Premio Racconti per Corti 2019 “Crash di sistema” di Marco Floridia
Categoria: Premio Racconti per Corti 2019La mia vita è fatta di azioni precise, programmate, ordinate. La sera elenco tutte le cose necessarie del giorno dopo in una lista, e da quando inizia la giornata, mano mano che le ho compiute, le spunto una ad una. Mi sento meglio quando alla fine della giornata guardando la lista vedo che ho raggiunto tutti i miei obiettivi.
Quello che è sempre uguale non entra nella lista. La sveglia alle sei e mezzo, un’ora più tardi se è sabato o domenica. La colazione in cucina, dove ho apparecchiato dalla sera prima: un caffè con due fette biscottate integrali uniformemente spalmate di marmellata di mirtilli, e 150 cc esatti di succo di arancia. Poi circa un’ora ad occuparmi della casa con attenzione: riordinare le stoviglie, ripassare i pensili con il detergente, rifare il letto, le camere, il bagno, spazzare per terra, pulire il parquet con il panno umido, passarci il lucidante. E’ bello vedere dei risultati realizzati, anche se è solo un parquet.
Sto uscendo. Un’ultima occhiata al soggiorno. Sistemo i copridivani in maniera che i disegni a vedersi siano allineati e simmetrici. Chiudo la porta, scendo le scale. Saluto la portiera, scambio due battute con i vicini. Vado al capolinea dell’autobus, salgo, mi siedo sempre allo stesso posto, singolo, vicino al finestrino. Arrivo sempre quindici minuti prima, al lavoro o agli appuntamenti. Una giornata di lavoro, poi le compere, una passeggiata lungo le mura, il rientro a casa. Una nuova lista per il giorno dopo.
E’ sabato mattina. Sto facendo ginnastica. Nella mia lista oggi ho la spesa al mercato, i pagamenti alla posta, la camera d’aria della bicicletta da sostituire, telefonare a mia sorella, rinvasare le piante, completare il cambio di stagione. Mentre sono a diciotto dei ventiquattro piegamenti che seguono le tre serie da dodici flessioni suonano alla porta. Scrivo su un foglietto dove sono arrivato, ed interrompo, tanto ho comunque del tempo di riserva per questi piccoli imprevisti. E poi so già chi è, riconosco la suonata. È la mia vicina. È così diversa da me, le serve sempre qualcosa, le manca sempre qualcosa. Ma la aiuto volentieri, sono piccole cose, e lei oltre a essere gentile, anche se sempre affrettata e di corsa, ha due occhi di un blu profondissimo che mi piace guardare.
Lo so che state pensando, ecco la storia d’amore. Ma non funziona così, almeno per me. Le relazioni umane quando vanno in profondità diventano complicate, e non ho trovato ancora quella regola che permette di attaccare pulsioni semplici a situazioni complesse.
Così quando apro la porta mi limito a guardare nei suoi occhi un po’ più a lungo e lascio che lei mi dica: – E allora? Mi aiuti o no? E le presto un po’ di zucchero o di limone, le riparo il rubinetto che perde.
Questa volta quando entra è ancora più accelerata del solito, non ho neanche il tempo di fermarmi a guardarla per quell’attimo sospeso, come mi piace. Inizia a sommergermi con un torrente di parole veloci che a malapena raccolgo, mi sposta di lato, mi lascia sulla porta mettendomi tra le mani un pacco, entra e si dirige verso il centro del soggiorno.
La seguo mentre va verso il tavolo per depositarci sopra delle piccole borse morbide, e intanto penso che è bello vederla camminare sul mio parquet come se fosse parte della mia casa, della mia vita. Vorrei che rimanesse così.
Ma il pacco che ho tra le braccia si muove, e sposto lo sguardo. Non collego mai bene le cose, ci sarei potuto arrivare. Quando sentivo piangere pensavo provenisse da qualche altro appartamento. E così ora ho fra le braccia un bambino di pochi mesi che mi guarda, e ha anche lui due occhi blu immensi e profondissimi.
La grandinata di parole continua, sono orari, istruzioni, quantità. A un certo punto si ferma, si avvicina e mi guarda come vorrei accadesse più spesso, un po’ sperduta, un po’ in colpa. Mi dice non fa niente se non ricordi tutto, ti ho scritto ogni cosa. Mi devi scusare davvero tanto, non ti ho neanche avvisato prima, ma è stata una cosa improvvisa e inaspettata, senza alternative, e non ho nessun altro di cui posso fidarmi. Tu sei attento, sei preciso, sei premuroso. E non c’è niente di più importante per me, nella mia vita, di quello che ti sto affidando.
