Premio Racconti per Corti 2019 “Gianna” di Antonella Zanca
Categoria: Premio Racconti per Corti 2019Gianna Inversini è nata nel 1929.
Oggi è vecchia. Nessuno lo dice ad alta voce e allora lo dice lei: “Sono vecchia!”
Ridacchia.
È vestita in modo semplice, morbidi pantaloni neri, una maglia larga ma di buon filato, ai piedi scarpe chiuse. Una sciarpa colorata le copre il collo e lei la tocca, di continuo.
Cammina per casa, adagio; si aiuta col girello, sbatte ogni tanto anche un po’ in giro, una sedia scostata, un angolo di un mobile.
Arriva al lavello, vede i piattini della torta accatastati, guarda l’orologio (avvicina molto il quadrante agli occhi, poi lo allontana, strizza gli occhi, finalmente annuisce).
Si sente il suono del campanello. Non si muove. Il campanello suona ancora. Alla terza volta Gianna alza il viso e si muove verso la porta, urlando: “Eccomi, eccomi, arrivo!”
Apre con gran rumore la porta blindata arricchita da due vecchi chiavistelli inchiodati nel legno. Lascia entrare una bella ragazza, alta, carnagione bianchissima.
“Ciao, Gianna”, le si avvicina e la bacia; “Tutto bene?”
“Bene, bene, Anna, ma guarda il disastro! Ieri sera ho mandato via tutti, non
volevo mettessero a posto; ora tocca a te, pulire.”
“Bello pulire per festa. Novant’anni, come mia nonna, ma tu sei più bella.”
Gianna si gira con un volteggio del girello: “Ti lascio, vado di là, voglio guardare i regali.”
“Sono qui. Chiama se hai bisogno, io pulisco, poi arrivo per il caffè, giusto?”
Sguardo e sorriso.
Gianna entra nella stanza che è ricca di sole, strizza gli occhi, va adagio verso la finestra, riesce ad accostare le tende e poi si lascia andare sul divano. È in disordine, tante carte, pacchetti, una coperta vicino a lei. Parlotta ad alta voce, Gianna: “Barbara, Barbara, che me ne faccio di questa?” Strapazza una copertina all’uncinetto e poi accarezza la sua coperta sintetica e morbida con le renne e Babbo Natale. “Da quando Adriana mi ha regalato questa, non mi serve altro. Sintetica, dicono. Moderna, dico, io. Uncinetto, pffff…”
Prende un altro pacchetto: ne tira fuori un tubetto di crema. Scuote la testa. Mette gli occhiali: “Marco e sua moglie. Come si chiama? Manuela, Emanuela, sì, forse. Un’altra crema per le mani alla camomilla. Speravo una per le rughe. Perché non mi regalano una crema per le rughe?”
Prende una busta. È complicato aprirla e arrivare a ciò che c’è dentro: un fiore di carta pieghettato racchiude una tesserina di plastica, Laguna Blu, si legge. Gianna la gira e la rigira, poi si rimette gli occhiali e si concentra sulle righe scritte in piccolo: Dieci massaggi shatsu. Gianna scuote la testa ma le brillano gli occhi.
Dall’altra stanza si sente il rumore dell’acqua e delle stoviglie spostate; la voce di Anna canta «Azzurro» ma Gianna non ci fa caso.
Benché seduta pare elettrizzata. Borbotta di nuovo: “Gabriella, tu sì che mi conosci,”
Ora si alza di colpo: un pensiero improvviso. Si avvicina al mobile della televisione e prende in mano uno smartphone collegato al carica batterie e alla presa di corrente.
Lo guarda e lo rigira tra le mani. Annuisce. “Sì, è carico.”
Intanto Anna si affaccia: “Tutto bene?”
Sì, sì.
Gianna appoggia il nuovo smartphone sul piano del girello, prende quello vecchio che era lì a fianco e lo gira e rigira. “Devo trovare la Sim, Enzo me l’aveva spiegato, è lì di dietro, devo togliere la batteria. Poi metto la mia tesserina dentro al nuovo Smartphone e dovrebbe funzionare tutto. Io stasera voglio fare una videochiamata con Gabriella. E anche con Enzo. Maledetta artrosi. Devo farcela. Non la chiamo Anna, non la chiamo finché non ho finito.”
Si impegna, si morde un labbro, lascia andare dei sospiri e dei gemiti, Anna non sente, è ancora di là a pulire, sempre canticchiando.
Gianna ora è di nuovo seduta sul divano, la stanza è in penombra, la luce di fine giornata le addolcisce il viso. Ha le gambe appoggiate su un seggiolino, un cuscino rotondo sotto il ginocchio.
Primo piano che si apre sul suo sorriso e si allarga: i denti finti sono perfetti, illuminati dallo schermo del nuovo smartphone.
“Finché son viva, vivo”, sussurra.
Poi, ad alta voce: “Anna, ma il caffè? Oggi con lo zucchero! A novant’anni si può fare ciò che si vuole, no?”
Dolcissimo e commovente, bravissima!
Grazie Cristiano!
Ciao Antonella, che piacere ritrovarti qui! Bello il tuo corto, mia mamma ha 90 anni ma non è in forma come Gianna. Tornando al tuo corto: mi sembra un inno alla vita alla faccia di ogni cosa, ci ritrovo il bello stile Zanca, da Germogli ai brani pubblicati sui social: sempre preciso, efficace, attento, secondo me, alla regola del less is more senza però cadere nel minimalismo all’americana che piace tanto e che francamente trovo insopportabile ( ma appartengo a una sparuta minoranza, lo so ). Una bella storia di vita vera, semplice da realizzare: un appartamento vissuto, una brava attrice, una comparsa di bella presenza e un bravo trucco&parrucco; non serve molto altro.
