Premio Racconti per Corti 2019 “Voglio solo giocare” di Stefania Serio
Categoria: Premio Racconti per Corti 2019Le aspirazioni dei genitori verso i propri figli a volte non tengono conto di quelle che sono le loro normali propensioni dovute al carattere o semplicemente all’età. In una società in cui sempre più si spinge i bambini a fare meglio e presto rispetto agli altri è facile incontrare i personaggi della mia storia. Un bambino lotta per il suo diritto al gioco impartendo, forse, una lezione a chi pretende di più.
Una scolaresca di prima elementare è attenta alla lezione tenuta dalla maestra Cecilia Cardinale. Un bambino, Orlando Crespi, gioca con un pupazzetto incurante della lezione. Mentre la maestra parla suona la campanella che annuncia la ricreazione. I bambini la interrompono e si alzano dal loro posto.
cecilia
E va bene andate pure! Riprenderemo tra un po’… Non spingetevi!
I bambini fanno un gran trambusto ed escono dall’aula, anche Orlando, più bassino degli altri, si alza con calma dal suo banco e segue i compagni.
CECILIA
Orlando… Tu fermati un attimo ti devo parlare.
Orlando
Maestra! Ma io adesso che devo giocare!
Nel frattempo l’aula si è svuotata e sono rimasti solo Cecilia e Orlando.
CECILIA
Orlando guarda che ti ho visto! Hai giocato per tutta la lezione col tuo pupazzo e credo che tu non abbia sentito nulla di ciò che ho detto!
ORLANDO
(mostrandole il gioco)
Maestra non si chiama pupazzo! Lui è Spiderman. È lui che vuole sempre giocare! Ora vado a fargli prendere un po’ d’aria fresca…
Orlando esce dall’aula, Cecilia non fa in tempo a fermarlo.
CECILIA
Aspett…
Si ritrova sola nell’aula.
Cecilia sta in piedi di fronte a una scrivania piena di carte. Dall’altro lato c’è una donna, la professoressa Vinci che è il Dirigente scolastico. Vinci è intenta a firmare dei documenti, Cecilia aspetta che finisca. Vinci chiude l’incartamento dinnanzi a sè, si toglie gli occhiali e guarda Cecilia.
vinci
Mi scusi se l’ho fatta attendere.
CECILIA
Non si preoccupi. Perchè mi ha fatto chiamare? C’è qualche problema?
VINCI
Si segga pure.
Cecilia si siede sulla punta della sedia, si stringe le mani, sembra nervosa.
VINCI
Signora Cardinale, riesce a immaginare quanto difficile sia il ruolo che rivesto? Sono sopraffatta da molte responsabilità e devo ogni giorno cercare di far quadrare il cerchio…
CECILIA
Bhe… Io posso immaginarlo ma come posso aiutarla?
VINCI
Anche i fallimenti di voi insegnanti ricadono su di me! Questo lo immaginava?
CECILIA
Mi sta accusando di qualcosa? Io non credo…
VINCI
(chiudendo gli occhi)
Crespi… Ha presente?
CECILIA
Orlando intende? Ma cosa…
VINCI
Suo padre si è lamentato per i giudizi negativi che lei gli ha assegnato nel primo quadrimestre. Capisce che è un SUO problema?
CECILIA
Io credo di essere stata solamente obiettiva! Orlando non riesce a seguire le lezioni e difficilmente esegue i compiti a casa. Come avrei potuto esprimere un giudizio diverso?
VINCI
Lo capisce che così ha solo dimostrato la sua incapacità a svolgere bene il suo compito?
Cecilia si alza dalla sedia e inizia a camminare nervosamente avanti e indietro. Ritorna verso la scrivania della professoressa Vinci.
CECILI
Insegno in questa scuola già da diversi anni e mai nessuno si è lamentato di come svolgo il mio lavoro. Il problema non sono io…
VINCI
Per favore! Non alzi la voce! Vuole che qualcuno senta?
Cecilia si gira automaticamente verso la porta che è chiusa, torna a guardare la Vinci.
CECILIA
Mi dica chiaramente cosa si aspetta che faccia. Ne abbiamo parlato all’inizio dell’anno scolastico e le avevo detto chiaro che Orlando non era pronto per frequentare la scuola.
VINCI
Tanti bambini adesso iniziano a frequentare la prima elementare a cinque anni…
CECILIA
È vero, ma non è una regola che vale per tutti i bambini. Per alcuni bisogna rispettare i tempi giusti. E lei più di tutti dovrebbe saperlo.
