Premio Racconti per Corti 2010 “L’oroscopo del giorno” di Roberto Cavenaghi
Categoria: Premio Racconti per Corti 2010Richard Smith lesse l’oroscopo anche quella mattina. Il suo piano sarebbe andato a buon fine. Lo stava spiegando alla madre, ma l’orario visita terminò; vide la madre svenire, e poi di nuovo, per l’ultima volta, nel braccio della morte.
Fra gli “spettatori” dell’esecuzione (chi cercava il posto migliore, chi si puliva gli occhiali) si sparse la voce del malore della madre. Alcuni, pochi in verità, mostrarono un po’ di pietà.
“Un giorno ricco di incontri come non lo è da anni”, l’oroscopo aveva ragione: il prete per la confessione, e poi l’avvocato. Lo rassicurò sulle condizioni della madre, poi arrivò il pranzo (la sua prima scelta dopo tanti anni, “bontà loro”). Lo stesso menù di quel giorno, da bambino; “il più bel giorno della mia vita”, lo definì allora: carne alla griglia, patatine fritte, e torta di more, “sperando che le more siano come quelle della nonna”.
L’avvocato lo salutò.
Rimasto solo divenne di colpo tranquillo, fin troppo; scherzò addirittura coi secondini.
Quando l’avvocato le disse il menù scelto da Richard, la madre (la stava accompagnando a casa) capì il piano del figlio.
E ricordarono (Richard e la madre) contemporaneamente quel giorno.
Primo giorno di vacanza: lo skateboard (regalo per la promozione alla seconda classe col massimo dei voti), il papà al barbecue. Una caduta. Solo un forte spavento. Più per la madre, che lo guardava con apprensione: “Subito in casa! A lavarsi le mani”. In cucina la nonna preparava la torta di more. Un assaggio? Richard, a dire il vero un po’ titubante, ne mangiò solo un pezzo; cadde a terra. La nonna corse fuori a chiamare aiuto (qualcuno intanto suonò al citofono). Di corsa in casa. Un primo tentativo di animare Richard; niente da fare (il citofono ancora). Non rimaneva che chiamare l’ambulanza; il citofono cessò di suonare. Fu la volta del telefono. Proprio ora? Era Grace, vicina in partenza per le ferie passata a lasciare le chiavi di casa. Ma soprattutto dottoressa. Capì subito. Iniezione di adrenalina e Richard si riprese. Choc anafilattico, le more sono vietate.
…sempre che non si voglia morire deliberatamente.
Il telefono fuori dalla cella suonò. Nessuna Grace era venuto a salvarlo. “Uomo morto in marcia” gridò il secondino.
L’oroscopo: “Dopo pranzo, la tensione potrebbe diventare altissima; dipenderà da voi”. Potrebbe. Bastò mezza fetta. Quando le guardie aprirono la cella, lo trovarono riverso sul tavolo. Una chiamata in infermeria, nessuna risposta. Il dottore, insieme al direttore e altre guardie stavano proprio andando a prelevare Richard. Quando i secondini spiegarono l’accaduto (“Se muore non la passate liscia” li minacciò il direttore), il dottore capì di cosa si trattava, ma non era certo attrezzato per salvare una vita. Di corsa in infermeria.
Gli ”spettatori”, cominciarono a capire che qualcosa “non andava”, si diceva che era stato graziato, o che la pena era stata commutata in ergastolo, o sospesa perché la madre era morta.
In cella si discuteva su cosa fare in caso di morte. Ma magari il dottore sarebbe riuscito a rianimarlo. Magari…
La porta della camera della morte si aprì. Entrò solo il direttore. Uno scarno comunicato: Richard Smith era morto per cause naturali prima dell’esecuzione. La gente cominciò a rumoreggiare; se ne andarono indignati e delusi. Qualcuno tirò anche una sedia. Il direttore vide tutto attraverso il vetro; rimasto solo, sospirò, istintivamente si sedette sulla sedia elettrica; se ne accorse subito e si rialzò