Brava Antonella! Evviva il tuo garbo e In bocca al lupo 🙂
Molto bello e vivo questo personaggio, dipinto con molto affetto. E molto azzeccata la scelta della situazione, perché è verissimo: i regali misurano perfettamente la distanza fra le persone. Richiedono attenzione, sensibilità, comprensione. E gli anziani spesso ne ricevono molto meno di quanta ne meritano. Siamo più spesso noi che loro di memoria corta e cattiva visione. Brava!
Bello il tuo racconto Antonella, si avverte molta sensibilità tua, e nel modo in cui lo esponi,,…
Complimenti e in bocca al lupo.. 🙂
Buon giorno, Antonella. Essere entrato in questo forum mi fa bene. Il desiderio di vivere, anzi la gioia al presente di vivere, con le sue contraddizioni, come la descrivi, mi aiuta ad abituarmi al mio progressivo invecchiare. La minuta descrizione dei momentimi commuove come nel Pensionato di Guccini, nel saper adattare la propria persona a sentimenti in evoluzione, che non possiamo fermare, ed anzi è bello accettare. Una pagina che mi ha fatto bene, e mi incoraggia a scrivere. Anche me, per riderci sopra!
Una botta di speranza questo tuo corto! Buon compleanno nonna Gianna.
Ugo, Marco, Sabrina, Marcello, Monica: grazie!
Ugo: pensa che io ci vedrei Grazia mineco, nella parte (insomma, uno pensa in grande!)
Marco: l’attenzione e l’affetto li possiamo ricambiare proprio nei regali. Mai vorrei fare un regalo perchè devo, ma solo perchè so che farebbe piacere; con i miei vecchietti poi ce la metto tutta, perchè basta poco, davvero, a farli felici!
Sabrina: vedo la vecchiaia come una risorsa e amo questa meraviglia familiare che mi regala tanto
Marcello: la vecchiaia che avanza si fa sentire nello scricchiolamento delle ossa, non necessariamente in altre mancanze – il “finché son viva, vivo” riassume tutto quello in cui credo, a dire il vero tramandatomi da mia mamma – avanti tutta, insomma
Monica: grazie, la speranza è ciò che ci tiene vivi.
A tutti voi ancora grazie, non sono capace di rispondere singolarmente 🙂
La dolcezza di una vita che continua, là dove molti ritengono sia quasi giunta alla fine, è la cosa che mi è piaciuta di più del tuo racconto. Non serve dimostrare di essere vivi per esserlo veramente. Lo si realizza quotidianamente non rinunciando mai alle proprie passioni, e alla propria intelligenza. Molti, purtroppo, lo fanno troppo presto di rinunciare alle proprie passioni, e una figura come Gianna è una pietra d’angolo che definisce ciò che dovrebbe essere sempre la nostra vita: la scoperta entusiastica di quello che saremo. Complimenti Antonella. Molto toccante, e molto vero.
Bello e tenero. Un bel corto da realizzare. Festeggiare i novant’anni con la vivacità e lo spirito di Gianna, fa invidia a tutti.
Molto carino questo racconto, e soprattutto mi piace pensare che anch’io a novant’anni possa bere ancora tanto caffè in buona compagnia. Evviva la vita e le persone ottimiste! Fino alla fine che magari sarà un inizio. Complimenti. In bocca al lupo!
La voce di Antonella, inconfondibile. Che racconto dolce e che forza questa nonna (o “nonna bis”, come direbbero i miei figli)!
Mi ha fatto piacere rincontrare il tuo stile delicato e coinvolgente.
Sono stato subito sedotto dalla grinta e dall’empatia di Gianna, anche perché è coetanea di mio padre e, come lui, non si rassegna a stazionare nei recinti riservati alla terza età.
Bel corto, dolce ed emozionante.
Complimenti.
Ringrazio tutti – La cosa bella è scoprire che altri riescano a vedere la storia, sembra che ognuno abbia la “sua” Gianna.
Purtroppo non sempre è così ma in questo caso si dimostra che l’età è un fattore di secondaria importanza quando c’è la volontà, la curiosità, il desiderio di conoscere e imparare. Aggiungerei anche l’apertura incondizionata verso gli altri e il rifuggire da ogni forma di egoismo. Mi pare che ci sia tutto questo in questo delicato personaggio di nonna Gianna. Brava!
“Finché son viva, vivo”
Complimenti Antonella un messaggio pieno di concreta e schietta energia, come tutto il tuo racconto. E poi Gianna gira per casa con il girello come la mia mamma, una ragazza della stessa età ????!!!
Cariniiiissimo Antonella! Non solo come corto, mi piace molto anche come racconto vero e proprio. Bellissima la figura di Gianna, la sua tenacia, il suo attaccamento alla vita. Mi ricorda moltissimo mia madre che ha 84 anni e ancora si sente una signorina. Mi hai fatto riflettere: le regalerò uno smartphone, anziché demoralizzarla ogni qual volte esprime in desiderio di possederne uno.
Simpatica, dolce e moderna! Alla faccia dell’uncinetto :). Che squisito personaggio che ci regali, la descrizione è vivace e si presta ad essere rappresentata con delle belle immagini. Mi piacerebbe vedere questo corto, brava!
Ancora grazie a Danilo, Elisa, Antonella, Silvia. Mi piace pensare che le persone siano persone nel loro insieme, indipendente dall’età, che certo cambia l’approccio al giorno, i tempi si allungano, è tutto più faticoso, ma la voglia di onorare il proprio tempo è maggiore della voglia di smettere. e quando è così, è bellissimo.
Mi piace questa nonna, del resto come può non risultare simpatica? Vorrei diventare vecchia come lei. Un bellissimo ritratto.