Premio Racconti nella Rete 2019 “Il Condominio” di Maria Cristina Gaudiano (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019Albert chiuse dietro di sé la porta e incominciò a salire la lunga scala. Era una scala a chiocciola, di legno, che scricchiolava ad ogni passo. Tutto intorno era penombra, solo in cima alla scala c’era una luce accesa. Gli sembrò durasse un secolo quella salita, ma alla fine arrivò in cima. Al piano superiore c’era un piccolo ufficio con una scrivania e un uomo barbuto e canuto che scriveva lunghi elenchi. L’uomo barbuto e canuto alzò lo sguardo, squadrò Albert un po’ distrattamente e gli chiese:
– Attitudini?
– Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso
– Razza?
– Umana.
L’uomo barbuto bofonchiò qualcosa tra sé e sé e poi disse:
– Quartiere multietnico, appartamento al settimo piano, tredicesima palazzina, cinquantaduesima traversa dopo la settima collina. Non è molto lontano.
Gli consegnò una chiave sottratta da un enorme mazzo che conteneva chiavi di tutti i tipi, antiche e moderne, di ferro, di acciaio e anche di plastica.
Albert, un po’ perplesso, prese la chiave e si allontanò. Fuori c’era una luce intensissima, quasi abbagliante, ma dopo un primo momento di accecamento Albert si abituò presto a quella luminosità. Tutto intorno c’erano estese colline verde brillante. Così cominciò a contare:
-Uno, due, tre, quattro… Ecco sono arrivato alla settima!
Poi incominciò a contare le traverse:
– Uno, due, …, dieci, …, quindici, …, venticinque, … queste traverse proprio non finiscono più… “non molto lontano”, mah…, le distanze in questo luogo sembrano un concetto relativo…, quarantasette, quarantotto, quarantanove, cinquanta, cinquantuno… oh, finalmente la cinquantadue!
Poi fu la volta delle palazzine, fino alla tredicesima.
Il condominio alla tredicesima palazzina era tutto abitato da persone originali, provenienti da Paesi diversi, come gli aveva detto un giovane di passaggio che si era fermato per dargli qualche indicazione, avendo visto Albert in difficoltà intorno alla trentacinquesima traversa e, così, l’aveva accompagnato lungo il cammino raccontandogli vari aneddoti sui suoi coinquilini.
In effetti il giovane gli aveva raccontato che al piano terra abitava un signore un po’ svampito, che amava passare il suo tempo sotto un albero di mele nel giardino condominiale. Ogni tanto qualche mela si staccava dall’albero cadendogli in testa, ma lui non solo non si spostava, ma borbottava qualcosa del tipo:
– Ho capito!
E scarabocchiava fogli interi con la stessa formula matematica. Probabilmente tutte quelle mele in testa gli avevano fatto male.
Al secondo piano abitava un altro signore originale, che passava le sue giornate a disegnare su un enorme tavolo di legno triangoli sui cui lati costruiva dei quadrati e continuava a ripetere:
– Il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati dei cateti.
Peccato che questa filastrocca la ripeteva in continuazione, come una giaculatoria e il signore del terzo piano ogni tanto mandava qualche bestemmione. Immancabilmente, subito dopo, si sentiva tuonare il cielo. In effetti il signore del terzo piano era un po’ irriverente con le autorità, perché aveva delle questioni in sospeso da lungo tempo. Dicono che avesse diffuso teorie anarchiche che tendevano a sminuire il partito politico al potere praticamente da sempre. Eh già, si trattava di un pericoloso dissidente che andava guardato a vista. In realtà era lui che guardava tutto e tutti: si era costruito un grosso binocolo con cui amava guardare le stelle ma, diciamolo, anche farsi i fatti altrui.
Anche il signore del quarto piano era un pericoloso dissidente, amico di quello del terzo e anche lui passava serate intere a guardare le stelle. Raccontava storie di palle che girano intorno ad una palla più grande e luminosa.
Al quinto piano, invece, c’era una reazionario. Eh sì, professore d’altri tempi, per lui certe verità non si mettevano neppure in discussione. L’autorità non va mai contestata: tutto gira intorno all’autorità come tutto gira intorno alla terra. Nonostante fosse già in pensione da un bel pezzetto, il professore amava circondarsi di giovani con cui faceva lunghe passeggiate nel giardino condominiale, insegnando le sue dottrine. Ogni tanto, quando incrociava l’inquilino del primo piano, sotto l’albero di mele, lo guardava con sufficienza, dall’alto della sua conoscenza.
