Premio Racconti nella Rete 2019 “Il minestrone di verdure” di Luca Bonacina
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Minestrone di verdure
Carote 80 g, Cipolle 80 g, Zucchine 150 g, Patate 300 g, Sedano 60 g, Pomodori ramati 350 g, Fagioli borlotti 250 g, Zucca pulita 250 g, Porri 150 g, Cavolfiore pulito 300 g, Piselli 250 g, Sale fino q.b., Pepe nero q.b., Olio extravergine d’oliva 50 g, Rosmarino 1 rametto, Alloro 2 foglie, Acqua q.b.
Tempo di preparazione: fra 45 minuti e 1 ora e 40 minuti
Preparazione
Lavate e asciugate le verdure.
Prendete la zucca e privatela della buccia esterna con un coltello dalla lama grande. Eliminate semi e filamenti interni, tagliatela a cubetti di circa 1 cm di lato, precisando al figlio di sei anni che il righello non è necessario. Prendete i cubetti di zucca, infilateli in un sacchetto e metteteli nel freezer: viste le lamentele, saranno utili alla prossima occasione.
Prendete cavolfiori e sedano, e così come sono, senza pensarci, mettete pure quelli nel frigo: appena li hanno visti, uno si è buttato a terra in un lago di finte lacrime di disperazione e la sorella è scappata nel suo rifugio (il bagno).
Dopo averli richiamati in cucina, spuntate insieme le zucchine, tagliatele a cubetti e assicurate al ragazzo che con la cottura non le farete diventare troppo molli. Quindi sgranate i fagioli, anzi no, via anche quelli: “te l’ho detto mille volte che non li mangiano”, è nitida nella mente la frase della vostra compagna, in genere seguita dall’altra: “non mi ascolti mai”.
Raccogliete le braccia da terra e fatevi aiutare a sbucciare le patate, almeno in questo non è difficile coinvolgerli; tagliatele a dadini del solito cm di lato, dopo aver ripetuto al figlio di non prendere il righello e alla sorella che no, non “à la julienne” come ha visto fare a “Masterchef”.
Procedete con i pomodori: eliminate il piccolo, pardon, il picciòlo, e riduceteli a cubetti; poi, senza reclamare l’assistenza dei santi del cielo, spiegate alla figlia, come le ha detto un milione di volte la mamma, che una volta cotti perderanno quel pizzicore che a crudo le fa bruciare le labbra.
Un coro di “bleah” accoglie il porro, entrambi son col naso tappato; prendetelo, senza far notare che state sobbollendo nell’irritazione, e trovate posto nel frigo, chinate il capo per evitare al nervosismo di tracimare.
Tritate finemente la cipolla, senza far scendere una lacrima, per l’amor di Dio, ché al primo segnale di debolezza, vi darebbero il colpo di grazia.
Spuntate e pelate le carote, poi tritatele a coltello e mettetele nella pentola capiente che vostra figlia, “devo far tutto io”, vi ha passato.
Mandate il figlio in giardino a raccogliere un rametto di rosmarino. Legarlo con le foglie di alloro – il rosmarino, non il figlio, anche se è grande la tentazione di insaporirlo e metterlo nel forno a 180 gradi.
Nella pentola dove avete nascosto la cipolla tritata, versate l’olio e aggiungete le carote. Rosolate per una decina di minuti, mescolando spesso e con attenzione, per evitare di lanciare una zucchina in testa a quei due.
Una volta che le verdure saranno intenerite, i figli non ancora, unite alloro e rosmarino, e ricordate con rammarico che a quel punto avreste dovuto metterci i borlotti che tanto amate.
Coprite le carote con acqua fino a superarle di un dito; rispondete con pazienza al figlio che non capisce se il dito va considerato in orizzontale o in verticale.
Fate cuocere tre minuti, poi unite la zucca, aggiungete acqua fino a superare le verdure dello stesso dito di prima, come suggerisce il ragazzo, mentre il vostro sguardo cerca un po’ di pazienza indugiando su ogni singolo barattolo della mensola vicina al frigo.