VINCI
Si metta nei miei panni! Potevo dire al Sindaco che suo figlio non era idoneo a frequentare la scuola?
CECILIA
Ma non era idoneo! Orlando è ancora troppo concentrato sui suoi giochi!
VINCI
Si sforzi di coivolgerlo allora!
Cecilia sta per risponderle ma squilla il telefono sulla scrivania.
VINCI
Ora vada, ne riparleremo in un altro momento. Lei veda cosa si può fare…
La dirigente scolastica le fa un cenno per dirle di andare, Cecilia esce senza salutare.
Cecilia passa tra i banchi per controllare i quaderni dei suoi alunni. Sono i compiti che ha assegnato da fare a casa. Ad ogni banco si piega, legge e poi vidima il foglio. Si avvicina al banco di Orlando, la sua pagina è bianca.
CECILIA
Orlando! Ancora una volta non hai fatto i compiti…
ORLANDO
Maestra…io volevo fare i compiti, però mi sono messo a giocare e non ho fatto in tempo.
CECILIA
Orlando, se per te i compiti sono troppi o troppo difficili possiamo trovare una soluzione. Potrei preparare per te delle schede diverse da quelle dei tuoi compagni che ne dici?
ORLANDO
Come vuoi tu maestra… Ma quando suona la campanella della ricreazione?
Cecilia alza gli occhi al cielo, si alza e accarezza la testa del bambino.
CECILIA
Tra un po’. Prima finisco di spiegare.
Cecilia entra nell’edificio scolastico e si dirige verso l’aula, una bidella le va incontro.
bidella
Maestra Cecilia, buongiorno. La Dirigente la sta cercando.
CECILIA
Ancora? Sai per quale ragione?
BIDELLA
No, mi dispiace.
La bidella si guarda intorno, il corridoio è vuoto. Si avvicina guardinga a Cecilia.
BIDELLA
Ho visto che sono entrati nel suo ufficio anche il Sindaco e sua moglie…
CECILIA
Grazie… Ho capito allora!
BIDELLA
Problemi?
CECILIA
No, niente di preoccupante. Grazie ancora. Ci pensi tu nel frattempo a tenere a bada i bambini?
BIDELLA
Sì, sì. Stia tranquilla.
Cecilia le fa un cenno col capo e si dirige verso l’ufficio della Dirigente scolastica. Bussa alla porta.
Cecilia entra nell’ufficio, la Dirigente è seduta alla scrivania, di fronte sono seduti il Sindaco e sua moglie.
CECILIA
Buongiorno, mi ha cercato? Buongiorno Sindaco. Signora…
VINCI
Sì, signora Cardinale, venga pure.
Cecilia si avvicina e rimane in piedi, tutti gli altri sono seduti. La moglie del Sindaco la guarda imbronciata.
CECILIA
Ho affidato i bambini alla bidella e vorrei tornare in classe. Di cosa voleva parlarmi?
VINCI
Signora Cardinale… Non capisco come si è permessa di agire in modo così avventato!
CECILIA
Chi? Io? Ma di cosa parla?
sindaco
Le risponderò io se la professoressa Vinci mi permette!
La Dirigente fa un segno d’assenso col capo.
SINDACO
Mi avevano parlato di lei come un’ottima insegnante, invece…
CECILIA
Sindaco non capisco cosa avete tutti da rimproverarmi!
SINDACO
Sarò chiaro: lei ha offeso mio figlio e di conseguenza tutta la mia famiglia!
La moglie del Sindaco fa sì col capo, Cecilia spalanca gli occhi.
CECILIA
Ho offeso Orlando? Non mi permetterei mai! Ho sempre rispettato i miei alunni!
SINDACO
(prendendo dei fogli che erano posati sulla scrivania)
E questi che sono allora?
Cecilia prende i fogli e li guarda.
CECILIA
Continuo a non capire. Sono i compiti che ho assegnato a vostro figlio. Cosa ci trova di offensivo?
SINDACO
Sono gli stessi che ha assegnato al resto della classe?
CECILIA
Bhe… No…
SINDACO
Lo ammette allora! Ha assegnato a Orlando dei compiti più facili, più sintetici. E questa secondo lei non è un’offesa? É come se avesse detto che mio figlio è un incapace o… peggio ancora…
CECILIA
Io…
moglie Sindaco
Non trovi scuse adesso! Il mio meraviglioso bambino è così sveglio, così intelligente…
CECILIA
Guardate che è tutto un equivoco! Io non penso affatto che Orlando sia poco sveglio o che non sia intelligente! Lui è…
SINDACO
Non dica una parola in più! Potrei diffidarla!
