Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Regalo di Natale” di Gianpaolo Antolini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

Quella mattina era uscita di casa con la convinzione che la giornata sarebbe stata noiosa e inutile come tutte le altre. Aveva diverse cose da fare in ufficio e la infastidiva l’idea di passare otto lunghe ore in un ambiente che non la soddisfaceva per niente. Natale si avvicinava e avrebbe voluto trascorrerlo in modo diverso da come era sempre stata, suo malgrado, costretta a organizzarlo.

Da qualche tempo Grazia si sentiva stanca, svuotata; le sarebbe piaciuto che qualcuno, per una volta, si fosse preso cura di lei e non, come era continuamente avvenuto nella sua vita, essere lei la persona di riferimento, alla quale tutti si appoggiavano, pretendendo a volte l’impossibile.

Con questi pensieri era salita sulla sua automobile, un oggetto meccanico cui si era affezionata moltissimo, quasi come a una persona, e che curava quotidianamente tenendola pulita, in ordine. Di sera, chiudendola nel garage, la salutava accarezzandola. Si sentiva al riparo nell’abitacolo, con la sicura inserita e il riscaldamento acceso. Tutte le volte che si sedeva al volante provava una piacevole sensazione di isolamento: era come stare chiusa in un bozzolo, protetta dal mondo esterno che scivolava via, scorrendo ai lati.

Il lettore CD partì con un pezzo degli anni Settanta, Knockin’ on Heaven’s Door, conosciuto fin nei minimi dettagli, che le diede un po’ di carica. “Non so proprio cosa farei senza la musica…” pensò, guardando malinconicamente davanti a sé.

Da un paio di settimane le giornate si susseguivano uguali e grigie, in fotocopia; anche quella era cupa, livida e non prometteva niente di buono. Un anno prima suo marito l’aveva lasciata sola, annientato da un male incurabile e quattro mesi dopo Andrea, suo figlio, aveva deciso di prendere in affitto un piccolo appartamento a una ventina di chilometri da Milano e di andarci a vivere con la sua ragazza.

Pian piano si stava riprendendo, ma era dura tornare a casa la sera e non trovare la luce accesa e la tavola apparecchiata. Ormai solo i suoi genitori, ogni tanto, riuscivano a strapparle un sorriso. Entrambi ultraottantenni vivevano in uno di quei brutti casermoni alla periferia della città. Grazia non li aveva mai sentiti lamentarsi o piangersi addosso e li aveva sempre ammirati per la serenità, per quel modo sommesso e lieve di affrontare i momenti difficili che la vita aveva loro riservato. Era inevitabile, tuttavia, che cominciassero ad avere bisogno di tante cose… di compagnia, soprattutto.

Mancavano due giorni a Natale. Le ultime corse per gli acquisti, sotto una pioggia battente, congestionavano ancora di più la città, già sfregiata dai cantieri aperti per i lavori della metropolitana e dell’Expo. Dappertutto grossi cartelli gialli segnalavano la chiusura di questa o quell’altra via e, di conseguenza, il traffico veniva incanalato lungo le poche direttrici rimaste ancora aperte. I furgoni, ovunque parcheggiati in seconda fila per le consegne natalizie, intralciavano la circolazione delle auto e dei mezzi pubblici.

Alle fermate dei bus uomini e donne, stretti nei loro cappotti sotto gli ombrelli, scrutavano l’orizzonte in attesa dei mezzi, intrappolati negli ingorghi a qualche isolato di distanza. Grazia era bloccata in una strada a senso unico. Davanti a lei una colonna di auto ferme: in fondo, un grosso camion ostruiva l’incrocio, ostacolando il transito.

La pioggia martellava ininterrottamente il parabrezza, creando rivoli sempre più fitti, illuminati dalle luci oblique e fastidiose dei fari. Le ultime note della canzone le misero un po’ di nostalgia – “Questo brano è del ’73…” – e la mente, di colpo, corse veloce a ritroso nel tempo.

Aveva da poco ritrovato Luca, un ragazzo conosciuto proprio l’estate di quell’anno durante le vacanze al mare. Nonostante i pochi giorni di frequentazione in spiaggia, era nata fra loro molto più che una semplice amicizia. Lui veniva da un piccolo paese del Trentino. Era un tipo aperto, spiritoso; in più era alto, aveva gli occhi verdi, i capelli lunghi e un sorriso che ispirava simpatia. Si erano scritti per quasi due anni, ogni settimana; poi la storia era finita, senza un perché, un motivo preciso. La lontananza aveva lentamente scavato un solco che nessuno dei due era riuscito a riempire.

Non si erano più sentiti né cercati, ma entrambi avevano conservato quelle lettere. In fondo alle sue, Grazia non mancava mai di stampare le sue labbra cariche di rossetto e di versare due tre gocce del suo profumo.

Un giorno, casualmente, approfittando di un contatto in un social network, era riuscita a rintracciare Luca e aveva scoperto che anche lui non l’aveva dimenticata. Considerò l’avvenimento quasi un miracolo: erano trascorsi più di trent’anni, da allora. Si erano subito scambiati e-mail e fotografie. Cominciarono a sentirsi anche al telefono; il desiderio, la curiosità di rivedersi e di sapere cosa fosse loro successo durante tutto quel tempo crescevano ogni giorno di più.

All’improvviso, Grazia pensò che potesse farsi un regalo: “Perché no? Chi me lo impedisce? Sapranno cavarsela benissimo anche senza di me!”. Rovistò nella borsetta, afferrò il cellulare e chiamò l’ufficio, avvertendo che si sarebbe presa due giorni di ferie e che sarebbe rientrata dopo Natale. La collega del personale non fece una grinza.