Fate cuocere altri tre minuti prima di aggiungere le patate. Versate ancora acqua, mettete il coperchio sulla pentola e fate cuocere per 25 minuti, evitando di dare ascolto alle rimostranze della figlia, che avrebbe voluto la pizza col gorgonzola dell’Egiziano e che ritiene di non essere mai accontentata, né da voi tanto meno dalla vostra compagna, sia a tavola sia in generale.
Trascorsi 25 minuti, aggiungete zucchine, piselli e pomodori, e regolate di sale (nel dubbio, ancora un pochino). Potete sorprenderli col pepe che preferite ma entrambi non lo gradiscono; ci ripensate: ne basterebbe un pizzico per apparecchiare una tragedia indigeribile.
Dopo 3 minuti asciugatevi il sudore: il minestrone con gli ingredienti superstiti è pronto.
Servitelo con un filo d’olio – un giro lei, due lui – e, distogliendo lo sguardo dalle linguacce dei commensali, insaporite il vostro piatto con quella macinata di pepe che avreste voluto aggiungere prima.
Mandateli a lavare le mani, una lagna anche per quello, e dopo aver pensato di recitare il terzo mistero glorioso del Rosario – lo Spirito Santo scende sul Cenacolo – alzate la voce imponendo l’autorità del padre di famiglia, affinché la cena sia consumata in contemporanea e senza troppe storie.
Seduto da solo di fronte ai tre piatti fumanti, siete certo di dover friggere ancora, il supplizio non è finito.
Richiamateli a tavola per l’ennesima volta invocando q.b. la punizione della mamma, precedentemente maledetta per l’uscita serale con le amiche.
Ma e’ divertentissimoooo
Davvero “gustoso” questo minestrone di verdure! complimenti
Solo chi vive in primis esperienze così forti può saperle descrivere così bene 🙂 . All’inizio non capivo, poi è emersa progressivamente l’originalità e la questione principalmente trattata. Mi hai fatto sorridere e ridere, non ho poi potuto fare a meno di empatizzare con il protagonista, da madre di due soggetti similari. Mi verrebbe da suggerirti, vista la tua bravura, un sequel dal titolo “Ora che sono seduti a tavola costringerli a mangiare e non discutere sui programmi tv da vedere”.
Manuel, Anna Rosa, vi ringrazio.
Silvia, via col sequel, dal titolo: “A lei ne hai dato meno che a me”. Ti ringrazio.
Molto fresco e divertente. Mi sono divertita e immedesimata nel leggerlo. Complimenti
Grazie Monica.
Bello! Lo trovo fresco e scorrevole; ma, se devo dire la verità, sto dalla parte dei ragazzi che senza possibilità di scampo dovranno mangiare quell’intruglio di verdure che è il minestrone. Anch’io davanti a carote o zucchine mi ricordo di qualche impegno urgente…
Senza possibilità di scampo, esatto. Grazie Giulia e in bocca al lupo.
Fresco e piacevole, molto più di un minestrone!! Complimenti.
Grazie Isa. Ora attendo il tuo.
Molto divertente. Complimenti. Ti confesso che mi è venuto il sospetto che finisse col fare patatine fritte, mettendo tutte le altre verdure in frigo.
No, Pasqualina, mai mollare, altrimenti ci parli tu con la mamma, al rientro dalla serata. 🙂
Grazie.
Molto divertente. Originale, degno di una descrizione dell’Artusi. Comunque, a parte la citazione “colta”, la verità è che non è facile modellare un racconto, facendo una lezione di cucina e nello stesso tempo rallegrare il lettore con una storia, perché no, avvincente! Complimenti.
Daniele, grazie.
Davvero tanti gli ingredienti di questa succulente portata, quante le declinazioni dell’umorismo: sarcasmo, comicità, scherno, autoironia, sberleffo, etc. E alla fine del divertimento si è pure imparato a cucinare!
Bravissimo.
Mi sono divertito molto a scriverla e son contento di divertire anche chi legge. Grazie, Roberto.
Bella ricetta, io ci ho provato per anni con mio figlio, poi è diventato maggiorenne. Complimenti, divertentissimo e vero.
Ho ancora un po’ di tempo, speriamo.
Grazie.
