Premio Racconti nella Rete 2010 “L’imbianchino dei cavoli” di Stefano Mola (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Di che colore sono i cavoli?
La risposta arriva subito. Ci tieni a far vedere che sei più grande di quello che raccontano i mesi e i centimetri.
Verdi!
E ci metti proprio il punto esclamativo, anche se non sai nemmeno cos’è. Se vorrai saperlo, ti dirò che è come un razzo in partenza per la luna, un pupazzo a molla che esce dalla scatola. Ma adesso non divaghiamo, ci sarà tempo. Ti sorrido.
La risposta è soltanto parzialmente esatta.
Come sarebbe?
Mi guardi con sospetto. Lo so che a volte faccio come i grandi, mi prendo i miei vantaggi, ma ti assicuro che non sono mai stato bambino come adesso.
Aspetta, non ho detto che la risposta sia sbagliata. È vero che i cavoli sono verdi, ma solo all’inizio. Quando sono ancora un po’ piccoli.
Piccoli quanto?
Così
Faccio una misura prendendo una porzione di aria tra gli indici delle due mani.
Uhm. E poi cosa succede?
Succede che arriva l’Imbianchino dei Cavoli.
E?
E li dipinge.
Adesso siamo partiti. Vorrei che tu amore mio potessi vederci, nascosta dietro una porta, tanto la storia la sai già, te l’ho raccontata una mattina mentre ti portavo alla stazione, ricordi? Adesso siamo partiti, le pareti della stanza scompaiono, diventano trasparenti o qualcos’altro, o qualunque altra cosa richieda la storia. Tu guardi noi, guardi lui/lei che mangia le parole una dopo l’altra, la bocca semi-aperta, e il cuore ti si gonfia come un palloncino rosso. Tu che adesso leggi queste parole e sogni che questa cosa succeda davvero un giorno, ma se queste righe vengono scritte sarà così, anche noi veniamo prima di tutto da una teoria di segni neri su una pagina e uno schermo.
L’imbianchino dei cavoli è un ometto vestito di bianco, con in testa un cappello a bustina, sì, proprio come il panettiere. Arriva di notte ma soltanto se c’è la luna, per due motivi. Il primo è che nei campi non c’è la corrente elettrica, e per fare il suo lavoro deve pur vederci qualcosa, no? Il secondo è per fare più effetto. Ora provo a spiegare perché. L’imbianchino dei cavoli arriva volando a mezz’aria pilotando un carretto a baldacchino come quelli dei gelatai.
Questo carretto sbuffa delle bellissime nuvolette argentate che quando passano davanti alla luna fanno giochi di ombre cinesi (un coniglietto, un gattino, una capretta, un altro gattino, un altro gattino: mettiamo più gattini che altri animali perché alla mamma piacciono di più). Così sulle case e sulla strade si proiettano simpatiche ombre di animaletti. No, la gente non si spaventa, anzi.
Non devi preoccuparti poi di queste nuvolette, non inquinano. Il sistema è stato accuratamente progettato dal GRINGU: il GRande INGegnere dell’Universo, uno che fa più o meno il mestiere del tuo papà, solo un po’ più importante.
(qui dovresti arrivare e darmi un buffetto sulla nuca – ma piano però – perché sai che non devo esagerare; io ti dico che il mito del papà onnipotente si perderà comunque presto! e ti bacio)
Solo un po’ più importante perché ha progettato tutte le cose che vedi, le case, gli animali, eccetera. Tutto. Cosa ha progettato il papà? Ma andiamo avanti con la storia, che si fa tardi.
Quindi le nuvolette studiate dal GRINGU passano davanti alla luna e poi diventano polvere che sa di zucchero a velo. E lo zucchero non inquina. No, adesso non possiamo andare a vedere se ne è caduta in giardino, ci siamo già lavati i denti.
Ora dopo aver fatto tutto questo spettacolo con la luna, l’Imbianchino dei Cavoli atterra in guardino e scende dal carretto. Bisogna dire che il carretto ha due fanali che sembrano degli occhi: infatti ha delle bellissime e lunghe ciglia, proprio come quelle della mamma. E mentre aspetta che l’Imbianchino dei Cavoli finisca il suo lavoro gli occhi-fanali del carretto si danno infatti il mascara.
