Premio Racconti nella Rete 2019 “Breve storia di una caramella” di Sabrina Cinzia Soria (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Come tutti noi d’altronde, anche lei, non ricordava il momento in cui era nata, né come fosse nata.
Si trovava, insieme a tante altre sue simili, in una grossa boccia di vetro trasparente posta sullo scaffale più alto di una deliziosa pasticceria che si affacciava sulla piazza principale di un paesino tra le colline. E la sua memoria non ricordava altro tempo oltre quello trascorso lì nella boccia.
Da quella posizione privilegiata riusciva a vedere ogni cosa accadesse nel negozio; al mattino, la colazione servita e consumata in fretta da chi doveva correre poi al lavoro; più tardi, i caffè delle signore che si concedevano qualche pigra chiacchiera tra una commissione e l’altra; e al pomeriggio, l’ora che preferiva, il via vai e il vociare dei bambini nell’ora di merenda.
Osservava ogni giorno il susseguirsi di questa routine e aveva imparato a riconoscere i rumori e i profumi del negozio. Tutto sommato era felice, anche se le mancava qualcosa; sentiva come un vago senso di aspettativa, qualcosa che doveva accaderle, come una missione da compiere, anche se non sapeva spiegarsi cosa.
Ogni tanto la boccia di vetro veniva tirata giù, e una grossa mano tentacolare afferrava una manciata di loro, li metteva in un sacchetto di carta colorata e… non sapeva poi dove andassero a finire le sue compagne. Nessuna era mai tornata da quel viaggio per raccontarlo. Finora lei non era mai stata acchiappata, e si chiedeva se questo fosse un bene o un male.
Di fianco, sullo stesso scaffale, una boccia identica ma di dimensioni più grandi, conteneva grossi cioccolatini, tronfi e altezzosi; si davano molte arie e guardavano le piccole caramelle con aria di superiorità. E in effetti erano loro il vero richiamo della pasticceria. Alla piccola caramella non parevano un granché, e non riusciva a capire il motivo di tanto successo; a differenza di lei e delle altre sue simili che indossavano un grazioso vestitino di carta luccicante, questi si mostravano completamente nudi, anche se loro non parevano vergognarsene affatto; non possedevano nemmeno i loro vivaci colori, bensì tutte le tonalità di uno sgradevole marrone.
La boccia dei cioccolatini veniva tirata giù di continuo dallo scaffale; in alcune giornate rimaneva sul bancone senza essere rimessa al suo posto, tante erano le persone che chiedevano di loro. In quella boccia era un continuo entrare e uscire; un giorno arrivavano e l’indomani erano già partiti per il viaggio misterioso. Non avevano neanche il tempo – pensava la piccola caramella – di godersi come lei lo spettacolo di un’intera giornata di vita del negozio, né di poter fare amicizia tra loro. Li sentiva spesso brontolare, soprattutto quando la boccia veniva riempita coi nuovi arrivati che inevitabilmente finivano sopra a quelli che si erano conquistati la leggerezza della superficie. Loro invece, erano le stesse già da un paio di settimane e si conoscevano ormai una a una. Quelle che come lei avevano la fortuna di trovarsi vicino al vetro, raccontavano ciò che accadeva alle altre che erano sommerse al centro della boccia.
Ogni tanto nella pasticceria, capitava una bimbetta dall’aria dolce e dai lunghi boccoli color miele. La piccola caramella ne era rimasta colpita, non solo per il suo aspetto così gentile e delicato, ma soprattutto per quel che aveva risposto quando le era stato offerto uno dei superbi cioccolatini marroni:
“No grazie, non mi piace il cioccolato, preferisco le caramelle”.
Tra i cioccolatini si era levato un piccolo coro di disapprovazione e la boccia, forse per la prima volta, era tornata al suo posto senza che nessun cioccolatino fosse stato toccato.
“Cos’è successo?” chiese una delle caramelle dalla profondità della boccia, intuendo che qualcosa di insolito era capitato.
“C’è di nuovo la bimba bionda” rispose un’altra affacciata sul lato destro del vetro che aveva la visuale migliore.
“Quella carina dal viso dolce?” domandò una di loro.
“Sì proprio lei” rispose qualcun’altra.
“Ha detto di no ai cioccolatini! Preferisce noi!” disse la piccola caramella con una nota di soddisfazione.
“Così si fa! Se lo meritano quei presuntuosi!” disse un’altra voce.