Non so come si tiene in braccio un bambino, non so come e cosa mangia, non so come si pulisce e come si addormenta, eppure l’unica cosa che mi viene in mente è il numero di piegamenti a cui mi ero fermato e da cui devo riprendere la mia sequenza interrotta. Guardo per un attimo l’appunto che ho lasciato sul divano. Lei mi guarda preoccupata, urgente, incerta. Non sa se andrà bene, ma sa che non ha scelta, che non può fare altro.
Ce la caveremo, dico, non so se a me stesso o a lei. Si scioglie qualcosa nei suoi occhi, si avvicina, guarda il bambino in un modo con cui chiunque vorrebbe essere guardato, poi stacca lo sguardo da lui e mi da’ un bacio né veloce né lento sulla guancia. Si chiama Luca, dice. Torno alle quattro.
Guardo la porta che si chiude, e continuo a fissarla da chiusa per un bel po’, finché anche i suoi passi sulle scale scompaiono, e si sente il rumore del portone che si chiude. Me la immagino che si asciuga una lacrima mentre corre chissà dove, chissà perché, verso qualcosa di complicato e incerto.
Poi osservo suo figlio, e anche lui mi guarda. Credo che non sia facile neanche per lui avere fiducia che tutto andrà perfettamente.
Mi avvicino al tavolo, ed esamino le borse con il bambino in braccio. In una borsa ci sono due biberon, una tovaglietta, un contenitore per la pappa, omogeneizzati, posate, bavaglini, un foglio di carta con istruzioni dettagliate: orari, spiegazioni, temperature. Nell’altra un asciugamano, pannolini, fazzolettini, salviette, creme, vestiti di ricambio, anche una bustina per i rifiuti.
Guardo sul muro l’elenco da cui devo ancora spuntare così tante cose di questa giornata, e per un po’ cerco protocolli che rendano compatibili le mie regole e le mie sequenze con le sue esigenze, ma è come collegare due dimensioni parallele che vanno allontanandosi alla velocità della luce in direzioni opposte, come giocare due contemporanee partite a scacchi con una sola serie di pezzi. Cerco di arginare la paura nel pensare dove andranno a finire tutte le mie mosse, immaginandole precipitare una ad una nel vuoto che gli si è improvvisamente aperto sotto.
Appoggio delicatamente il bambino sul divano, lui si stiracchia, scalcia un po’ con le gambe, agita le braccia come per prepararsi a dire qualcosa di importante. Non ho bisogno che parli, so che cosa vuole dire. Lo so da sempre. Mi guarda con due laghi blu di tranquillità, ed è come se mi mandasse le sue parole non dette dritte e precise nel cervello:
– Niente paura bello, è la vita. Inutile provare a regolarla. Di tanto in tanto ti manda dei bei mal di pancia. Te li devi prendere, e aspettare che passino. Lasciati trasportare, e goditi il paesaggio.
Faccio un lungo respiro, riprendo in braccio il bambino, e stacco lentamente dal muro la mia lista. La guardo planare lentamente a terra, come una foglia, e restare lì. La sostituisco con le istruzioni, gli orari, le procedure che lei mi ha lasciato. Guardo la nuova lista. Sta bene sul muro. Il bambino mi guarda, e sorride.
E bravo Marco! Hai le qualità di un narratore di razza, poche righe e riesci a catturami qualsiasi cosa tu scriva. Anche questo corto così improbabile e divertente con un finale da “lista schiaccia lista” e mi lascio trasportare godendomi il paesaggio…
La vita è proprio questo, imprevisto, adattamento, ottimismo. Il racconto, ricco di sottile umorismo, è delizioso.
Ma forse è anche un crash fra due paranoie! E lo scudo difensivo della voce narrante va in pezzi di fronte alla paranoia vivente e progressiva invece che statica e conservativa. Non so se sia un corto o un racconto, ma tutto sommato non importa, a me il racconto sembra un inno alla vita che sa prendersi rivincite inaspettate. Bello, mi è piaciuto!
PS – nella mia risposta al bel commento che lei ha regalato al mio soggetto ci sono un paio di refusi, chiedo scusa, ho inviato senza rileggere, qualcosa deve avermi distratto.
