Premio Racconti nella Rete 2019 “Là fuori” di Sandra Salvini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Sono una che osserva. Trascorro la mia vita presso una finestra da cui non mi sporgo.
La finestra è spaziosa, con due ampi pannelli di vetro, a specchio; io vedo l’esterno ma l’esterno non vede me.
La finestra non ha tende, così osservo meglio, osservo tutto.
Io vivo qua dentro, dietro la finestra, quasi non tocco il davanzale.
Non la chiudo mai.
La finestra dà su una grande piazza in questa città rinascimentale. I colori sembrano ancora essere quelli di un tempo, più sfumati però. Il tempo non si è accanito su questi palazzi, li ha lasciati sopravvivere nella loro bellezza.
Anche la mia stanza è spaziosa, elegante e porta anch’essa i segni di un passato fastoso. Respiro questa atmosfera, ogni giorno.
Là fuori il mondo si muove, si agita, stabilisce obiettivi, lotta, fallisce, soffre.
Io resto qua, delimitata dalle mie pareti.
Alle spalle della finestra ci sono i resti di una carta da parati dove è raffigurato un giardino, dei fiori, anch’essi un poco sbiaditi.
Sono le mie frontiere; la natura immobile su un muro alle spalle, la gente, la banale vita, di fronte.
Io vivo in mezzo; non mi lascio contaminare, osservo.
Scelgo qualcuno là fuori di cui cogliere i gesti, gli atti ripetuti. Non è necessario che sia qualcuno con qualche singolarità; è sufficiente una donna, una madre che ogni mattina accompagna il figlio a scuola e poi strappa un momento per sé, prima di recarsi al lavoro. Magari passa di nuovo il rossetto, furtivamente, o lancia uno sguardo a se stessa nella prima vetrina che incrocia.
Io immagino il suo procedere, il suo “oltre”, quando il mio sguardo non è più in grado di seguirla, di avvicinarla. La cerco poi all’indomani, sempre con lo sguardo. Creo un legame, un’emozione di attesa.
Se piove lascio entrare la pioggia nella stanza; la finestra è il mio passaggio, il mio percorso immaginario verso l’esterno.
Io non esco, non esco mai. Sono un punto fermo, l’osservatore intorno a cui ruota la vita là fuori. Qui ho messo radici. Può sembrare una rinuncia alla vita ma per me non lo è. Anzi, è il massimo che un osservatore come me può augurarsi. Non vado in cerca, è il mondo che si offre a me, ogni giorno. Il mio equilibrio è dato nell’osservare con precisione, nel cogliere ogni piccola variazione, ogni dettaglio, ogni ombra di mutamento.
La cornice di questa finestra ritaglia ogni immagine che si pone al mio sguardo instancabile.
Io vivo di questi frammenti che pur reali si ricompongono nel mio immaginario sovrapponendosi alla vita che io non ho vissuto, né vivo. Tuttavia, così facendo, io posso vivere tutte le loro vite, i loro amori, i lori cambi di scena.
La bionda donna, per esempio, che da anni vedo passare dall’altro lato della strada, sempre con il capo chino, pesante e con passo incerto che io colgo nel modo in cui pone il piede destro, con una lieve pausa prima di appoggiarlo a terra; la terra che si è fatta pietra dura sotto i suoi passi, ancora timorosi di calpestarlo; con il suo cappotto ormai démodé ma che dignitosamente indossa, alzando il bavero quando il freddo si fa più pungente.
Osservo ogni suo gesto, anche impercettibile, ma al mio occhio esperto non lo è. E’ uno sguardo da cecchino il mio e la piazza è un puzzle dove compongo e scompongo la vita.
Non giudico, non commento, non anelo. Osservo e basta. Ho affinato questa mia modalità quando ho percepito e poi sentito fortemente che per me là fuori nel mondo, oltre la piazza non c’era spazio.
Troppe le domande a cui nessuno avrebbe dato ascolto, né risposto.
Troppi i compromessi che avrei dovuto accettare, le bugie che avrei dovuto dire.
Troppa la delusione e la fatica.
Lo stare alla finestra mi è parsa una prospettiva insolita che mi consentiva di non rinunciare completamente alla vita, forse l’unica prospettiva per me.
Mi sono così liberata degli ‘avrei potuto’ e ‘avrei dovuto’; ho dato spazio alla mia immaginazione, mi sono tirata fuori dagli schemi e dalle aspettative, le mie e quelle altrui.
Ogni giorno, scegliendo una persona diversa, ho immaginato per me e talvolta per la persona osservata una vita diversa, atti di coraggio talvolta difficili da mettere in atto, abbandoni e nuovi incontri.
Mi sono rinnovata ogni giorno, cambiando nome, nazionalità, colore della pelle.
Sono stata sempre libera di scegliere chi volessi essere o diventare: nessun ostacolo, nessuna barriera insormontabile.
Avevo l’universo dentro di me da dispiegare, qui alla mia finestra di fronte a…
Là fuori.