Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “Incanto” di Giovanni Locatelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Pare che ci sia una particella subatomica chiamata incanto, pare che derivi dalla parola charm inglese, non ci capisco niente di fisica, l’ho scoperto fortuitamente, cercando incanto sul vocabolario, mi interessava perché mi è capitato tra le mani l’avviso di un’asta giudiziaria e ho imparato che ci sono aste con incanto, allora mi sono documentato, l’incanto è il rilancio, in pratica, mentre senza incanto vuol dire che l’offerta va fatta in busta chiusa, potevano anche scrivere così, ma si sa che i giudici preferiscono non farsi capire, io infatti non ci capisco niente di aste, mi sono imbattuto per caso nel bando, beh, non esattamente per caso, è casa mia che mettono all’asta, ho saltato un paio di rate del mutuo, non avevo scelta, gli alimenti alla ex-moglie o il mutuo, mica li cago i soldi, un paio si fa per dire, ma la banca al secondo bollettino non saldato ha avviato la pratica, quindi bastano due sviste e sei fottuto, anche se in verità la svista è stata sposarsi, non fare il mutuo, da solo col mio stipendio me la sarei cavata benissimo, e lei non ci pensava nemmeno, sono stato io a insistere, andiamo a convivere, sposiamoci, facciamo un figlio, mi sembrava necessario a dare un senso, sennò tutto si riduce a una baraccata caotica in cui ci si agita, si strilla, si piange, si ride, alla fine siamo solo polvere che si posa sui mobili, la qual cosa mi ha sempre dato parecchio fastidio, la polvere, la mancanza di igiene, il disordine, è stata proprio la sporcizia la causa di una litigata furibonda con Maggie durante il nostro primo viaggio insieme, aveva ridotto l’auto a un cesso rovesciando ovunque gusci di arachidi e briciole di cracker, e io che già me la immaginavo di lì a pochi anni grassa e sciatta avevo preso una scusa a caso per farle una scenata, scenata che non l’aveva scossa poi molto, aveva fatto spallucce e promesso che avrebbe passato lei l’aspirapolvere, al ritorno, poi se n’era guardata bene, non ricordo più con quale scusa, comunque il nostro primo scontro non aveva lasciato strascichi, ma già dal secondo avremmo dovuto capire che nei nostri caratteri, al di là delle evidenti affinità, c’era un punto inconciliabile, la mia strenua resistenza all’avanzata del caos contro il suo sistematico lavorio entropizzante, uso un parolone, non ne so niente di termodinamica, mi capita di scegliere termini a caso, se ne conosco vagamente il significato e me ne piace il suono e questo viceversa faceva impazzire Maggie, lei è insegnante di lingua e letteratura inglese, le parole sono importanti, ripeteva spesso, scagliandosi contro i miei strafalcioni, sì, sì, ma contano di più i fatti, ribattevo io, cinico, passando un dito sulla mensola in bagno e mostrandole la coroncina di polvere che immancabilmente nobilitava il polpastrello con una grigia parrucca, se non passo io lo straccio qui ci mangiano i batteri, insistevo, seriamente preoccupato dalle colonie di acari malsani che crescono cibandosi di pelle secca, persa nonostante le docce e lo scrub e le creme idratanti, te gli acari ce li hai nel cervello, è stata l’ultima cosa che mi ha detto, prima di andarsene sbattendo la porta, e io non ho potuto che darle ragione, sì, negli anni a causa dei peli del gatto e dei calzini sporchi lasciati in terra e dei materassi a cui non è mai stata fatta prendere aria i microorganismi sono cresciuti a dismisura, fino a penetrarmi in bocca, nel naso e nelle orecchie e arrivare a mangiarmi pure i pensieri in testa, sarà per questo che ultimamente sento sinistri scricchiolii e strane voci, voci che mi dicono il mondo sta per spaccarsi, si è già inceppato a causa di un gioco di Mattia infilato nel meccanismo, erano sparpagliati dappertutto, prima della loro rocambolesca partenza, il mondo si è spaccato e nessuno lo sa aggiustare, non a tutto c’è rimedio, la Terra non è più in garanzia da un pezzo, considera l’inquinamento, l’immigrazione, le guerre, il riscaldamento globale, la criminalità organizzata, il divorzio, la droga, il mondo è fuori controllo, io lo capisco, so che non posso farci niente, sono eventi più grandi di me, ma almeno ci provo, invece Maggie lasciava correre tutto, ma chissenefrega, diceva di ogni problema che le sottoponevo, conta di più un sonetto di Shakespeare, è più concreto di tutte le chiacchiere che leggi sui giornali, insisteva, quelle la settimana prossima svaniscono, questo è ancora attuale dopo cinquecento anni, sì, ma non mi dice che auto comprare per ridurre la CO2, ribattevo seccato, per tua informazione leggere produce pochissima CO2, meno di qualsiasi auto, ironizzava lei, recitando a memoria My mistress’ eyes are nothing like the Sun, andando alla ricerca del gatto per strapazzarlo un po’ oppure giocando con Mattia seduta per terra, mentre