Direi che emotivamente il protagonista ha reagito molto meglio di molti genitori che l’arrivo di un bambino lo hanno programmato, ma poi di fatto si trovano spiazzati! Probabilmente si fa forte della sua capacità di programmare 🙂 Adoro il titolo, che rende perfettamente l’idea. Complimenti!
Beh, Marco, ancora una volta i miei complimenti. Un bellissimo schizzo di un personaggio più reale di quanto possa sembrare, sei un acuto osservatore, degli uomini e del loro animo. E in più hai una penna che non posso che invidiare. Bravissimo!
Molto bello! Racconti la vita quando vogliamo raddrizzarla a modo nostro e invece prende un’altra direzione….il racconto mi ha preso
Nonostante il personaggio sia molto “statico” il racconto è molto dinamico. I due protagonisti molto simpatici tanto che viene voglia di conoscere l’evoluzione della storia . Potrebbe essere un soggetto per una serie Tv di cui mi piacerebbe seguire le puntate. Bravo Marco e bentornato! Complimenti scrivi davvero bene e in modo efficace.
Scusate il ritardo nel rispondere, stavo lucidando il parquet!
Sì e’ vero il detto: la vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri piani. E meno male!
Grazie davvero a tutti: Monica, Andrea, Ugo, Silvia, Oscar, Linda, Anna Rosa. I vostri commenti emozionano e i vostri scritti arricchiscono.
Ciao, Jack! Qualcosa è cambiato.But I like it too.
Fra le mie varie dipendenze c’è quella dai commenti di Laura Florio: lei all’improvviso lancia una specie di fulmine, di solito più corto di un Haiku, e in quelle poche sillabe c’è tutto: attenzione, conoscenza, stile e soprattutto ironia e imprevedibilità. Grazie Laura!
Interessante la sostituzione di una lista all’altra: la routine resta comunque rassicurante e in qualche modo controllabile.
Grazie Maria Giulia per il commento e complimenti per i tuoi racconti: divertenti, ironici e allegri, hanno una leggerezza che sorprende e apre un sorriso. Un po’ come salire in sirsasana con naturalezza. : )
Grazie! Solo con te , però! Sarà mica per via del cognome simile?
Spesso siamo talmente infognati nella nostra routine da dimenticarci che il caos, a volte, possa essere l’elemento più adatto per riportarci alla realtà e alla vita, in generale.
Le parole, ben stese e dosate al punto giusto, mostrano immagini e questo è ciò che il lettore chiede, insieme alla fantasia ed ad una chiusura del racconto che lascia immaginare molteplici finali. Complimenti all’autore.
Grazie Mattia per la lettura e i commenti. Affrontiamo sempre ogni cosa con gli stessi software, e temiamo che il disco non riparta se cambiamo sistema operativo. Ma ogni tanto ci vuole. Riconosco che sono stato un po’ spietato con il protagonista, ma i due se la caveranno! : )
Bravo Marco, leggerti è sempre una bella soddisfazione. Bene per l’ottimistico finale, che a mio avviso non era per niente scontato!
Ciao Marco, mi è piaciuta la tua storia, la trovo originale e con un’ironia che fa riflettere. Appena l’ho letta mi sono detta che deve essere terribile vivere una vita così programmata, poi ho pensato che in fondo ognuno di noi con le sue abitudini e programmi quotidiani rischia di diventare molto rigido senza neanche accorgersene. Complimenti!
Ciao Marco, molto bella questa storia, delicata e tenera la figura del protagonista. Bello sia come soggetto per corti che come racconto in sé!
Pasqualina, Claudia e Ivana: grazie! E’ verissimo Claudia: tutti abbiamo un repertorio di schemi e pensiamo che ci metta al sicuro da tutto. Ma l’inaspettato arriva e sta a noi farne un’occasione di cambiamento. E anche se l’esito è incerto un po’ di ottimismo aiuta. Spero che i vostri scritti bussino alla porta di Racconti anche quest’anno per correre ad aprire.
Oggi i pediatri dicono che le mamme devono allattare i figli almeno sino a tre anni (controllare per credere). Se la vicina avesse seguito questo saggio consiglio, il protagonista non sarebbe stato costretto a stravolgere la sua esistenza così ben organizzata… però noi avremmo dovuto fare a meno di questo bel racconto. Per cui, va bene così.
