Premio Racconti nella Rete 2010 “La rondine sotto il tetto” di Melissa Lionti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010
Nella vita di ognuno di noi ci sono persone con le quali si crea un legame tanto forte da non spezzarsi mai. Neanche quando ci si perde di vista.
Sergio pensava che per dimenticarmi bastasse andare via dal nostro piccolo paese di provincia, conoscere un’altra donna e farci l’amore quando ne aveva voglia. Magari avere anche dei figli con lei. Chissà? Che uomo ingenuo! Quasi mi faceva tenerezza. Ancora non si rendeva conto che ero arpionata al suo cuore. Non lo lasciavo più.
Quando quel giorno mi telefonò chiedendomi di incontrarci nella Chiesa di San Giacomo pensavo volesse discutere delle nostre attività di oratorio. Ero serena quando mi recai all’appuntamento e quando lo vidi già li mi allarmai pensando di essere arrivata in ritardo. Entrata silenziosamente lui era seduto di spalle al secondo banco della fila di destra, con il capo alzato e lo sguardo fisso al volto addolorato di cristo in croce.
La pesante porta di legno massiccio si richiuse alle mie spalle sigillandoci nella stanza buia e nebbiosa dell’incenso che bruciava. Con passo ovattato mi avvicinai all’acquasantiera, vi bagnai appena la punta delle dita, poi un veloce segno della croce prima di attraversare il corridoio in mezzo alle due file di banchi e andarmi a sedere accanto a lui.
«Ciao Sergio»
«Ciao Michela»
«E’ tanto che aspetti? Scusami» gli dissi sorridendo
«Non hai nulla di cui scusarti. Sono io che sono venuto in anticipo»
«Menomale. Hai visto Padre Nino?»
«Si. E’ in sagrestia»
«Andiamo a salutarlo!» d’impeto mi alzai, ma la sua mano sulla mia mi inchiodò al sedile. Lo guardavo con le sopraciglia corrugate sulla fronte mentre il suo sguardo era perso nel vuoto innanzi a se.
Non capivo.
«Aspetta Michela. Andiamo dopo. Adesso devo dirti una cosa» mi disse lui.
Io ero stranita. Lo vedevo deciso. Rimasi in silenzio seduta accanto a lui con lo sguardo dritto in avanti ai piedi inchiodati di Cristo.
La relativamente lunga pausa di silenzio fu interrotta dal suono della sua voce e dalle parole che copiose straripavano inaspettatamente dagli argini della sua bocca.
«Ho finito»
Io non credevo a quello che avevo sentito. Ero paralizzata. Vuota come un tronco spolpato dai tarli. Avrei voluto non essere li. Volevo sparire.
«Dimmi qualcosa. Ti prego» mi esortava lui
«Sergio. Io non so cosa dire. Le tue parole sono una sorpresa per me. Non ero preparata a una dichiarazione di questo tipo. Non mi hai fatto capire mai di avere questi sentimenti nei miei confronti»
«Lo so, ma adesso lo sai. Cosa succederà?»
«Cosa dovrebbe succedere? Io non ti amo!»
«Ma magari con il tempo imparerai»
«Su Sergio. Noi siamo ottimi amici. Non potrà mai esserci niente tra di noi. Non voglio illuderti. Facciamo così. Facciamo finta che tu non mi abbia detto nulla. Nessun imbarazzo ok? Sereno!»
Gli sorridevo mentre dicevo queste parole che per me avrebbero dovuto rassicurarlo e convincerlo che quella mia era la soluzione giusta. Invece lui mi baciò. Ci guardammo. Paralizzati come in un fermo immagine. Tornò a baciarmi. Questa vota rabbioso. La sua mano sinistra cingeva il mio capo all’altezza della nuca. Mi dimenavo cercando di divincolarmi e trovare così una via d’uscita alla sua morsa. Spingevo con le mani contro il suo petto. Le mie labbra erano serrate, ma la sua lingua cercava con forza di aprirsi un varco. La sentivo. Bagnata. Mi faceva schifo. Mugugnavo. Non riuscivo ad urlare davanti a nostro Signore. Mi resi subito conto che la mia resistenza lo eccitava terribilmente. Avvolta dalle sue braccia sentivo stritolarmi fra le sue spire.
Poi, d’un tratto, sentii sbottonarmi i pantaloni. Allora le lacrime cominciarono ad albeggiare dai miei occhi ed una dopo l’altra presero ad inseguirsi solcandomi il viso fino al mento.
«Sandro! Michela!» urlò Padre Nino giunto improvvisamente innanzi a noi
«Ma io dico. Benedetti ragazzi. Non mancano di certo luoghi in cui fare queste porcherie. Cosa vi è saltato in mente?!»
