Premio Racconti nella Rete 2019 “Il drone” di Daniele Millimaggi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Toni posteggiò la sua Giulietta nel parcheggio sotterraneo del Centro Commerciale di Ceriano Laghetto.
Si avviò alla scala mobile che portava ai piani superiori. Voleva comprare un piccolo drone, che aveva visto la settimana precedente in un negozio di elettronica al secondo piano. Il suo orologio segnava le 20,10 e il Centro avrebbe chiuso i battenti alle 20,30. Ma c’era tutto il tempo per arrivare al negozio, comprare il drone e andare via.
Toni è un chimico e stava tornando dall’Azienda di Saronno dova lavora. Anche la sua compagna Cinzia è un chimico e lavora in un’altra azienda di Caronno. Loro si erano conosciuti ai tempi della specializzazione a Bologna. Toni non stava nella pelle e non vedeva l’ora di mostrare quel piccolo giocattolo a Cinzia, che ne avrebbe riso a crepapelle, pensando quanto lui, ancora, si divertisse con quei gingilli. Toni salì sulla scala mobile e vide che la gente ancora affollava i negozi. Finalmente arrivò a quello di elettronica.
Entrò e indicò al commesso la scatola del drone che era riposta in uno scaffale in alto, molto ben visibile. Gli disse che non era necessario fare un pacco regalo e che bastava una busta grande per portarselo via. Stavano scoccando le 20,30. Si avviò verso l’uscita del grande magazzino e notò un silenzio quasi innaturale. Invece, nel percorso che aveva fatto per raggiungere il negozio ricordava il bombardamento di messaggi e musiche che venivano diffuse dagli impianti dislocati dovunque nel Centro Commerciale. Trovò la scala mobile disattivata e decise di prendere quella di servizio, che si trovava all’estremità destra del piano. Si guardò intorno e non vide più nessuno. Non c’era più un cliente; non c’era anima viva! Eppure, tutte le luci erano accese. Guardandosi intorno, gli sembrava che tutto il Centro Commerciale fosse ancora in piena attività, ma che fossero spariti clienti e commercianti. Si guardò intorno e cominciò a sentirsi a disagio. Arrivò al piano terreno e si diresse verso le porte esterne. Fece per aprire quella centrale, ma la trovò sbarrata da una spranga rettangolare al centro, con due catenacci che ne impedivano l’apertura. C’erano altre due porte laterali, ma anche queste erano chiuse alla stessa maniera. Si guardò intorno.
Pensò al guardiano notturno, che sicuramente doveva essere presente e forse, era impegnato nel giro di ispezione. Allora gli venne in mente di gridare per attirare la sua attenzione:
<< C’è qualcuno…? >> e alzando ancora di più la voce << Ehi, dico, c’è qualcuno di servizio? >> Non rispose nessuno. Si avvicinò alla scala mobile che era posta al centro del salone, sperando che da quel punto le sue grida si spargessero di più e, quindi, riprovò a gridare. Ancora una volta, non ricevette alcuna risposta. Poi, all’improvviso, gli venne in mente il cellulare che aveva in tasca. Lo prese in mano, ma nello stesso istante che se lo metteva davanti agli occhi, notando il display tutto nero e spento, ricordò che si era scaricato mentre era ancora in macchina. Salì di nuovo la scala mobile, ancora ferma, e quando arrivò in cima vide il negozio della cartolibreria aperto. Entrò. Tutta la merce era esposta e dietro il bancone si vedevano appesi decine e decine di gratta e vinci. Non c’era proprio nessuno e per un attimo fu tentato di aggirare il bancone e appropriarsi dei tagliandi. Ma non riuscì ad approfittarne. La sua onestà non glielo consentì. Li guardò ancora una volta e, sorridendo, uscì dal negozio. Cominciò a entrare e uscire freneticamente in ogni negozio. Preso da una furia incontenibile, si mise a scaraventare sul pavimento ogni tipo di merce che gli venisse a tiro.
Ad un tratto si fermò e si sedette su una panca di legno. Si diede un pizzico sulla coscia sinistra e il dolore che provò lo fece imprecare. Si rese conto che era tutto vero quello che stava accadendo. Vinto dalla stanchezza, infine, entrò in un negozio di oggetti d’arte. Su un tavolo rotondo molto antico era poggiata una statuetta egiziana. La prese in mano e, subito, si sentì pungere. Si domandò perché fosse entrato proprio lì, attirato da quell’oggetto? Uscì velocemente e arrivò all’altra scala mobile, che portava ancora su, anche questa ferma. La testa gli girava. Pensò che la puntura gli avesse provocato quel senso di stordimento, che lo aveva preso. Si girò ancora. Fece un passo in avanti sulla scala e perse l’equilibrio. Cominciò a rotolare in modo scomposto, sbattendo su entrambi i lati del corrimano, sino a quando…arrivato alla base cella scala, si ritrovò piegato in due con le braccia in avanti. Non sentiva più braccia e gambe. Gli sembrava di essere sospeso in aria. Chiuse gli occhi e non sentì più nulla. …Toni era seduto sul letto. Lo aveva svegliato il profumo del caffè diffuso nell’aria. Si guardava intorno. Poi, fissò l’oggetto che stava sul tavolino della camera da letto sotto la finestra… Lo fissava incredulo. Cercava di ricordare… << Sorpresa…! >> Cinzia entrò con il vassoio della colazione e , sorridente, poggiandolo sulle gambe di Toni, esclamò divertita:
<< Hai visto amore mio? Tu non ti decidevi e allora l’ho comprato io. Bello, vero? >>
Toni si mise a sgranocchiare il croissant continuando a osservare il drone con occhi stralunati. Ma tra sé e sé soddisfatto. Aveva capito, infatti, che, oramai, il peggio era proprio passato!