Premio Racconti nella Rete 2010 “La quercia secolare” di Barbara Boccacci Mariani
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Il raggio di sole filtrava perpendicolarmente dalla sua posizione fino al rozzo pavimento donando alla piccola stanza un tenue e soffuso chiarore; minuscole particelle di polvere si muovevano annoiate intorno al fascio di luce in una danza ormai secolare. L’unica finestra, ritagliata nel soffitto, era quadrata ed il legno in cui era incastonata ormai vecchio e corroso dalle intemperie e dagli infuocati mesi estivi, permetteva al vento e a qualche goccia di pioggia di infiltrarsi all’interno.
Sparse ovunque, le ragnatele somigliavano a piccole reti tese a parare il continuo rimbalzare del tempo.
C’erano stati giorni non molto lontani in cui quella stessa stanza aveva vissuto, aveva respirato, aveva fatto riecheggiare urla gioiose, aveva emanato teneri profumi di bambini vivaci ed innocenti; in un lontano passato era stata solo una soffitta dove riunirsi a giocare a nascondino o a curiosare tra vecchi e polverosi ricordi ma adesso era la cameretta tanto sognata dai tre bambini che dal giorno in cui erano entrati nell’enorme casa e scoperto la soffitta non ne avevano voluto sapere di occupare le camere a loro designate.
“Quando cresceremo vedrete che quelle camere le reclameremo” dicevano ….. “ma per il momento vogliamo “abitare” qui tutti e tre insieme …. vi prego, vi prego!!!!” ripetevano in coro agli esterrefatti genitori che guardandoli con occhi ricolmi di amore fingevano di essere offesi e ribattevano increduli: “Una casa così grande! La comodità di avere una camera per uno e voi volete fare della soffitta la vostra camera da letto in comune!! Che idea assurda!!”.
Alla fine ebbero la meglio i tre pargoli e la soffitta venne ripulita ed adibita a camera da letto.
La Società per la quale lavorava Zac, gli aveva concesso il telelavoro da giugno a ottobre e così, finita la scuola si era trasferito insieme alla moglie Ellen e ai loro bambini in quell’enorme casa vicino al piccolo paese a godersi un po’ di pace e meritato riposo. Pensavano che era stato un vero colpo di fortuna quella imprevista deviazione dello scorso marzo durante una gita domenicale e ritenevano di aver fatto un vero affare nell’acquistare la vecchia casa. A dirla tutta, non era stata una deviazione voluta, ma si erano persi in un labirinto di strade in mezzo ai boschi e a forza di girare e rigirare senza trovare la via del ritorno, all’improvviso, si erano trovati davanti all’imponente dimora. Si erano subito innamorati della maestosa casa in stile inglese immersa nel bosco, della quercia che dal suo angolo vi gettava ombra con le sue fitte fronde e della pace che regnava nella valle; se ne innamorarono al punto da volerne fare la casa delle loro future vacanze estive. Quando avevano sentito il prezzo avevano strabuzzato gli occhi dalla sorpresa; in effetti si erano chiesti se sotto l’occasione ci fosse qualche imbroglio e non si erano risparmiati di chiederlo allo strano e misterioso tipo che gli aveva, in seguito, venduto la casa.
L’inquietante impiegato aveva risposto loro che il vecchio proprietario, era sì in buona salute ma che per quanto questa lo assistesse non avrebbe potuto far niente contro l’età oltremodo avanzata e che ormai gli rimaneva ancora poco da restare al mondo e di soldi ne aveva talmente in abbondanza, che se la “Signora in nero” non se lo fosse portato con sé, ci avrebbe potuto campare per altri due secoli; il denaro, quindi, non gli interessava. Non aveva parenti ancora in vita (il tipo non ritenne opportuno specificare che tutti i parenti, dal più grande al più piccolo, lo avevano preceduto nella tomba). Ma regalarla proprio, quella casa, gli dispiaceva e così aveva chiesto una somma simbolica e veramente irrisoria.
Agosto era alle porte, faceva caldo. Rufus, il gatto di famiglia, una morbida e candida nuvola di peluria bianca, se ne stava pigramente acciambellato sul davanzale della finestra del tinello, al piano terra, in mezzo a due vasi di coloratissime primule.
Alyssa e Sasha si spingevano, a turno, sull’altalena che Zac gli aveva agganciato ai robusti rami dell’imponente quercia che stava al margine dello spiazzo di fronte alla casa e che offriva una fresca e vasta zona di piacevole ombra.
I grilli cantavano, gli uccellini cinguettavano, le cicale frinivano, un paio di scoiattoli si rincorrevano intorno agli alberi e i fiori ondeggiavano sospinti da pigri soffi di vento. La valle era un’oasi di pace.
Poi, all’improvviso, tutto cambiò. Tutto tacque. Tutto divenne irreale. Accadde in un attimo.
Nubi scure e minacciose si addensarono all’orizzonte, il buio calò ancora prima del solito, un vento forte e gelido iniziò a fischiare stridule note che andavano componendo un’inquietante sinfonia, fulmini accecanti squarciavano il cielo come fosse una logora, sottile, tela. I tuoni, come rulli di tamburi, cominciarono a sentirsi dapprima in lontananza poi via via schioccarono assordanti facendo tremare la casa fino alle fondamenta.
Ellen richiamò al sicuro i bambini e gli indirizzò nella loro camera promettendogli di raggiungerli, subito dopo, munita di una ricca merenda.
