Premio Racconti nella Rete 2019 “E tu chi sei?” di Federica Zeppieri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Nella capanna l’odore di legno bagnato è forte. Mi stuzzica le narici, s’insinua prepotente su per il naso, poi scende pian piano verso la bocca. Lo sento impregnare la lingua di un liquido melmoso. Poi riprende il percorso fino a lambire la pancia, dove c’è un altro battito oltre al mio. Mi guardo il ventre: è gonfio, perfettamente rotondo, non un’incrinatura o un avvallamento sulla superficie. Perfetto. Cosa ci faccio in questa baracca? Sto aspettando qualcuno, ma non so chi. O non sto aspettando nessuno? Ho il mento proteso in avanti, la schiena curva verso l’uscita, gli occhi incollati alla porta. Sto sicuramente aspettando qualcuno. Ormai mi fido solo dei miei istinti. Mi osservo dall’esterno e mi capisco.
Senza smettere di fissarla, sento la porta cigolare e aprirsi. Entra un giovane che non conosco. Mi sorride, ma neanche lui sembra riconoscermi.
E tu chi sei?
Ho bisogno dei miei appunti. Li tengo piegati sul grembo, pronti ad assistermi in qualsiasi momento. Leggo.
TU TI CHIAMI MASUMI. IL TUO NOME SIGNIFICA “VERA LUCIDITÀ”.
Mi chiamo Masumi. Il mio nome significa “Vera lucidità”.
Il ragazzo di fronte a me annuisce.
LE PAROLE CHE LEGGI SONO STATE SCRITTE DA ANDROID2098, IL SISTEMA OPERATIVO CHE ASSISTE LE VITTIME DELLA GUERRA DI ASAHIKAVA DEL 2097.
Il ragazzo mi ascolta, getta un’occhiata sui suoi appunti. Fa per parlare, ma è ben educato, non vuole interrompermi.
LA GUERRA DI ASAHIKAVA DEL 2097 È TERMINATA CON UNA FORTE SCARICA DI KHISAJIM 34. SI TRATTA DI UNA SOSTANZA NOCIVA. CHI HA RESPIRATO QUESTO VELENO HA VISSUTO INTENSI ISTANTI DI FOLLIA.
Sono una vittima della guerra di Asahikava del 2097.
Anche io.
KHISAJIM 34 PROVOCA LA PERDITA DELLA MEMORIA A BREVE E LUNGO TERMINE.
Non ricordo più niente perché sono una vittima. Rivolgo lo sguardo in direzione dei monitor: fotogrammi di guerra si susseguono uno dopo l’altro. Chissà se sono sempre gli stessi, se si ripetono. Io non posso saperlo, dimentico tutto e in fretta. Assorbo suoni e odori, ma non ricordo niente.
HAI CONOSCIUTO QUEST’UOMO SU UNA CHAT DI INCONTRI. È UNA CHAT DOVE LE VITTIME DI GUERRA POSSONO COMUNICARE.
Chissà se questo ragazzo mi è piaciuto quando l’ho conosciuto. Adesso lo osservo, e non mi dispiace. Mi piacerebbe sfiorargli la bocca, accarezzare la linea morbida delle labbra. I capelli a spazzola mi fanno venire voglia di affondarci dentro il naso e respirare forte. Le iridi azzurre sono coperte da una patina grigiastra, inusuali per un giapponese. Non mi stanco di osservarlo.
TU TI CHIAMI MASUMI. SEI UNA VITTIMA DELLA GUERRA DI ASAHIKAVA DEL 2097. RILEGGI GLI APPUNTI PRECEDENTI.
Rileggo tutto. Per un attimo sento la disperazione lacerarmi lo stomaco. Alzo lo sguardo sull’uomo seduto di fronte a me (chi è?) e la disperazione diventa languore.
TI CHIAMI MASUMI. IL TUO NOME SIGNIFICA “VERA LUCIDITÀ”. DURANTE LA GUERRA DI ASAHIKAVA DEL 2097 SEI STATA VIOLENTATA.
La porta della baracca è tempestata di fessure profonde. Deve essere un luogo pieno di spifferi. Non so perché mi trovo qui, ma il mio istinto mi dice di entrare. Ho il corpo proteso in avanti, il mento che indica la porta, il piede che fa per staccarsi da terra per raggiungere l’entrata. Ormai mi fido solo dei miei impulsi, mi osservo dall’esterno e mi capisco. Entro. Di fronte a me una donna bellissima, incinta, che mi guarda. Mi sorride, si accarezza il gonfiore nascosto da una tempesta di fiori lilla e gialli.
Ho bisogno dei miei appunti. Mi frugo nelle tasche tra mozziconi di sigaretta e fazzoletti appallottolati.
TU TI CHIAMI KAZUHIKO. IL TUO NOME SIGNIFICA “PRINCIPE ARMONIOSO”.
Sono un principe armonioso. Mi chiamo Kazuhiko.
LE PAROLE CHE LEGGI SONO STATE SCRITTE DA ANDROID2098, IL SISTEMA OPERATIVO CHE ASSISTE LE VITTIME DELLA GUERRA DI ASAHIKAVA DEL 2097.
La ragazza di fronte a me sembra nascondere qualcosa nel grembo. Sta sbirciando su alcuni pezzetti di carta. Si chiama Masumi.
Sto per chiederle perché siamo qui. Perché abbiamo deciso di incontrarci, ma qualcosa mi dice che devo leggere di nuovo.