Caro Marco, è stato un piacere leggere questo nuovo racconto, così poetico ed efficace, senza sbavature. Va dritto al cuore. Il tuo protagonista deve essere sicuramente del segno della Vergine … mi ricorda qualcuno (me stessa!) con le sue liste e il soggiorno alla perfezione prima di uscire. Comunque, obiettivo raggiunto, almeno dal punto di vista di una lettrice. Bello anche il finale positivo, il c.d. lieto fine, che oggigiorno, con tutti i terribili fatti di cronaca, non guasta. Ti faccio un grosso in bocca al lupo anche dal punto di vista degli spettatori. A presto Lucia
Intanto grazie tantissimo Giorgio e Lucia. Sì Giorgio, il tema del latte è centrale e volendo qui si parla di un doppio e probabilmente molto lungo svezzamento! A Lucia vorrei dire che il racconto è MOLTO autobiografico e che c’è tutto un mondo di ordinatori e pianificatori compulsivi bisognosi di aiuto e di imprevisti. Grazie ancora!
Coinvolgente, efficace, piacevole…complimenti! Una bella storia che spinge ad immaginare quello che succederà dopo
Grazie Francesca! Cosa succederà dopo? Io penso che se la caveranno, ma forse è meglio che non si sappiano proprio tutti i dettagli!
: )
Per prima cosa confermo e sottoscrivo quanto già detto sulle tue doti di scrittura. Hai un linguaggio semplice che arriva a tutti, e mi dà sempre l’impressione che ogni parola che usi sia insostituibile. Il racconto poi è estremamente realistico e narrato sempre sul filo dell’ironia. Ne ho conosciute molte di persone con queste caratteristiche, compreso uno dei miei più cari amici e hai saputo descrivere perfettamente quell’atteggiamento che, a guardar bene, ti riduce schiavo di te stesso, come se ci fosse un alter ego che ti suggerisce sempre quello che devi fare. Forse quell’irruzione improvvisa, quel cambio repentino di programmi, quella lista volata a terra, sono i primi segnali di speranza per un cambiamento. Complimenti, Marco! (nella speranza che non ci sia niente di autobiografico) 🙂
In questa vita ordinata, nonostante il caos, ripetitiva, perché il tempo scorre ma siamo costretti nella nostra quotidianità, protetta, perché già sappiamo cosa ci attende, accettare la deviazione è forse l’unico modo per tornare a essere protagonisti di una storia, la nostra, che sia unica e palpitante. Grazie per avercelo (avermelo) ricordato, Marco! Bravo, bravo, bravo!
Uuu grazie Ester! Un commento che emoziona. Sì, la vita bussa in continuazione per stanarci e sbilanciarci, ed è inutile non aprire o far finta di essere fuori, entrerà comunque dalle fessure, e ci fara’ rimpiangere di non avere aperto. Mi fermo, sto diventando troppo serio! Buona primavera a te e a tutti!!!
Il nuovo post it sul muro è decisamente più impegnativo del vecchio ma regala emozioni che nessun altro post it potrebbe regalare. Per il protagonista questo sarà un buon allenamento in attesa del futuro perché potrebbe quasi essere una “storia vera”. Complimenti!
Grazie Aurora! Si, potrebbe essere l’inizio di una storia vera per il nostro eroe, starà a lui lasciarsi cambiare e uscire dalla sua ingessatura. Grazie per il tuo commento, è come un bel messaggio sorridente sul muro!
Bello – vero – possiamo credere che tutto sia programmabile e controllabile ma dentro di noi sappiamo che non è così.
Mi piace molto. Unico dubbio: Il secondo paragrafo, quello della routine che non entra in lista, faccio fatica a vederlo cinematograficamente.
In ogni caso: bravo!
Grazie Antonella! Pensa che proprio oggi – tutto vero ahimè – i miei colleghi al lavoro mi hanno fatto i complimenti per come ho riordinato il ripostiglio…
Comunque hai ragione: non ho voluto allontanarmi dalla struttura del racconto a favore di quella della sceneggiatura (la categoria in fondo è racconti per corti), e quindi qualche difficoltà di trasposizione potrebbe esserci. Ma qui siamo già nel periodo ipotetico, e sull’eterno dibattersi fra uovo e gallina direi: meglio un racconto oggi che un corto domani! O no? Insomma… : )
Caro Marco, ciò che ammiro nella tua scrittura è la capacità di non essere mai uguale a se stessa, eppure sempre riconoscibilissima. Ho vissuto questa narrazione come una corsa frenetica, sfiancante, che si dipana nella caotica ricerca di un controllo che somiglia alla salvezza. Ma quando le regole ti travolgono, quando esse stesse diventano la tua vita, solo il frastuono rassicurante di un caos ancora più grande può salvarti. Ed è come se, in quel finale – finalmente quieto – del racconto, ogni cosa riacquistasse un nuovo, autentico valore. Come se tutto fosse finalmente come avrebbe dovuto essere. Complimenti davvero!
