta impazienti di avere la loro solita razione di pesce. Quella fu la notte più lunga di tutta la storia del paese e della vita di Milla. Avevano convenuto di ritrovarsi vicino alla vecchia miniera e così fu. Il capitano Gambacorta, Edo e Milla se ne stavano immobili in cerchio e si lanciavano sguardi tra lo sbalordito e lo spaventato. – “Ma se il mago era veramente così malvagio, non si dovrebbe giocare con i suoi poteri, anche se quello strano pesce parlante mi ha quasi convinto del contrario”. Volle ancora puntualizzare il capitano, cercando di persuadere i due amici e non ricongiungere i tre frammenti di pietra. Milla cominciò a fare buffe facce e finì per contagiare anche Edo che continuava a grattarsi la testa, a tirare su con il naso e a pulirsi le mani appiccicose ai pantaloni. -“Io ho uno strano presentimento e proporrei di andare fino in fondo”. Disse Milla che nel frattempo chiuse fortissimo gli occhi e le mani a pugnetto. Un’enorme luna gialla sospesa in un cielo nero caricava ancor più di mistero il momento. Fu deciso di ricongiungere i tre frammenti di pietra. Ognuno tirò fuori dalla propria sacca il suo. Un vento improvviso fece tintinnare i lampioncini della luce che ora proiettavano lunghe ombre sinistre sulla strada. Milla allungò la mano con il frammento verso gli altri che fecero altrettanto. Quando i tre pezzi furono molto vicini, una specie di lampo li circondò e i tre si accorsero di allungare le mani verso un’unica pietra. Il lampo sparì e il vento smise di soffiare. Milla, Edo e il capitano Gambacorta si guardarono negli occhi e poi sbirciarono tutt’intorno. Ogni cosa sembrava al proprio posto.
-“Ma non è successo niente !”. Esordì Milla.
-“Almeno non ancora”. Precisò Edo. Il capitano Gambacorta cercò in qualche modo di consolare i due inseparabili amici, spiegando loro che si trattava soltanto di dicerie, di cose inventate, anche se c’era cascato pure lui. -“Capitano! Ma il pesce parlante e tutto il resto”. Fece Milla un po’ rattristata e delusa.
-”Vedi Milla, forse è stato soltanto il frutto delle nostre fantasie, perché noi tutti abbiamo voglia di credere in qualcosa, ancor di più quando si tratta di far cambiare al meglio il mondo, quando pensiamo di poter far sparire le ingiustizie, quando, come ora, vediamo il mondo intero avvolto dal buio. Ma, cari ragazzi, temo siano stati soltanto i nostri sogni a parlare. Niente di più”. E con queste parole se ne ritornarono tutti mogi alle loro casette, con una luna sempre più gialla e con la testa sempre più confusa. Un nuovo giorno stava sorgendo e Milla, ancora nel dormiveglia, sentiva uno strano silenzio. Scese da letto pigramente e si avvicinò alla finestra. La spalancò come faceva ormai da dieci anni, con un colpetto deciso in basso, dopo aver fatto girare la maniglia a destra. Si stropicciò gli occhi, sbadigliando per qualche minuto e……. e ci mancò poco che la sua bocca restasse spalancata per sempre dallo stupore. Guardò meglio, stropicciandosi ancora gli occhi increduli di quello che vedeva o che le sembrava di vedere. Proprio così. Adesso il mare poteva essere ammirato in tutta la sua grandezza, con tutte le sue sfumature acquerellabili. Il buoi era sparito e nel cielo brillavano di nuovo tutti i colori dell’universo. Adesso che Milla aveva realizzato un sogno così grande, pensò che per tutti gli altri, forse, avrebbe dovuto subito mettersi alla ricerca di altrettante pietre magiche. Poi salì sulla scogliera e contemplando il mare, con le mani appoggiate sotto il mento e i suoi rossi capelli al vento, sorrise. Non c’era bisogno di nessuna pietra, sarebbe bastato stringere gli occhi fortissimo, chiudere le mani a pugnetto e credere che i sogni sono già avverati in quello che abbiamo.