Ma se il carretto ha i fanali, c’è davvero bisogno della luna?
Certamente. Primo perché quei due fanali ora si stanno dando il mascara e non gli interessa proprio di illuminare il lavoro dell’Imbianchino; secondo perché la luna fa una luce molto più diffusa; terzo, non sempre si riesce a parcheggiare il carretto vicino al cavolo, si rischierebbe di schiacciare degli altri ortaggi e sarebbe uno spreco.
Ora, prima di iniziare il suo lavoro l’Imbianchino dei Cavoli deve sapere quale colore scegliere. Non è difficile, tanto ne ha solo due, il rosa o l’azzurro, ma non può assolutamente sbagliarsi. Per sapere il colore, deve controllare il nome del bambino a cui il cavolo è collegato. E il nome sta scritto nel Grande Libro dei Nomi. Lo vedi? L’Imbianchino dei Cavoli lo sta tirando fuori dalla borsa che porta a tracolla. Vedi quanto è grande? Sembra pesantissimo, ma in realtà il GRINGU ha usato per le pagine una carta leggerissima, fatta con le ali delle libellule.
Nel libro sono scritti tutti i nomi delle bimbe e dei bimbi che nasceranno. Tutti. Se guardi l’ultima pagina, vedrai che sotto i tuoi occhi se ne aggiungono continuamente di nuovi. La cosa più curiosa di questo libro è il carattere tipografico con cui è scritto.
(spiegarti adesso che cosa è il carattere tipografico è una tentazione cui devo resistere; posso solo sperare che un giorno ti appassionerà un foglio di carta e il modo in cui è stampato allo stesso modo in cui appassiona me; ma in ogni caso, anche se non succederà, andrà bene lo stesso; l’importante è che ci siano tante cose in grado di appassionarti, comunque)
Il carattere tipografico, dicevamo, si chiama Times New Puer. La sua proprietà è questa. Se scriviamo una sola lettera su un foglio, questa fa un suono o un rumore. Per esempio la A fa aaAaa-aaaaA-aaaaaaaaaAAa. La R invece fa un ruttino. La P piange (bisogna usare sempre poche p, mi raccomando!). La M ovviamente fa mMaMMA. La N fa nghé-nghé. Eccetera.
Quando invece le lettere vengono scritte vicine a formare il nome, immediatamente si prendono per mano (proprio come quando si scrive in corsivo, che le lettere sono legate una all’altra) e iniziano un brusio lunghissimo, in una lingua che nessuno, a parte il GRINGU, capisce.
(so che sembra strano ma nemmeno il papà la capisce)
Questo brusio è la storia della nuova vita, e nessuno può saperla prima che inizi. E nemmeno durante: deve essere una continua sorpresa.
Insomma, verificato il nome sul libro, l’imbianchino prende il suo pennello di cinghiale
(no, il cinghiale non si è fatto male, perde naturalmente i peli alla fine dell’inverno e li porta all’Imbianchino che in cambio gli dà delle ghiande)
apre il secchiello della vernice giusta, rosa o azzurra, e inizia a dipingere il cavolo, con molta calma e attenzione, perché ci tiene a far bene il suo lavoro. Quando poi il bambino nasce, il cavolo viene preso dal campo e appeso sulla porta, per annunciare a tutti la nuova gioia. Lo so che i fiocchi appesi alle porte non somigliano tanto a dei cavoli, ma è perché nel tempo si sono trasformati. Pensa al tuo papà che una volta era piccolo come te, per esempio.
Ti è piaciuta la storia? Ora è il momento di fare tanta nanna.
(e magari, nel frattempo, ti sei già addormentato)
Un racconto pieno di poesia, di nuvole soffici e di luce che scorre leggero e allo stesso tempo crea un mondo
Una favola tenerissima che racchiude un mondo. Complimenti e auguri per la vittoria!
Giampaola Cavallari
ho sempre pensato che chi scrive racconti, favole, fiabe per bambini ha in dono una poesia particoalre. Il tuo racconto ne è uno splendido e riuscito esempi.
Comlimenti
Carmina trillino