Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2019 “Le parole mancanti” di Pasqualina Moro (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

L’aveva sentito, eccome! Ma faceva di tutto per ignorarlo. Sdraiato sul letto, si era infilato le cuffie nel tentativo di attraversare indenne quel momento, come i compagni di Ulisse con le sirene. Ma non aveva fatto i conti con la voce da trombone di sua madre, che aveva sempre avuto la meglio sui tappi per le orecchie, le cuffie e quant’altro.

-Marcoooo… dove sei?

-Che c’èèè?

-Sei sordo?

-Uffa…mamma, che c’è?

-Sbrigati, non senti l’altoparlante?

Gli conveniva alzarsi, sua madre era come un rullo compressore e non gli avrebbe dato tregua.

Rovistò dappertutto, sulla scrivania, sotto il letto, dentro l’armadio. Guardò anche nel cassetto dei calzini, ma niente. Erano passati venti giorni dalla prima e ultima volta che l‘aveva avuta fra le mani e non aveva idea di dove fosse finita.

La porta si aprì e sua madre gli si parò davanti brandendo la busta come un trofeo. Avrebbe fatto meglio a stare zitto e invece le chiese dove l’avesse trovata.

Fu un attimo e nel medesimo istante realizzò di aver fatto un passo falso, perché lo sguardo materno lo trafisse come un ferro rovente.

-Era dentro il mobile dell’ingresso. Non ti sei neanche scomodato a tirarlo fuori.

Ci sarebbero voluti dei tappi super potenti per arginare le grida rabbiose di sua madre che gli fracassavano i timpani. A malincuore prese la busta e uscì a piccoli passi, come se portasse un peso di gran lunga superiore alle sue forze. Era l’ultimo tentativo per evitare quella fastidiosissima incombenza cercando di intenerirla, ma lei lo spinse verso il patibolo con una minaccia che annientò definitivamente ogni briciola di speranza: d’ora in poi, a riprova del suo impegno, pretendeva un resoconto dettagliato. Questa volta, non aveva scampo.

Il povero Marco si diresse verso la piazza con passi da formica, mentre i compagni lo superavano con passi da leone, come se la meta fosse il regno.

Raggiunse il furgoncino a forma di casetta, con porte e finestre spalancate che mettevano in bella mostra una quantità impressionante di libri che, solo a guardarli, gli facevano venire l’orticaria.

Estrasse dalla busta quello che aveva preso in prestito venti giorni prima e lo infilò velocemente in mezzo agli altri. Girò a lungo intorno alla biblioteca viaggiante senza trovare qualcosa che destasse il suo scarso, anzi scarsissimo interesse. Li prendeva in mano, uno dopo l’altro e li trovava insignificanti. Tutte le copertine gli sembravano orribili e i titoli anche peggio. Non riusciva a spiegarsi l’entusiasmo dei compagni. Fu preso dal panico, non poteva tornare a casa senza aver preso un nuovo libro da leggere, chi l’avrebbe sentita sua madre! E questa volta avrebbe anche dovuto farle un riassunto… Non ce l’avrebbe mai fatta!

Cominciò a cercarne uno che avesse caratteri tanto grandi da facilitargli il gravoso compito, e magari anche con molte figure così che la scrittura fosse ridotta al minimo. Niente faceva al caso suo. Cominciava a sudare freddo quando il suo sguardo s’illuminò. In mezzo a Capitan uncino e Zanna bianca c’era uno strano libro senza titolo e con la copertina completamente bianca.

Lo tirò fuori con mani tremanti e la sorpresa nel trovare bianche anche tutte le pagine, fu pari alla certezza di aver risolto il suo problema.

Non capiva com’era potuto succedere, un libro senza parole! Ma in fin dei conti a lui non importava un bel niente, quello sbaglio sarebbe stato la sua salvezza. Avrebbe finto sorpresa davanti a sua madre. Nessuno avrebbe potuto fargli leggere un libro che non conteneva uno straccio di parola.

