Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “E infine venne il silenzio” di Girolamo Titone

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

La prima volta che il diavolo era apparso a George, non gli aveva fatto un grande effetto. Se l’era immaginato molto diverso da quell’omino grassottello e quasi pelato che ora, con un bastone di discutibile gusto, spingeva tra le grate di un tombino alcune cicche di sigaretta abbandonate sul bordo del marciapiedi.
A dire il vero, gli si era parato davanti con un fare altezzoso che contrastava con la sua bassa statura ma che gli aveva suscitato un immediato rispetto.
«Giornata dura, vero amico mio?» aveva detto.
Quell’osservazione si era insinuata tra i convulsi pensieri di George interrompendo un vagabondare che durava ormai da un po’.
«Già…» aveva convenuto laconicamente.
«Ah, questo mondo diventa sempre più strano, non trova? Si corre, ci si affanna senza sosta… e per cosa, poi? Oggi ci siamo, e domani… chissà…»
La banalità di quelle parole sfuggì a George, che invece era rimasto a fissare lo sguardo divertito dell’uomo mentre lo prendeva per un braccio e lo accompagnava, ridacchiando, verso una panchina poco distante.
«E mi dica, amico mio, cos’è che non va? Di sicuro non sarà una cosa tanto grave. Si ricordi che a tutto si può rimediare, fuorché alla morte!» e giù un’altra risatina fuori luogo che cominciava a dare proprio fastidio.
«Lei dice? Da dove vuole che cominci? Vediamo… forse potrei cominciare dal mio licenziamento. Proprio oggi, sa? Il giorno prima del mio compleanno. Il mio datore di lavoro mi chiama, mi farfuglia frasi sconnesse del tipo “Sa, sono tempi difficili… la nostra banca è come una famiglia… gli scioperi, sa… traversie, traversie…” e io mi ritrovo, da un giorno all’altro, con il sedere per terra e i debiti da pagare che mi perseguitano da quattro anni.»
«Auguri, figliolo! Ma che bello! Quindi è il suo compleanno, domani? Auguri davvero, che gioia!» proruppe d’un tratto l’omino, come se non avesse colto minimamente il dramma che suggerivano le parole di George. E, di fatti, George lo guardò come si guarda ad una bestia strana di cui ci attraggono gli occhi dolci ma dalla quale ci si aspetta da un momento all’altro, e non si sa perché, uno scatto improvviso di ferocia.
«Ma continui, amico mio. Continui pure. È una storia davvero interessante.» fece l’omino, cui brillavano gli occhi.
«Sì, be’… come dicevo… ero per terra… i debiti… insomma, una giornata schifosa, oggi. E poi c’è mia moglie, che sta tutto il giorno fuori casa. E la sera si mette sul divano e dorme, lei! Ormai è buona solo a farmi da mangiare e a lavarmi i vestiti. E il mio migliore amico, che mi ha accoltellato alla schiena appena ha intravisto l’opportunità di una promozione. E questa città, dove incontri solo imbroglioni e faccendieri che, se possono, ti levano le mutande e tu nemmeno te ne accorgi. Ma che mondo è mai questo? Quale orribile discarica è diventato?»
«Bravo! Parole sante, le sue. Bravo davvero!» fece l’omino, accompagnando l’espressione con un applauso rigoroso e sentito. «Fa bene a esserne stanco, sa? Lo siamo tutti. Anche il vecchio, lassù, non ne può più. E sì che, di pazienza, lui ne ha! Ma è un continuo riparare i danni che fate, e lui ormai non ci vuole avere più nulla a che fare. Ci ha provato anche con suo figlio, ma niente! È come se avesse mandato un cameriere a sistemare una tavola in disordine. E, vedendola così malridotta, quel cameriere avesse voluto spiegare a tutti, per filo e per segno, come disporre i piatti e i vassoi, dove mettere i fiori, le guarnizioni, e in quale ordine allineare le posate. Così da non avere più bisogno di lui nei giorni a venire, capisce? Ed è come se, per qualche istante, gli intervenuti al banchetto avessero compreso bene l’importanza di quelle parole. Ma solo per qualche istante, sa? Poi tutto si è disfatto di nuovo, tutto è ritornato fuori posto.»
L’omino fece una piccola pausa, come se stesse cercando tra le sue attitudini quella utile a conferire alla successiva affermazione un’aria trionfale. Infine, la espresse in questi termini:
«Ed è per questo che ha mandato me.»
«Lei?» fece George, incerto se scappare immediatamente o provare a chiamare dei sanitari che potessero aiutare quel poveretto. Ma furono le parole dell’uomo a convincerlo inspiegabilmente a non cedere a nessuna di queste tentazioni e a considerarlo, invece, degno della massima attenzione.
«Certo, io. Il Diavolo!» esclamò.
George ristette per un attimo, ma stranamente non aveva alcun dubbio che quelle parole corrispondessero a verità.
