Premio Racconti nella Rete 2010 “Just for one day” di Fabio Reato
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Un sibilo attraversa le orecchie.
L’adrenalina pulsa nelle tempie.
La tensione sciama nelle vene.
Il respiro torna a farsi regolare.
Il cuore che prima sembrava voler sfondare il petto, si calma.
Il sudore impregna la fronte.
Un orgasmo di piacere.
Rilasso la presa sull’impugnatura della pistola, la canna rovente fuma.
Ho sporcato di rosso tutta la maglietta, ma sono cose che succedono.
L’ordine regna in quest’ufficio, finalmente.
Per che cosa lavori?
Per cosa combatti?
Per chi guadagni?
Hai il mutuo a tasso variabile e lo stipendio a fine mese.
Hai un posto sicuro, la certezza di non essere indispensabile.
Sei solo un numero.
Vuoi la macchina grossa. Vuoi il telefono nuovo. L’entrata alla discoteca con la selezione all’ingresso. Le foto in posa per il social network. La camicia abbinata, il cellulare di tendenza.
Hai la squadra del cuore e il bar di fiducia. Parli d’amore, ma cerchi il sesso.
Hai armadi pieni di giacche e cassetti senza sogni.
Non lavori più per te stesso, ma per apparire agli altri. Spendi i tuoi soldi per sentirti accettato, per nasconderti. Spendi i tuoi soldi per mascherarti di normalità. Per divenire uno trai tanti. La stessa musica, la stessa radio, la stessa tv. Tutto o bianco o nero. L’unica sfumatura è il grigio della carrozzeria di un’auto che, quando finirai di pagarla alla tua banca, sarà già vecchia.
Non ci sono più ideali, non combattiamo più per nulla.
Dalle ampie vetrate dell’ufficio entra la luce del giorno.
I mie colleghi, distesi sulle loro comode poltrone in pelle, sgocciolano sangue sul pavimento lucido.
I loro occhi vuoti fissano il nulla. Alcuni ancora spalancati sembrano cercare una spiegazione. Altri non hanno avuto il tempo di farlo.
A fare da soffondo ce una vecchia canzone che esce dalle casse di un computer. La testa di chi batteva i tasti su quella scrivania è esplosa in fiore rosso sul muro.
Sotto il tavolo una chioma bionda ansima. La sua spalla è bucata e la carne viva brucia. Mi fissa sconvolta mentre il trucco si scioglie nelle lacrime. Trema e frigna. Perché? Perché? Sembra chiedermi intanto che cerca di scappare da me scivolando nel sangue. Le unghie curate grattano i pavimento.
Le punto la pistola alla testa, lei sa solo piangere.
Perché, sussurro.
Perché.
Per chi?
Per che cosa?
Per chi mangia con la bocca aperta.
Per tutte le volte che mi avete ignorato.
Per lo sguardo basso e il talento che ho sprecato.
Per chi ti supera sulla destra.
Per i miei pregi, ed i vostri vizzi.
Per non essere abbastanza interessante per nessuna.
Per non essere mai trai forti .
Per il coraggio che non ho.
Per i lividi sulla pelle.
Per non essere all’altezza.
Per ch ti fuma in faccia e ride alle spalle.
Per la paura .
Per tutte quelle piccole cose che ti rendono un uomo migliore.
Sotto di si ammassa una folla. Sono li ad indicarmi, forse attirati dai rumori, o forse dalla lacerante curiosità. Li vedo attraverso le vetrate puntarmi gli indici contro. Increduli, sbigottiti, le mani a coprire la bocca. Il vostro personale Messia in vetrina. Tutto ciò di cui avete paura in esposizione. Senza chiodi, senza spine, coperto di sangue.
Fermatevi un attimo a guardare ciò che siete.
Branco inerme di stupide formiche che vagano su binari prestabiliti. Credete di essere liberi, quando siete solo il sotto prodotto di questa società. Vi educano con la Tv. Vi alimentano a reality-show. Vi illudono con la pubblicità. E voi come stupidi babbuini vi lasciate trascinare. Come un cane ubbidite al padrone. Vi violentano il cervello, vi eliminano l’immaginazione, vi imprigionano negli stereotipi.
E che cosa diventate?
Sequenze ordinate.
Il vostro pensiero diventa una sequenza.
Il vostro odio diventa una sequenza.
La vostra vita diventa una sequenza.
Voi diventate una sequenza. Una catena ordinata di codici: 1 o 0. Diventi tu stesso una sequenza binaria di ciò che vuoi, ciò che sei, ciò che hai. O sei 1 o sei 0. O sei tutto, o sei niente. O sei acceso o sei spento.
