Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “La casellante” di Dario Alessandro Pagli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Anita la casellante era arrivata come sempre puntuale al lavoro alla stazione dell’autostrada della sua piccola città e, dopo essersi rassettata i capelli intrappolati nella morsa di una pinza, si era seduta alla sua postazione in attesa del primo automobilista. Dalla faccia del primo viaggiatore del mattino, infatti, si divertiva a fare pronostici sulla piega che avrebbe preso la giornata: faccia triste giornata positiva, faccia allegra giornata negativa. Se, poi, fosse passata un’auto con una donna anziana alla guida, le ore successive avrebbero portato gioie sicure perché automobilisti del genere erano merce rarissima.
La prima auto arrivò e il finestrino si schiuse sul volto grigiastro di un uomo di mezza, età né triste né allegro.
“Giornata senza sale come sempre”, si disse Anita e portò una mano alla fronte per scostare un ciuffo capriccioso tentennante sull’occhio mentre l’altra afferrava la moneta che l’uomo insipido le stava passando per pagare il pedaggio. Anita schiacciò un pulsante e la sbarra del casello si aprì. L’uomo dal volto grigio fu risucchiato di nuovo dentro l’automobile e un secondo dopo era sparito con un rombo di motore. Perfino quel rumore alla casellante parve essere stato contagiato dal germe della noia dipinta in faccia all’automobilista.
Passò un’altra auto e stavolta il finestrino cigolò a scatti rivelando il volto grinzoso e roseo di una vecchietta: forse la giornata non sarebbe stata poi così noiosa.
Ne passò un’altra ancora e a questo giro dentro c’era un ragazzotto con la testa schiacciata a forma di mattone, stizzito per aver mancato una delle porte automatiche che ormai avevano accerchiato il vecchio casello di Anita, l’unico ad aver mantenuto l’operatore alla cassa. Con un grugnito il giovane ingranò la retromarcia e scomparve sgommando. Anita si sentì sola come non mai e le sembrò assurdo dover subire la concorrenza dei coloratissimi schermi incastonati negli altri caselli che in un baleno liquidavano gli automobilisti con un agghiacciante “arrivederci” urlato dagli altoparlanti.
Era così immersa nei suoi pensieri che non si accorse dell’uomo sorridente sbracciato per tenderle il biglietto e la moneta. Con un sussulto si riebbe e afferrò la moneta con tale impeto che quasi gli staccò un dito. Lui sorrise ancora di più e mostrò una mezzaluna di denti bianchissimi tra i baffi e la barba appena accennati su un volto da adolescente. Giovane non lo era più, doveva avere sì e no l’età di Anita ma non la dimostrava. Anita, quasi cadendo dall’alto panchetto dentro al suo casello, schiacciò il pulsante e la sbarra si aprì. L’automobilista dal bianco sorriso accelerò dolcemente e, con un cenno della testa, la salutò prima di scomparire. Lei si tolse la pinza, liberò per un attimo i capelli e poi li intrappolò di nuovo. Una lieve sudorina le aveva imperlato la fronte. Sorrise come da tempo non le capitava e agguantò felice la moneta che già le porgeva l’automobilista successivo della cui espressione si disinteressò.
La stessa scena si ripeté nei giorni a venire e poi i giorni divennero settimane. Anita aveva ripreso anche la vecchia abitudine di truccarsi al mattino e pian piano gli occhi brillanti del viaggiatore sorridente che si sbracciava per porgerle la moneta erano riusciti a portare via dai suoi il velo di tristezza che negli anni li aveva offuscati.
Nei giorni di festa aspettava fremente di tornare al suo casello per scambiare con lui uno sguardo complice.
Un giorno il viaggiatore tornò e al posto del casello di Anita trovò una cassa automatica che gracchiò il suo metallico “buongiorno” spalancando le sue fauci protese come una bocca rovesciata. I suoi occhi luminosi persero lucentezza simili a una candela soffocata da un bicchiere e non seppero più chi guardare. La sbarra si aprì e lui, come facevano tutti, accelerò annoiato.
Così il sogno di una vita comoda aveva dissolto un sogno d’amore.

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4 commenti »

  1. Molto bello e struggente, di una nostalgia leggera e inconsueta in una persona giovane. Mi piace il genere di scrittura che descrive i particolari tanto da farti immergere nella scena.

  2. Lavoro davvero noioso quello della casellante, ormai sostituito dal macchinario, eppure qualche sogno d’amore ci sarà stato…

    enrica suprani

  3. Grazie luciavaiani del commento e delle considerazioni!

  4. In risposta a enrica,
    la speranza è che resti sempre un briciolo di umanità anche dove sembra essere scomparsa. Grazie

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