«E chi, se no?» proseguì l’omino. «Il vero protettore delle cause perse. Colui che non giudica gli uomini per le loro debolezze ma li capisce e, anzi, ne ammira i molti difetti. Certo, le mie soluzioni non sono sempre apprezzate. Ma la ricerca della salvezza, ne converrà, può essere davvero molto noiosa, e io propongo scorciatoie decisamente più divertenti. Come quella che voglio proporre a lei stasera.»
«Cosa intende?» gli chiese George interdetto.
«Lei oggi ha una grande opportunità, amico mio. Ho deciso che sarà lei, questa volta, il “giudice”. Nessun diluvio. Nessun angelo sterminatore. Lei solo ha la possibilità di salvare il genere umano, o di mandarlo tutto da me in un colpo solo. Oggi stesso, e per sempre. Ah, ma non sia banale amico mio, mi raccomando. Mi aspetto grandi cose da lei.»
George stentava a capire. Così l’omino cercò di illuminare quei pensieri offuscati.
«Quattro categorie. Tutti quelli che vuole che scompaiano dalla faccia della terra devono appartenere a quattro sole categorie di persone. Non una di più. Perciò, scelga bene, amico mio. Io penserò al resto.»
George cominciò improvvisamente a rosicchiarsi le unghie. Ma non era per il nervosismo o l’agitazione, come si sarebbe facilmente immaginato. Era invece un gesto che lo aiutava a concentrarsi. Stava, infatti, già pensando a quali categorie avrebbero potuto accogliere il maggior numero di affiliati.
Passarono alcuni attimi, poi emise la sua sentenza inappellabile.
«Ce l’ho! Ecco la mia scelta!» urlò, come se avesse imbroccato la sequenza vincente di una lotteria.
«E allora forza, amico mio. Sono tutto orecchi.» lo spronò l’omino.
«E sia! I primi sono quelli che nascondono l’affetto e la tenerezza sotto cumuli di silenzio. Facendo così hanno permesso che cinici e bugiardi devastassero questo mondo con le loro false virtù. La loro colpa è pari a quella dei secondi. Dunque, questa è la mia decisione.»
«Perbacco, non la facevo così sentimentale, amico mio! Mi sorprende!…» sogghignò l’omino. «Ma mi piace molto. Perciò, glielo concedo!»
E, mentre lo diceva, schioccò le dita.
Fu come se il mondo all’improvviso fosse caduto nel baratro di una notte ancora più scura. Erano appena le ventidue, ma le voci intorno si erano ammutolite di colpo. Era rimasto una specie di bisbiglìo leggero, qua e là, che elettrizzò i nervi scossi di George.
«La seconda, amico mio. Procediamo!»
«Quelli che si approfittano della disponibilità e della fiducia del prossimo. Ah, proprio delle brave persone, quelle! Puntano un poveraccio, lo ghermiscono e gli tolgono persino la dignità, solo per il loro tornaconto.»
«Come darle torto. I peggiori, forse, tra tutti gli esseri abietti. Concesso!»
E nell’aria risuonò un altro schiocco di dita. E poi fu ancora più silenzio.
«La terza? Senza dubbio gli avidi di denaro. Li vedi volteggiare sulle nostre teste come avvoltoi su una carogna. Di certo meritano di morire, è d’accordo con me?»
«Come potrei non esserlo?» rispose l’omino «Sebbene non le nascondo una mia certa… spero lei comprenderà… ammirazione. Ma, sta bene. Anche questo è concesso. E ora l’ultima. Finora abbiamo fatto un buon lavoro.»
«I ladri… di cose e di vite. Criminali che ti tolgono ciò che non è loro e se ne impossessano senza provare alcun rimorso, e senza pensare a tutto il dolore che si lasciano dietro.»
«Be’… un po’ troppo melenso nella forma, direi… ma, nella sostanza, nulla da eccepire. Concesso, dunque.»
E schioccò le dita per l’ultima volta.
All’improvviso George si sentì come liberato. Non avvertiva il peso di quello che aveva fatto. In fondo, sapeva che erano tutte brutte persone quelle che aveva mandato al creatore, e il ruolo di Dio, anche se solo per una sera, gli aveva restituito un senso di giustizia che non percepiva da tempo.
«La saluto, amico mio. È stato prezioso, stasera. Le auguro il meglio.» disse l’uomo salutandolo con un inchino.
«Be’, in verità non mi aspetta niente di meglio che la cena di mia moglie, stasera. Ma è pur sempre qualcosa. Arrivederla.»
«Oh, mi spiace davvero, amico mio. Ma questo non è proprio possibile.» fece l’omino, svanendo nella luce tenue dei lampioni.
«Cosa vuol dire?» obiettò frastornato George.
«Sua moglie, amico mio… non l’ha capito? Apparteneva alla prima categoria. Vede, anche se non glielo ha mai detto apertamente, la amava moltissimo. E così, per aiutarla coi debiti, da quattro anni andava a lavorare fuori casa. E poi, senza mai lamentarsi, le faceva bucato e cena. Alla fine della giornata era così stanca, poverina, che si addormentava sul divano. Oh, non immagina davvero quanto la amasse, amico mio… Non lo immagina davvero…»

