Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “La scelta” di Enrica Suprani

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Ormai Giusy la scelta è fatta, non puoi più tornare indietro! Devi essere coerente, come lo sei sempre stata.

E’ quello che mi dico da giorni, la decisione presa mi ha tolto il sonno, ma non posso più cambiare rotta, se tornassi sulle mie determinazioni, sarebbe un tradimento non solo per le mie figlie, ma significherebbe tradire me stessa.

Purtroppo le cose sono andate così, quante volte nella mia vita sono iniziate in un modo e finite come mai e poi mai mi sarei immaginata, qui sono all’epilogo, è il capolinea!

 Ho scelto!

La mia mente inizia a perdersi, devo ammetterlo, ci sono giorni che ho la nebbia in testa, devo guardare fuori per capire se è mattino o è notte, devo guardarmi bene addosso per vedere se ho il pigiama o sono vestita. Dopo essermi guardata e aver visto che sono vestita mi ritorna il dubbio: sono vestita perché mi sono appena alzata o è ora di andare a letto?

E allora torno alla finestra per capire se è l’alba o il tramonto e così, solo così, dopo essere andata avanti e indietro più di una volta mi acquieto.

Poi mi concentro, rifletto e dico a me stessa di non tremare, pian piano ce la farò a rimanere lucida, devo rimanere lucida!

 Ma almeno Aldo, almeno tu, potevi restarmi vicino un pò più a lungo, accidenti! Quando ho deciso di sposarti ho dovuto combattere con mia madre, avevi cinque anni meno di me, non andava bene questa cosa, diceva che anche se eri un bravo ragazzo prima o poi mi avresti tradita. Poi avrei fatto brutta figura in paese, tutti avrebbero pensato che io, per stare con uno bello e giovane come te, ero brava per quelle cose lí…, insomma…, quelle cose…!

A dire il vero, di questo, me ne sono sempre infischiata, pensavo invece che saresti rimasto con me fino alla fine, temevo la solitudine e guarda invece come è finita???

Te ne sei andato prima tu, e io che mi preoccupavo persino dei problemi che avresti avuto quando sarei morta!

Pensavo che Chiara e Paola ti avrebbero affibbiato qualche badante ucraina che ti avrebbe maltrattato amore mio, oltre che distruggere il residuo dei nostri sacrifici, sí perché alla fine, pensando alle nostre figlie, ci siamo spogliati di tutto, di tutto per loro.

Poi tu in casa sei sempre stato un disastro, diciamolo!

Mica sono stata capace di farti capire come funziona una lavatrice? Neppure il latte sei mai stato capace di scaldare senza versarmelo sul fornello tutte le volte, che poi puzza e per pulire è un casino, la panna cotta si attacca all’acciaio che è un piacere e la spugnetta se non la pulisci con l’ammoniaca la puoi buttare.

 Le corna?? Ma! Io penso che tu non me le abbia mai fatte, si è logico ero gelosa, poi avevi quella lí in ufficio, la Silvia, che secondo me un giro se lo sarebbe pure fatto…tutte le volte che te l’ho detto mi hai bruciato sul tempo, dicendo: “la Silvia! Ma dai Giusy è una racchia!!”.

Beh si, non era bella, ma aveva vent’anni meno di me!

Voi uomini, soprattutto quando cominciate a passare i cinquanta, iniziate a sclerare, noi donne per la verità anche prima. La Rosalba, c’è stato un periodo che tra creme antirughe, massaggi e corsi di yoga, ha speso una fortuna. Poi, quando ha avuto il problema al seno, ha smesso di fare acquisti scellerati, neppure la parrucca si è voluta comprare, che quella sì, io l’avrei presa.

Ma perché dobbiamo prenderla sempre sui denti prima di imparare a stare al mondo?