CECILIA
Stavo solo dicendo che Orlando è piccolo! E non è un’offesa ma un dato di fatto! Non era pronto a iniziare la scuola. Ha solo cinque anni!
MOGLIE SINDACO
E cosa vuol dire? Il figlio di mia sorella ha iniziato anche lui a cinque anni e la sua maestra non se ne è mai lamentata!
CECILIA
Signora mi permetta di dirle ciò che mi ha insegnato l’esperienza: ogni bambino segue i propri ritmi di crescita e Orlando, sono sicura, il prossimo anno affronterà la scuola con più responsabilità.
SINDACO
Ora dice anche che non è responsabile… Continua dunque con le offese!
VINCI
Ora calmiamoci e cerchiamo di capire bene… Vorrei anche sentire cosa ha da dire Orlando. Lo faccio chiamare. Lei signora Cardinale attenda fuori, non vorrei che il bambino si senta sotto pressione.
La Dirigente scolastica alza la cornetta del telefono, Cecilia saluta con un cenno del capo ed esce.
La dirigente scolastica è dietro la scrivania, il Sindaco è in piedi accanto alla finestra, la moglie del Sindaco seduta. Bussano alla porta.
VINCI
Avanti!
Entra Orlando accompagnato dalla bidella, lo lascia ed esce.
ORLANDO
Mamma! Papà! Cosa ci fate a scuola?
MOGLIE SINDACO
Orlando, tesoro…
Il bambino corre tra le sue braccia, il Sindaco si avvicina e gli accarezza il capo.
VINCI
Orlando… vorremmo farti delle domande. Ti va di rispondere?
ORLANDO
Sì, Preside!
VINCI
Siediti.
Il bambino si siede composto, sua madre gli tiene la mano, lui guarda dritto la Dirigente.
VINCI
Allora Orlando… La maestra Cecilia ieri ti ha dato dei compiti diversi rispetto ai tuoi compagni… Come ti sono sembrati?
Orlando abbassa il capo e parla guardando il pavimento.
ORLANDO
Io… Non li ho fatti…
VINCI
Immagino che erano troppo facili per te!
ORLANDO
Non lo so… Non li ho guardati.
VINCI
Non ho capito… Perchè non li hai neanche guardati?
ORLANDO
Io mi sono messo a giocare e mi sono scordato di fare i compiti. La maestra si è arrabbiata? Mi dispiace… Aveva preparato le schede solo per me…
VINCI
Ma ti sei scordato solo ieri di fare i compiti o succede spesso che ti metti a giocare e non li fai?
MOGLIE SINDACO
La baby sitter mi dice che fa i compiti ogni giorno!
SINDACO
È vero! Ogni giorno!
La Dirigente fa un’occhiataccia ai due.
VINCI
Orlando, puoi dirmi la verità!
ORLANDO
Non li faccio mai i compiti che ci dà la maestra Cecilia e non ho fatto neanche quelli che ha preparato solo per me. Si è arrabbiata la maestra?
VINCI
No, no stai tranquillo, nessuno è arrabbiato con te. Tu però devi promettere che da oggi farai sempre i compiti che ti verranno assegnati. D’accordo?
SINDACO
Da stasera controllerò personalmente!
MOGLIE SINDACO
E la baby sitter mi sentirà!
Si sente il trillo della campanella.
ORLANDO
La ricreazione! Posso andare a giocare?
SINDACO
No, niente giochi! Da oggi si pensa solo allo studio.
ORLANDO
Non è giusto!
SINDACO
Lo decido io cosa è giusto! Ne va del tuo futuro!
ORLANDO
Cosa è il futuro? Io voglio solo giocare!
SINDACO
Il futuro è ciò che diventerai un giorno!
ORLANDO
Uffa!
MOGLIE SINDACO
Orlando! Non si dice uffa!
ORLANDO
Uffa! Uffa! Uffa! Io voglio giocare! Io sono piccolo!
Si sente bussare alla porta, si affaccia Cecilia.
ORLANDO
Signora maestra! Puoi dire tu che quando c’è la ricreazione si deve giocare?