io facevo di tutto per mantenere un minimo di ordine in casa e nella mia vita, casa che la banca sta per mettere all’asta, vita che Maggie ha già sbattuto su ebay, su ebay non da Sotheby, peccato che quando il battitore mi ha presentato, esemplare di maschio adulto in discrete condizioni, considerando il recente terremoto, un tot di stipendio, un tot di salute, un tot di interessi, non c’era nemmeno una mano alzata per rilanciare di un centesimo l’offerta base già di per sé ridicola, per cui adesso me ne sto a casa di un amico, non me lo posso permettere l’affitto signor giudice, cazzo, sennò pagavo il mutuo, no? me ne sto a casa di un amico in un cesso di appartamento che in quanto a disordine supera di gran lunga i peggiori record che Maggie e Mattia in combutta fra loro siano riusciti a strappare nella nostra vecchia casa, ma non potrò rimanere lì per sempre, l’amico me l’ha fatto capire ieri, si tratta di una soluzione transitoria, proprio a me doveva capitare questa disgrazia, a me che ho sempre cercato la stabilità, e pensavo davvero che Maggie fosse la persona giusta, invece poi salta fuori che lei vuole mollare tutto per inseguire il suo grande sogno di scrivere un libro, un anno sabbatico solo lei e Mattia da qualche parte vicino al mare, o a un fiume, l’acqua come fonte di ispirazione continuava a ripetere, e io a chiedere perché non potessi far parte di quel sogno, perché sei una continua distrazione, mi diceva, perché con te non si può stare tranquilli un secondo, c’è sempre qualcosa di urgente da fare: lavare, stendere, spolverare, aspirare, infieriva, ma non è stato questo a dividerci, che io sappia il sabba non è ancora iniziato e del fantomatico libro non è stato scritto nemmeno il prologo, a ben vedere non l’ho mai vista scrivere, ci voleva ben altro per minare un rapporto che altrimenti sarebbe durato per sempre, peccato che questo ben altro sia arrivato in fretta, troppo in fretta perché io riuscissi ad appianare i contrasti, ad assimilare le critiche, a smussare i difetti, e l’accusa di materialismo, di maschilismo, dal mio punto di vista in quei giorni del tutto infondata, si sia rivelata invece concreta, oggi me ne rendo conto, e me pento, sono cambiato, vorrei che Maggie lo sapesse, non rifarei gli stessi errori, non mi metterei a sbraitare alla sua proposta di ospitare un immigrato in casa nostra, non userei certe parole oscene: razza, pelle, civiltà, furto, rapina, invasione, stupro, non raccoglierei ritagli di giornale con casi di cronaca selezionati ad arte, non mi iscriverei a certi gruppi facebook inneggianti muri, pastorizia e sovranismo, cercherei piuttosto di convincerla ad adottare un bambino a distanza, o magari a supportare medici senza frontiere, sono davvero cambiato, in un anno la massa delle cellule sostituite è pari all’intero peso del corpo, ho letto in un articolo scientifico, ecco il perché di così tanta polvere in giro per casa, comunque è ingiusto che io paghi per gli errori commessi da uno diverso da me, da un sempliciotto che commentava gli avvenimenti senza capirli, ma non è questo che mi interessa davvero adesso, il fatto è che il termine incanto, intendo nella locuzione asta con o senza incanto, etimologicamente deriva dal latino in quantum, a quanto, a che prezzo, l’ho cercato sul vocabolario, Maggie sarebbe orgogliosa di me, e allora si torna al quanto della fisica, parrebbe del tutto a caso, visto che incanto per quel che riguarda il quark è una traduzione di charm, così chiamano quella speciale particella in inglese, che vuol dire fascino, incanto, appunto, ma io non ci capisco niente di aste e neppure di fisica e l’incanto per me resta l’effetto che mi ha sempre fatto mia moglie, la mia ex-moglie, comparendo all’improvviso in mezzo alla folla, o uscendo dal bagno dopo una doccia.

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11 commenti »

  1. Il racconto è originale nel contenuto e nella forma. Mi piace. Bravo!

  2. Grazie

  3. Straordinario. Bravissimo. Punto.

  4. Grazie. Anch’io apprezzo la sintesi. Forse da questo lavoro non si capisce, ma la apprezzo molto.

  5. Originale: una molla compressa che, rilasciata, esplode la sua energia. Non mi fanno paura le pagine piene. Bellissimo, complimenti davvero.

  6. Mille grazie. Bella la metafora della molla, grazie davvero!

  7. Molto bello il cerchio che crei partendo da incanto e ritornandovi! Un viaggio introspettivo della voce narrante, che appare a volte sprezzante, a volte saggia, fino a giungere all’amara ammissione. Una sorta di logorroica confessione dettata dall’ansia del troppo tardi. Complimenti Giovanni

  8. Grazie. Per certi versi sei più consapevole tu di quello che ho scritto di me!

  9. In effetti sono nota per la mia empatia… ;). Ancora complimenti!

  10. Ottimo. Mi piace davvero. Complimenti

  11. Grazie

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