Loro dall’alto ti controllano, ti guidano, ti obbligano. Ma tu non te ne accorgi assuefatto come sei da ciò che sei.1 o 0. Sei 1 hai tutto. Sei 0 hai niente.
Fermati un attimo a guardare ciò che sei.
Scrutati dentro, in profondità. Lo vedi quel lampo che ti balena negli occhi. Quella rabbia repressa per essere ciò che loro ti dicono di essere. Fin da piccolo ti hanno insegnato ad essere. A chiamare per nome le cose. A comportarti come vogliono. A pensare come vogliono. A odiare come vogliono.
Ma dentro di te c’è qualcosa di oscuro, di vero. Imprigionato nelle più remote stanze del tuo inconscio. Lo senti quando sei ubriaco, quando ti rigano l’auto, quando ti mandano a cagare, quando non riesci a scopare, quando perdi. Quando odi scopri te stesso, ma non ti è concesso.
Ti sei mai chiesto perché non ti e concesso odiare chi ti ferisce?
Ti sei mai chiesto perché non ti è concessa la vendetta?
TI sei mai chiesto perché la mani prudono?
C’è una bestia nera dentro di te. Hai il coraggio di liberarla?
Respiro a pieni polmoni ora, consapevole di ciò che sono. Orgoglioso della mia identità.
Finalmente svincolato da preconcetti ed ideologie che alienavano la mia testa. Resto il vostro più bel spettacolo della giornata. Il teatrino degli orrori che destabilizza la vostra quotidianità.
State comodi li?
In prima fila al massacro non c’è mai posto, c’è sempre chi si accalca stupefatto, non come e chiese nelle domeniche. Rido, come non ho mai riso fino ad oggi, rido dal profondo. Tutto diventa una lurida caricatura della realtà. Venite gente, venite, che c’è l’uomo nero in vetrina. Non abbiate paura, lor signori, che presto la bestia l’abbatteranno. Perché ciò che spaventa, va ucciso. Eccoli che arrivano. Le sirene spiegate, le tute antisommossa e i fucili puntati. Si fanno largo tra la folla, ma non guardano in alto. Sono qui per me, stanno venendo a prendermi anche se ormai è tardi. Sono tutti morti. Tutti morti…
Qualcosa mi entra nelle vene, penetrandomi i timpani. Qualcosa che mi smuove dentro, un brivido lungo a schiena. Un scarica di vita. Riconoscerei queste note anche se fossi sordo. Il Duca Bianco mi parla dagli altoparlanti.
I
Alzo il volume
I wish you could swim
Finchè le casse
Like the dolphins
Sembrano esplodere
Like the dolphins can swim
Che non resti nulla tra queste mura
Though nothing,
Non più sangue e carne
nothing will keep us together
ma solo l’imperturbabile potenza
We can beat them
di questi suoni
for ever and ever
che strappano l’anima dalle ossa
Oh we can be Heroes
e rendono l’uomo
just for one day
veramente libero
Ormai sono vicini, li sento salire lungo le scale.
Le armi carichi in mano.
Pronti ad uccidere.
Pronti per me.
I,
E se tutto quello
I will be king
In cui credi
And you,
Non esistesse?
you will be queen
Se non ci fosse un Dio
Though nothing
A chi ti aggrapperesti
will drive them away
io ho il potere
We can be Heroes,
di decidere
just for one day
chi può vivere o morire
We can be us,
E se io fossi
just for one day
Dio?
Sfondano la porta dell’ufficio
Mi puntano I loro grossi fucili contro.
Intimano qualcosa le loro bocche, ma ormai non sento più nulla.
Sono pronti a tutto, ma i loro occhi tradiscono la paura per ciò che non comprendono.
I,
Amore,
I can remember
potere,
Standing,
religione
by the wall
Nulla esiste
And the guns
Tutto è labile
shot above our heads
Nella sua essenza
And we kissed,
E se non esistesse
as though nothing could fall
nemmeno la morte?
And the shame
Se fosse solo
was on the other side
un cambiarsi d’abito
Oh we can beat them,
Per rientrare in scena
for ever and ever
cosa potresti divenire?
Then we could be Heroes,
quanto immenso sarebbe
just for one day
il tuo potere?
Porto la canna della pistola alla tempia, è fredda al contatto con la pelle. Tendo l’altro braccio verso gli agenti fermi sulla soglia. Il pugno teso in aria. Rido. Alzo il dito medio.
We can be Heroes
We can be Heroes
We can be Heroes
Just for one day
Bang
We can be Heroes