Mise il suo tesoro dentro la busta, si attardò in piazza e tornò a casa solo dopo che il furgoncino si fu allontanato.

Davanti a sua madre diede inizio alla recita, non senza un pizzico di soddisfazione. Sfogliò il libro fingendo di cercare le parole che qualcuno si era dimenticato di infilarci e, con sua grande sorpresa, ne uscì fuori un bigliettino piegato che atterrò ai suoi piedi. Lo aprì e lesse:

“Questo libro non contiene parole, dovrai riempirlo con le tue

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14 commenti »

  1. Le mamme ne sanno “una più del diavolo” non c’è che dire! Molto carina questa storia con un finale tutt’altro che scontato e pieno di significato. E poi bellissime le descrizioni della mamma… mi è piaciuta. Brava Pasqualina

  2. Bello, ironico e con un pizzico di surreale che non guasta, anzi. Simpatizzo con il mio omonimo che è stato chiaramente incastrato!

  3. Bel racconto Pasqualina. E troppo simpatico il Marco, par di vedere la faccia che avrà fatto. Complimenti.

  4. Bello! Qualche giorno fa mi hanno parlato di un ragazzo cui leggere “fa schifo”, parole sue. Ecco, dovrebbe capitargli un libro in bianco come il suo. Credo che questo libretto dalle pagine immacolate sia un simbolo molto forte. Secondo me rappresenta la vita, che non si può vivere senza il sostegno delle parole degli altri. Nei libri ci sono esperienze che permettono di costruire la propria con più consapevolezza e forse meno sbagli e quindi meno fatica. Un bellissimo messaggio, complimenti gentile Pasqualina 🙂

  5. Monica, Marco, Oscar, Ugo, grazie per i vostri commenti che ho gradito tantissimo.

  6. Mi è piaciuto molto il tuo racconto Pasqualina, anzi di più, hai il dono di condensare in poche righe temi importanti: il rapporto genitore- figlio, il rapporto del figlio con la realtà e il significato della sua vita, la difficoltà dei ragazzi di rapportarsi con” le storie già scritte” e di immaginare storie diverse. Il libro non scritto è in fondo un richiamo “di responsabilità” di riflessione, di scelta.

  7. “Le parole che non ti ho detto” spesso sono quelle più importanti.
    Trovarsi davanti a quelle pagine bianche mi ha fatto pensare ad un invito a leggere se stessi. Bersagliati di parole, oggi, non sempre riusciamo ad ascoltarci.

    Brava!

  8. Grazie Anna Rosa e Barbara per le belle parole.

  9. Rivedo i tanti “Marco” che ho incontrato lungo il cammino, e ora non posso fare a meno di immaginarne i volti di fronte alla sorpresa di una tale, possibile evenienza. Sicuramente l’iniziale disperazione, il rifiuto. Ma poi, chissà… magari una scintilla…
    Complimenti Pasqualina, e grazie per questo tenero racconto.

  10. Eccoti Pasqualina! Mi unisco al coro di complimenti per il condensato di riflessioni e insegnamenti che scaturiscono dal tuo racconto! Ci vorrebbe un libro bianco in tutte le case, per costringerci a pensare. Si parla tanto di queste nuove generazioni “vuote”, impigrite dalle tecnologie. Giovani a cui veramente, spesso, mancano le parole. Sarebbe dovere di noi grandi fermarci più frequentemente accanto a loro per costringerli a trovarle. Brava veramente.

  11. Ringrazio Girolamo e Silvia per i bei commenti.

  12. Alla fine… mi sono trovato spiazzato, come Marco, il protagonista!
    Partecipi nella sezione Bambini: un bel messaggio proprio per loro.

  13. Carissima Pasqualina quest’anno ci hai deliziati con un personaggio molto bello con il quale i ragazzini sicuramente si possono identificare: io ne conosco un sacco, a cominciare dalle mie adorate nipoti. Un grande in Bocca al Lupo per il concorso!

  14. In risposta a Luca Bonacina.
    Scusami per il ritardo, ma grazie davvero per il commento.

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