 Per fortuna ora sta bene, meglio di me, ha ancora Sandro che la sostiene in tutto, i figli sono all’estero e loro due passano la giornata nella casetta piccola che avevano in campagna, qualche passeggiata e via, almeno sono insieme.

 L’ultima volta che le ho parlato mi ha detto che usa solo la crema per il viso, la Venus comprata al supermercato. Come mi piacerebbe parlare un po’ con Rosalba, potrei chiamarla, ma poi significherebbe svelare a tutti il mio segreto…ecco che arriva questa deficiente:

 “Giusy come stai? Hai fatto colazione? Ti do la pillola gialla cara? La prendi da sola?”.

Capirai quanto le sono “cara” a questa qui!!

 È quella che mi sta più antipatica! Per fortuna che se le faccio un cenno col capo e la folgoro con lo sguardo, sparisce per due ore.

Appena il campo è libero la pillola la butto nel water.

Eh, ma devo stare attenta, non mi devo dimenticare, mi sa che è meglio che lo faccia subito.

Che casino nel corridoio, dormirei un po’…mi pare sia buio fuori, l’ orologio fa le 6,20, ma saranno del mattino? No, deve essere pomeriggio, possibile che abbia già sonno.

C’è una pillola qui, che sarà? Cavolo è quella che dovevo buttare, che brutta roba diventar vecchia!!.

Su questo Chiara e Paola hanno ragione, quella volta che ho lasciato la sedia di legno vicino al camino, l’ho fatta grossa, chissà tu quante me ne avresti dette se ci fossi stato ancora, ma se c’eri tu scommetto che non sarebbe successo.

Quando sono arrivati i vigili del fuoco era bruciato solo il divano e io stavo tagliando l’insalata in cucina, chissà chi li ha chiamati, forse la Ines, mai una volta che si faccia i fatti suoi, ha sempre il naso fuori dal balcone quella lì!

Bastava che ritornassi a prendere gli occhiali in salotto e me ne sarei accorta, magari con un paio di secchi d’acqua lo spegnevo io il fuoco.

Mi sono spaventata più per i vigili che per il fuoco. Un botto pazzesco, hanno buttato giù la porta, vestiti come degli extraterrestri…il divano, alla fine, era un pezzo che avrei voluto cambiarlo, la tappezzeria era macchiata e consunta.

 Poi ho capito che dovevo decidere alla svelta, Chiara ha l’ufficio solo a cinque chilometri da casa mia, l’avrebbero rintracciata al lavoro in fretta, sarebbe arrivata in poco minuti.

Allora che faccio? Decido il mio destino in un momento, senza pensarci troppo, ho pochissimo tempo.

 Così, mentre un extraterrestre in abito arancione tira su la maschera e rivela il suo viso da uomo chiedendomi come sto, io scelgo. Scelgo e taccio, muta come un pesce dinanzi a un futuro inatteso.

Chiara è arrivata subito, mi ha abbracciato, mi ha scosso, ma io non ho neppure fiatato. Devo essere sincera, lei è quella più affezionata a me, Paola invece se ne è andata via presto, è andata a studiare  al politecnico di Torino per correre dietro a Giorgio, lei si è laureata in ingegneria elettronica, una roba da uomini, lui invece, sfaticato per devozione, dopo solo quattro esami universitari si è fatto venire la depressione, che però gli è passata quasi subito quando Paola è stata assunta alla Group.

Paola ha iniziato a fare un sacco di viaggi all’estero, lei è bella e lui, scemo solo in parte, ha capito che se non le fosse andato dietro l’avrebbe persa.

Così ha parlato col suo capo e si è offerto di curare il sito della Group per quattro soldi, altrimenti avrebbe cominciato a dare fastidio a Paola facendole cercare un lavoro meno stressante.

Quindi su di loro io non ci ho mai fatto affidamento, tu Aldo invece, speravi che prima o poi, sarebbero venuti da noi almeno in estate.

