Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “Al bar” di Elisa Tomassi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Mi ero appena svegliata, quel giorno, con la voglia di mentire. Volevo raccontare una bugia, ancora oggi non so perché né so perché mi fosse accaduto proprio quella mattina, di voler mentire. Era però un bisogno insopprimibile, come quando prende la sete dopo ore di arsura, su una spiaggia estiva. Insomma, ero sempre stata una persona perbene, avevo sempre fatto tutto in regola, mai niente nella vita mi era capitato di clamoroso, il mio aspetto era ordinario;  quel giorno volevo divertirmi, nulla di che, una piccola bugietta con chi per primo o per prima mi fosse venuto a tiro.

Mi levai dal letto; libera dal lavoro, avevo fissato un appuntamento con la mia amica Dori.

Ci eravamo conosciute in palestra, qualche mese prima; io non la frequentavo più ma ci concedevamo ogni tanto momenti solo per noi, per raccontarci le reciproche vite. Le difficoltà nelle relazioni con il mondo maschile avevano in genere la meglio su altri argomenti.

Dori non era come me, era molto scombinata, come amava definirsi lei, sempre piena di storie come uomini improbabili, che in genere lasciava per stanchezza dopo pochi mesi; erano quasi tutti molto affascinanti e obnubilati da una forte passione nei suoi confronti. L’elemento scatenante era sempre lo stesso: l’attrazione incontenibile. Del resto, il suo aspetto era appariscente, una bella bruna con grandi occhi e labbra carnose. Poi, in qualche modo, ad un uomo succedeva un altro, più appassionato del primo.

Io invece avevo intrattenuto fino ad allora un’unica relazione, durata sette anni e terminata da qualche mese e ora la mia vita era quella – piuttosto piatta quanto a emozioni – di una single trentacinquenne.

Ecco a chi avrei mentito: a Dori. Per farci poi quattro risate insieme.

Dopo i primi convenevoli sui reciproci capi d’abbigliamento, aspetto, pelle, creme usate e da usare, attaccai : “ Ti devo raccontare una novità”.

E giù a infarcire la poverina di notizie sulla recente conoscenza di un uomo troppo troppo interessante. Lo descrissi pure, la fantasia eccitata dalla recente visione di “Troy”.

Era alto e biondo, un volto angelico ma mascelle squadrate e sguardo sicuro, e nello stesso tempo una cultura d’eccezione e un appeal degno di nota. Mi aveva agganciato a casa di una comune amica, qualche sera prima, e da allora era scoppiata una forte passione tra noi. Faceva il tenore e cantava nel coro di un importante teatro estero.

“E’ successo da Serena, alla cena per il suo compleanno” avevo affermato convinta . Sapevo che Dori non c’era andata perché era fuori città per lavoro. “ E’ stata una serata molto carina, mi ha puntato fin dall’inizio”.

Ero molto convincente, mi sentivo carica. Era bella, quella sensazione di essere nei panni di un’altra persona, di una felice, innamorata di fresco, con le guance rosse dalla soddisfazione: quasi quasi mi pareva vero.

Vidi Dori sempre più interessata. Mi fornì particolari sui suoi recenti rapporti con Serena, che io neppure avevo chiesto,  mi disse che non  la sentiva da circa un mese, da quando era stata invitata anche lei a quella cena. Annuii, ciò mi rendeva ancora più verosimile.

Quella mattina al bar insieme fu proprio piacevole.

Ero stata bene e non volevo più uscire dai panni che aveva deciso di indossare.

Ci salutammo, ripromettendoci di sentirci a breve per altri particolari sulla travolgente storia sentimentale che mi vedeva protagonista, insieme al fantomatico Giovanni ( era il primo nome che mi era venuto in mente, forse perché quella mattina ero incappata passeggiando per il web in una poesia di Pascoli) .

Incontrai Dori dopo un mese. Nel frattempo avevo glissato sugli sviluppi della mia relazione. Non era facile confessare di avere mentito e mi ripromettevo di farlo in quell’occasione.

Rimasi però di stucco quando, al solito tavolino del solito bar, Dori mi annunciò con visibile  imbarazzo:

 “ Sai, ti devo dire una cosa, però tu non te la prendere, si sa che gli uomini sono tutti uguali, pensano sempre a quello … “.