Un racconto gustoso, leggero e saporito: quel pizzico di ironia insieme alla spolverata di sarcasmo, si combinano in armonia nel piatto. L’ho trovato originale, sorprendente ma soprattutto molto divertente, mi hai fatto sorridere e perfino ridere in più punti. Mi sto ancora leccando i baffi! Bravo Luca!
Carola, grazie.
L’ho letto ghignando in continuazione, in treno mi avranno preso per pazzo. L’inizio con l’elenco degli ingredienti spiazza il lettore ma lo incuriosisce perché vuole capire dove si sta andando.
Bravo!
Grazie, Cristiano.
Divertente e molto reale, comunque l’idea della pizza non era malvagia… 😀
Che risate! Ma sei bravissimo Luca! Un racconto gustosissimo, è il caso di dirlo. Non saprei quale racconto scegliere tra i due. Certo però, ‘sto papà: quanto si complica la vita a preparare un minestrone del genere, con le verdure messe a cuocere in diversi tempi? Sei un perfezionista ????
Elisabetta, la pizza dell’Egiziano, top. Fosse per loro, tutti i giorni.
Nessun perfezionismo, Antonella: una sfida con la mamma, finita non benissimo.
Grazie.
Mi sono davvero divertita a leggerlo Luca! Direi che è proprio gustoso questo minestrone del papà!
Grazie Debora, contento di averti divertito.
Mi hai messo così a mio agio che ti racconto il mio ultimo minestrone di verdure passato alla storia.
Mi ero innamorato di una ragazza lussemburghese (sono poche, e se giocano a calcio devono andare a raccogliere il pallone in Germania), e il giorno precedente c’eravamo messi assieme.
Per non correre rischi era già ripartita, e io stavo cucinando un minestrone delizioso, mentre gli amici ridevano a crepapelle prendendomi in giro e cantavano “So long, Marianne” di Leonard Cohen.
Il minestrone prometteva bene, e io ero così innamorato che lo scolai nello scolapasta buttandolo via tutto, esclusi i cadaveri di 1 cm. di lato, resi così adatti tutt’al più ad una fritatta di verdure.
Cominciai a piangere e ridere.
Era la Pasqua del 1986.
Ancora complimenti
Amici dai gusti musicali inappuntabili, ma che cattiveria!
Grazie
Comunque leggere te, Luca, e molti altri e altre, mi sta aiutando a trasformare la nostalgia che mi attanagliava da tempo, in energia propositiva. Non siete solo voi, ma capire una volat di più che scrivere è anche un lavoro, non può che farmi affinare le armi, armi di parole, utili più dei fatti, come ha detto una di voi. Grazie
Veramente hai una marcia in più: la capacità di cambiare completamente registro a seconda del racconto. Questo è esilarante. Molto bravo, anche per il racconto dello scorso anno che ho riletto volentieri.
Marcello, grazie, di nuovo.
Mi ripeto, Simona, mi sono divertito parecchio. Sei gentile, ti ringrazio tanto per il commento e anche per aver riletto “Rossore”, cui resto affezionato.
Luca, il tempo di preparazione già la diceva lunga!!! Quando si vuole fare qualcosa con i piccoli (ma anche con i grandi, però è meno divertente) va sempre messo in conto il tempo in più per le trattative! La mediazione. I sotterfugi per rendere la cosa interessante… La Pazienza, che noto essere un ingrediente fondamentale anche nella tua ricetta assieme al l’ironia, sennò-chi-ne-esce. Carino. Molto. Anche i tuoi commenti, che in qualche modo proseguono il racconto.
Trattativa e sotterfugi che manco Richelieu, Barbara.
Grande Luca! Però mi tocca correggermi sul sequel: “Mangiate tutto se no non vi porto a Lucca”!!!
Hanno mangiato tutto.
Ora il tema passa da un’altra parte: “Caro, che vestito dici di mettere?”.
Congratulazioni Luca! Non con il racconto che avevo commentato… ma sicuramente una vittoria davvero meritata! 😉
Mi son divertita tantissimo nel leggerlo! Complimenti!
Girolamo, complimenti anche a te (molto bello pure “Il bambino di burro”).
Paola, son contento. Ricambio i complimenti.
Arrivederci a Lucca, allora.
Ma che bello! Uno spaccato di vita famigliare mooooolto famigliare! Mi hai fatto ridere!