Sembrava che tutta l’acqua del mondo si fosse convogliata in cielo proprio sopra la valle ed in quel momento si stava riversando al suolo con la forza del mare in tempesta.
Il vento ululava come ferito dalle schegge di vetro delle finestre che stavano andando in frantumi. L’acqua, come un fiume in piena che ha rotto gli argini, irrompeva da ogni dove. Zac ed Ellen impressionati dall’improvvisa violenza della natura e richiamati dalle inumane urla dei loro figli, corsero di sopra per calmarli e proteggerli ma arrivati vicino alla porta della soffitta, questa si chiuse con uno schianto. Zac tentò invano di aprirla aiutato da una donna che non sembrava nemmeno più sua moglie tanto i lineamenti le si erano distorti dall’orrore. La luce proveniente dalle lampade tremolò diverse volte e infine si spense facendo piombare il corridoio nel buio più assoluto. Una lama di luce spettrale filtrava, però, da sotto la porta della soffitta.
Sui muri della piccola stanza si intravidero delle sottilissime linee che ben presto si trasformarono in crepe. I rami della quercia vi si infilarono a forza per poi, come dita adunche, ripiegarsi su stessi e strappare via il bottino afferrato. Le foglie frustavano l’aria e miriadi di insetti sciamavano per la stanza ricoprendo tutte le superfici con i loro corpi tozzi, neri e ronzanti.
La potenza del vento faceva vorticare letti, sedie, giochi e quanto altro presente nella camera; il cavallino a dondolo venne risucchiato via sparendo attraverso uno squarcio nel muro.
Alyssa, immobile in mezzo alla stanza, gli occhi sbarrati, urlava senza interruzione con tutto il fiato che aveva in corpo.
Sasha giaceva in un angolo tra il muro e l’anta divelta dell’armadio, riverso a terra come una bambola di stracci.
Timoty, il più piccolo dei tre, osservava l’infernale scenario in silenzio non perchè non avesse paura, anzi, era stata proprio la paura a serrargli la gola paralizzandogli la voce ed il terrore lo aveva reso inerme. Vide Rufus rimbalzare per la stanza come una pallina di gomma impazzita, gli occhi vitrei e grandi come grosse biglie di vetro, le unghie che arpionavano l’aria e il suo pelo bianco… il suo pelo aveva assunto un colore nero e lucido.
I vetri continuavano ad esplodere uno dopo l’altro, un terremoto di entità catastrofica sconquassava le mura, le suppellettili tintinnavano e poi rovinavano a terra frantumandosi in mille pezzi.
Le radici della quercia irruppero dalle assi del pavimento al piano terra allungandosi e avviluppando la struttura. Urla agghiaccianti echeggiarono per la valle. Un vortice d’aria infernale risucchiò con un boato ed in un batter d’ali l’antica dimora.
Improvvisamente tornò la calma e il silenzio. Il cielo fu di nuovo limpido, le stelle si disponevano ad accogliere la regale entrata della luna, l’aria era ferma e calda.
Il sole splendeva radioso in un cielo talmente azzurro da sembrare dipinto.
Il piccolo velivolo sorvolava la vallata accarezzato da una lieve brezza.
“Sono giornate stupende queste, per volare!….Tesoro, guarda che meraviglia quella quercia laggiù, che dici … riuscirà ad avere qualche anno in più di nonna Filomena?!!!”.“Dai, piantala! … E’ così cara quella vecchina!! Ha compiuto 89 anni la settimana scorsa e quella quercia, invece, ha un’aria secolare!!” cinguettò Sandra “E’ veramente stupenda la valle vista da quassù … sai cosa ci vedo bene accanto a quella quercia? …. Una bella, vecchia e solida dimora magari in stile inglese con tante stanze ed una soffitta…. Ho sempre sognato di vivere in un posto così!! … Vorrei avere tre bambini ….e …. ” “Ma se dobbiamo ancora mettere in cantiere il primo!!” le fece notare Daniel interrompendola “Lo sò!” Riprese Sandra eccitata … “Ma ne voglio avere tre e poi, per completare la famiglia, vorrei anche un cane …. anzi no …. un gatto e … e … in giardino …. vorrei un’altalena che pende dai rami della quercia !!!…… se esistesse una casa così proprio in quel punto me la compreresti, Danny, amore?” “Mi permetto ti farti notare, che questa parte della valle è completamente fuori dal mondo e penso di non esagerare nell’affermare che è talmente fuori dal mondo da essere addirittura inesplorata” Daniel le scoccò un rapido sguardo con la coda dell’occhio e sorridendo aggiunse “ma certo che la comprerei …. comprerei tutto ciò che desideri amor mio!!….”
Il velivolo si allontanò nella calura estiva sotto i raggi del sole, diretto verso la pista di atterraggio dell’ “Air Company” dove avevano preso in affitto l’MK012 un bimotore da turismo a due posti ultraleggero.
I due occupanti del piccolo aereo non videro la finestra della soffitta né il tetto nè le mura con le tante finestre appartenenti alla grande dimora, non videro nemmeno l’altalena attaccata ai possenti rami della quercia, non videro assolutamente nulla …. Non c’era più nulla da vedere … solo un immenso manto verde delimitato da un fitto bosco al margine del quale campeggiava un’enorme quercia secolare.