Quando due grosse mani circondarono il vetro e poi rovistarono dentro con insistenza facendole venire il mal di mare, d’impulso la piccola caramella prese la sua decisione: con un piccolo movimento, il massimo che le era possibile, si fece pescare. Mentre veniva sollevata insieme ad altre sue compagne, dovette aggrapparsi ad uno di quegli strani tentacoli, perché la mano si era messa a scuotersi in qua e in là come una giostra, facendo precipitare alcune di loro di nuovo nella boccia.
“Tante così vanno bene?” disse la voce della mano.
Rotolò giù nel sacchetto colorato, poi di colpo tutto divenne buio. Sentiva che il sacchetto si stava muovendo e la graziosa vocetta della bimba che diceva: “Grazie per le caramelle nonna!”.
D’un tratto ricomparve la luce nel sacchetto e una mano, simile a quella della pasticceria, ma molto più piccola e delicata, annaspò frugando tra loro. Dall’apertura del sacchetto fecero capolino due occhietti vispi che, dopo aver scrutato all’interno, scelsero proprio lei. Le manine si mossero veloci e in un attimo la piccola caramella si ritrovò denudata dalla sua bella carta scricchiolante.
Fu catapultata in un luogo umido e scuro, ma anche caldo e morbido. Si sentiva spostare in qua e in là in un dolce dondolìo; ad ogni movimento la caramella si sentiva più piccola, più debole, e tuttavia quel dondolìo le piaceva, quasi la ipnotizzava. Un liquido tiepido la avvolgeva facendole uno strano solletico. Sentì la vocetta dire: “Umm… com’è deliziosa!”. Capì che parlava di lei e fu felice. Il suo ultimo pensiero, quando ormai era ridotta ad una piccola scaglietta trasparente, appena prima di scomparire del tutto, fu che in fondo era stata proprio una buona caramella.
Ma che racconto delizioso! Proprio proprio tanto carino e molto fantasioso. Ti faccio tanti complimenti e vado subito a scartare una caramella che mi aspetta da tempo.
Il racconto scorre via sciogliendosi tra le righe proprio come una caramella. Rido al pensiero dei cioccolatini esaltati contenti di farsi mangiare. Complimenti!
E’ un modo garbato per parlare della morte ai bambini? Potrebbe, secondo me: c’è la vita che altro non è che l’attesa, c’è il viaggio senza ritorno di chi parte prima, c’è il bilancio finale della propria esistenza. Forse non è questa la morale di questa bella favola, dolce e ben scritta, che mi lascia comunque una leggera malinconia. Io però sono un potenziale nonno e nonostante i miei sforzi il mio mondo è lontano da quello di un bambino a cui forse, invece, verrà l’acquolina fiabesca in bocca, e la voglia di leggere, o farsi leggere, altre belle storie come la sua, complimenti gentile Sabrina:-)
Mi unisco Sabrina ai complimenti fino ad ora ricevuti! Originale, di gradevole lettura, quindi sicuramente adatto ai bambini, e, come ha notato Ugo, con anche una morale di non poco conto alla base. “Il senso della vita di una caramella”, il senso della vita di tutti noi, di lasciar qualcosa di buono e “dolce” in questo mondo :). Brava!
Bello! Brava Cinzia la tua è una scrittura riconoscibile fra le tante, delicata e precisa. Una scrittura che “mostra” e sa emozionare anche con storie in apparenza semplici.
Brava, mi hai fatto
affezionata a questa caramella così sensibile. Hai saputo dare vita e una storia a un oggetto così familiare. Bellissimo stile!
Il senso della vita raccontato da una piccola cosa, fatta diventare senziente per l’occasione.
Bellissima storia, di quelle che piacciono a me.
Complimenti vivissimi.
In zona Cesarini vorrei ringraziarvi tutti dei bellissimi commenti. Mi fa piacere di avervi intrattenuto nella lettura, anche se solo per il tempo di gustare una buona caramella.
Uhm… com’è delizioso il tuo racconto! Originale l’idea di far parlare una caramella, mi è piaciuto guardare il mondo attraverso i suoi occhi attenti e curiosi. Il suo entusiasmo per la vita è contagioso, trasmette allegria e leggerezza. Vive per veder compiersi il proprio destino, aspetta fremente che questo accada e il lettore attende con lei. Si prova una dolcezza mista ad una vaga malinconia, però: da consumatori di caramelle, sappiamo tutti cosa la attende e questo rattrista giusto un po’ la narrazione. Eppure il finale è bellissimo: cosa c’è di più bello di sentirsi dire di essere buoni, deliziosi? La tua caramella, in fondo, ha aspettato tanto per sentirselo dire! Brava, Sabrina, e in bocca al lupo!