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21 commenti »

  1. Bentornato Girolamo! Una pi?ce che ti prende da subito, con questo omino che sembra innocuo ma non lo e’ affatto e fa molto bene il suo lavoro. C’è una grande tensione fra la leggerezza dei suoi discorsi e dei suoi modi e la gravità delle sue azioni, delle conseguenze. Ed essendo quello che è, non si sporca direttamente le mani, e sfrutta non solo la vanità, la cecità, e la frustrazione dell’uomo, ma anche la sua sete di giustizia per lasciarlo entrare e incastrarsi da solo nella sua trappola. Un giallo scritto con grandissima cura e un pericolosissimo lupo nei panni dell’agnello. Complimenti!

  2. Caro Girolamo, un altro bel racconto! Fa riflettere su quanto appaia facile a volte emettere giudizi, senza sapere poi dove si va a colpire. Ancora complimenti.

  3. Grazie Marco, come sempre, per il tuo bel commento che scandaglia bene molti anfratti di questo mio racconto. In effetti, credo che spesso il male si nasconda alla nostra vista, assumendo le forme più innocenti e conquistandoci con la sua parvenza candida. Ed è un nemico che sa capovolgere anche le buone intenzioni, soprattutto se sono offuscate da quell’egocentrismo di cui oggi sembriamo sempre più malati. Grazie ancora.

  4. E grazie davvero anche a te, cara Silvia. Hai ragione, siamo spesso pronti a giudicare senza la voglia di porci dall’altra parte, di comprendere un altro punto di vista, di aderire alle vite degli altri senza pregiudizi. E i danni, a volte, sono purtroppo irreparabili. E se è vero, come è vero, che le parole sono pietre, allora sembriamo troppe volte pronti a elargire indiscriminatamente, senza preoccuparci di ciò che facciamo e di chi colpiremo, la nostra personale lapidazione.

  5. Stupore e sincera meraviglia! Ammetto con gioia di essere rimasto sorpreso perchè avevo previsto, più drasticamente, che, avendo George individuato categorie estese di peccatori, alla fine si sarebbero ritrovati lui e il Diavolo.
    Invece, anche se i termini che userò hanno oggi una cattiva nomea, hai scritto un racconto psicologico ma soprattutto politico, perchè è facile costruirsi volti belli per essere brutti, ma capita spesso di essere belli e non apparirvi, anzi non apparire per nulla.
    E sei uno scrittore di fantasia e classe tu, Girolamo, perchè non hai cercato iperboli per incantarci, e ci sei riuscito benissimo con quello che poteva sembrare un racconto di quelli che oggi si chiamano “working poors”. grazie

  6. Mai farsi irretire dai toni accomodanti di chi offre soluzioni semplici. Imparare ad ascoltare il silenzio di chi ci sta accanto e a non dare sempre la colpa al mondo crudele.
    Messaggi chiari, espressi con scrittura chiara. Bravo Girolamo.

  7. Molto bello, un piccolo giallo apparentemente leggero, ma dalle conseguenze piuttosto pesanti. A riprova che la capacità di giudizio è talvolta(o spesso) pericolosamente alterata. Complimenti.

  8. Grazie infinite a te, Marcello, per la lettura preziosa che hai fatto del mio racconto, e per gli aggettivi usati che accolgo tutti con riconoscenza. Perché è davvero come se, a volte, per attestare la nostra presenza nel mondo, fosse più necessaria la costruzione di un’immagine di noi piuttosto che la semplice affermazione della nostra identità. E così succede davvero, e troppo spesso, di scomparire nel silenzio. Grazie ancora, e mi fa davvero piacere che la mia scrittura ti abbia regalato un briciolo di “meraviglia”. Un complimento bellissimo.

