Premio Racconti nella Rete 2019 “La colpa” di Claudio Bacci
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019‘Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così…‘.
“Annarella, che bella canzone!”
Ho lo stereo a palla. Ho scoperto da poco che in macchina ho un equalizzatore: mi sparo tutto il volume sulle casse anteriori.
“Giovanni Lindo Ferretti e Ginevra di Marco, magnifici, in quanti concerti mi avete emozionato, era un connubio perfetto, perché avrete litigato poi… Però… L’ultima grappa all’amarone mi ha mandato fuori, mi gira parecchio la testa, ma sto bene e poi quando sono un po’ brillo guido meglio. . Se penso al Riesling bevuto mi viene ancora l’acquolina in bocca. Era fantastico.”
‘Non dire una parola che non sia d’amore…‘
“Meno male che almeno abbiamo bevuto bene perché che palle le cene aziendali, stessi discorsi, facciamo finta di essere amici intimi, ma in realtà ci stiamo proprio sulle scatole…”
90, 110, 130 gli alberi e le luci si alternano e vanno veloci veloci.
“Mi ricorda quella sera con Aldo e Mario sulla strada tra Pisa e San Giuliano: avevo dato matematica finanziaria la mattina e la sera facemmo la solita cena di festeggiamento: com’erano buoni quei salumi di cervo e di oca, e poi quel rosso di Bolgheri e per finire il vaporino di vodka… Anche quella notte i platani si scansavano per far passare la mia mini… Lasciammo l’auto a Lucca per mio fratello che tornava dal militare in Friuli, impazziva di naia a Casarsa della Delizia . E poi la pipi davanti alla questura di notte e il ritorno a Pisa in treno senza biglietto… E I parchimetri di Pisa presi a calci da Aldo.. Che folli.. Bei tempi…È un po’ che non sento Aldo ora gli faccio uno squillo, dove ho messo il cellulare .. “
Stooom..
“Cavolo cosa ho preso… No niente sarà un sasso… Sbaglio o ho sentito anche un urlo… Sarà stato un gatto.. Boh…. era un sasso, sono un po’ ebbro e sento le voci… Si, ora chiamo Aldo e ci facciamo due risate… “
‘Il telefono che stai chiamando è spento o non raggiungibile..‘
Provo l’altro numero.
‘Messaggio gratuito...’
“Niente è già a letto, che tristezza..Domattina lo cerco, ho voglia di sentirlo.”
Di colpo ho un nodo in gola. Ripenso al colpo che ho sentito..
“Torno indietro? No non è niente… Torno indietro…”
Inversione quasi a U: una Twingo sta per centrarmi, mi lampeggia. E mi manda a quel paese.
“Ma che vuoi troiaio!”
Arrivo sul punto dove ho sentito il rumore, almeno mi sembra quello. Scendo dall’auto, accendo la torcia del cellulare. Avanzo piano piano.
“Era qui. No non c’è niente, visto? Era un sasso di sicuro.. Porca.. Una bici a terra, ma no, non sono stato io…. Non sono stato io ora rimonto in macchina e scappo…No, non posso scappare…”
Inciampo sulla bici che ha una ruota distrutta: non sento rumori. C’è una fila di lampioni, c’è luce ma non vedo altro.
“Chissà, sarà una bici che è lì da tanto tempo”
Con la torcia illumino il piazzale di un piccolo supermercato: al di là di una ringhiera vedo una pozza scura e accanto mi sembra di scorgere un sacco giallo. Scavalco la ringhiera. Mi avvicino: la pozza è sangue e il giallo è quello di un gilet ad alta visibiltà, lo veste un ragazzo di colore. C’è sangue sul volto e anche dall’orecchio. Non mi risponde è immobile.
“Non respira, cavolo…”
Sto per vomitare, panico…
“Scappo, no non posso. Ti ricordi il corso di primo soccorso fatto al liceo? Abc della rianimazione: air breathing circulation…”
Chiamo aiuto ma non c’è nessuno.
“118 pronto? C’è un ragazzo caduto dalla bici non respira, venite veloci..”
Non faccio in tempo a riattaccare dopo avere dato le indicazioni, e a tentare di far qualcosa che vedo i lampezzanti.
“Grandi! Che velocità sono già qui!”
In realtà è una volante dei carabinieri che sta passando: sbraccio, urlo e la fermo.
“Che è successo? Ci è arrivata una chiamata in cui dicevano che hanno visto una bici a terra.”
“Era buio, maresciallo.. Lui è scuro. Senza luci non l’ho visto e poi forse non l’ho preso io.”
“Ha chiamato il 118?”
“Si”
E mentre penso ad abbozzare una rianimazione, ma non so bene dove mettere le mani, arriva già anche l’ambulanza.
“Bene, che efficienza lo salveranno e i carabinieri capiranno che non c’entro…”
Mi sento male, forse svengo, anzi svengo proprio: mi risveglio dopo un po’ con le gambe tenute in alto da un volontario dell’ambulanza. Vedo quello che veste la giacca a vento con scritto medico che dice all’appuntato:
“Questo si è ripreso era solo una lipotimia da stress. Il ragazzo è morto sul colpo, verosimilmente per frattura della base cranica, poi lo dirà l’autopsia. Certo visto dove è stato scaraventato, deve essere stato preso a 200 all’ora.. noi possiamo andare..”
“Venga con noi, dobbiamo fare alcune domande e sottoporla ad accertamenti… Se vuole può chiamare il suo avvocato, anzi penso che sia opportuno…”
Ripeto anche all’appuntato:
“Era buio appuntato: lui è nero e la bici era senza luci, e poi non ho sentito nessun rumore…”
“ Ma cosa dice, ci sono i lampioni, lui aveva la giacca gialla e la bici con luci regolari; la strada qua è larga e la sua auto è ammaccata sulla destra. Può prendere i suoi documenti?”
“Subito…”
Ed è rientrando in auto per cercare i documenti che comincio a capire di chi è la colpa di quanto è successo: non è della ONG che ha salvato il ragazzo sul gommone tre anni fa, e neppure della cooperativa di pulizie che lo ha assunto e che per oggi gli ha dato questo assurdo orario di lavoro. Non è colpa della distilleria che ha fatto quella grappa, né dell’enologo che ha estratto dalle vigne quel gran Riesling, né della casa automobilistica che ha prodotto la mia auto e il suo stereo col volume troppo alto, e neanche del Bluetooth del cellulare che non si connette mai o del gilet giallo che non si vede.
‘Occorre essere attenti per essere padroni di sé stessi occorre essere attenti’ cantano nel mio stereo adesso i CSI.
“Ecco, ecco di chi è la colpa, la colpa è vostra cari CSI”
‘….per essere padroni di sé stessi occorre essere attenti..‘
“Dovevate cantarla prima Linea Gotica, canzone bellissima: mi ricordo quando la faceste a Pistoia Blues… da brividi. Prima vi avrei ascoltato e non sarebbe successo quel che è successo. Stavolta mi avete deluso, Giovanni, Ginevra e gli altri. La pagherete.”
Scrittura un po’ da rapper che conduce bene al finale. Il racconto prende, sembra adagiarsi nell’ovvio ma ha un bel colpo di coda.
Una bella doccia fredda su questa serata Amarcord. Temi molto complessi concentrati in poche righe e quell’angoscia e il senso di colpa che ti penetrano nella pelle e ti attanagliano il cuore… una buona prova.
Un incubo ad occhi aperti raccontato con un ritmo crescente e uno stile di scrittura particolarmente piacevole. Una prova coraggiosa nella quale vengono proposti argomenti delicati e spesso difficili da affrontare. Bravo Claudio.