Le automobili davanti alla sua stavano lentamente ripartendo. Si accodò, ma quando fu possibile, anziché dirigersi verso il centro imboccò la tangenziale e poi l’autostrada per Venezia. Si stupì della determinazione con cui aveva preso quella bizzarra decisione. Non era preparata ad affrontare il viaggio, ma mise a fuoco rapidamente la situazione e provò a immaginarne, divertita, i possibili sviluppi.

In autostrada trovò poco traffico e cessò anche di piovere. Valutò il fatto di buon auspicio, quasi un segno del destino. A Brescia, all’uscita dal casello, prese la direzione nord. Si ricordava perfettamente la strada, l’aveva percorsa tante volte quando in passato era stata a sciare a Madonna di Campiglio con i suoi amici.

I paesini si avvicendavano velocemente uno dietro l’altro. Mentre li attraversava, ne leggeva i nomi sui cartelli, osservava le facciate degli edifici, le luminarie e le insegne dei negozi, le persone camminare sui marciapiedi. Niente dell’inutile frenesia natalizia della città. Tutto era rallentato, più statico e tranquillo. C’erano tracce di una recente nevicata sui tetti delle case, nei campi, sui crinali delle montagne. Una leggera foschia contribuiva a velare, a tratti, i colori e gli elementi del paesaggio. Cominciò a sentirsi meglio e a provare una strana emozione. Tra poche ore avrebbe rivisto Luca e lui ancora non lo sapeva.

Finalmente giunse a destinazione. Si mise subito alla ricerca di un albergo, desiderava farsi una doccia e riposare un po’, ma non aveva portato niente con sé, nemmeno lo spazzolino da denti. Fece un giro veloce in paese, trovando ciò che le serviva. In un negozio vicino all’albergo acquistò a buon prezzo un paio di jeans, un maglione a girocollo, un piumino blu e una sciarpa in tinta. Si concesse anche un caffè nel bar della piazza centrale e fu lì che vide l’albero. Nel corso di una telefonata Luca le aveva raccontato che a Natale, dopo la messa di mezzanotte, era tradizione ritrovarsi tutti insieme sotto l’albero per lo scambio degli auguri. “Lo incontrerò qui, domani sera… non c’è un posto migliore di questo” pensò, fra sé e sé.

Trascorse il pomeriggio girovagando per il paese, scoprendone gli angoli più caratteristici. Considerò che avrebbe potuto incrociare Luca per la strada, ma che sarebbe stato comunque difficile riconoscersi, nonostante le foto allegate alle e-mail; le fisionomie erano sicuramente cambiate, da allora. La sera cenò in albergo e poi filò dritta a letto.

Si sveglio l’indomani, eccitatissima. Mancavano poche ore all’appuntamento. Dopo colazione decise di fare una passeggiata per scaricare la tensione. Ripercorse le stradine del paese fino a stancarsi e in un attimo fu sera. Consumò una cena frugale, poi salì in camera a prepararsi. Ci teneva a fare bella figura.

Finita la messa, la gente si incamminò verso la piazza. L’enorme abete, fasciato da centinaia di piccole luci colorate che si accendevano a intermittenza, la illuminava a giorno. Da dentro due casette di legno, i ragazzi della Pro loco distribuivano a tutti fette di panettone e bicchieri di vin brulé.

Grazia si tenne in disparte per qualche minuto, poi decise che era giunto il momento. Prese il cellulare dalla tasca del piumino e digitò un messaggio per lui: “Sorpresa! Non ci crederai, ma sono qui, sotto l’albero. Indosso un piumino blu e una sciarpa turchese”.

Luca lesse quasi subito il messaggio e sbiancò. Tremando per l’emozione, si voltò. Grazia guardava proprio nella sua direzione, aspettando un cenno, un segno rivelatore da qualcuno. Appena i loro sguardi si incrociarono, si mossero l’uno verso l’altra, dapprima lentamente, esitando… e poi quasi di corsa, fino a unirsi in un lungo appassionato abbraccio.

Un colpo di clacson la riportò improvvisamente alla realtà. Riaprì gli occhi e vide che il camion era riuscito a passare. Le auto davanti a lei stavano ripartendo. Svogliatamente le seguì, riprendendo la strada per l’ufficio.

Mancavano due giorni a Natale. Era stato solo un sogno a occhi aperti… ma le aveva strappato un sorriso e, per un momento, fatto battere forte il cuore.

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5 commenti »

  1. Si svegliò l’indomani… con l’accento sulla o… non si sveglio.
    Per tanto che si rilegga, sfugge sempre qualcosa… scusate.

  2. Bella costruzione della storia, un pò inverosimile l’idea di partire senza nulla e ritrovare così facilmente Luca, ma mi ha tenuto con la curiosità accesa sino alla fine.

  3. Grazie Marina.
    Era solo un sogno, durato lo spazio di qualche minuto… Grazia è partita senza nulla, ma con la fantasia… e Luca nel cuore.

  4. Un viaggio educato e gentile, questo racconto, nella vita di Grazia: fra riflessioni e tormenti su temi che segnano nel profondo la vita di tanti.
    Mi piace molto l’idea di questo romantico cambio di programma per risvegliare la protagonista da una vita che non sente più sua.
    Che sia sogno o realtà poco importa: quel che conta è che sia tornata a sorridere 🙂
    Bravo Gianpaolo!

  5. Grazie Liliana per il tuo bellissimo commento.
    Hai colto in pieno ciò che volevo esprimere e trasmettere con il racconto… lo stato d’animo, gli affanni, le riflessioni di tanti che hanno bisogno – rivivendo emozioni e vicende passate – di ritrovare il sorriso e la forza per andare avanti.

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