  9. Ed è proprio vero, Luca, che dovremmo fermarci di più ad ascoltare il silenzio di chi ci sta accanto. Non tutto deve essere detto, non tutto deve essere celebrato. Ma, allo stesso tempo, gli occhi dovrebbero vedere più in fondo di quanto purtroppo non facciamo. Perché, a volte, si può anche amare “come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l’ombra e l’anima.” Ed è più nascosto l’affetto di chi ci è vicino, che l’odio di chi è lontano da noi. Grazie davvero.

  10. Grazie Pasqualina del tuo bel commento. Penso anch’io che osservare il mondo che passa davanti la nostra finestra, giudicarlo, sia una faccenda molto complicata, specialmente se lo facciamo attraverso i vetri dei nostri pregiudizi e delle nostre avversioni personali. Quanti sbagli, allora, senza possibilità di porvi rimedio.

  11. Il tuo racconto mi ha indotto a pensare ai nostri giorni: quanti poveri cristi, disoccupati, malpagati, azzerati nella vita sociale pensano di poter risolvere i propri problemi individuali con la bacchetta magica offerta dal potere, avvallando scelte che guardano solo agli aspetti più superficiali delle situazioni contingenti?
    Il “diavolo” offre solo la possibilità di individuare il nemico e di annientarlo, ovviamente non offre prospettive di progetti “inclusivi” induce solo ad entrare nel gioco che induce ogni uomo a perdere parte della propria umanità, a perdere il valore dell’eppure. Alla fine esisterà solo il silenzio. Complimenti ancora un bel racconto.

  12. È una lettura molto lucida la tua, Anna Rosa, e mi ha fatto piacere scoprire quali suggestioni ti ha suscitato il mio racconto. E poi hai colto un punto importante, per me, della narrazione, che è richiamato proprio dal titolo. Quel silenzio non è tanto il silenzio del mondo che svanisce – anzi, forse molti di quelli che avrebbe voluto eliminare il protagonista sono sopravvissuti alla sua sete di giustizia – ma è quello che ritrova dentro di sé, e a casa, scoprendo così una realtà che gli era scivolata davanti senza che lui se ne rendesse conto. Ed é il silenzio di un’anima gentile che ama profondamente, pur senza mostrare, esibire per forza tale sentimento.
    Grazie ancora Anna Rosa

  13. Ti faccio davvero i complimenti. Un racconto scritto benissimo, originale e piacevolissimo da leggere. Mi è piaciuta molto la tua personale descrizione del Diavolo e della prova da lui proposta, affascinante e anche piuttosto inquietante. Ancora complimenti.

  14. Ho amato questa storia fin dalle prime righe. Hai un modo di scrivere estremamente piacevole e trovo questo racconto un piccolo capolavoro. Emozioni sapientemente costruite e tenute insieme da un sottile filo di tensione che porta a un finale non scontato. Bravissimo

  15. Grazie per i tuoi complimenti, Valeria. Fa sempre tantissimo piacere riceverli. E sono davvero felice se sono riuscito a regalarti qualche istante di serenità. Spero che il diavolo non si offenda troppo per averlo sminuito, quantomeno nell’aspetto fisico. Ancora un grazie caloroso.

  16. Grazie davvero, Monica, per la tua estrema gentilezza e per l’apprezzamento che hai voluto dimostrare per questo mio racconto. Sicuramente il confronto con chi si sofferma ad ascoltare per qualche istante le nostre parole, condividendo ciò che fin dall’inizio ci siamo augurati di trasmettere, è un regalo enorme. E, di questi tempi, l’idea del condividere, del considerarsi parte di un tutto che non esclude ma, anzi, accoglie, di donare gratuitamente il nostro apprezzamento a qualcuno che neanche conosciamo, è un segno davvero rincuorante. Quindi, grazie ancora per essere una parte così gentile e attenta di questo piccolo tutto.

  17. Un racconto che punta l’attenzione sull’invidia sociale che, purtroppo, troppo spesso è il sentimento dominante negli esseri umani. Ben gli sta, al tipo disoccupato, che invece di pensare ai propri cavoli, e mandare al diavolo il diavolo, si è rivelato un essere più diabolico di chi, diavolo si è dichiarato sin da subito. Si è ritrovato solo. Ma, come al solito, sono i buoni – incarnati, qui, dalla moglie del protagonista – a pagare prima è più degli altri.

  18. L’ultima “e” è una congiunzione, ovviamente. Il correttore…

  19. Povero George, che dovrà venire a Lucca senza moglie… 🙂 Congratulazioni!

  20. Grazie infinite, Silvia 🙂

  21. Bello! Coinvolge gradualmente sempre più nel dialogo e ti fa rimuginare su dove stia l’inganno del Diavolo fino alla “sorpresa” finale!

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