Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “lo scemo della palude” di Luciana Stangalino (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Soffiava una leggera brezza che faceva fremere le foglie più tenere e apriva in un sorriso i gladioli selvatici. Ogni tanto qualche uccello si lanciava verso una preda, si fermava nell’aria, colpiva, poi ritornava, gaudente e veloce, sul ramo più accogliente, con la preda nel becco. Altri dispiegavano attorno i più svariati suoni che si fondevano armonicamente. Mondo perfetto, trasparente, beato.

Due martin pescatori stavano, orgogliosi, a discutere là dove finiva la palude proprio  in fondo al bosco. Argomento della conversazione era l’arrivo nel loro territorio, da ormai qualche settimana, di un altro martin pescatore che aveva infestato la loro quotidianità prendendo il nomignolo di scemo della palude.

Il primo bofonchiò: – E’ contro natura, non si può accettare uno che crea scompiglio. Non rispetta le normali abitudini; parla con le rane, vola basso, non fa il nido con noi e si ferma qua e là…

Il secondo, più tollerante, si sforzava di capire:

– Il mondo cambia, tutto si evolve e dobbiamo aiutarlo ad inserirsi mostrandogli quello che deve e non deve fare, come tutti gli uccelli della nostra specie. Così non  rovinerà la rispettabilità della nostra razza!

– Ma quello è scemo- insisteva il primo- non vedi che non capisce…con quel suo trillo strano…mi ha riferito un lontano parente che è stato confinato dal bosco in cima alla collina per comportamenti sconvenienti, pensa che l’hanno visto covare le uova a un tordo…

In quel momento l’oggetto delle loro preoccupazioni riempì, invadente, uno spicchio di cielo. Lo osservarono. In tutto e per tutto uguale a loro: stesso piumaggio roseo sul petto, stesse screpolature blu su manto azzurro-cenere. Solo negli occhi sembrava brillare qualcosa di indefinito: svolazzava nell’aria rarefatta di profumi appena sopra l’acqua, costretta a piccole involuzioni quando incrociava le superbe foglie di ninfea. Il suo colore era perfettamente in  sintonia tra i boccioli color del latte, le ombre ossigenate, le mille sfumature del verde e il suo verso fatto di suoni masticati era assolutamente incomprensibile, i suoi voli sconosciuti e buffi.

-Cosa sta facendo?- intervenne il martin pescatore-  Cosa sta dicendo? Perché vola qua e là senza meta, senza prendere pesci ? Bell’esempio per i più piccoli…

– Sembra che provi gusto solo a volare, guarda…scompare sotto l’acqua…ma quanto ci sta?

Cercarono di richiamare la sua attenzione ma inutilmente, si vedevano solo le increspature, sempre più lievi, lasciate dal suo tuffo.

– Allora è vero che nuota in profondità- e gli scappò da ridere- Quello è pazzo! Prima o poi ci rimane!

Un gruppo di cinciallegre lì vicino lo vide risalire senza pesci e lo schernì volgarmente; lui, silenzioso e assente, se ne andò a dare legnetti ai castori.

– Lasciamo che lo scherzino così prima o poi se ne andrà da qui!

Lo scemo della palude dava fastidio, da quando era arrivato a mettere il becco ovunque, il mondo sembrava uscito dalla naturale sicurezza.

Venne la notte, una delle tante, e il bosco si addormentò, solo le civette ricordavano la vita e scandivano il tempo. Nell’oscurità le foglie e gli animali persero distanza, nessuna differenza tra il respiro di un tordo e il tremolio di una foglia. Suoni immateriali, rumori d’oltretomba. Mondo senza colori ma con tante anime nascoste. Il buio metteva maschere tetre ai tronchi e ai cespugli spinosi dove un essere ben sveglio si graffiava le ali zigzagando. Sentiva e fremeva, tutti i sensi all’erta.

Poi un boato, fu un attimo. Come una scudisciata, un’alluvione sconvolse quel piccolo mondo e se lo inghiottì come niente fosse. La violenza delle acque spazzò via ordine e serenità di animali  e piante  e portò la disperazione più totale.

In un attimo fu come se la quiete non fosse mai esistita. Una forza sovrumana esplose avvinghiando a sé e trascinando via quasi tutto in un torrente impazzito e carico di detriti. Perirono subito o dopo poco molti animali, altri scapparono in cerca di consolazione. I due martin pescatori sapevano di non trovare altri corsi d’acqua in tutta la zona e rimasero. Quando l’acqua ritornò nel suo letto naturale,  la superficie era ricoperta di una melma spessa che impediva loro di acchiappare la preda. Ormai allo stremo delle forze,  videro lo scemo della palude con un pesce ancora palpitante.

– Ecco, lui può pescare in profondità!

E non fu necessario chiederglielo. Il solitario accettò alla sua tavola i due uccelli affamati che, rassicurati, seguivano con gli occhi i suoi voli tra il fiume e l’albero rimasto.

Lo scemo della palude sembrava però più assente di prima, più perso, il suo sguardo vagava dai tronchi divelti, agli uccelli, morti, ai fiori cancellati.

I due, con lo stomaco pieno e il sole che già stava asciugando il furore, si chiesero cosa mai avesse lo scemo della palude per essere così triste.

MORALE

I puri di spirito vorrebbero la salvezza del mondo intero, agli altri basta salvare se stessi.

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3 commenti »

  1. Favola poetica e count una bella morale. Molto brava.

  2. grazie davvero Monica, mi sto cimentando da poco con la scrittura di racconti per cui sono avida di giudizi…

  3. Bella, ammetto che quando ho letto la morale mi son venuti i brividi… Complimenti!

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