Carissimo Girolamo, è stato un piacere vedere che eri qui con un nuovo racconto, su cui tornerò presto, ed è stata una emozione leggere il tuo commento. La tua lettura ha arricchito con nuove prospettive, immagini e significati le parole che avevo messo in fila. Grazie davvero, e a presto.
Complimenti Marco, mi hai fatto riapprezzare la bellezza dell’inaspettato…In effetti ho cercato sempre di programmare quasi tutto, ma le cose più belle sono arrivate da sole…
Grazie Yuma, è così! Cerchiamo sicurezza, ma a volte ne restiamo prigionieri. E piu’ alto è il muro che costruiamo piu’ ci fara’ paura il salto … quando invece magari sotto c’e’ qualcosa di soffice. Ogni tanto ci vuole qualcuno che arriva a darci una spinta e farci perdere l’equilibrio mentre scrutiamo di sotto!
: )
MI fa pensare ad una colonna sonora. All’inizio sento un ticchettio dell’orologio, secco, regolare, metallico. Poi un improvviso silenzio, dei suoni diversi, un pianto di un bambino. Alla fine l’orologio si rimette in moto, ma il suono è diverso, il ticchettio è dolce . Complimenti!
Simona grazie, che bella descrizione! Non aggiungo altro, c’è tutto il senso della storia nella bellissima lettura che ne hai fatto. Un grande regalo di cui ti ringrazio.
Riprendendo il tuo commento al mio racconto, il problema è che a volte ti ci buttano in prima linea, non sei addestrato e hai paura. Poi riordini le idee e guadagni posizioni. Mi è piaciuto, bravo.
Grazie Luca, giustissimo. C’è più di un parallelismo fra i nostri personaggi con le loro lettere dal fronte. Ma entrambi recupereranno per non sfigurare troppo davanti alle loro controparti che combattono e basta. Hasta la victoria! : )
Un eroe dei nostri tempi! Lascia l ‘ armatura (il tempo scandito al minuto) e non ha paura dell ‘ ignoto. Cambiare il pannolino è una sfida da non poco per tanti (uomini?).
E grazie davvero Magda! Eroe non so, paura molta, ma si butta. Sono d’accordo, la scena del pannolini va solo accennata e non descritta apertamente, sono immagini e situazioni forti per un pubblico impreparato!!! : )
Bravo, davvero. Leggevo e aspettavo la crisi isterica del protagonista, e invece ha reagito molto meglio di quanto probabilmente avrei fatto io nella stessa situazione. Complimenti.
Grazie Valeria! La crisi c’è stata eccome, ma “qualcosa è cambiato”: il protagonista capisce che la vita non è stare fermi ma è come andare in bicicletta, un equilibrio che va costruito momento per momento. Grazie ancora per la lettura e il commento.
E io mi sono goduta questo altro tuo pezzo di bravura! Bello ritrovarti nella sezione dei Corti, con un personaggio che mi tocca da vicino e mi fa alzare le mani esclamando: sì, sono colpevole, le liste le faccio anche io! Ma che brivido ci danno gli imprevisti, quanto può essere inaspettatamente piacevole lasciare che la vita ci scombini tutti i piani. E i mal di pancia? Cosa vuoi che siano, fanno parte del gioco, passeranno. O magari sono solo vertigini, il senso di vuoto allo stomaco quando l’imprevisto bussa alla tua porta e imprevedibilmente ti piace. Al massimo ti sconvolge un po’, e finisce che ti piace anche questo. Bravissimo come sempre, Marco!
Grazie Carola, un bellissimo commento. Un grande in bocca al lupo e un saluto… “notturno”! : )
Un testo delizioso, ironico e divertente, ma che fa … riflettere (non è vero?) su quanto ci appoggiamo alle nostre abitudini per il terrore di vivere, su quanto possano essere confortanti le nostre piccole, a volte assurde manie.