“ Dimmi pure, che c’è? “ ero incuriosita ma non allarmata.

“ Sai, Giovanni mi ha contattato via wattsapp, ha preso il mio numero dalla tua rubrica , mi ha scritto che è stato più forte di lui. Sono imbarazzata anche solo a dirtelo ma … “ .

Ops. Pensai che Giovanni era in buona compagnia, chissà quanti tra i Marco, Raffaele, Paolo di cui mi aveva raccontato erano stati un inesistente Giovanni.

E la sbrogliai senza colpo ferire, il mio aplomb fu proverbiale.  

“ Ah ma davvero … cavolo , inutile nasconderti che la cosa non mi fa piacere ma apprezzo la tua sincerità, e comunque è meglio saperlo subito. Si, mi era già parso poco affidabile . Se ti piace, te lo cedo, è tutto tuo “ .

Accompagnai l’affermazione con una sonora risata e una pacca sulla spalla.

Dori, interdetta, rise a sua volta. Ma il caffè , quella mattina, non fu così tanto dolce come la volta precedente.

Avevo voglia di andar via, chiacchierammo di poco altro e ci salutammo.

Non ci siamo mai più cercate, chissà perché .

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11 commenti »

  1. Grazie Elisa. A volte il desiderio di uscire dalla nostra vita, dai nostri schemi, di sentirci diverse ed amate conduce al reinventarsi. Bisognerebbe porre una linea di demarcazione tra il sogno e la realtà, o colorare quest’ultima dei nostri propositi. Senza “dare in pasto” i desideri reconditi ai furbi.

  2. Grazie a te , Maria! si , in effetti a volte ( e parla una persona che caso mai ha sofferto della sindrome opposta 😉 ) il desiderio di apparire diversi può condurre anche a questo . E non credo che a bugia – se innocente – debba essere mal giudicata bensì, specie se tra persone ancora giovani, compresa come una legittima e temporanea voglia di fuga .

  3. Ma che storia divertente e originale. Mi è veramente piaciuta. Scritta in modo fluido e accattivante. Complimenti!

  4. Grazie mille ! Gentilissima !

  5. Questo simpatico-amaro racconto mi fa pensare che a volte sarebbero necessari finti uomini per smascherare finte amicizie. Originale e pungente, brava!

  6. Arguta osservazione !???????? la finzione volutamente esagerata del racconto potrebbe rivelarsi in certi casi utile ????

  7. E non so come mai siano venuti fuori tutti questi punti interrogativi ????????????

  8. Bello lo spunto, tanto per iniziare bene! In un racconto ci deve essere un’idea che colpisca l’attenzione, non sempre basta ( secondo me quasi mai, in verità, ma è un’opzione leggermente estremista, forse l’unica del genere che posseggo 🙂 ) la rievocazione storica, la confessione autobiografica più o meno rivisitata-infiorettata o l’abbandonarsi alle tematiche o agli stili mainstream… un’idea incuriosente che ti faccia dire “O bella! vediamo come va a finire”, indipendentemente dalla forza dell’incipit. E il suo racconto ce l’ha. Poi ha un’altra bellissima cosa: una femminilità espressa con ironica e autocritica grazia e infine un interessante finale sospeso in cui non si capisce bene (cioè: io non capisco ) se Giovanni è il tenore o una invenzione di ripicca di Dori o altro ancora. In altre parole: il suo racconto dal retrogusto lievemente e gradevolmente pirandelliano mi è piaciuto molto. In bocca al lupo gentile Elisa 🙂

  9. Ma grazie , Ugo !!!! sei veramente gentilissimo, e il riferimento al ” retrogusto lievemente e gradevolmente pirandelliano ” mi ha steso 🙂 In ogni caso, nella mia ipotesi narrativa, Giovanni non esiste ma questo Dori non lo sa e lo usa a sua volta per la sua personale bugia. Insomma, le amiche si mentono a vicenda . Un abbraccio e in bocca al lupo anche a te 🙂

  10. Hai catturato la mia attenzione, il racconto scorre fluido, ho letto, mi sono divertito. Poi, bugia per bugia, e il finale amaro. Bello.

  11. grazie, Luca !!! Fa sempre piacere che qualcuno apprezzi ciò che scriviamo; in fondo, noi SIAMO un pò in quelle parole messe su carta 🙂

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