Io  ho capito tutto da quella volta che Paola mi disse di non voleva avere bambini, figurati! Lei i bambini li ha sempre adorati sono certa, era Giorgio che non voleva, voleva essere libero.

Quella stupida, si è pure rovinata la salute con tutti quegli anticoncezionali, prima o poi le verrà un accidente!

Da Chiara invece mi aspettavo qualcosa di più.

È rimasta in casa con noi a lungo, non voleva sposarsi diceva, io ero certa che se avesse trovato l’uomo giusto avrebbe cambiato idea, non è mai stata ambiziosa, ha trovato quel lavoro da contabile al mobilificio e se lo è fatto andar bene. Giulio lo ha incontrato andando al lavoro, in pullman, le è piaciuto perché era bello. In effetti è un bel ragazzo, ma con quel lavoro che ha in banca mi sa che è bravo solo a far calcoli.

Per lui la vita è una faccenda matematica, due più due fa quattro e non è capace di guardare a un palmo dal naso.

Non so quei bambini come verranno su. Beh, mi sarebbe piaciuto continuare a fare la nonna, sono belli quei ragazzini e Chiara io l’ho aiutata tanto, ma neanche lei ha avuto pietà.

 Hanno deciso tutti insieme, concordemente, di mettermi in questa galera.

“Ti troverai bene, è un buon posto” hanno detto, e sono finita qui.

Eccola che ritorna questa! Ma che vuole adesso? Ah, il pranzo! O la cena?

Com’è che oggi sono così confusa?

C’è la minestra, allora sarà la cena, sempre che non sia venerdì, mah!

Indipendentemente dal giorno o l’ora è una brodaglia e non la mangio accidenti!!! Almeno potrebbero mettere un cuoco più competente. Il prezzemolo è crudo, le carote peggio, il resto è acqua, non sa di niente! Mangio questo pezzetto di formaggio col pane che, secondo me, non è neppure fresco.

Sta passando Gigi, magari con lui le farei pure due chiacchiere, ma come faccio. Devo dire che mi ispira simpatia, anche lui mi guardava con interesse, ma da quando ha capito che non parlo si è allontanato.

Mi sto abituando alla scelta che ho fatto, all’inizio pensavo di non farcela, ma ora le parole sono solo nei miei pensieri, soffocano in gola prima che escano. La voce mi pare sparita, chissà se c’è ancora, me lo chiedo, ma non voglio neanche provare, è meglio per me e per tutti che io resti muta per lo spavento dell’incendio.

Tanto da questo posto non esco, non mi faranno uscire neppure se lo chiedessi a gran voce, urlando, sono tutti troppo impegnati nelle loro vite ed io, con loro, non voglio più parlare.

Ma tu Aldo, stammi vicino, restiamo stretti stretti come se fossimo sempre insieme, perché è solo con te che ora posso continuare a parlare, con te adesso, qui in questa finta casa, tra la nebbia che ho nella mia testa.

Stai attenta Giusy, stai attenta, zitta, non ti imbrogliare…

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5 commenti »

  1. Brava ! un bel ritratto di interiorità . Siamo quello che siamo , sempre , anche quando l’anagrafe è impietosa, anche quando i ricordi iniziano a confondersi . E il legame speciale di una vita resta la forza che ci sostiene.

  2. Si, siamo sempre noi, anche da vecchi rimbambiti

  3. Un flusso di coscienza che proietta in una realtà amara e in una situazione drammatica e profondamente triste. Tuttavia scrivi con una tale legggerezza che tutto scorre in modo naturale e mi hai strappato anche un sorriso. Piaciuto molto.

  4. Grazie per il tuo commento, mi piace sapere che ti abbia strappato un sorriso, in effetti cerco sempre un modo per sdrammatizzare gli eventi anche ne mio quotidiano…

  5. Bella, la paura dei vecchi, quando si aggrappano ai fantasmi, ai ricordi e ci convivono. Molto veritiero.

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