Premio Racconti nella Rete 2010 “Facciamo l’amore” di Maria Giovanna Luini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010La nemesi, è quella. Vive con angoscia ciò che è obbligatorio o opportuno o dovuto, non sa destreggiarsi quando una voce esterna, o la sua voce interna resa autoritaria dal senso di colpa, lo spinge a fare qualcosa senza l’istinto della libertà. O della trasgressione. O del niente beato di un impulso.
“Quando facciamo l’amore?”.
Gianna lo chiede ridendo e solleticandogli il petto dentro la camicia. Lo chiede anche quando non dovrebbe, lo bacia e forza le sue labbra con l’alito che sa di fumo. Gli fa pensare ai momenti da soli, nelle camere buie dei motel che non hanno contorni e qualche volta hanno la doccia troppo piccola per loro, lo eccita e lo costringe a nascondere il sesso nelle pieghe dei pantaloni. Non le risponde, non quando fa così.
“Non voglio, non devi chiedermelo”.
Lo ripete e sa che a lei dispiace. E’ vero, il suo desiderio è vero e pieno. Sputa ormoni e amore e voglia dalla pelle, dalle forme rotonde e un po’ flaccide dei quaranta sovrappeso, e dalla sensualità che non sa nascondere. Ha voglia di lui, si fa prendere ed è una specie di libro con le illustrazioni. Il suo volto dice ciò che la voce non tira fuori.
“Quando facciamo l’amore?”.
A volte lo scrive in un sms, lo manda la mattina alle cinque quando si sveglia per scrivere. La immagina tirarsi fuori dal letto imbronciata, mettersi sotto la doccia quasi fredda e insaponarsi, cospargere di shampoo i capelli corti e intabarrarsi nell’accappatoio. Un caffè e la scrivania, nello studio zeppo di libri con un Buddha di pietra dietro lo schermo enorme del computer. Gli sembra di sentire il tic tic dei tasti, la vede immergersi nella storia e fare smorfie di cui non si rende conto. Le conosce, quelle smorfie. Sono state la prima impressione di lei: un volto a carta geografica, una comica che finisce in tragedia poi si gela nel muro impassibile della paura. Quando gli chiede di fare l’amore via sms non lo opprime perché gli offre la via del silenzio, gli permette di tacere e aspettare che l’umore sia favorevole. Le risponde dopo, oppure subito, oppure mai. Sa che ha voglia davvero, snocciola le lettere sul cellulare piena di passione e con la fantasia densa di ricordi e immagini e sensazioni. Le dice che va bene, oppure che dovrà aspettare, ma se dovrà aspettare allora il messaggio è in una lingua diversa. Lo spagnolo, di solito. Chissà perché non sa dirle no in italiano, non ne è capace. Ha l’impressione di deluderla meno, con lo spagnolo o il francese o l’inglese. E anche lei fa lo stesso: l’inglese, usa quello, e lo mischia a mugugni e versi e immagini. Che dicono ti voglio.
Anche lui la vuole. Spesso accade che la sogni a occhi spalancati nel mezzo di una riunione, o nei pochi momenti da solo. Il desiderio però non significa averla, non tutte le volte. E non muove le dita per un sms, per un messaggio email che, ne è certo, lei spera di ricevere. E’ un desiderio bianco, immobile. Non sempre, e non è colpa di Gianna. E’ che qualcosa dentro ha sempre funzionato a corrente alternata: sì e no, no e sì. Finge di non avere ricevuto messaggi nei giorni no, tenta di recuperare nei giorni sì. Le nasconde le altre donne e sa che lei le sente, ne aspira l’odore sulla sua pelle e il corpo si stringe, fa fatica ad accoglierlo. E’ gelosa, rifiuta i segni delle amanti eppure trova anche l’impressione remota della notte prima, o la carezza sfiorata all’angolo di una scrivania, o il bacio usuale a Cristina, che da anni lo accetta e finge di niente. Gianna non finge, coglie e si fa stretta. Si apre solo quando riesce a farle dimenticare il mondo fuori: la confonde di parole, di piacere e risate, le toglie dalla testa le altre. Le altre, che lei fiuta come un animale.
La vuole. Accetta le sue mani e le labbra e la erre a metà, i denti che mordono quando l’eccitazione va oltre e l’amore che nasconde e maschera con altro. “Amore”, l’ha sentita sussurrare amore in una delle stanze dei motel, con le luci accese perché odia la penombra. Ha detto amore e il suo nome, e ancora amore. Forse non si è accorta, o forse sì. La vuole anche per questo: è irascibile e fredda e innamorata, quando vuole. Quando la luna e il cielo decidono gli umori.
Però. C’è la nemesi, il destino delle imposizioni. Che sia Gianna o qualsiasi altra, se le frasi assumono i contorni del dovere schiacciano il desiderio in fondo e scatenano l’istinto a dire no. No, non puoi chiedermi se ci vedremo, non lo saprai e dovrai aspettare. No, mi avrai quando sarò io a cercarti. No, no, no. Anche se il corpo dice sì, o ni, o forse. E’ no.
E’ nato con un tarlo sfilacciato nelle vie impensabili della giovinezza spesa a giocare, poi ad amare, poi a trovare se stesso in un lavoro che era misura e peso. E’ venuto fuori con un DNA che non ha chiesto ma è quello, e non abbandona la durezza anche se le parole sono lievi e perfette dalla bocca sottile di Gianna.
“Quando facciamo l’amore?”.
La osserva e ne beve i baci, il sorriso, accoglie l’eccitazione per mandarla subito indietro. Non è così che può averlo, non deve chiederlo. La vede ridere, sa che la domanda porterà a niente. Piano, impara a conoscerlo. Forse sarà domani, forse un’altra volta. E forse lei si chiuderà a scrivere nell’eremo sulla spiaggia con la passione ancora chiusa nei respiri e scaricherà la rabbia dell’erotismo non consumato sulle pagine della storia che sta creando. Non sa quando faranno l’amore. E lei detesta non sapere. Ma è così, è la nemesi della sfumatura, di un istinto libero che l’età ha reso anche più cattivo. Qualche volte immagina che lei se ne vada, che non riesca a più a tollerare la verità delle altre, e la gelosia, e l’attesa del suo corpo che le strappa gioia. Può succedere, è consapevole che esista un limite. Ma non può fare altro.
Amore mio, farò l’amore. Ma non so quando. Aspetta le mie mani e non andare via.
In questo raccontino emerge la sfumatura di un esistere di cui si parla sempre molto poco; l’importanza di un modo con cui approcciare l’intesa..fra due persone che si vogliono bene; che non rispettano gli idelali notori, ma mettono in evidenza le zone buie di tanti umori fra coppie mai troppo affrontati e consapevolizzati abbastanza, almeno secondo la mia esperienza…
Molto carino e particolare..
Un caro saluto
Particolare lo stile della narrazione. Nonostante la brevità del racconto si riescono a percepire emozioni intense, note sia a donne sia a uomini.
Trovo bellissima la chiusura del racconto. Il titolo azzeccato ed intrigante.
Complimenti
Il racconto è davvero bello perchè regala delle grandissime emozioni, poi l’ultima frase è veramente splendida (me la sono già segnata) !!
In più a mio modesto parere è scritto veramente bene.
Complimenti all’autrice