Mi alzai di scatto allontanandomi da lui e gettandomi ai piedi di Padre Nino. Gli presi la mano tra le mie poggiando la mia fronte sul suo dorso e cominciai a raccontare dell’accaduto in un tumulto di lacrime e singhiozzi. Come la madonna ai piedi della croce imploravo umilmente e disperatamente perdono.
«Sergio! L’amore non si impone!» lo ammonì Padre Nino
«Certo Padre»
Ero ancora in ginocchio quando avverti improvvisamente un dolore acuto come mai provato in vita mia alla testa.
Mi aveva fracassato il cranio con il candelabro.
Quella sera mia madre andò in chiesa a domandare mie notizie a Padre Nino, poi telefonò a lui e infine alla polizia. Nel suo cuore di mamma si scontravano dolore e speranza di un mio ritorno a casa.
Per tanto tempo la Chiesa di San Giacomo fu crocevia di gente che perquisiva, domandava, pregava. Ma questo non durò molto. La vita dei sopravissuti riprese il suo corso. Il mio caso fu archiviato perchè ufficialmente scomparsa forse per mano del fidanzato dall’aria da bravo ragazzo.
Padre Nino fu trasferito in un altra chiesta di un’altra città e Sergio andò in Svizzera. Decise di sparire da Piazza Armerina in cui la sua reputazione di figlio di buona famiglia con sani valori e buoni principi era stata ormai distrutta. Andando via tutti lo avrebbero dimenticato e con lui pure questo incubo.
E avrebbero dimenticato anche me.
Ma lui non mi dimenticherà mai. Lo so. Io sono stata sempre nel nostro piccolo paesello ad aspettarlo con la pazienza del ragno che tesse le trame della sua fragile tela.
Padre Jalil, è il prete di origini peruviane che successe a Padre Nino. Dopo anni di attese e lungaggini burocratiche ottenne dalla Santa Sede l’autorizzazione al restauro della chiesa che in un batter d’occhio fu ingabbiata da un’ impalcatura. Fuori e dentro era un viavai di operai e restauratori.
«Padre Jalil! Corra! Svelto!» urlò una mattina uno degli operai
«Dove siete? Cosa avete tanto da urlare?»
«Su Padre! Qui in soffitta! Salga. Faccia presto!»
Padre Jalil ci impiegò un po’ a salire fin sulle scale e poi a passare per la botola che conduceva dal solaio al sottotetto. Lui era un pò grossettino e si muoveva a fatica. Era proprio buffo. Non sapeva neanche correre!
«O Dio!» esclamò!
Padre Jalil si inginocchiò facendosi il segno della croce. Tutti lo emularono nel gesto.
Erano passati diciassette anni, ma mi ero conservata perfettamente. Neanche i più bravi imbalsamatori egiziani avrebbero fatto di meglio. Avvertita la polizia venne immediatamente. Il luogo fu posto sotto sequestro. La chiesa era sconvolta dalla notizia. Sergio fu nuovamente convocato in Italia perchè sotto le mie unghie trovarono tracce del suo corpo.
D’altronde voleva stare con me per sempre.
Sono stata tutto questo tempo sotto un tetto come fanno le rondini a primavera. E quando è giunto il momento ho spiccato il volo. Mi scuso per il ritardo.
…..Sembrava essere partita come una storia molto diversa.
Sembrava esserci solo la tenerezza di un amore giovanile, la freschezza di un ormai andato atteggiamento semplice e tradizionale,….. lo si viveva pochi decenni fa.
Credevo stessi ruminando una tua storia mai dimenticata…….. poi …..una doccia gelata!!.
Accidenti che delusione, …. ripercorrere quei misfatti di Potenza, agghiacciante!
Solo la metafora finale mi ha fatto riprendere dallo sgomento che da sempre suscita,… questa storia prima sconvolge poi ti sorprende mutando un dramma in poesia!.
Riconosco il dono della sintesi e dell’arte di saper raccontare, per forma e contenuti sembra una piccola novella moderna ma tendente al mitico…… se non raccontata in prima persona potrebbe andare con un “…Si racconta che…”.
Complimenti preziosa!!!
Vedete quella!?……. è la mia collega preferita!!
Sopratutto ho apprezzato tanto la grazia e la delicatezza narrativa che hai usato alla memoria di Elisa.
E sarebbe dolcissimo se la ferita inferta a quella città fosse risanata da una leggenda, …. tra 1000 anni si ricordi solo di una rondinella che dormì sotto il tetto per 17anni….
…Aspettò li tra speranza e sogno che non fosse mai successo, aspettando un amore che la risvegliasse, …… da li il buon Dio la porto a se dicendo:
…..No non sei in ritardo rondinella, …ma sai… li giù posso fidarmi di pochi…. ma adesso vieni ….. Allora capì che l’ Amore era venuto Tutto!!
…E poi?