Premio Racconti per Corti 2019 “Il paese degli amori sprecati” di Danilo Nucci
Categoria: Premio Racconti per Corti 2019Davide sta guidando su una strada quasi deserta nella campagna in un luogo qualunque. Suona il telefono. Attiva il vivavoce :
“Davide, sono Marco. Ma dove sei? Mi ha telefonato Mary, che è successo?”
“Ciao Marco, niente di nuovo. Stavolta ci siamo accapigliati per la scelta di dove passare le vacanze e me ne sono andato”.
“Di nuovo? Possibile che non riusciate a trovarvi su niente? Tutti e due cocciuti, ostinati sulle proprie posizioni. Eppure lo so che vi amate”.
“Non possiamo continuare a distruggerci così. Ora è veramente finita. Sono partito da solo. Non ti preoccupare: è tutto a posto. Grazie, ciao Marco”.
Riattacca senza aspettare risposta.
Vede un piccolo bar aperto e si ferma, prende un caffè esce e ritorna verso l’auto parcheggiata.
E’ di nuovo alla guida quando intravede una stradina sterrata sulla destra. All’inizio della stradina c’è un cartello malmesso, che punta in basso.Accosta con l’auto e riesce a leggere: “Colleperso – Il paese degli amori sprecati”.
Si avvia per quella stradina che si fa sempre più angusta. Lascia l’auto e prosegue a piedi. Si fa largo con difficoltà fra i cespugli fino ad arrivare a una radura in alto con poche case.
Vede un donna seduta fuori di una casa intenta a lavorare a maglia. Lei interrompe il lavoro:
«Benvenuto, Signor …?».
«Davide, Davide Romiti… Non so perché mi trovi quassù, non vorrei averla disturbata … signora? …»
«Margherita. No, nessun disturbo. Se è arrivato qui certamente una ragione c’è, anche se non lo sa».
«Ma dove mi trovo?»
«Come? Non l’ha capito? Non ha letto l’indicazione?»
«Sì, l’ho letta, ma che senso ha? Ho pensato che si trattasse di un invito per un’attrazione turistica. Amori sprecati?»
«No, Davide, niente di turistico e nemmeno di divertente, stiamo parlando di sentimenti profondi, anche estremamente dolci e pieni di ricordi struggenti, ma niente da esibire. Tutto è molto personale e privato».
«Non riesco proprio a capire, mi scusi. Che paese è questo? Chi è lei? E chi sono gli altri abitanti di queste case qui attorno?».
«Vede Davide, lei ha varcato la soglia di una specie di limbo da cui potremmo uscire se solo riuscissimo a fare scelte coraggiose. Qui siamo tutti uniti dall’errore comune di aver sprecato, in modi diversi, l’amore. In un mondo in cui l’odio è così diffuso e a buon mercato, sprecare l’amore è una colpa grave, Davide».
«Ma, chi sono gli altri che abitano qui?»
«Semplicemente uomini e donne, proprio come lei e me, diversi nelle loro storie. Là abita Caterina. Ha amato un uomo che la picchiava selvaggiamente e lei non l’ha mai denunciato. Quando l’hanno arrestato e condannato per un omicidio che aveva commesso è stata la fine dell’incubo di Caterina. Ma lei ha continuato ad amarlo e lo ama ancora».
«E in quella casa un po’ più grande, lì accanto?»
«Là abita Enrico, un brav’uomo. Ha amato una donna fino da quando entrambi erano bambini, l’ha amata per tutta la vita, ma la sua timidezza, il suo timore di sentirsi sempre inadeguato ad ogni situazione, la paura di sentirsi rifiutato, non gli hanno mai permesso di esprimersi, di chiederle di uscire con lui, di dirle “ti amo”.
Si vede un uomo che porta una fascina sulle spalle.
«E quello chi è?»
«È Carlo, il fornaio del villaggio. Carlo era sposato con Anna, un’unione tranquilla, fino a che lui non conobbe Maria, la donna che aveva sempre sognato, quella che se avesse potuto, se la sarebbe plasmata proprio così, con la stessa cura che metteva nell’impastare il suo pane, una donna con cui bastava incrociare uno sguardo per capirsi al volo, senza bisogno di tante parole.
Non ebbe il coraggio di lasciare Anna. Il suo senso di responsabilità ebbe il sopravvento sui sentimenti e Carlo, con grande dolore, rinunciò alla donna della sua vita.
«E lei? perché si trova qui?»
«Tanti anni fa ebbi una relazione con uomo che credetti di amare alla follia, ma quando gli dissi che aspettavo un figlio da lui, si dileguò rapidamente, senza lasciare tracce di sé. Decisi che avrei fatto tutto da sola, che sarei riuscita a tirare su mio figlio, anche senza un padre. Purtroppo una malattia che non perdona me lo portò via. Da allora vivo soltanto nel ricordo di lui. Passo il mio tempo cucendo, lavorando a maglia, ricamando, facendo abiti e accessori per lui, seguendo la sua ideale crescita. In casa ho cassetti pieni di cose che ho fatto per lui».
«Ma … che senso ha? A che serve? A chi serve?»
«A nessuno, serve, se non a me, per mantenere viva questa illusione, ma lei non faccia il mio, il nostro, stesso errore, Davide».
