Premio Racconti nella Rete 2019 “Capricci” di Felicita Amodio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Oscurità e silenzio ovattato regnavano nel vetusto salotto un tempo luogo fiabesco.
I polverosi tendaggi porpora non permettevano alcun spiraglio di vita.
In quella prigione si era rinchiusa per non più percepire il fluire dei minuti, delle ore, degli anni…
Un fioco bagliore illuminava appena un profilo regale di donna chino sul monitor nel mentre pigiava meccanicamente il tasto Invio.
“È tutto frutto di un capriccio, Biancaneve! È tutto frutto di un capriccio, Biancaneve….”
Aveva ritrovato la capsula del tempo in una intercapedine dello scantinato, nell’ala est del castello, dopo una notte di estenuanti esplorazioni. Finalmente all’alba ne estrasse il contenuto: una mela ormai mummificata ed una ampolla di cristallo contente un liquido dal colore indefinibile.
La connessione dati era l’unico legame con il mondo esterno e vi si immerse interamente alla ricerca di ciò che poteva darle un responso o una speranza.
Dopo ore ed ore, d’un tratto la verità le si palesò con tutto il suo orrore, rendendola consapevole di un destino quanto mai crudele ed irreversibile.
– Quando fosti avvelenata – disse lo specchio virtuale, – la strega aggiunse alla pozione velenifera un ingrediente segreto che, in caso di tuo risveglio, ti avrebbe reso immortale.
Sfortuna volle che il tuo amato principe ti baciò e… il resto della storia lo conosci, ahimè!
– Un sortilegio, certo, ma non che la sua cattiveria potesse arrivare a tanto. Mi ha condannata a dover sopravvivere ai miei affetti più cari. Tutto ciò è oltremodo grottesco – concluse Biancaneve.
La sua voce vellutata vibrò d’angoscia.
– Cosa intendi fare, ora? – le chiese quel sibilo metallico proveniente da un passato già molto doloroso.
Abbassò lo schermo del portatile ed uscì dalla stanza.
Attraversò il salone delle feste sovrastato dalla silente decadenza. Dal vestibolo imboccò la rampa di accesso che conduceva nel ventre sotterraneo del castello. L’ampio laboratorio era attrezzato con strumenti scientifici all’avanguardia, il meglio che la tecnologia avesse prodotto in due secoli di ricerca e con essi, da anni, indagava la causa della sua eterna giovinezza.
Biancaneve versò nel calice una viscosa miscela di colore verde acido prelevata da un evaporatore rotante e si diresse nella biblioteca.
Sprofondò nella sua poltrona preferita, di fronte all’unica finestra aperta sulla baia.
Dal cellulare comandò l’accensione del lettore CD.
– Alla mia salute, – brindò levando il calice al sole nascente e, tra le note danzanti di Grieg, bevve quel fluido miracoloso.
E per capriccio, pose fine alla sua aberrante esistenza.