Premio Racconti per Corti 2019 “Spighe” di Antonio De Rosa
Categoria: Premio Racconti per Corti 2019Leo dà un’occhiata alla stanza. Tra le luci di ogni colore e i laser che fendono il vapore di ghiaccio secco, intravede ventenni come lui che si muovono a ritmo di musica. Che musica strana che sta mettendo il dj, sembra avere gli accenti nei punti sbagliati. Ma alla gente non gliene frega nulla, e nemmeno a Leo, che va a ordinarsi il quinto gin tonic al banco.
-Un gin tonic, per favore!- urla al barista. -Cosa? Vuoi un filo per i coni? Sei dello staff?- grida il barista di rimando. Non ha capito un cazzo, e Leo si appunta mentalmente di scriversi da qualche parte questa nuova frase capita male, ci fa la collezione. -No, ho detto un gin tonic!- Leo torna a guardare verso la calca e non vede nessuna faccia familiare, bene. Dopo essersi scolato il drink, si butta in mezzo alla gente e chiude gli occhi. Si trascinare dal ritmo strano. In pochi secondi si adatta e comincia a divertirsi, anche la musica non sembra male, una volta capita la sua logica. Poi apre gli occhi. Davanti a lui un gruppetto di ragazzi e ragazze sembra divertirsi molto. Leo si avvicina muovendo la testa a tempo e fa loro cenno di volersi infilare in mezzo al loro cerchio. Loro accettano e muovono la testa su e giù. Per Leo l’amicizia si apre e si chiude in fretta, fa il giro dei ragazzi. Uno si chiama Arnaldo. Uno si chiama Giorgio, o forse no. Un altro si chiama… Non se lo ricorda mica come si chiama. Una si chiama Giulia e l’ultima si chiama Berry oppure Katie, chissà. Giorgio lo invita a prendere un drink. -Cosa ci fai qua da solo?- chiede urlando Giorgio. -Mi sono laureato oggi e voglio festeggiare come si deve!- risponde Leo. -Figo!- replica Giorgio, poi si rivolge al barista, ma Leo non sente cosa gli dice. -Cosa? Sarei una bagascia?- risponde il barista, offeso. -Ho detto due black russian!- Leo e Giorgio brindano picchiandosi i bicchieri l’uno contro l’altro e tornano a ballare. Giulia e Katie Berry stanno andando a fumarsi una sigaretta e Leo le segue, mentre gli altri restano sotto cassa. La stanzetta per i fumatori sta dentro al locale, con le pareti di vetro nemmeno troppo insonorizzate. Da lì si vede l’intera sala, dipinta di nero, con divanetti bianchi e fiumi di gente ovunque, che per la maggior parte non sa cosa sia il tempo. Leo fa una smorfia e si gira verso Giulia, che le ha chiesto qualcosa. -Cosa? Hai preso un dvd a nolo?- chiede Leo aggrottando la fronte. -No- dice Giulia tra le risa –Ho detto, cosa ci fai qua da solo?- -Oggi mi hanno dato un grosso bonus nell’azienda per cui lavoro e voglio festeggiare come si deve!- risponde Leo. -Figo!- replicano Giulia e Katie Berry. Poi si mettono a parlare di cazzate e Leo si mostra molto interessato. Sembra che non abbia fatto altro nella vita che parlare di tutto e parlare di niente. Persino le sue stesse parole gli sembrano chiacchiericcio di sottofondo. Un’arte che si apprende sul campo. Appena finita la sigaretta, qualcuno batte una pacca sulla spalla di Leo. E’ un ragazzo della sua età esaltato che lo ha riconosciuto. Come si chiama?, pensa Leo nel panico. Dove l’ho visto? Fa un cenno a Giulia e Katie Berry, che tornano dagli amici. -Leo! Come va, zio?- grida il tipo nelle orecchie di Leo. -Tutto bene… zio!- risponde Leo. Questa dimenticanza lo mette più a disagio di quanto vorrebbe. Cosa gli ho raccontato? -Come procede il tuo progetto?- chiede il tipo. Di che progetto parla? -Ma sì, il progetto con la tua band! Non stavi per firmare un contratto con una major?