Premio Racconti per Corti 2020 “Nello stesso tempo” di Cinzia Montagna
Categoria: Premio Racconti per Corti 2020Fu alle quattro di un pomeriggio di sole, uno di quei pomeriggi in cui non può succedere nulla, che qualcuno lo vide passare. Era un uomo piuttosto basso di statura o, forse, alto. I testimoni, poi, non furono concordi sull’altezza. Non lo furono neppure sull’età: chi disse trenta, chi cinquanta, chi settanta.
Anche sulla descrizione del viso nessuno seppe essere preciso. Occhi chiari, verdi, no scuri, nocciola, barba, senza barba, un po’ di barba. E’ in effetti difficile ricordare come sia fatto un uomo che procede curvo, sotto il peso di un orologio a pendolo di quelli a colonna. E forse era una donna, sebbene il trasporto di un oggetto così pesante riconduca al pensiero di un uomo. Da come era vestito o vestita, pantaloni e blusa ampia, obiettivamente non era stato distinguibile il sesso, ma tutti riferirono di “un uomo”. Le donne, si sa, non trasportano orologi a pendolo di quelli a colonna. Molti non si sarebbero accorti del suo passaggio – può capitare di vedere un facchino che trasporta un pendolo – se non fosse che il pendolo trasportato rintoccava le quattro del pomeriggio. Erano rintocchi lunghi, dei gong sordi ed echeggianti, alternati al trich del meccanismo che si muoveva . Gooong trich gooong trich gooong trich gooong trich.
I pendoli a colonna suonano i loro rintocchi dentro stanze, sotto un soffitto, su un pavimento, verticali. I pendoli a colonna, quando vengono inclinati, non suonano o lo fanno male, ci provano, il meccanismo s’ingrippa, esce un rumore sgradevole, un suono acido e un po’ patetico e niente si muove più. Invece quel pendolo, inclinato sulle spalle di uomo curvo, basso o alto, vecchio, giovane, con la barba o senza, forse una donna, suonava. Fu difficile, poi, cercare di capire come avessero potuto udire il suono, vedere il pendolo e guardare l’uomo – o la donna – nello stesso tempo esatto, le quattro di un pomeriggio in cui non può succedere nulla, nello stesso tempo sul Baluardo San Colombano e nel Chiostro della Cattedrale, in Piazza Collegio e davanti alla Basilica di San Frediano, in Piazza Anfiteatro, in Via Santa Chiara e nei Giardini di Villa Bottini, nello stesso tempo.
Tutti, però furono concordi: erano le quattro del pomeriggio, quattro i rintocchi, Goong Trich, lo stesso l’uomo – o la donna – che trasportava il pendolo. Dissero che era un bel pendolo, di ebano, no, di noce, no, di ulivo, l’ulivo ha una grande sonorità, no, di faggio, no, di quercia. Dissero che le sue assi erano lucide e levigate, no, opache, no intarsiate, con colonne ritorte, senza colonne, terminanti in capitelli dorici, no, voluttuosamente corinzi, no, barocchi, no, essenziali. Dissero molte cose dopo quel pomeriggio di sole e io fui uno di quelli che udì gooong trich gooong trich gooong trich gooong trich e vide e poi disse, contraddisse, ricordò, dimenticò, assorbì i ricordi degli altri, ne dispensò, cercò di capire, non capì. Come era spuntato dal niente, l’uomo – o la donna – scomparve.
Qualcuno disse girando l’angolo di Piazza del Giglio, qualcuno in un portone di Via dei Carrozzieri, qualcuno dentro una porta in Via delle Sette Arti e qualcuno lo intravide ancora camminare in Via del Moro, appena dopo le quattro del pomeriggio. Lo stesso tempo, nello stesso tempo.
“Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so”, Agostino d’Ippona, Le Confessioni, XI, 14.
Mi immagino una figura ambigua, di cui si intravedono solo alcuni particolari, curva sotto il pendolo. E una voce narrante, una voce calda, che ci conduce dentro la riflessione, scandita dai rintocchi. Brava Cinzia! (Ps. Non sarà mica l’Amilcare?)
Brava Cinzia. Molto evocativo e un po’ preapocalittico. Un Golem silenzioso che attraversa una Lucca immobile mandando un oscuro messaggio sul tempo al suono di quattro rintocchi. Brrr!
E’ un parente dell’Amilcare, in effetti, @silviaschiavo ! 🙂 L’ho pensato esattamente così: una voce narrante testimone, ma non consapevole di cosa.
