Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “Imperdonabile” di Laura Corrado

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Una donna di circa quaranta anni riordina i piatti lavati dalla lavastoviglie. E’ di statura piccola, un po’ paffuta con morbidi capelli neri che le cadono sulle spalle. La porta si apre. entra un uomo in giacca cravatta.

– Come stai? Ho visto tuo padre

–  Raccontami come è andata al lavoro.

– Perché non vai a trovarlo?

– Devo uscire adesso. Ne parliamo dopo.

Agata prende la giacca color cammello ed esce da casa.

Cammina al passo fra la gente. Il gruppo è schierato, compatto verso un’unica direzione. Fruscii di giacche e giubbotti che si sfiorano. Le scale mobili la portano giù, sempre più giù. La metro è stracolma. Si sente della musica. Due fermate ancora. La prossima sarà la sua. Ma Agata cambia idea. Scende subito. Torna indietro. Tutto sommato può cambiare idea. “ Non c’è fretta-  pensa-  posso fare tutto quello che voglio”.

Arriva davanti un palazzo grigio. Suona. Prende l’ascensore fino al quarto piano. Si apre una porta.

– Buongiorno.

Agata va spesso a trovare la sua vecchia docente di filosofia. Le è molto affezionata. Una vecchia signora elegante che veste in modo colorato. I capelli color argento sono raccolti in una perfetta cipolla, ha solchi lungo le guance, ha una voce roca ma ferma,  quasi severa.

– Prendiamo del tè. E raccontami qualcosa.

– In realtà vado di fretta  ma avevo bisogno di farle una domanda.

– Dimmi.

– Cosa vuol dire scrivere?

– Scrivere? Me lo chiedi ora? Scrivere significa strapparsi l’anima. E’terribilmente doloroso. Devi raccontare la verità. Scrivere menzogne non ha senso e non interessa a nessuno. Devi avere il coraggio di aprire la mente, il coraggio di raccontare la verità. Il mondo in cui viviamo offre delle verità terribili. Uno scrittore deve avere l’onestà e il coraggio di raccontarle queste verità. Altrimenti non è uno scrittore. Scrivere vuol dire illuminare non intrattenere.

– Sembra difficile.

– Se vuoi scrivere è l’unico modo. Mi dispiace. Scrivere sembra così facile. Invece è difficilissimo.

L’anziana guarda Agata. Le sorride, e decide di non insistere con il suo tè. Forse pensa che quando si è giovani c’è sempre qualcosa di più urgente da sbrigare. Manca il tempo. Manca sempre il tempo.

Agata saluta la sua vecchia professoressa.

Mentre cammina si accorge che il marciapiede è bagnato. Le foglie sembrano essere state maltrattate dalla pioggia. Non si è accorta di nulla. L’aria è piacevolmente più fresca. Non ha voglia di rientrare a casa. Non ha voglia di affrontare Andrea.

Andrea è sempre stato buono, più buono di lei. Si erano sposati quasi per caso. Una breve conoscenza, un buon affiatamento e avevano convenuto che c’erano motivi sufficienti per stare insieme  tutta la vita. Scelta azzardata di questi tempi ma ad Agata era andata bene. Andrea non si era rivelato un pazzo ma una brava persona.  Poteva continuare a vivere con lui.

Andrea  è un semplice pubblico impiegato. Niente di speciale. Studi ordinari, lavoro ordinario. Agata non lavora. Ama la letteratura, la musica, la filosofia. Si è sempre considerata un’ anticonformista. Pensava che avrebbe esplorato il mondo e invece ora fa una vita ordinaria e ha scelto un uomo  ordinario.

Continua a camminare, fissando il marciapiede.

Agata ha sempre avuto un rapporto conflittuale con suo padre. Sono tanti gli errori che non gli ha perdonato. Ed ora lo sbaglio più grande: si è ammalato nella maniera più complicata per una figlia che, paradossalmente, ha bisogno di litigare con suo padre per stare bene, per dare senso alle sue  scelte.

Agata ha visto suo padre ammalarsi progressivamente. Amnesia, afasia,agnosia, aprassia. La personalità di suo padre è sparita, si è dissolta. Un declino totale. Agata non sa come affrontare tutto questo. Andrea è un positivo. Propone a sua moglie di visitare spesso suo padre e di stimolarlo con dei racconti o delle letture.

 Agata non riesce neanche a guardare quell’uomo senza vita.

Andrea tenta di aiutarla. Qualche giorno prima le aveva posto una domanda.

– Che cosa è la malattia secondo te?

– E’ solo una riduzione di se stessi. Uno scacco della vita.

– Non  puoi imputargli anche questo. Non ha scelto lui di ammalarsi. Impara a perdonare, Agata. Prova a misurarti, non solo a misurare gli altri.

Un altro discorso interrotto. Agata era andata via lasciando Andrea con le sue perle di saggezza.

Agata ha trascorso tutta la sua vita in piena opposizione con il padre, senza mai capire il motivo. Piccole o grandi discussioni hanno determinato il loro rapporto.

Quando cominciò a dare i primi segni di demenza, lei fu la prima ad accorgersi che qualcosa non andava. Quelle piccole dimenticanze  non erano da lui.

Da giorni suo padre era ricoverato per una serie di problemi. Era grave e lei lo sapeva ma non aveva il coraggio di guardarlo.

Più volte aveva tentato di andare, ma sapeva giustificarsi molto bene.

Agata non vide mai più suo padre.

Morì in una giornata cupa e piovosa. Stranamente, a volte, anche i piccoli dettagli contribuiscono a drammatizzare ancor di più le tragedie delle persone.

Il lutto è un’esperienza inspiegabile, destabilizzante.

 Agata fece l’ unica cosa che poteva restituirle un senso e imparare così a perdonare colui che, probabilmente, più aveva amato.

– Ho capito Andrea, la malattia può essere anche un racconto, il racconto di una vita. E così Agata iniziò a buttar giù le sue prime battute.

 “ Le madri e i padri sono delle persone speciali e la loro specialità è quella di commettere errori. Persone  capaci di un amore assoluto,  non sanno come muoversi nei labirinti della loro vita quando diventano genitori. Non più solo una donna o solo un uomo, ma una madre e un padre. Cambia il loro ruolo sociale, legale, familiare. Non più soli e autonomi, non più soltanto figli. Carichi di onori e di oneri. Il ruolo di genitore mette questi uomini e queste donne nella inevitabile condizione di diventare imperdonabili. E’ proprio questo che stravolge nel generale cambiamento: diventare genitori significa diventare imperdonabili.

I figli, loro spietati giudici, non regalano indulgenze di alcun tipo. Piccole tregue o pacifiche convivenze mascherano il mancato perdono per la più piccola ingiustizia subita.

Le madri non hanno nessuna scusante. Essere una madre coincide con il dovere di madre. Essere e dovere.  Persino la loro felicità deve essere un dovere poiché devono gioire della loro fortuna.

Agli uomini le cose vanno un po’ meglio. Privati dell’esperienza del travaglio e del parto, assenti giustificati per motivi di lavoro. A loro viene chiesta stima e ammirazione. E’ un amore elegante. I figli maschi si accontentano di una semplice approvazione e alle figlie femmine è sufficiente il complesso di Elettra”.

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