Premio Racconti nella Rete 2010 “Signor Professore (Herr Studienrat)” di Rainer Rota
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Cammina curvo, in una mano una valigetta di cuoio nero, nell’altra, la destra, impugna un bastone al quale si appoggia per sollevare la gamba che un tempo di carne e ora di legno rigida, deve trascinarsi appresso nel lento incedere. Passando davanti alla chiesa solleva un poco il cappello dalla testa, saluta nostro signore con reverenza. Da anni lo stesso gesto, misurato, alla stessa ora. Anche d’estate quando la scuola è chiusa e niente lo costringe a fare quel giro, lui la sua passeggiata fino all’istituto Hölderlin la fa lo stesso. Prosegue lento per la via e i passanti che lo conoscono, cordialmente lo salutano “’giorno signor Professore.” Lui risponde con lo stesso gesto, sollevando un poco il cappello e lo accompagna con un gioviale sorriso appena abbozzato sotto i baffi sottili.
All’angolo di fronte alla scuola cambia marciapiedi attraversando la strada lastricata ed entra nella piccola locanda. Prima di entrare si volta a rimirare il cielo, poi con solerzia pulisce le suole sullo zerbino metallico, due passate per ogni scarpa, ponendo particolare attenzione alla gamba finta, che con difficoltà dirige. I ragazzi quando vedono questo gesto ridono della grottesca scena e imitano il passo del professore. Lui dentro la locanda siede al suo solito posto, dove l’oste, salutatolo con un breve inchino, gli porge il giornale stirato di fresco e ancora tiepido.
Beve un bicchiere di latte caldo. Quattro sorsi gli ci vogliono per finirlo, giusto il tempo per scorrere i titoli del quotidiano.
Sposta il bicchiere all’altro lato del tavolo e pesca dalla sua valigetta i fogli su cui ha scritto, con calligrafia minuta ma impeccabile, la lezione che terrà a scuola. La lezione verte sulla fondazione dell’impero e siccome quel giorno ricorre l’anniversario della battaglia di Sedan, fulgida dimostrazione della superiorità bellica prussiana, racconterà quella storia, ampliandola con qualche suo ricordo della grande guerra, cui anche lui ha partecipato, non lontano da quella cittadina francese. Ai ragazzi piacciono questo tipo di racconti. Dal libro di testo farà leggere von Clausewitz, poi cercherà di spiegare i concetti di patria, onore e lealtà. Lui li conosce bene, per quelli la sua gamba è rimasta in un campo di grano francese. Dalla soddisfazione si accarezza i baffi e con l’indice tamburella una marcia sul bordo del tavolo.
Quindi si alza, rassetta la giacca ed esce, non prima di aver augurato una buona giornata all’oste.
Marziale raggiunge la gradinata della scuola, che risale nascondendo la fatica, mentre il bidello lo attende tenendogli spalancata la porta. Il corridoio, alto e lungo, accoglie gli ultimi studenti ritardatari, nella penombra silenziosa.
Quando entra nella sua classe, la quinta ginnasio, la campanella suona con trillo prolungato, i ragazzi in piedi come tanti soldatini sull’attenti, si preparano a salutare il professore. Il capoclasse come ogni mattina ha pulito la lavagna e vi ha scritto la data del giorno, 1° settembre 1939.