Marco Florida fa paura, eh? Eppure, c’è. Forse. O, forse, no. Cosa? Mah! Grazie per il commento!
Qualcuno mi ha detto che quello stesso giorno, alla stessa ora, ovvero alle quattro del pomeriggio, un uomo con un orologio a colonna transitava per via Del tiro a Segno! Sarà vero? Brava Cinzia.
@pasqalinamoro è possibile che sia vero. Da quando ho pubblicato la “notizia” arrivano molte segnalazioni da Lucca: stesso giorno, la stessa ora, nello stesso tempo, lo stesso tempo. Stranissimo 🙂 Grazie! 😉
Tempo al tempo arriva il commento.
L’ho visto anch’io alle quattro di un pomeriggio, di pioggia, o forse mi era sembrato di vederlo, chissà!
Chi era, com’era, dov’era, non saprei dirlo però.
Forse l’ho solo immaginato.
Quante domande ci si potrebbe fare senza darsi una risposta: mancherebbe il tempo!
Un po’ di tempo, pensandoci bene, mi è rimasto: quello di farti i complimenti.
Nicola
Grazie Nicola Buoso. Sono felice che tu abbia trovato il tempo per dedicarmi un po’ di tempo. La cosa triste è che, una volta trovato, si smarrisce subito. Serve tempo, tempo al tempo, il tempo sistema tutto, diamoci del tempo, non è più tempo… E’ da tempo che il tempo passa così! 😉
Non so se l’ho visto. Forse. Potrebbe essere stato ieri, due ore fa, anni orsono. Di tempo ne ho avuto. Magari domani… In fondo chi può ricordare qualcosa che accade alle quattro del pomeriggio? Si tratta di un’ ora vaga, un’ora in cui nemmeno il sole sa cosa fare. Troppo tardi? Troppo presto? Non lo so. Complimenti, Cinzia Montagna! 🙂 Alessandra Venco
“Si tratta di un’ora vaga”: brava, Alessandra, hai colto la scelta proprio di un’ora “vaga” come indicazione temporale. Infatti ho pensato che alle quattro di pomeriggio in media non succede niente: di solito, le “cose” succedono in orari diversi. Complimenti davvero per aver percepito il senso di questa indicazione all’apparenza neutra. Grazie per i complimenti!
Cinzia, senza volerne dare una spiegazione, direi che per un attimo il tempo l’hai fermato, con questa tua fotografia.
Mi ha ricordato un racconto intitolato “Una goccia”: lo conosci?
Grazie, Luca! No, non conosco il racconto. Mi mandi il riferimento in Fb? Grazie!
Il tema del tempo è uno dei più affascinanti e tu ne hai saputo rendere “visivi” tutti i dubbi che da semore attanagliano gli uomini su questo quarto elemento. Alto e basso uomo o donna… Difficile a causa dei nostri sensi limitati arrivare a dipanare la matassa. La citazione di S.Agastino sottolinea perfettamente i concetti che hai voluto esprimere.
A noi non resta che goderci la lettura e la rilettura di questa storia che, come il tempo, svela ogni volta lati diversi e sfaccettature invisibili a un primo distratto passaggio. Piaciuto assai.
Grazie, Monica. Ti ringrazio soprattutto per la “lettura e rilettura” che, sono in effetti, quello al quale pensavo mentre lo stavo scrivendo, cioè come rappresentare qualcosa che non è rappresentabile e del quale le convenzioni (gli orologi) sono soltanto una sovrastruttura a scopo funzionale, ma che non il sono Il (la ?) tempo. Non so se diventerà un corto, ma potrebbe forse diventare un esperimento sociale. Grazie!
Una chicca questo racconto, Cinzia…una vera chicca!
Ti ringrazio, Maria. Quando l’ho scritto non avevo previsto che avremmo avuto, purtroppo, uno stesso non – tempo da condividere. Ma c’è anche questo e lo stiamo condividendo, ciascuno a proprio modo. 😉
Bello! Magico, surreale, onirico.
Grazie, Nicoletta!
Molto gradevole da leggere e davvero ben scritto. Mi ha divertito e sono riuscita a dipingermi la scena molto nitidamente davanti agli occhi. Complimenti!
Grazie, Michela 🙂
L’orologio, i rintocchi, la linea sottile, grazie
Grazie, Diana, la suggestione è proprio quella.