Premio Racconti nella Rete 2010 “Il richiamo della vita” di Patrizia Bianconi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Se ne stava nella seconda fila, un po’ incurvata in avanti, come nell’atto di chiedere scusa, occhi bassi, capelli corti, minuta, poco più di una bambina.
Silenziosa e timorosa, fin dall’inizio aveva parlato ben poco, se non per salutare i professori e qualche compagna.
Lei, la nuova insegnante di italiano e storia, ancora non l’aveva notata. Eppure, ella, era per Serena, oggetto di ammirazione infinita. Così bella, occhi verdi come prati a primavera, sorriso sincero e pronto alla battuta, la trovò subito simpatica e se la sentì amica.
Seguiva con attenzione e interesse le sue lezioni, appassionandosi senza riserve ad argomenti che la facevano sognare: il mito, la favola, il racconto.
La nuova insegnante, Luisa era giovane, brillante, ci sapeva fare, parlava e spiegava con tono amico, senza mai perdere il controllo e con modi accattivanti spingeva anche i più reticenti ad aprirsi e confidarsi.
Quante erano le pene di quell’età difficile e, Serena, le soffriva tutte!
Serena, che nome ingrato, per una ragazzina chiusa e introversa come lei. Si sentiva goffa, impacciata, sempre fuori posto, ora poi con gli occhiali invadenti, ma necessari, che rendevano serio il volto, mentre fissava attentamente le pagine del libro.
Appena poteva li toglieva, abbassava lo sguardo e alzava le difese. Solo nello studio trovava le sue soddisfazioni, quell’anno poi, sembrava tutto più facile. Raccontò la storia di una ragazza triste, che non aveva amici, che si sentiva brutta….la sua storia. L’insegnante lesse in classe tutti i lavori e fu allora che si accorse di quella timida ragazzina. Le apparve fragile e al tempo stesso forte, per aver trovato il coraggio di dire così tante cose, chissà da quanto tempo tenute nascoste.
L’ammirò per essersi confessata e fidata, aprendo il cuore liberamente.
Era nata un’amicizia, rispettosa e sincera, da una parte l’intuito perspicace di un’insegnante che crede nel proprio lavoro, dall’altra, una ragazzina desiderosa di confidarsi ed essere compresa.
I giorni si mettevano uno davanti all’altro.
All’autunno seguì l’inverno e poi la primavera, Serena, cominciò lentamente a scoprirsi, a sentirsi più a suo agio, guardandosi dentro per aprirsi fuori.
Si seppe che Luisa non sarebbe tornata il prossimo anno e lo sconforto si impadronì dei loro cuori.
Attesero tristi, gli ultimi giorni, cercando aiuto in tutto ciò che avevano imparato.
Ma non basta.
Perché la vita è un’altra cosa.
I ragazzi escono ora dal portone, prendono tempo e si salutano, quasi confusi, braccia spalancate, le sue in mezzo alle altre, occhi che fissano, hanno paura.
Ma la vita chiama, spinge, trascina.
Possibile che non senti la sua voce?
Anche Serena ha alzato le braccia, cerca i suoi occhi, velati di lacrime, scopre la vita, vorrebbe gridare, ma la voce non viene.
Resta dentro, verrà fuori dopo, sarà solo questione di tempo.
Col tempo.
E tutto si consuma in un momento che non dimentichi più.