- chiede di nuovo il tipo, esaltato, che non si accorge del dilemma di Leo. -La mia band…?- ripete Leo con gli occhi a pesce lesso. Poi improvvisamente ricorda e assume un comportamento molto più sicuro. -Ma ceeerto, la mia band! Con la major non è andata, ma stiamo pianificando una serie di concerti in tutta Italia, in vari eventi underground. Una figata!- -Sei un grande, ti offro un drink!- urla il tipo, e Leo non se lo fa ripetere due volte. Dopo aver brindato alla musica di nicchia che diventa mainstream, i due si separano e Leo si mette a cercare il gruppetto di ragazzi che ha conosciuto poco prima. Eccoli, davanti alle casse più imponenti, dove si trovavano prima. Beve l’ultimo sorso e si ripromette di cercare un locale ancora più sconosciuto per la prossima volta. Non può mica ricordarsi tutte le volte delle cazzate che spara. Poi raggiunge i ragazzi. Dopo un paio d’ore, il gruppetto si stanca di ballare a caso e i ragazzi invitano Leo a far colazione insieme a loro. Leo accetta volentieri. Escono dal locale ormai svuotato e salgono in macchina, dove stanno un po’ stretti. Ma al McDrive non fanno domande. Si mettono alla ricerca di un posto comodo dove poter mangiare, finché non individuano un campo di grano dal quale si può veder l’alba, dunque si fermano e danno fondo alle loro scorte. Parlano e parlano e parlano per una buona mezz’ora, finché il primo spicchio di sole non compare all’orizzonte e fa diventare d’oro le spighe. Leo guarda fisso quello spicchio e un piccolo sorriso soddisfatto gli spunta sulle guance. Questo è il momento che preferisce. Quello in cui potrebbe nascere qualcosa.
Potrebbe nascere qualcosa: ciao Antonio, grazie, sento spesso nei ragazzi di oggi la speranza e la profonda paura che quel piccolo spicchio possa non nascere, e che la vita sia solo una lunga notte da sballo e di fraintendimenti, simpatici e buffi: grazie, mi hai emozionato.
Diana, grazie a te per aver speso cinque minuti a leggere!
Piacevole lettura. Nel finale ho colto quache speranza per il futuro e un invito per le nuove generazioni. Ho percepito il messaggio che qualcosa di significativo può nascere, se solo si lasciano da parte la musica da sballo e, aggiungo, il cellulare sempre in mano. L’unico appunto è sul formato, troppo compatto e impegnativo nella lettura.
Un bel racconto ironico e sentimentale allo stesso tempo. Fa piacere pensare che il tuo protagonista riscopra la bellezza della natura, la luce del sole, l’alba, e quindi la nascita o la rinascita. Però mi è piaciuta anche la parte iniziale, diciamo così girata in discoteca o nel locale dove i giovani ballano, in qualità di ex frequentatrice di discoteche e di amante del ballo. Bravo. Complimenti.
Un inizio frizzante e un finale denso di interrogativi nella prima luce del giorno. I miei complimenti.
Un racconto un po’ strano e contraddittorio, come è l’età del protagonista del resto: da un lato si protegge dagli altri con “le cazzate che spara”, dall’altro si butta, accetta la loro compagnia e, quando il giorno spunta, rimane in attesa di qualcosa che potrebbe nascere. Bravo per aver ritratto questo particolare tentennamento…
Danilo, grazie per le tue impressioni. Hai saputo cogliere alcune sfumature per me importanti. La prossima volta starò più attento al formato, promesso!
Lucia, grazie per i complimenti. Mi piace l’interpretazione che hai dato al racconto.
Andrea, grazie per i complimenti. Hai usato due aggettivi che mi piacciono molto per descrivere il racconto.
Simona, grazie per il tempo che hai speso per leggere. Hai individuato un aspetto che precede il cambiamento del mio personaggio.