Premio Racconti nella Rete 2020 “Una sera un pescatore” di Arianna Orlandini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Lo incontrai la prima volta in un’afosa serata di fine agosto. Una di quelle in cui il caldo penetrante ti ottunde la mente e il corpo smania per non soccombere anche lui allo stordimento dei sensi.
Di uscire senza un valido motivo non se ne parlava, così mi aggrappai alla prima scarsamente convincente motivazione per andarmene di casa sulla scia delle svogliate lamentele di mia moglie.
Non ero mai stato un gran pescatore, come non ero mai stato degno di nota in qualsivoglia attività nella mia vita. I pesci non avevano molto da temere con uno come me, tanto mi bastava stare acquattato sulla scogliera in riva al mare a perdermi nel flusso delle mie sconclusionate riflessioni. Se anche un animale in fondo a quel blu opaco avesse deciso di sacrificarsi alla causa, probabilmente avrebbe perso le speranze in quell’attesa.
Mimetizzato tra i ruvidi massi lambenti il mare, se ne stava un uomo dall’età indefinibile. Uno di quelli dall’aspetto che ti sembra aver visto mille volte eppure sconosciuto. Nessuno dei due sembrava propenso a voler intavolinare una conversazione, anzi. Tuttavia, simultaneamente ci guardammo e non ricordo come incominciammo a parlare. Aveva una di quelle voci che non spiccano né per tonalità né per inflessione, eppure le sue parole vibravano dentro di me. E quel suo aspetto emaciato trasudava grande fascino e carisma. Raramente le persone riuscivano a pungere i miei pensieri, potrei contarle sulle dita di una mano. Invece, quel timbro così apparentemente innocuo della sua voce, misto a sguardi improvvisi e lampeggianti dritti nelle mie pupille, provocavano in me come un terremoto dopo il quale i castelli dei mei pensieri erano interamente da ricostruire. Da quel giorno, presi l’abitudine di andare a pesca sempre più spesso, con dentro la malcelata brama di incontrarlo su quella ormai non più scomoda scogliera. E se ai primi tentativi decisi di restare comunque nella speranza di ricevere da mia moglie qualche sgualcito apprezzamento sulle mie esigue doti di pescatore, dopo neanche un mese iniziai ad andarmene senza ulteriore indugio se non lo trovavo, accontentandomi della pur breve passeggiata.
Mi piaceva portargli dei doni di tanto in tanto, sebbene non fossero per me pari a quanto ne ricavavo io da quegli occasionali scambi di parole di fronte ad uno dei migliori scenari si potesse immaginare, verso l’ora del crepuscolo.
Nelle nostre in apparenza frivole discussioni, emergevano sempre nuovi squarci nelle mie verità, come se lui vivesse dalla parte opposta della realtà rispetto a me, eppure riuscisse a vedere fin dove non arrivavo io.
Aveva avuto una vita ricca di fallimenti, ed era riuscito ad affrontarli e scalarli fin sulla cima. Per questo, probabilmente, mi colpiva tanto. Riusciva ad osservare, nella semplicità della sua anima, le cose da un punto di vista enormemente più elevato del mio. Ogniqualvolta tornavo a casa, era una continua ricerca di approfondimenti delle mie incompetenze. Mia moglie ed i miei amici cominciarono a pensare che stessi dando i numeri, che mi fossi ridotto ad una malandata persona bisognosa d’aiuto. Non sapevano, invece, che dopo quell’incontro con l’anziano pescatore, di cui non ricordo neanche più il nome ma la cui voce ancora risuona nei miei timpani, la mia vita aveva assunto un sapore nuovo, succoso, quasi esplosivo.
Eppure, a ben pensarci, niente era davvero cambiato.
A volte basta davvero poco per cambiare. Anche l’incontro con un vecchio perscatore. Mi è piaciuta molto l’idea è anche il senso della storia. Ci sono alcune frasi da rivedere. Ad esempio “ruvidi massi lambenti il mare” oppure “voler intavolinare una conversazione” oppure quando dici che le persone raramente riuscivano a “pungere” i tuoi pensieri.
Per il resto, complimenti.