LA GUERRA DI ASAHIKAVA DEL 2097 È TERMINATA CON UNA FORTE SCARICA DI KHISAJIM 34. SI TRATTA DI UNA SOSTANZA NOCIVA. CHI HA RESPIRATO QUESTO VELENO HA VISSUTO INTENSI ISTANTI DI FOLLIA.
Masumi pronuncia le stesse identiche parole nell’istante in cui le leggo. Anche io, Masumi, anche io. Ma come te, non mi ricordo niente, e non so se mi sei piaciuta quando ci siamo incontrati. Il tuo viso mi è familiare, forse siamo stati amici, amanti. Forse siamo fratelli. Sento una disperazione che si fa languore quando incrocio il tuo sguardo. Avverto la frustrazione di non avere un passato.
NON RICORDI NIENTE, KAZUHIKO. KHISAJIM 34 PROVOCA LA PERDITA DELLA MEMORIA A BREVE E LUNGO TERMINE. SEI UNA VITTIMA DI GUERRA.
I monitor alle pareti mostrano immagini di guerra. Fotogrammi in bianco e nero si susseguono senza sosta. Soldati mutilati, e gente in preda a scatti inquietanti di schizofrenia. Li guardo, e mi riconosco in ognuno di loro.
TI CHIAMI KAZUHIKO E NON TI RICORDI PIÙ NULLA. I TUOI OCCHI NON SONO I TUOI. TE LI HANNO CAVATI DURANTE LA GUERRA.
Quanto tempo è passato? Non lo so, vivo in un presente eterno. Rileggo gli appunti uno dopo l’altro, ma non so cosa fare con quest’uomo. Immagino che mi sia piaciuto, adesso mi piace. Gli passo la mano tra i capelli? Ha sicuramente farfugliato qualcosa, ma non ho idea di cosa abbia detto. Leggo, leggo, leggo ancora, ma nessun foglietto riesce a darmi un consiglio. Questi sono fatti, e basta.
Ma chi diavolo è quest’uomo?
Chi diavolo è questa donna e perché sono qui. Cosa sono questi foglietti?
Ho bisogno dei miei appunti. Mi nutro avida di informazioni.
C’è un pezzo di carta per terra. Lo raccolgo, la gravidanza deve affaticarla, glielo leggo io… così, per carineria.
MASUMI, DURANTE LA GUERRA DI ASAHIKAVA DEL 2097 SEI STATA VIOLENTATA. DURANTE LA COLLUTTAZIONE HAI CAVATO GLI OCCHI AL TUO AGGRESSORE. ADESSO NE HA DI NUOVI. AZZURRI E UN POCO GRIGI, INUSUALI PER UN GIAPPONESE.
Un lampo mi attraversa gli occhi.
Un brivido intenso lungo la schiena, ma ho già dimenticato perché.
Una raffica di vento, la porta sbatte. Sobbalzo. Davanti a me un uomo.
E tu chi sei?
un Futuro non troppo lontano. Chissà perché quando pensiamo al futuro lo immaginiamo sempre così catastrofico. Forse dovremmo prendere appunti e pensarci ogni tanto .il futuro comincia adesso.
Bello, però gradirei la prosecuzione della storia. Hai creato un’atmosfera carica di tensione, ottima l’idea di Android2098
Di cosa siamo fatti? Di ricordi ed esperienza o di sensazioni e istinto? Molto interessante davvero, a una prima lettura disperato e crudo, ma c’è molto sotto, un ricominciare che sembra sempre possibile. Brava, mi è piaciuto molto.
Grazie ragazzi! Volevo creare un’atmosfera inquietante calata in un mondo distopico. È incredibile come i lettori riescano a dare un valore aggiunto a ciò che viene scritto…
brivido finale e inquietudine costante! bel racconto gentile Federica. Una storia circolare che si mangia il finale come un gatto la sua coda e in questa circolarità ci vedo una specie di inferno più che una speranza: se non altro perché la speranza non avrà mai il tempo di crescere essendo subito dimenticata. Penso che la storia possa essere letta anche come metafora della vita che attraversa esperienze da cui in realtà non impariamo niente al punto che ogni volta si ricomincia. Complimenti! 🙂
Grazie mille Ugo, è veramente impressionante come riesca il lettore a trasmettere un messaggio molto più profondo di quello che avrebbe voluto dare l’autore. Sono sincera, volevo scrivere qualcosa di “distopico”, non molto distante da ciò che stiamo vivendo oggi. Eppure ognuno di voi è riuscito a vederci e sentirci qualcosa di più profondo. Grazie mille, i vostri commenti sono ispirazione quotidiana.
Un destino terribile che l’amnesia reiterata mitiga per i protagonisti, non per il lettore. Quel terribile “eterno presente” che per taluni, temo, non è futuro. Complimenti, Federica, molto emozionante ed evocativo.
Quali sono gli inganni della mente? E quali, invece, i suoi stratagemmi per salvarci dalla perdizione? Non è facile decidere se sia meglio vivere in un eterno presente che ci solleva dal dolore delle nostre vite passate, o ricordare, sempre e comunque, per giustizia e per il dovere della memoria che dobbiamo a noi stessi. In questi pensieri mi sono perso, a volte. E nel tuo racconto, cara Federica, non ho certo trovato risposte. Ho trovato di meglio: le domande necessarie per continuare a cercare. Grazie.
Grazie a tutti ancora! 🙂