(Sono io stessa una grande compilatrice di liste …).
Marcooo! E tu, che ci fai qui? 🙂 Non sapevo che i vincitori delle scorse edizioni potessero partecipare nell’altra sezione. Una vera sorpresa, e molto piacevole anche. Delizioso, il tuo corto, potrebbe benissimo essere un racconto, anzi, lo è senz’altro per me, io, a dire il vero, non ho neanche ben chiara la differenza tra i due. Comunque, in ogni caso, un racconto originale, divertente, ben scritto, ritmato, e dolcissimo.
Ciao Antonella! Grazie davvero per il tuo commento. E’ cosi’: faccio parte di un gruppetto di pregiudicati a cui lo sceriffo Demetrio ha concesso la libertà vigilata su Racconti nella Rete con l’obbligo tassativo di non allontanarsi dalla città dei Corti o saranno guai! Un grande abbraccio! : )
A moltissimi è capitato di trovarsi con un pacco improvvisamente sulle braccia: non serve essere un ordinatore e pianificatore ossessivo-compulsivo per scoprire che ogni lista che avevi in testa o appiccicata da qualche parte te la potrai scordare… La cosa fantastica qui però è la tranquillità, leggera e umoristica, di come un uomo che vive costantemente con il freno a mano tirato riesca da un momento all’altro a lasciarsi travolgere avventurosamente dai ritmi di chi gli è così lontano. Eppure così vicino, direi complementare.
Grazie Simona! Qui il protagonista si butta, non proprio tranquillamente e non del tutto volontariamente, ma di sicuro molto avventurosamente per lui! Molto bella l’immagine del freno a mano tirato, dà proprio l’idea di un motore che fatica e spreca energia inutilmente. Ed è bella anche la tua sottolineatura della complementarità. E’ proprio vero quello che dici: ogni lettura altrui, come la tua in questo caso, è un arricchimento. Quindi grazie ancora! : )
Bellino carinissimo e tenero al punto giusto
Delizioso, una tenerezza contro il cinismo imperante di questi tempi.
Grazie Elena! Se la cottura era giusta sono contento. A volte basta poco e diventa coriaceo! : )
Grazie Vrocco, non tutti i crash vengono per nuocere! Contento che ti sia piaciuto.
Marco è un racconto perfetto. Intrecci i pensieri del protagonista come sequenze programmate di un computer. Anche la sua presa di coscienza del crash sta in una frase fatta. Una mente cibernetica programmata per non andare in tilt. Resetta e si riadatta a un nuovo programma. La prima legge/regola che non può contraddire presumo sia “non nuocere”. Farà il possibile per far stare bene quel bambino, chissà se poi diventerà più umano. Condivido il pensiero di Danilo Nucci quando dice che ogni parola che usi dà l’impressione che sia insostituibile.
Grazie davvero Barbara. Mi piace questa tua lettura “meccanica” del protagonista come una macchina a cui è data un’occasione di umanizzarsi. La prenderà perché aveva solo bisogno di una via d’uscita e perché in fondo sa di avere costruito un sistema di difese e sovrastrutture per tentare (invano) di controllare non quello che arriva da fuori ma quello che gli nasce da dentro. Ci sono sicuramente uomini insicuri che hanno molta strada da fare, e le uniche scarpe che gli consentiranno di percorrerla sono quelle della responsabilità. E qui approfitto per ringraziare ancora Simona per avere colto e isolato questo punto e per le sue belle parole.
Il tema in letteratura non è nuovo, lo avevano già sviluppato… i Pooh nel 1990 con Uomini soli! Scusate, non ho resistito, stavo diventando troppo serio! : )
I do not agree
Laura, it’s ok, really. But thank you sooooo much! : )
Non so se l’ossessivo compulsivo che descrivi all’inizio della storia avrebbe davvero reagito in maniera così zen a questo imprevisto, però il racconto è bello 🙂 . ‘Non ho trovato ancora quella regola che permette di attaccare pulsioni semplici a situazioni complesse’ neanche Io, purtroppo 😉
Grazie Silvia, per avere scongelato, letto e commentato questo racconto 2019! Il nostro eroe per ora regge, ma è solo all’inizio di una lunga giornata, spaventato davanti a un’occasione per cambiare: forse imparera’ ad andare avanti come tutti senza certezze, senza contenitori ed etichette per le emozioni, ma con un po’ meno paura di cadere. Grazie ancora!