Premio Racconti nella Rete 2010 “Sulle forme dello scomparire” di Stefano Mola
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Dicono che in alcune biblioteche succeda. Più frequentemente all’ultimo piano, negli angoli bui. Oppure vicino a una pianta, preferibilmente lontano dalle porte. Ci deve sempre essere una sedia, o una poltrona. Non è detto che dipenda dalla quantità di silenzio, o almeno, non da quello esterno. Qualcuno ha detto che scomparire è rinascere, una di quelle formule semplici da adesivo o da pubblicità, frasi croccanti che sulla lingua hanno subito un gusto ma che i denti non riescono a masticare. Non sono sicuro che si applichi, a questo.
È difficilissimo da osservare, lo raccontano così. Lei, o lui, li vedi con la coda dell’occhio, assorti, seduti con un libro aperto in mano. Registri la presenza appena, non li stavi fissando. Poi qualcosa come un prurito ti fa riavvolgere il nastro: troppo tardi. Potrebbe anche solo essere l’irrimediabile fallacia della memoria, o uno spasmo galvanico dell’immaginazione. Come fai a esserne così sicuro? Nella sala, non c’è nessun candidato possibile, nessuno che possa aspirare al ruolo di lui, o di lei.
Sparire non si sparisce, e non credi ai fantasmi. Alla letteratura fantastica sì, perché sei convinto che tutta la letteratura sia fantastica, e dunque finta, immaginaria, non vera. Non vera come lo scaffale cui credi di appoggiarti, adesso, che credi di sentir premere contro la tua spalla.
Lei, o lui, sono scivolati dentro. Dentro il libro. Per davvero, fisicamente. Lui potrebbe essere mescolato alla folla nelle strade di Milano, gocciola sparsa sullo stesso pendio, dentro il turbinio della rivolta per il pane. Lei invece si è tolta le scarpe per passeggiare dentro una poesia, non importa quale. Importa che adesso senta le parole sotto la pianta dei piedi nudi come l’erba di un prato, e ci sono i ricordi di quando lo faceva bambina, e guarda sé stessa adesso un po’ da fuori, senza essere davvero sicura dell’età dietro i suoi occhi. Passa da una parola all’altra come si fa sui sassi per attraversare un torrente, ma è estate, quindi non importa se poi si cade in acqua, ci si può asciugare al sole. Quanto saranno scivolose, quelle parole, e quanto la corrente la porterà via?
Ma non è questo ad essere davvero importante. Non la storia di lei, del perché quella poesia conti così tanto. Non la storia di lui, che chissà come mai proprio i Promessi Sposi.
Il fatto è che ogni tanto ci sono delle prove. Lo scivolamento può essere lasciare tracce. Se tu avessi notato non tanto la giacca marrone di lui (ma era davvero marrone? e portava la cravatta?), non tanto la curva scarmigliata dei capelli di lei (erano davvero raccolti e trattenuti da un fermaglio? e come giocavano con gli occhi?) quanto invece i libri, dovresti fare così. Dovresti cercare la copia dei Promessi Sposi di quella libreria, o il libro di poesie. Non adesso, non subito. Torna tra un paio di giorni.
Fai scorrere le pagine, senza fretta. Potresti trovarne una che senza capire bene perché ti sembra diversa. Con i Promessi sposi sarebbe facile, certo. A casa ne hai una copia, e con un po’ di pazienza troveresti la traccia. Non nella tua copia, in quella della biblioteca. Magari anche solo un aggettivo, una descrizione, un volto tra la folla, un grido, un rumore. Come è possibile, dirai. È la conseguenza dello scivolamento. Lui era così dentro la folla di Milano, così dentro alle proteste, che la sua presenza ha lasciato un alone. Non un personaggio nuovo, di primo piano. Pare che non sia possibile, ma nessuno è in grado di provarlo.
Lei invece avrebbe forse aggiunto un verso, addirittura una poesia: c’è infatti una pagina in più. Qui è davvero molto più difficile. I libri di poesia sono rari. Non è detto che tu riesca a procurarti un’altra copia, per verificare.
Adesso dovresti dirmi se sapere che le parole che stai leggendo potrebbero non essere tutte scritte dal nome che trovi sulla copertina questa cosa ti spaventa o ti preoccupa. Potresti vedere la cosa come un completamento. Non è affatto detto che l’autore sia riuscito a tirare fuori davvero tutto, dalla regione in cui vivono le storie e i personaggi. Magari era distratto, o aveva dei pregiudizi, come tutti.
Queste sono però questioni un po’ metafisiche, anche noiose, e non ci portano da nessuna parte. È invece importante che tu tenga bene a mente una cosa sola: chi è riuscito a scivolare dentro un libro, lo ha sicuramente fatto per amore. Tanto ti basti, per continuare a leggere.