CECILIA
Sì, glielo dico io. Tu ora vai pure…
Orlando senza salutare e sorridente esce dall’ufficio della Dirigente scolastica.
CECILIA
Gli stiamo rubando il tempo del gioco e non è una cosa giusta…
SINDACO
Intende bocciarlo?
CECILIA
Intendo restituirgli la sua età.
fine
Ho terminato la lettura del tuo racconto con un sospiro … anche nella mia famiglia abbiamo fatto tutti la c.d. primina, per andare avanti, per avvantaggiarci, per arrivare al “futuro” prima degli altri. Ma non sempre è andata così. A che serve andare un anno prima a scuola, e quindi perdere un anno di giochi, e di spensieratezza, se dopo magari si viene bocciati. Purtroppo, soprattutto una volta ci si teneva molto, e ci capitava pure qualcuno come il tuo povero Orlando, vittima di una mentalità distorta. Per fortuna, oggi non è più così, o almeno non più così tanto. Ci si lascia più guidare dai consigli di una maestra brava, e si seguono di più le attitudini dei bambini. Parlo per la realtà di Roma che è una città grande. Forse in qualche piccolo centro è ancora rimasto tutto come negli anni ’70-’80. Comunque, bello questo tuo racconto che sembra proprio l’inizio di un film più ampio, anche perché i soggetti sono più di tre. Fa pensare a uno di quei film vecchi di Pupi Avati. Complimenti. E in bocca al lupo!
Problema estremamente attuale. Spesso si ruba ai bambini il tempo del gioco non solo mandandoli a scuola troppo presto, ma anche riempiendo le loro giornate con mille attività ed impegni. Ma i bimbi devono soprattutto giocare! Brava, meno male che ci pensano i piccoli a spiegare ai genitori cose elementari.
Lucia Finelli, grazie!
Valeria Rago, hai colto lo spirito del racconto. Grazie
Orlando, che ha l’età del mio bambino, di cui sento la voce nel leggere le parti di dialogo che riguardano il piccolo protagonista. Mi fa molta tenerezza la parte iniziale, in cui il suo modo di giocare con spiderman sottolinea l’età infantile e giustifica la bassa soglia di attenzione. Senza scadere nel pedagogico, il tema, urlato nel titolo, è degno di attenzione e mi piacerebbe vedere rappresentati i vari personaggi, in particolare i genitori, cinici e pretenziosi. Empatizzando con Orlando storcerei la bocca e sbufferei “Uffa!”
E spezziamola una lancia a favore della maestra Cecilia, che ha capito subito e che vuole difendere la fanciullezza di Orlando dal futuro programmato da sindaco e première dame.
Come Lucia, penso anch’io che la storia si presti a uno sviluppo.
In bocca al lupo.
Tutti questi adulti che ruotano intorno al bambino che diventa l unico punto fisso: con semplicità lui sa quale è la cosa giusta. Brava Stefania!!
Orlando ha ragione, anche a me hanno fatto qualcosa di simile: mi hanno mandato a scuola a 5 anni nel 1954, e allora ero l’unico. Pensavo che fosse perché ero molto intelligente, poi invece è saltato fuori che a casa non ne potevano più di avermi fra le palle. I veri problemi sono nati quando all’improvviso i miei compagni si sono sviluppati sessualmente e io no: allora mi hanno bullizzato alla grande. Forse è proprio per questo che sono dimentato un serial killer.
Bello. Sai cosa m’e’ venuto in mente, come confronto? Il film “Solo cose belle”, che ho visto domenica al cinema. Prodotto in collaborazione con una comunità Giovanni XXIII, parla di una casa-famiglia che in un paesino della Romagna scombussola in tutto il paese gli equilibri, di facciata e non. Il sondaco e la moglie devono barcamenarsi, la figlia comincia a parteggiare per un ragazzo ex ladruncolo e…..alla fine, dopo che più o meno tutti sbagliano, il sindaco non viene rieletto e cosa fa?
Mette su una casa-famiglia, con tanto di ragzze madri, ed altro.
Sono andato troppo avanti, ma per me è un complimento. Brava che insegn anche a me.
Interessante soggetto che mette bene in evidenza alcune dinamiche, speriamo non troppo diffuse, che minano l’istruzione di oggi, in cui ci sono responsabilità da ascrivere non solo alle strutture scolastiche ma anche alle famiglie.
Molto ottimistico e forse un po’ utopico quel ravvedimento finale di Sindaco e consorte.
Mi è piaciuto molto.