Davide saluta Margherita e si dirige nuovamente verso quell’intricato groviglio di cespugli. Il passaggio è ancora più difficile. Viene colto dal panico.
Ad un tratto una voce:
«Signore? Tutto bene?»
Davide si risveglia confuso all’interno dell’auto nel piazzale del bar in cui si era fermato.
«Sì, sì, grazie …».
Rimane perplesso, come a voler definire il tenue confine fra realtà e sogno. Mette in moto e riprogramma il navigatore. La solita voce fredda e senza emozioni: “Tornate indietro, appena potete”.
C’è veramente tanto in queste poche righe. Una storia originale, un tema di grande attualità. Il male dell’incomunicabilità che affligge il nostro tempo a dispetto di tutti gli strumenti di cui disponiamo. Bello il fatto che il protagonista si soffermi ad ascoltare le persone che incontra e che fanno da specchio ai suoi dubbi e ai suoi veri sentimenti. Quasi un viaggio “dantesco”. Centrata anche l’immagine della “chiusa” con la riprogrammazione del navigatore. Anche dal punto di vista della realizzazione, tema più volte affrontato in questa sezione, credo che sia una storia di agevole realizzazione. Bravissimo come sempre.
Danilo intanto grazie davvero per il tuo commento. E per questo tuo nuovo racconto. Che è un bellissimo discorso sul rimpianto, sul cambiamento e sul coraggio. Che spesso ci viene dato dagli altri, quando non ce la facciamo da soli.
Grazie a te, Marco. È stata una bella idea quella di coinvolgerci di nuovo tramite la sezione “Corti” in un concorso che già ci ha dato tanto.
Grazie Monica per il tuo splendido commento in cui hai colto alcune cose che non pensavo potessero passare. Come ad esempio il riferimento “dantesco” a cui ho pensato anch’io mentre lo scrivevo. Grazie ancora.
Vedo che entrambi parliamo d’amore, in modo diverso. E il suo mi piace molto perché questo racconto ha quel tanto di irreale che basta a far scattare l’unicità di una storia: in altre parole: ha un’idea.. Ho un debole per le storie che contengono questa sorpresa capace di restituire smalto e fascino a temi molto familiari. Un bel corto tutto di recitazione che avrà bisogno di un paio d’attori con i fiocchi. Bel racconto, bell’idea, complimenti gentile Danilo!
Grazie per il suo bel commento. Mi fa molto piacere. Quella della qualità degli attori mi pare un’osservazione giustissima. La vicenda e l’ambientazione non creerebbero molte difficoltà, ma soprattutto il personaggio della donna certamente necessita di particolari sfumature.
Grazie di nuovo.
Io credo molto nel fatto che le sliding doors delle nostre vite si aprono o si chiudono in base alle nostre azioni e all’autodeterminazione. Quisque faber fortunae suae. Questo sogno/viaggio onirico fa riflettere sulla potenza delle scelte e sulla dolorosa pressione che fanno i rimpianti sui cuori delle persone. Il protagonista segue poi il suggerimento del navigatore? Chissà. Mi piace immaginare il tutto rappresentato in un corto. Complimenti Danilo per l’idea, il tema sempre attuale e le immagini tramite cui vuoi renderlo
Da inguaribile ottimista penso proprio che il protagonista seguirà le indicazioni del navigatore. Grazie Silvia per il tuo bel commento.
Bella intuizione, intelligente racconto.
Grazie, Leandro.
Anch’io come Davide sogno parecchio, e posso capirlo! A volte i sogni sono premonitori, a volte sono talmente assurdi che non riesci a credere di averli fatti, e altre volte ancora sembrano così veri che diventa difficile distinguerli dalla realtà. La vita è un sogno? O sognare aiuta a vivere? Direbbe un tale. Sicuramente, i sogni riflettono le paure, i desideri, e tutto ciò che risiede nel c.d. subconscio. E di sicuro è bello sognare, però è meglio vivere i propri sogni, o almeno cercare di realizzarli. Perciò ti dico in bocca al lupo!
Grazie Lucia del tuo bel commento. Sono contento che il mio raccontino ti abbia suscitato tante riflessioni. Anche il tuo soggetto è molto bello. L’ho lett con piacere.
Sono contento di essere incappato nel tuo bel soggetto, non rischierò così di ritrovarmi nel paese dei corti sprecati.
Suggestiva questa fiaba moderna, cinicamente romantica, declinata nel variegato campionario degli amori infelici.
Complimenti.
Grazie Roberto per l’attenzione che mi hai dedicato e per le tue osservazioni
Salve Danilo, intanto grazie per il tuo commento al Sacchetto di mare, mo racconto. Ti ho risposto su quell’articolo, di cui non mi ero accorto, ed erano osservazioni ad hoc. Svilupperò.
Questo racconto, invece, è sviluppato, non è un’incompiuta, e mi ha trascinato in territori a me cari, Herman Hesse e Murakami, che sto rileggendo or ora. Perchè se si impara a scrivere, non si deve dimenticare di leggere. Per cui il tuo è bellissimo, con quella tristezza di fondo che tanto mi piace, e finisce come una canzone di Giorgio Gaber:”Quando mi vengono questi momenti, compagni, ributtatemi di qua”