Infine, al sesto piano c’era un vecchietto di cui nessuno sapeva l’età per quanto era vecchio. Era una specie di saggio filosofo, ma ormai aveva cambiato mestiere. Passava il suo tempo nel giardino condominiale a zappettare il suo orticello e coltivare una pianta aromatica dal nome altisonante, Conium Maculatum, con cui amava fare degli infusi di cui decantava le proprietà lenitive di ogni dolore. Pare che una volta avesse un po’ esagerato con la dose.
Arrivati alla tredicesima palazzina il giovane aveva salutato Albert cordialmente e prima di scomparire gli aveva strizzato l’occhio. Albert si avvicinò al cancello e guardò il giardino, ricco di piante di ogni genere. Vi erano piante tropicali accanto a palme del deserto, pini marittimi e abeti di montagna. Orchidee accanto a gigli e stelle alpine.
Poi guardò al lato del cancello, antico, dove vi era un citofono, lavorato in ottone, su cui erano incisi i nomi degli inquilini:
Al primo piano c’era il Sig. Newton, al secondo il Sig. Pitagora, poi il Sig. Galilei e il Sig. Copernico. Al quinto piano il Sig. Aristotele e al sesto il Sig. Socrate.
Infine, guardò il nome del settimo piano: Sig. Einstein.
Molto interessante e ben scritto! Anche l’idea è piacevole.
Molto carino e divertente questo racconto. Che bello poter abitare in quel condominio e ogni tanto fermarsi a prendere il the con uno di quei sommi abitanti! Se posso fare una considerazione, trovo il linguaggio un po’ troppo ricco di parole difficili per i bambini. Rimane comunque un buon racconto per ragazzi delle medie che potrebbero essere incuriositi e stimolati a voler conoscere meglio tutti gli straordinari inquilini di questo fantastico condominio.
Grazie Monica, in effetti l’ho scritto pensando ad un adolescente che studia a scuola gli scienziati e filosofi del passato.
Mi piace! Ecco un bel modo, simpatico e divertente, per insegnare qualche cosa, o almeno instillare curiosità. Trovo interessante l’invenzione di questa specie di paradiso-quartiere residenziale-condominio, che richiama alcune situazioni che appartengono alla fantascienza classica. L’idea di un luogo utopico può dar vita a una narrazione anche più complessa, di cui “Condominio” è solo un capitolo. Mi vengono in mente variazioni di format tipo Le interviste impossibili: incontri improbabili fra grandi menti… che bel modo di imparare, apprendendo anche la civiltà del confronto e dello scambio. Complimenti, gentile Maria Cristina, una storia molto ricca di possilbilità 🙂
Complimenti Maria Cristina, mii è piaciuta molto l’originalità dell’idea e il modo con cui vengono descritti i vari personaggi. Concordo con Monica rispetto al linguaggio, ma vedo che ci confermi di aver pensato ad un target di età maggiore.
Grazie Ugo,
in effetti nei vari Condomini di questo paradiso si potrebbero fare altri incontri interessanti.
Complimenti. Il racconto prende per mano e diverte, perchè la ricerca dellìappartamento giusto da parte di Einstein è resa bene. me lo immagino, il vero distartto, non per posa, che si stufa a camminare tanto e a dover seguire quelle indicazioni, non altre. Due osservazioni sul linguaggio: il corretto uso dei termini va ribadito al giorno d’oggi, perchè l’uso dei cellulari, di facebook, e non mi voglio dilungare sui programmi televisivi, fanno danni gravissimi. Alcuni esempi: una mia amica di 35-40 anni, di fronte a una mia dichairazione “sovversiva”, ha detto: che reazionario. poi le ho spiegato che reazionario vuol dire passatista, conservatore.
Altra persona, di fronte al fatto che enunciavo correttamente nomi di attori come la Rothwacher, ha esclamato: “Vedi però, lui che è vecchio li sa meglio di me!”. io ho 64 anni, e l’apertura delle arti minori, o ultime muse, come forme di cultura, è iniziato proprio quando ero giovane io. Permalosità mia a parte, studere, studere, ante e post mortem, valere!
Brava