Premio Racconti nella Rete 2019 “Che ti cullino le onde” di Sandra Puccini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Tommaso se ne sta seduto sul bagnasciuga. I piedi sulla sabbia bagnata a cercare con la punta delle dita le onde che vanno ad infrangersi a pochi centimetri da lui. Vorrebbe tanto fare il bagno. Ha preparato la maschera ed il boccaglio ma deve aspettare ancora un po’. Sua madre è stata chiara: non potrà bagnarsi fino all’ora della merenda. Gli altri bambini sono tutti in acqua e lui no. Lui deve rimanere lì. Sul bagnasciuga. Con la sabbia che si appiccica alla sua pelle sudata. Quanto vorrebbe che sua mamma non fosse lì.
Alan se ne sta seduto sull’orlo dell’ imbarcazione. Le onde sono alte e bagnano continuamente la punta delle sue scarpe che cerca di ritrarre senza successo. Vorrebbe andare qualche fila più indietro ma i signori che lo hanno imbarcato hanno sistemato tutti in modo che la barca fosse stabile. Sua mamma è stata chiara: dovrà obbedire agli uomini che lo stanno aiutando. Gli altri bambini sono al centro dell’imbarcazione, al riparo, e lui no. Lui deve rimanere lì. Sull’orlo della barca. Con le scarpe che si inzuppano sempre di più. Quanto vorrebbe che sua mamma fosse lì.
“Quanto tempo sarà passato?” pensa Tommaso. Sicuramente molto. La signora vicino a lui ha sfogliato tante pagine del libro che sta leggendo. E suo marito ha già fatto almeno due spuntini. Il sole si sta abbassando e, adesso, non fa più così caldo. La crema che la mamma gli ha messo non puzza più quanto prima. La merenda deve essere vicina.
“Quanto tempo sarà passato?” pensa Alan. Sicuramente molto. La donna vicino a lui ha recitato molte preghiere. E l’uomo che le sta accanto ha fumato tante sigarette. Il sole si sta abbassando e, adesso, non fa più così caldo. Il profumo che sua mamma ha lasciato sulla sua giacca quando lo ha salutato per l’ultima volta, sta piano piano svanendo. L’arrivo deve essere vicino.
Un’onda più grande delle altre bagna completamente Tommaso. Lui ne è felice. Il tempo di voltarsi e la sua maschera con il suo boccaglio non ci sono più. L’onda si li sta portando via.
Un’onda più grande delle altre bagna completamente Alan. Lui ne ha paura. Il tempo di voltarsi e i suoi vicini non ci sono più. L’onda si li sta portando via.
Tommaso inizia a correre verso il mare. Prima una gamba, poi l’altra, poi il busto e, infine, l’intero corpo. E’ tutto bagnato e non è ancora l’ora della merenda. Continua a muoversi fino a quando sotto ai suoi piedi non sente più niente. Solo acqua. Acqua ovunque si giri.
Alan non ha il tempo di pensare. La barca inizia ad oscillare pesantemente. Prima una gamba, poi l’altra, poi il busto e, infine, l’intero corpo. E’ caduto in mare e ancora non è arrivato a destinazione. Comincia a muoversi affannosamente ma sotto ai suoi piedi non sente niente. Solo acqua. Acqua ovunque si giri.
Tommaso annaspa, si agita. L’acqua entra dentro di lui da ogni parte, dalla bocca, dal naso. I suoi occhi bruciano tanto da non riuscire più a distinguere cosa ha intorno. Forse dovrebbe fare come gli ha insegnato la sua istruttrice di nuoto. Diventare una stellina. Ma questa non è la sua piscina. Qui ci sono tante onde, una dopo l’altra. Una più grande dell’altra. Tommaso ha paura. Dov’è la sua mamma? Le sue forze vengono meno. Ha deciso. Si lascerà andare. Una mano lo afferra.
Alan annaspa, si agita. L’acqua entra dentro di lui da ogni parte, dalla bocca, dal naso. I suoi occhi bruciano tanto da non riuscire più a distinguere cosa ha intorno. Forse dovrebbe fare come quando va al fiume con i suoi amici. Dovrebbe fare la stellina. Ma quello non è il fiume che conosce così bene. Qui ci sono tante onde, una dopo l’altra. Una più grande dell’altra. Alan ha paura. Dov’è la sua mamma? Le sue forze vengono meno. Ha deciso. Si lascerà andare. Ma nessuna mano lo afferra.
E’ buio, Tommaso è disteso nel suo letto. Dalla cucina proviene il suono della televisione. Prima ha sentito sua mamma che stava pregando e ringraziando Dio per aver salvato suo figlio. Adesso la mamma è accanto a lui. Stanotte dormiranno insieme, abbracciati. Stanotte, Tommaso, lei ti cullerà.
E’ buio, Alan è disteso in mare. Intorno a lui solo silenzio. Da qualche parte sua mamma sta pregando e ringranziando Dio per aver portato suo figlio in un posto migliore. Adesso la mamma non è accanto a lui. Non dormiranno insieme, abbracciati come hanno fatto la notte prima di partire. Stanotte, Alan, e per tutte le notti che verranno, che ti cullino le onde.
Bello questo parallelismo di cui il mare è teatro e spettatore
Grazie Elisabetta, è il primo lavoro che pubblico ed il tuo interesse mi è di grande stimolo! Grazie ancora
Un racconto forte, duro e che colpisce come un pugno. La chiave è tutta nel parallelismo tra i due protagonisti e nel mare che li unisce. Hai scritto con delicatezza, con un tocco leggero della penna, capace però di tramutare ciò che descrivi in immagini. Queste si chiamano l’un l’altra, ogni volta che cambia il punto di vista si avvicinano e si respingono allo stesso tempo, simili eppure tanto diverse. Emozionante!
Grazie Carola. Il tema affrontato era già così “denso”, che ho volutamente lasciato il linguaggio scarno ed essenziale affidando tutto al ritmo ed alla ripetizione. Puoi immaginare il piacere che ho provato nel leggere le tue parole. Sandra