Premio Racconti nella Rete 2019 “Voglio bene a Pippobaldo” (sezione racconti per bambini) di Gaetano Gaziano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019«Voglio bene a Pippobaldo!» ripeteva ossessivamente il piccolo Tanino alla scuola materna “Montessori” di Agrigento, tenuta dalle suore salesiane di Maria SS. Ausiliatrice.
Tutto era cominciato con il banalissimo gioco, che si fa con i bambini, chiedendo loro “A chi vuoi bene di più?”.
Si parte generalmente dalla persone più distanti dalla sfera affettiva del bambino, per avvicinarsi gradatamente a quelle a lui più care.
Normalmente si conclude con la domanda: “A chi vuoi bene di più, a mamma, a papà o a Gesù bambino?”, con grande imbarazzo per il piccolo.
Tanino, però, non aveva avuto alcuna esitazione.
«Voglio bene a Pippobaldo!» aveva risposto, deciso, a suor Giuditta.
La maestra, sulle prime, pensò che Tanino scherzasse. Rifece la domanda amorevolmente.
«A Pippobaldo!» ribadì Tanino, con il visetto impertinente.
Anzi, da quel momento, cominciò a ripetere, senza sosta, “Voglio bene a Pippobaldo!”.
Venne chiamata subito la madre superiore, Suor Bruna, che, dopo qualche vano tentativo di sbloccare il bambino (compresa l’offerta di pane e nutella), convocò, allarmata i genitori.
«Non riusciamo a spiegarci cosa gli ha preso,» disse la madre superiora ai trafelati genitori, «continua a ripetere “voglio bene a Pippobaldo”.»
Il padre, resosi subito conto della delicatezza del problema, chiamò, all’istante, l’amico Giacomo Gurgone, neuropsichiatra infantile.
«Sindrome ossessiva, compulsiva, con dissociazione della personalità!» diagnosticò, senza esitazione, lo specialista.
«Vede molta tivù, il bambino?»
«Sì!» ammisero i genitori, vergognandosene.
«E’ questo il guaio, usate il televisore come baby sitter. Ma, non sentitevi in colpa: è un problema che riguarda quasi tutti i genitori.»
«D’accordo, Giacomo, ma cosa possiamo fare, per aiutare Tanino?»
L’amico psichiatra allargò le braccia: «Una cura specifica non esiste. Posso prescrivere solo dei sedativi.»
Sotto l’effetto di questi, il bambino riusciva a calmarsi. Ma, dopo poche ore, riprendeva con il solito ritornello: “Voglio bene a Pippobaldo!”.
Fu anche deciso un consulto tra lo specialista, amico di famiglia, e due illustri studiosi della materia, Vittorino Andreoli e Paolo Crepet.
La diagnosi non cambiò.
«Solo un fatto nuovo, fortemente emotivo, potrebbe aiutare il bambino a sbloccarsi!» concluse il collegio medico.
Intanto il caso, oltre che l’interesse degli studiosi, aveva attirato l’interesse dei media. All’inizio solo dei giornali. Le televisioni, per ovvi motivi, avevano tentato di ignorare il fatto, ma, alla fine, avevano dovuto cedere, dando spazio alla notizia, anche con approfondimenti degli speciali tivù.
Qualcuno aveva pure suggerito di fare incontrare il bambino con il noto presentatore televisivo, il cui nome sembrava essere evocato nel ritornello ossessivo. Fu giustamente osservato che non sarebbe servito a nulla. Il “Pippobaldo” poteva essere identificato, nell’immaginario del bambino, con qualsiasi personaggio della televisione, pubblica o privata.
L’incontro fu tentato ugualmente. La famiglia di Tanino incontrò il presentatore nel suo appartamento di Roma, a piazza di Spagna.
Pippo Baudo, che inizialmente si era mostrato contrariato per l’iniziativa, ricevette, invece, gli insoliti visitatori con fare molto cordiale.
«Accomodiamoci pure in terrazzo, da dove si gode un’incantevole vista su Trinità dei Monti.»
«E’ vero!» annuirono, convinti, i genitori di Tanino.
«Allora, vediamo questo bel bambino,» disse Baudo, accennando una carezza, «come ti chiami, tesoro?»
Tanino si ritrasse, come impaurito dall’enorme mole dello showman, mentre continuava a ripetere, con voce appena percettibile, l’ossessivo ritornello.
Di colpo si zittì. Una dolce melodia arrivava in terrazzo dal soggiorno. Era la voce registrata di Katia Ricciarelli, ex moglie del presentatore, che intonava la “ninna nanna” di Brahms. I genitori si illuminarono in viso. Cominciarono a sperare. Ma fu effetto di breve durata. Finita la nenia, finito l’incanto.
A quel punto, decisero di citare per danni le principali reti televisive responsabili, a loro dire, della irreversibile patologia del figlio. Le tivù tentarono un compromesso con loro. Gli interessi in gioco, com’è comprensibile, erano notevoli. La famiglia, però, non cedette. Pretesero, anzi, una sentenza esemplare, oltre che per il figlio, per i milioni di bambini indifesi contro il bombardamento massiccio e ossessivo di immagini televisive dannose.
Il processo richiamò ad Agrigento i mass media di tutto il mondo. Le reti italiane citate tentarono la carta disperata dei testimoni autorevoli: i conduttori dei programmi culturali. Piero Angela e figlio, Andrea Purgatori e altri sfilarono al Tribunale di Agrigento a testimoniare. Vittorio Cecchi Gori mandò la Marini, come ultimo, disperato tentativo, per convincere il giudice con un’arma giuridica, per così dire, impropria. Fu tutto inutile.
Il verdetto di condanna fu molto pesante: cinque milioni di euro come risarcimento danni alla famiglia di Tanino e, in più, per tutte le reti l’obbligo di mandare in sovrimpressione, durante tutte le trasmissioni televisive considerate spazzatura, cioè quasi tutti gli spettacoli di intrattenimento e alcuni talk show sguaiati da cortile, la scritta: “Questo programma è fortemente nocivo alla salute del telespettatore”. Come per le sigarette.
Qualche tempo dopo la sentenza, una sera, mentre andava in onda L’Isola dei Famosi e la conduttrice, Alessia Marcuzzi, mostrava di essere visibilmente infastidita per la scritta che gli scorreva sotto, improvvisamente Tanino cessò di ripetere la cantilena “Voglio bene a Pippobaldo”. I genitori, gridando al miracolo, corsero ad abbracciare il figlio che, per nulla sorpreso, strizzava l’occhio con fare furbo e divertito.
Ma Tanino chi è veramente? Un angelo inviato in missione per risolvere un problema o un vero bambino con una marcia in più? Forse il mostrerò non sarà mai risolto ma questo racconto, che è scritto con la semplicità necessaria ai bambini ma parla di un tema enorme e serio, questo racconto, dicevo, lascia il segno.
é venuto fuori un “mostrerò”, ma doveva essere “mistero” 🙂
Tanino è l’eroe di una fiaba moderna. Un angelo vendicatore di milioni di bambini, e non solo bambini, che soffrono di televisionite. Grazie Ugo, per il lusinghiero giudizio.